esperienze

Alfonso d’Errico

 

Un testimone fedele dell’Amore Misericordioso:
S. Alfonso Maria Fusco

Un ricordo di Sant’Alfonso Maria Fusco, Fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, e Canonizzato da Papa Francesco lo scorso 16 ottobre

Alfonso Maria Fusco nacque ad Angri, popolosa cittadina della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, nella provincia di Salerno, il 23 marzo del 1839. Giuseppina Schiavone stringe al petto il piccolo Alfonso Maria, papà Aniello lo guarda dolcemente. Occhi umidi e cuore grato. È il 23 marzo: la primavera è finalmente arrivata anche nella loro casa. I coniugi Fusco hanno atteso il suo sorriso per quattro lunghissimi anni. L’anno prima da Angri erano andati a Pagani, dove sono custodite le reliquie di Sant’Alfonso Maria de Liguori, a pregare sulla sua tomba. Quel giorno il Redentorista Francesco Saverio Pecorelli disse loro: «Avrete un figlio maschio, lo chiamerete Alfonso, sarà sacerdote e farà la vita del Beato Alfonso».

Viene iscritto al piccolo clero della chiesa collegiata di San Giovanni Battista, in Angri. Fin d’allora cominciò a maturare in lui il proposito di consacrarsi all’assistenza dell’infanzia povera e abbandonata. Il bambino ha un carattere mite, sensibile alla preghiera e attento ai poveri. La mamma, un giorno, lo sorprende mentre rovista nel cassetto della biancheria: il suo amico Vincenzino ha la febbre alta e non ha neppure un paio di lenzuola per cambiare il letto. In un’altra occasione, con un metro in mano, Alfonso misura le pareti di casa per capire quanti bambini poveri può ospitare.

A sette anni riceve la Prima Comunione e, subito dopo, anche la Cresima. A undici anni manifesta ai genitori la volontà di diventare sacerdote: il 5 novembre 1850 «spontaneamente e soltanto col desiderio di servire Dio e la Chiesa» come egli stesso dichiara molto tempo dopo, entra nel Seminario Vescovile di Nocera dei Pagani. Verrà ordinato sacerdote il 29 maggio 1863 dall’Arcivescovo di Salerno Mons. Antonio Salamone.

Fu un traguardo e allo stesso tempo un punto di partenza. La quercia ha bisogno di irrobustirsi per fare fronte all’impeto dei venti e all’assalto delle tempeste e don Alfonso mostrò grande zelo per la salvezza delle anime, dedicandosi infatti completamente alle opere del sacro ministero. Specie alle confessioni degli uomini e degli infermi, alla predicazione assidua della parola di Dio, alla istruzione religiosa dei fanciulli e dei giovani, alle sacre funzioni con canto.

 

Il confessionale: cattedra di misericordia

Don Alfonso si distingue fra il clero della Collegiata di San Giovanni Battista di Angri per lo zelo e l’assiduità nel servizio liturgico. Il confessionale diventa il luogo preferito del suo ministero. A margine di un testo di teologia morale appunta le qualità necessarie per confessare: «Carità di padre, carità che non rifiuta mai nessuno, carità che accoglie ed incoraggia». La sua predicazione è semplice e incisiva: «Dio ci concede tutta una vita a nostro uso, noi non daremo a Lui generosamente mezz’ora per cantarne e celebrarne indegnamente le lodi?». Sull’esempio di San Giovanni Bosco, apostolo dei giovani, e con il quale tenne corrispondenza epistolare, don Alfonso Maria Fusco aprì un oratorio sotto la protezione di San Luigi Gonzaga. Da ciò il nome di "luigini" dato a coloro che egli educava assiduamente nel Campo religioso e civile.

Ovunque si poteva fare del bene don Fusco era presente, convinto che «le anime constano a Gesù Cristo e bisogna salvarle», come era solito ripetere. Anno 1865. Don Alfonso ha 26 anni e da due è sacerdote. Ad Angri vi sono solo scuole private, una grande povertà e tanti bambini affidati alla strada. Il giovane sacerdote, nella casa paterna, impianta una vera e propria scuola per fanciulli poveri a cui aggiunge un doposcuola e un oratorio. Compra libri, scarpe, calzoni, ha le tasche sempre piene di caramelle e confetti. Ma i ragazzi fanno troppo chiasso per i vicini e i superiori invitano il sacerdote a chiudere la scuola. Don Alfonso obbedisce. Quest’opera è il germe di un desiderio più grande che egli custodisce nel cuore. Quando era ancora in Seminario, infatti, una notte il giovane Alfonso aveva sognato Gesù che gli chiese di fondare un Istituto di Suore che avrebbe dovuto chiamare del Nazareno e un orfanotrofio maschile e femminile. «Il suolo è già pronto, non hai che da fabbricare» gli disse il Signore.

Passano gli anni e in tanti eventi don Alfonso crede di scorgere i segni per l’inizio della sua opera. Ma l’ora della Provvidenza scocca solo nel 1877 quando incontra Maddalena Caputo. Sono passati quattordici anni dall’ordinazione sacerdotale. Nel 1866, quando il colera imperversò su tutta la Campania, don Alfonso si prodigò in ogni modo per curare gli ammalati. La malattia colpì anche lui, ma fu risparmiato dalla morte.

Nel 1868 fu nominato sacrista della collegiata e l’anno seguente entrò nella Congregazione dei sacerdoti Missionari "Nocerini", che seguì in varie missioni rurali con notevole frutto spirituale per quanti avevano la possibilità di ascoltarlo e di avvicinarlo.

 

Uomo di disponibilità

Dio è fedele alle sue promesse ed è anche generoso. Il mondo, infatti è pieno di sacerdoti santi che prolungano nei secoli la presenza di Gesù «il Pastore grande delle pecore» (Ebr. 13, 20). Essi sono un dono per tutti, per quelli che credono per quelli che dicono di non credere. Don Alfonso Maria Fusco un prete straordinario che visse una intensa unione con Dio, senza mai perdere i contatti con il suo popolo, che capì ed aiutò con la concretezza dell’amore cristiano, trasformato in compassione e servizio.

Ebbe un sogno: fare del bene perfino con la sua ombra. Ci riuscì e si trasformò in una centrale propulsiva di carità dinamica, silenziosa e infaticabile. Dio, la Madonna, le anime, i poveri, le suore furono i suoi tesori. Capì e aiutò soprattutto le bambine e i bambini che no avevano prospettive. Nel 1873 fu promosso mansionario, cioè cantore del capitolo dei sacerdoti della stessa chiesa: ufficio che ritenne fino al 1897, quando diventò canonico.

Nelle sue diverse occupazioni, don Alfonso non cessò mai di essere prete vero, pastore di anime, innamorato di Cristo e della Chiesa, amico dei piccoli e dei poveri, modello a tutti per la sua semplicità evangelica, la fede limpida e robusta, la carità aperta, intraprendente e inesauribile, per l’assoluta povertà e la lieta obbedienza. Fu uomo di preghiera, di sacrificio, di penitenza, di totale disponibilità a Dio e agli uomini, che volle servire senza chiedere nulla, percorrendo, talvolta, gli aspri sentieri della solitudine e dell’incomprensione.

 

Fondatore delle suore Battistine

Quell’esigenza profonda di solidarietà e di carità, che nel 1866 l’aveva portato ad assistere i colerosi fino al rischio della propria vita, dopo tentativi non riusciti e tra non poche difficoltà, poté finalmente concretizzarsi con la collaborazione di Maddalena Caputo e di altre quattro giovani, nella fondazione della "Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista" (1878), alla quale assegnò lo scopo di provvedere alla educazione e all’istruzione delle bambine orfane e bisognose. Il 16 luglio del 1880 mons. Ammirante, vescovo della Diocesi di Nocera dei Pagani, giunge all’istituto per dare conferma e inizio ufficiale all’Istituto. Sei postulanti ricevono dalle sue mani l’abito religioso. La prima è Maddalena Caputo, che prende il nome di suor Crocifissa, e diventa la prima Superiora Generale della Congregazione. Il Vescovo assegna il nome all’Istituto: Suore Battistine del Nazareno. Battistine in onore di San Giovanni Battista, protettore di Angri; del Nazareno perché seguaci di Cristo. Il titolo, dopo la prima visita apostolica del 1910, fu cambiato in Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista.

Dieci anni dopo la sua fondazione l’Istituto delle Suore di San Giovanni Battista conta cinquanta suore e più di cento postulanti. Fondata la Congregazione, il proposito di fare del bene ai fanciulli e alla gioventù maschile riaffiora prepotente nel cuore di don Alfonso. Ha cinquant’anni e la vista di tanti ragazzi abbandonati ai pericoli della strada o dediti al vizio è una spina che gli penetra nell’anima. Il 29 settembre 1889 realizza il sogno di una casa per orfani. Intanto il sacerdote organizza laboratori di calzoleria, falegnameria e tipografia, per insegnare un mestiere ai piccoli.

L’orfanotrofio diventa così una scuola per artigianelli. I laboratori sono frequentati da artigiani e giovani apprendisti. Uomini maturi che bisogna rieducare alla pratica cristiana. Sono istituite le scuole serali per gli analfabeti e la domenica i laboratori diventano circoli e oratori festivi. Commoventi sono le Prime Comunioni di giovani ventenni, pazientemente e personalmente preparati da don Alfonso. L’Istituto allargò rapidamente i suoi spazi ed orizzonti sia in Italia che all’estero, pur tra difficoltà, avversità, tribolazioni e ingiurie. Don Alfonso sopportò tutto e vinse con la preghiera, con la pazienza, con la fortezza e con la fiducia nell’aiuto divino. Il 2 agosto del 1888 l’Ordinario di Nocera approvò le regole della Congregazione da lui fondata.

Fino al termine dei suoi giorni, fu il padre, l’anima, la guida mite e forte delle sue suore. Sulle sue spalle portò il peso non solo della loro formazione spirituale, ma anche quello di reperire i mezzi necessari per la vita e la crescita della Congregazione.

Don Alfonso nella sua vita terrena ha accettato prove a volte molto dure, manifestando una completa uniformità alla volontà di Dio, un’eroica obbedienza ai superiori e una smisurata fiducia nella Divina Provvidenza.

Ha saputo accogliere con fede la decisione del Vescovo diocesano, mons. Saverio Vitagliano, di essere deposto, per accuse inconsistenti, dal compito di direttore dell’Istituto; il rifiuto, da parte delle sue stesse figlie, di aprirgli la porta della casa di via Germanico a Roma, per una ventata di separatismo e perfino le parole del Cardinale Respighi, Vicario di Roma: «Avete fondato delle suore brave che fanno il loro dovere. Ora ritiratevi!».

Don Alfonso Maria Fusco si spense piamente, così com’era vissuto, il 6 febbraio del 1910, ad Angri dove il suo corpo riposa, circondato dalla speciale venerazione della sua famiglia religiosa, nata dal suo cuore e segno vivente del suo grande amore per i piccoli ed i poveri. Le sue ultime parole, rivolgendosi alle suore furono: «Vogliatevi bene io vi ricorderò e dal Cielo pregherò sempre per voi».

Fu beatificato il 7 ottobre del 2001 da Giovanni Paolo II, mentre Papa Francesco, lo scorso 16 ottobre lo ha proclamato Santo. Oggi la Congregazione è presente nel mondo intero e la santità del Fondatore edifica e ispira con le sue virtù generazioni di consacrate e di giovani di ogni cultura e nazione.

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ultimo aggiornamento 16 gennaio, 2017