Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlare della preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dio o come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghiera è dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostra collaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

PREGHIERA AFFETTIVA

Nell’esperienza della Madre era profondissima anche la contemplazione dell’amore di Gesù nel tabernacolo.

"Nel tabernacolo c’è il nostro dolce Gesù, il quale presenta al Padre in nostro favore i meriti della sua obbedienza e carità e attrae su di noi infinite grazie. Gesù nel tabernacolo è vivo, come è in cielo, ed è sempre occupato a intercedere per noi.

Come nell’orto del Getsemani, prega non solo tre ma mille volte e non perché si allontani da lui il calice amarissimo della passione, ma perché a noi giunga quello delle benedizioni del cielo e quello della beatitudine mediante la partecipazione ai suoi dolori.

Così come sta glorioso alla destra del Padre, nel tabernacolo Gesù mostra costantemente alla Maestà Divina le piaghe aperte delle sue mani, dei piedi e del costato per obbligarLa a concederci quanto chiediamo.

Visitiamo il tabernacolo e preghiamo con lo spirito e con la mente, lodiamo il buon Gesù con le labbra e soprattutto con il cuore. Ripetiamogli "Il tuo nome, Gesù, e l’Eucaristia sono la più dolce attrazione della mia anima"… La nostra gioia deve consistere nello stare con Gesù, così come Lui ha stabilito la sua gioia nel rimanere con noi giorno e notte". (El pan 8, 407-9)

C’è poi un luogo preciso dove poter scendere e cercare di incontrare Dio per imparare ad amarLo: il profondo del nostro cuore.

Non è cosa indegna del Creatore abitare nella creatura come in un tabernacolo... Nell’ordine naturale, l’uomo è destinato ad essere tabernacolo del suo Creatore…Qual è altrimenti il destino dell’anima umana per la condizione naturale delle potenze di cui è dotata?...Sono sicura, Signore, che il fine della mia anima è possedere il mio Dio, abitare in Lui e che Egli dimori in me. (El Pan 8, 543-4)

Ed inebria la Madre il pensiero che la creatura, già naturalmente tabernacolo di Dio, può ospitarLo sempre più stabilmente se Lo ama mediante l’esercizio della virtù e la santità della vita, secondo quanto Gesù stesso afferma, Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23).

"Come si dilata il cuore a questo punto! Come vorrei riuscire a spiegarvi ciò che l’anima sente quando è tabernacolo del suo Dio!" (El pan8,552)

Maria Antonietta Sansone

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ultimo aggiornamento 18 ottobre, 2016