esperienze

Paolo Risso

 

"Passò guarendo tutti…"

Beato EUSTACHIO VAN LIERHOUT

 

Sbarcò a Rio de Janeiro, Brasile, il 1° maggio 1925. Aveva 35 anni, essendo nato in Olanda il 3 novembre 1890, ed era ardente di amore a Gesù e alla Madonna. Entrato in gioventù nella Congregazione dei Sacri Cuori, era stato ordinato sacerdote, 28enne, nel 1919. Preparandosi all’apostolato delle missioni. P. Eustachio van Lierhout – questo il suo nome – aveva come ideale di continuare Gesù, che passò su questa terra, guarendo tutti nel corpo e nello spirito.

 

Parroco come "schiavo"

In Brasile, fu destinato parroco a Agua Suja, nel Triangolo minerario, ai margini del fiume Bagagen, luogo che soffriva dei mali delle regioni minerarie molto lontano ed era segnato da estreme necessità materiali e spirituali. P. Eustachio prese dimora all’antico Santuario dell’Abbazia e lì presto iniziò a edificare il Santuario della Madonna, il faro che doveva illuminare la dura vita dei minatori.

Agua Suja prese a chiamarsi Romaria e il paese sperimentò presto la estrema sollecitudine ai poveri e ai malati da parte del pastore appena giunto. Rotto a tutte le fatiche, ricco di un cuore ardente di amore a Gesù e ai più poveri, capace a dare mano a tutto, anche a improvvisarsi medico e infermiere.

Durante una delle sue visite alle famiglie, incontrò un bambino così pieno di piaghhe che neppure più sua madre sapeva prendersi cura di lui. P. Eustachio se ne assunse l’incarico e per un mese ne ebbe cura al punto di lavarlo e di togliergli i vermi che lo corrodevano. Mentre così operava, insieme pregava la Madonna… e il bambino rifiorì a nuova vita!

Un giorno, stava pranzando con due suoi collaboratori. Sentirono suonare alla porta. Uno andò a vedere chi fosse. Tornò a tavola e il P. Eustachio domandò chi era. Gli fu risposto che poteva aspettare, che non c’era nulla di urgente. Ma P. Eustachio si alzò subito dicendo: "Mai far attendere. Il parroco è lo schiavo dei suoi parrocchiani!".

Per 24 anni di sacerdozio, questo sarà il suo stile. A Romaria, dopo qualche tempo della sua presenza, la gente si accorse che alcuni ammalati da lui avvicinati con l’azione e la preghiera (come sapeva pregare lui!) erano guariti. Si prese a parlare di guarigioni miracolose e la gente cominciò ad accorrere a lui, come accorreva a Gesù, o a sacerdoti come il Santo Curato d’Ars, o S. Padre Pio da Pietrelcina.

Iniziò un vasto movimento attorno a lui che impensieriva autorità civili e religiose, che cercavano di trasferirlo o di nasconderlo. Ma quando era scoperto, il movimento riprendeva. Nel 1935, P. Eustachio fu mandato parroco a Poà, presso S. Paolo del Brasile. Ma a Poà, esplose il suo carisma delle guarigioni e la fama della sua santità. C’erano sofferenze fisiche da alleviare, ma una grande indifferenza religiosa da vincere.

P. Eustachio, predicando l’amore dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, nello stile della sua congregazione, cominciò a attirare le anime anche più lontane al Signore, con conversioni più evidenti delle stesse guarigioni fisiche che operava. Il suo biografo, don Venanzio SS. CC., scrive che "il Padre non si dimenticò mai che la sua prima missione era salvare le anime, più che guarire i corpi: "In questo apostolato giunse a risultati che fanno ricordare i tempi della Chiesa delle origini".

I medici hanno documentato con prove inoppugnabili le guarigioni da lui compiute, ma chi ha condiviso la vita con lui, ha testimoniato che passava 6/8 ore al giorno a ascoltare le confessioni, che pur non avendo doti di un grande oratore, tuttavia possedeva una parola calda e suasiva che conquistava gli ascoltatori a Gesù, inducendoli al pentimento e a una esemplare vita cristiana, a scalare le vette della santità.

Nella parrocchia di Poà, come già era iniziato a Romaria, i penitenti assediavano per ore il suo confessionale e quello dei suoi tre preti collaboratori, dopo aver ascoltato una sua predica o aver ricevuto da lui anche poche parole che lasciavano il segno. Nella maggiore chiesa di Belo Horizonte, dove aveva tenuto un triduo di predicazione, centinaia di uomini di ogni classe sociale e di tutte le età accorsero al suo confessionale, "litigando" per chi dovesse confessarsi per primo da lui.

Nella festa dei funzionari pubblici, in seguito alla sua predicazione, cinquemila persone costrinsero dodici sacerdoti a aiutare P. Eustachio al ministero del confessionale.

 

Gesù al primo posto

Così folle sempre più ingenti cercavano ogni giorno l’uomo di Dio in cerca di conversione interiore e di guarigione fisica. Circa diecimila persone al giorno giunsero a passare per Poà. Il fatto preoccupò le autorità, così che l’Arcivescovo di S. Paolo – la sua diocesi – pensò bene di trasferirlo altrove. Lui ne provò un dolore estremo e faceva fatica a comprendere perché dovesse essere impedito esercitare un dono che Dio stesso gli aveva dato per il bene di tutti. Ma, da vero uomo di Dio, obbedì al Vescovo e ai suoi superiori religiosi.

Sentendosi abbattuto e il pianto in cuore e sul volto, lasciò Poà il 13 maggio 1941 e per qualche tempo visse semi-nascosto nella città di S. Paolo, isolato persino dai suoi amici. Ma era impossibile che una lampada come la sua rimanesse nascosta sotto il moggio. Appena si sapeva che c’era P. Eustachio, le folle lo raggiungevano con immensi frutti di bene.

Ma nell’ "esilio", apparve ancora di più il suo essere un vero "Uomo di Dio" ("homo Dei", come dice S. Paolo!). Il potere di trascinare le anime, anche le più lontane, a Gesù gli veniva dallo splendore della sua santità, dalla sua intimità con Gesù messo al primo posto. O meglio, amato davvero e sempre di più come l’unico Amore della sua vita.

Anche se passava la notte insonne, riprendeva alle cinque del mattino la sua giornata, con la meditazione di un’ora, con la preparazione alla S. Messa, centro di ogni sua iniziativa apostolica. Durante il giorno, mai si privava del Rosario alla Madonna, della quale era devotissimo, e dell’adorazione a Gesù Eucaristico. Mai lasciava il Breviario, anche quando la giornata era stata traboccante di lavoro per le anime. Ne usciva rinnovato e pronto a nuove conquiste di anime a Gesù, a nuove iniziative apostoliche.

In ogni istante, realizzava il motto della sua Congregazione: "Per me il lavoro, per il prossimo il servizio e l’utilità, per i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, l’onore e la gloria". Ciò che era come dire, quello che gli apostoli di ogni tempo dovrebbero dire: "A noi, la battaglia, a Cristo la gloria!".

Nell’ottobre 1941, giunse a Minais Gerais, dove poté trovare serenità, accolto dai confratelli che lo amavano, infine destinato dall’Arcivescovo di Belo Horizonte ad assumere la guida della Parrocchia dei Sacri Cuori. Poco più che 50enne, il bene poteva ancora essere immenso, scaturendo dalle sue mani e dal suo cuore. Finalmente era di nuovo libero di esercitare il suo ministero e vi si buttò con lo slancio "implacabile" che gli era caratteristico.

Il 20 agosto 1942, si prese cura di un ammalato di tifo. Contrasse subito la malattia, a quel tempo incurabile. Ricoverato in ospedale, si preparò all’incontro con Dio, sereno e lieto tra sofferenze atroci. Rinnovò più volte i voti religiosi, rinnovò più volte la sua consacrazione a Gesù solo… quindi, ricevuti tutti i Sacramenti, andò a contemplare il suo adorato Gesù, che lo aveva reso così vivo e ardente. Era il 30 agosto 1942 e aveva solo 52 anni.

 

Nella gloria dei "beati"

Il suo funerale fu un vero trionfo. Giornali e emittenti radio del Brasile per giorni e giorni parlarono di lui. Quasi la totalità della popolazione nella capitale mineraria gli rese l’ultimo omaggio. La sua tomba diventò subito luogo di pellegrinaggio e di preghiera. Nel 1949, fu sepolto nella bella chiesa che egli stesso aveva iniziato a costruire.

Si avviò la causa di beatificazione. Il 15 giugno 2006, decretata la beatificazione dal S. Padre Benedetto XVI, fu iscritto tra i "Beati" con la solenne cerimonia celebrata dal Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, davanti a migliaia di fedeli, alcuni dei quali ricordavano ancora di persona il grande Apostolo e taumaturgo.

Alla gloria degli altari era giunto questo Missionario ardente del Cuore di Gesù, che dall’Olanda aveva attraversato l’oceano per soccorrere i più poveri sì con le guarigioni fisiche, ma soprattutto con l’annuncio dell’amore del Redentore che salva e conduce al cielo, così come egli sul letto di morte, aveva più volte pregato con le parole che amava insegnare agli altri:

"O Gesù, io ti amo. Io ti amo per la tua croce, per la tua sofferenza, per il tuo amore immenso. O Gesù, per il sangue che hai versato e per le lacrime della tua Madre SS.ma, rendi la vista ai ciechi, fa camminare i paralitici, da’ salute agli infermi e la pace a tutti coloro che soffrono. O Gesù, voglio seguire i tuoi passi, dire le tue parole, coltivare i tuoi pensieri, portare la tua Croce, mangiare del tuo Corpo, bere del tuo Sangue, detestare il peccato e raggiungere il Cielo".

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ultimo aggiornamento 20 dicembre, 2016