pastorale familiare

Marina Berardi

Tornare a sognare? Insieme si può

 

Noi, però, abbiamo un sogno…, l’Amore che va oltre! È proprio quel "però" a dire immediatamente la misura e l’audacia del sogno. In un mondo che appare sempre più spaesato, vuoto, spaventato, in cui sembrano farla da padroni sfiducia, sospetto, indifferenza, o che esalta una "insaziabilità smisurata" scevra da ogni riferimento all’altro e figlia del dilagante individualismo, ci sono famiglie che hanno ancora il coraggio di sognare… perché insieme si può!

A Collevalenza, il semplice ritrovarsi al Roccolo per condividere, gioire, pregare e parlare delle fatiche della vita, sta diventando una scuola di relazioni, dove ognuno apprende ad arricchire la qualità del vivere insieme. Si cerca di aggiornare la "grammatica dell’amore", di tessere una trama e un ricamo profetico nel e per il mondo. Il modello e lo stile lasciamo che sia Papa Francesco a suggerirlo, anche attraverso l’Esortazione apostolica Amoris Laetitia. Con il suo tono sereno e concreto, con l’adesione al reale e all’essenzialità delle piccole cose, con la sua capacità di incontrare lo sguardo di ognuno, il Papa non si stanca di spingere verso il "bene possibile" nella vita degli affetti, nella vita di tutti i giorni, nella nostra vita, finanche nelle imperfezioni, abitate dalla misericordia.

Ci si incontra nel nome dell’Amore che ci viene donato per crescere e sovrabbondare nella carità e per diventare progressivamente capaci di ‘confezionare’ una umanità, una famiglia bella, vera, autentica, gioiosa. Dalla e nella comunione con gli altri, la nostra umanità diventa capace di avvolgere e di farsi dono costante, sempre, in ogni circostanza, perché «l’amore supera le peggiori barriere» (cfr. AL 140) e lo scambio arricchisce tutti.

Il cammino delle Famiglie di Speranza continua dunque nell’ormai irrinunciabile e collaudato "formato famiglia", dove si gioisce per l’incontro e la ricchezza delle varie generazioni: bambini, giovani, coppie, genitori, nonni, religiose e religiosi. In questa pluralità di vocazioni, si tocca con mano quanto scrive San Paolo: ogni persona è dimora dello Spirito e tempio, chiesa di Dio. "Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio" (1Cor 3,23). Ci si ritrova, dunque, in forza di questa comune appartenenza, non certo perché migliori o più bravi di altri. Ognuno ha semplicemente riconosciuto ed accettato l’invito e la sfida della vita: il cammino si fa insieme. Insieme si seguono le orme di una felicità e di una fecondità che nascono da relazioni aperte al dono di sé; insieme si testimonia che la casa e le persone hanno bisogno di tempo, di cura reciproca, di sentirsi parte di un tutto. Questo diventa motivazione, forza e meta del vivere quotidiano.

Dobbiamo, "però", riconoscere che non è stato facile riprendere la strada, perché gli eventi della vita ci hanno spinto verso un oltre per molti versi inaspettato e vissuto da alcuni come incomprensibile. Mi riferisco alla prematura scomparsa di Tonino che, insieme a Paola, Filippo ed Emilia, per anni hanno animato l’incon­tro dei bambini e dei ragazzi.1 Eppure, fin dal primo momento, abbiamo toccato con mano che quel sogno non si è spento ma si è solo trasformato, perché l’amore donato è destinato a vivere per sempre.

Una mamma, infatti, al suo rientro a casa dopo l’ultimo incontro, ha scritto: "Innanzi tutto grazie per oggi, per questa domenica formato famiglia. Anche i bambini sono stati molto bene con Luisa prima e con i ragazzi più grandi poi. Daniele mi ha chiesto perché non c’era Paola. Quando la senti, dille che lei, Tonino e i loro figli sono nei nostri cuori". Parole semplici ed essenziali, uscite dal cuore di un bambino e della sua famiglia, che hanno generato un’eco anche in quello di Paola: "Grazie! Questo messaggio mi dà conforto e una spinta per andare avanti. Grazie".

Sono questi i rapporti che, sebbene mutino nel tempo, rimangono indelebili nel cuore e nella mente, diventando il "capitale dell’amore", accantonato e pronto a fruttare per l’eternità.

La Parola, la quotidianità, gli eventi, le relazioni sono i luoghi attraverso i quali il Signore svela ed indica la sua volontà, chiama ad aprirsi alla comunione per far famiglia, condivide il Suo sogno: un’umanità fraterna che favorisca la cultura dell’incontro.

Come ci ricordano i cari amici Franco e Pina - partecipanti come collaboratori in entrambi i Sinodi - «la famiglia è una incredibile risorsa da riscoprire e da ritrovare. Partire dalla famiglia vuol dire ripartire dalle relazioni più concrete, quelle che fanno la nostra umanità, vuol dire ripartire dalla vita che è vita di relazione perché in questa vita risuoni l’annuncio del Vangelo, dono e promessa di vita vera. La riflessione della famiglia è tutt’uno con il sogno di una Chiesa in uscita».2

Non ci sembri strano che anche le nuove generazioni sognino famiglie pronte a fare strada insieme! Nell’ultimo incontro, infatti, durante la celebrazione dei Vespri, il piccolo Federico, in una preghiera spontanea ha detto a voce alta: "Grazie Gesù per questa giornata diversa e speciale che ho trascorso anche insieme ai miei amici, in gioia e felicità".

Nella stessa domenica si erano dati appuntamento i ragazzi del gruppo Giovani Amore Misericordioso di Collevalenza per il consueto incontro insieme alle animatrici e credo immaginassero concludere con la proverbiale esperienza pratica di arte culinaria nella cucina del Roccolo. Hanno "però" accolto l’invito a cambiare programma e a condividere insieme agli "under 40" una cena conviviale e, soprattutto, fatta in casa! La generosità manifestata nell’aggiungere più di un posto a tavola ha fruttato loro un vantaggio inaspettato: le coppie si son fatte carico del servizio e della pulizia! In questo clima di festa, i bambini sono stati attirati come calamite dai ragazzi più grandi, ma, a quanto ci dice Gabriele, neanche ai giovani sembra essere dispiaciuta l’esperienza formato famiglia: "Mi ha fatto piacere e mi ha incuriosito il fatto che un cammino bello così lo facciano in coppia, perché significa che non è un cammino che si può fare solo da giovani, ma che si può portare avanti anche come genitore, con una famiglia, un lavoro… È bello condividere il senso del camminare e, sapere che le cose che si fanno sono sempre apprezzate da qualcuno, aiuta! E quindi penso che, soprattutto da adulti, quando si è capita veramente la volontà di Dio, sia bello continuare a fare qualsiasi cosa per il nostro bene e per quello degli altri".

In qualche modo, il nostro piccolo resto, sta camminando con lo stile sinodale auspicato dal Santo Padre, orientando la famiglia di famiglie verso un’esperienza sempre più piena di unità e di misericordia. È un cammino che ha il ‘ritmo della prossimità’, che non vuole lasciare indietro nessuno, ma che non si ferma.3 È proprio vero che la famiglia è "un interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioie, drammi e sogni" (AL 57); persone alla ricerca di un sentiero che, come ci ricordano Franco e Pina, ha le sue esigenze: «La vita della famiglia è un bel cammino in cui non mancano le tentazioni e le croci, e ciò che consente di andare avanti è la capacità di procedere passo dopo passo con umiltà, custodendo il sogno, ossia il senso della meraviglia, della lungimiranza e la profondità dello sguardo nei rapporti reciproci».4

La felicità nasce dal "noi": un "noi" sognato, costruito ma, comunque, ricevuto in dono da un Dio che è relazione. L’appartenenza reciproca non va mai data per scontata, non la garantisce neanche il sacramento o un patto civile: è generata solo nell’amore e dall’amore, fedele nonostante tutto.

"Lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società" (AL 194). L’aver trascorso insieme del tempo ha trasformato una domenica qualsiasi in tempo speciale, destinato a spargere frutti di bene in casa, nel lavoro, nella scuola, nella realtà associativa, nella parrocchia. L’appartenenza reciproca sperimentata e la gioiosa fraternità vissuta hanno dato vita a un "taller" (laboratorio, bottega) di idee, di comunione, di prevenzione, divenendo finanche antidoto al dilagante disfattismo che vorrebbe ridurre la famiglia ad un "problema", piuttosto che guardare con stupore ciò che essa è: "una buona notizia", una benedizione, sempre, per quanto imperfetta. A noi l’umiltà di imparare a vedere il buono che c’è per farlo crescere, in noi e attorno a noi.

"La Bibbia – scrive il Papa - è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari" (AL 8), è popolata da famiglie come le nostre! Il Signore con quelle famiglie tracciò una storia sacra, una storia che vuole continuare a scrivere attraverso e insieme alle famiglie di oggi, offrendosi come compagno di viaggio.

Quale gratitudine e meraviglia dovrebbero sgorgare dal cuore davanti un progetto umanamente inimmaginabile! Provo ad esprimerle parafrasando un passaggio di Papa Francesco: Rendo grazie a Dio perché ogni famiglia, ben lontana dal considerarsi perfetta, vive nell’amore, realizza la propria vocazione e va avanti anche se cade tante volte lungo il cammino… Vive le difficoltà come un invito a liberare "le energie della speranza traducendole in sogni profetici, azioni trasformatrici e immaginazione della carità" (cf. AL 57).


1 Rivista, mesi di settembre e ottobre 2016: Un cammino dal cuore alle mani, Un cammino dalla terra al Cielo.

2 Miano Franco e Giuseppina De Simone, nell’Introduzione del testo, Famiglia, Ed. Ave.

3 Cf. Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, Introduzione, in Amoris Laetitia, Ed. San Paolo.

4 Miano Franco e Giuseppina De Simone, op. cit.

 

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ultimo aggiornamento 09 marzo, 2017