I COMANDAMENTI (4)
Ricordati di santificare le feste

 

Sac. Angelo Spilla

 

 

Ed eccoci al terzo comandamento con il quale si chiude la prima tavola della Legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai: "Ricordati di santificare le feste" (Es 20,8 e Dt 5,16).

Il conoscere e l’analizzare questo comandamento ci serve sia per comprenderne il suo significato originario, così come risuonava presso il popolo d’Israele, sia per la sua attuazione per noi cristiani oggi.

Il comandamento di santificare "il sabato" per il popolo ebreo era collegato al racconto della creazione: "Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio. Non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha consacrato"(Es 20, 8-11).

Proviamo a cogliere alcuni significati profondi che scaturiscono da questo terzo comandamento.

Non solo gli uomini, ma anche gli animali devono terminare la settimana di lavoro con un giorno di riposo. Questo comandamento impone di fatto un doppio obbligo: quello di lavorare durante i giorni di lavoro e quello di riposare il giorno di sabato. Si impone un’alternanza di lavoro e riposo. Il settimo giorno è il sabato in onore del Signore.

Questa richiesta del riposo del sabato va collegata con il riposo di Dio. Anche l’uomo nel settimo giorno deve cessare dal suo lavoro, così da prendere parte al riposo di Dio. Il comandamento vuole farci prendere coscienza di questo.
Prima ancora di accennare al culto che si deve rendere a Dio, c’è l’idea fondamentale che il settimo giorno Dio ce lo dà per offrirci un regolare tempo di riposo. Si tratta di un giorno messo a nostra disposizione, un tempo di libertà, perché potessimo respirare.

Israele deve prendere coscienza di essere stato schiavo in Egitto ed è stato liberato dalla mano potente di Dio. In Egitto non poteva riposare a causa della schiavitù in cui si trovava. Ora, liberato da Dio, deve far partecipe gli altri della liberazione che gli ha regalato Dio. Ma c’è anche qualcosa di più. Fino a che viveva in terra straniera Israele non poteva confessare più la sua fede dirigendosi al tempio e offrirvi i sacrifici. Adesso osservando il sabato, non passa settimana senza ricordarsi di Dio.

Ma leggiamo questo comandamento nell’ottica cristiana. È un invito a fare un raffronto su come viviamo la domenica, il giorno del Signore.

Sappiamo come i primi cristiani cominciarono a prolungare il culto del sabato alle prime ore del mattino successivo, per commemorare la resurrezione di Gesù e la riunione degli apostoli dove egli gli apparve per la prima volta. Alla fine del 1° sec., i cristiani consacrarono alle cerimonie e al riposo l’intero primo giorno della settimana, mantenendo il rito del sabato, "l’ottavo giorno". Con la diffusione del cristianesimo si limitò alla sola domenica il giorno di festa. La verità spirituale del sabato biblico si compie così nella domenica cristiana, giorno della resurrezione di Cristo, "giorno del Signore" per eccellenza.

In questo comandamento chiediamoci quale significato assume la domenica cristiana; cosa ci richiama questo terzo comandamento, soprattutto oggi?

È bene ricordare cosa ci dice San Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Dies Domini del 1998. La festa dev’essere per il cristiano "giorno del Signore, di Cristo, della Chiesa, dell’uomo e giorno dei giorni". Questa è la domenica. L’uomo rischia di lasciarsi travolgere dagli impegni e di consumare tutto il proprio tempo, cioè tutta la vita, nelle diverse attività, dimenticandosi di Dio.

Con questo comandamento Dio domanda all’uomo di lasciargli spazio nel proprio tempo, cioè nella propria vita, e invita a rendere sacro il tempo, riconoscendo Dio come centro dell’esistenza.

Ecco perché dobbiamo richiamare il valore della domenica. E continuiamo a chiamarla con il suo giusto nome, anziché week-end ("fine settimane"), cioè porzione di giorni monotoni e identici.

Pensiamo alle tante domeniche a cui i cristiani non danno più il loro giusto significato. Ci si dedica o all’eccessivo continuo lavoro o alla semplice astensione dalle occupazioni ordinarie, alla pratica degli hobby o giornate da trascorrere ai grandi centri commerciali.

Come deve essere invece vissuta la domenica? È il giorno in cui Dio ci chiede di prendere parte al suo riposo, ma è anche il tempo santo che appartiene a noi e a Dio. Ciò che è santo è anche salutare. Diventa, quindi, rimedio contro la frenesia del vivere moderno, riacquistiamo la calma. È il giorno santo perché dinanzi alle deformazioni prodotte in noi dalle ferite di ogni giorno, veniamo riportati nella condizione a cui Dio ci ha destinati. È anche il "giorno sacro", il giorno cioè in cui partecipiamo alla santa Eucarestia domenicale; è il giorno riservato all’incontro speciale con il Signore morto e risorto, momento di forte intimità con Cristo e la sua Chiesa, sua sposa che siamo noi.

L’obbligo di partecipare alla Messa domenicale si comprende alla luce di quella profonda esperienza spirituale e religiosa. È tempo per Dio, per coglierne la presenza e mettersi in ascolto. Ma la domenica è anche il tempo da dedicare di più alla famiglia, per tornare a gustare la bellezza dello stare insieme e l’intimità degli affetti; è il tempo per la comunità, per riscoprire la solidarietà, occasione e stimolo per approfondire rapporti fraterni e sociali all’insegna della gratuità, dell’amicizia e dell’attenzione soprattutto per chi è solo, ammalato o anziano.

Santificare la festa è quindi santificare sè stessi, sostare per contemplare Dio, giorno del Signore per celebrare la pasqua della settimana, occasione privilegiata per stare in famiglia, tempo prezioso per vivere l’impegno della carità. Un tempo privilegiato per un assaggio di eternità.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 16 gennaio, 2017