pastorale familiare

Marina Berardi

La “buona scuola” inizia in famiglia!

Oggi, giustamente, si fa un gran parlare delle iniziative anti-bullismo, soprattutto a livello scolastico, un ambiente a cui sembrano essere legati il 50% di quegli eccessi giovanili che riempiono le pagine dei giornali e le news online. A ben guardare, però, ci possono essere dei campanelli d’allarme premonitori di gesti estremi e riconducibili ad un disagio relazionale che si svela nelle piccole cose fin dalla più tenera età.

Nel crescere, molti ragazzi e giovani sembrano far fatica a vivere una sana autostima ed autonomia, a stare insieme in modo bello, pulito, altruista, a gioire delle cose semplici. La paura di mettersi in gioco nella relazione, di metterci la faccia, di affrontare un possibile rifiuto, spesso fa privilegiare rapporti "filtrati" da un cellulare, un ipad, uno schermo o anche "mascherati" dietro il fumo, l’alcol e lo sballo in genere.

Quale potrebbe essere, allora, l’antidoto a tanta dispersione? Una "buona scuola": a dire "presente", questa volta dovrebbe essere la famiglia. È qui che si è aiutati a scoprire il valore di sé, ad abitare l’interiorità, ad aprirsi alle relazioni, ad essere attenti all’altro e al diverso, a sperimentare, attraverso il superamento di fatiche e difficoltà, il gusto di crescere. Ancor prima che tra i banchi di scuola, infatti, ognuno apprende le essenziali nozioni di vita in famiglia, nel cuore della casa, intesa non tanto come mura ma come relazioni vitali che in essa si sperimentano: dal buongiorno del mattino al "permesso, grazie e scusa" vissuto nella giornata, dalla condivisione della mensa al dono di sé in un dialogo sincero, dallo spezzare il pane della Parola al bacio della buonanotte.

E quando nel registro di famiglia si trovasse, invece, la parola "assente"? Quando la si scoprisse ferita? Quando le relazioni disfunzionali riducessero la capacità di guardare al bene più grande e di scegliere la felicità dell’altro? C’è da evitare la tendenza a cercare un capro espiatorio, a sentirsi vittime di una situazione subita o colpevoli di tutto. Nei rapporti feriti, nei gesti di bullismo, nell’aggressività fisica e verbale, nelle piccole e grandi "guerre" non ci sono né vinti né vincitori perché a "morire" siamo tutti noi, uccidendo il sogno di un progetto di felicità e la relazione fraterna. Per affrontare tutto questo, Gesù stesso, tra i possibili antidoti, ci indica: la Chiesa, la Parrocchia, una Casa comune, una Famiglia di famiglie desiderosa di nutrirsi di Lui nei sacramenti, pronta a fare cordata, al reciproco sostegno, ad affrontare insieme le inevitabili difficoltà che tutti, prima o poi, incontriamo lungo il cammino.

Attraverso la semplicità di queste righe, vorrei ridire l’importanza del prevenire piuttosto che curare, dove prevenire è, innanzitutto, farsi attenti ai piccoli segni fin dal loro sorgere, è rifiutare indifferenza e omertà, è non far finta di nulla sperando che passi. Prevenire è anche proporre – come stiamo facendo da tempo – circoli virtuosi capaci di spezzare le catene dei ben più dilaganti e insinuanti "circoli viziosi", quelli che la cronaca si incarica puntualmente di amplificare e ingigantire.

Ci sono giovani, adolescenti e bambini che narrano altro, sia in ambito familiare che in quello scolastico, sia nel rapporto con i genitori che con il gruppo dei pari. C’è, dunque, una generazione nuova capace di abitarsi, di abitare il cuore e, grazie a questo, attenta a riconoscere le proprie emozioni e sentimenti, a trovare soluzioni, ad ospitare in sé l’altro, per quanto diverso, e a sognare in grande, scoprendo che insieme si può essere vincenti nel bene.

Da qualche tempo mi ritrovo a leggere i temi che piccoli e grandi hanno svolto a scuola o messaggi postati su facebook, ad ammirare disegni colmi di significato e di speranza: il tutto puntualmente e gioiosamente condiviso dai genitori. Ho immaginato, così, che questo materiale "fatto in casa" potesse diventare una "buona scuola" per noi adulti.

Inizio dalla più piccola, Maria, di 8 anni. Il tema propostole dalla Maestra per le vacanze ben si inserisce nel tempo che stiamo vivendo: Descrivi come hai passato la Pasqua o la pasquetta. Maria sceglie di raccontare un’esperienza che racchiude entrambe le giornate.

"Il giorno di Pasqua, insieme a Papà e Giovanni siamo andati a Collevalenza, al Santuario dell’Amore Misericordioso.

Qui siamo stati ospitati dalle suore e abbiamo partecipato ai momenti di preghiera e alle celebrazioni liturgiche, ma il momento più bello per me è stato quello dell’immersione nelle Piscine. Le vasche sono piene di acqua che ha il potere di guarire le malattie che la scienza umana non riesce a curare. A me piace molto venire a Collevalenza perché ho compreso che Dio è un Padre buono e una tenera madre che dimentica i nostri peccati e li perdona.

Le suore infine ci accolgono sempre con Amore e ci cucinano cibi deliziosi. Spero di tornare qui a Collevalenza dove ho fatto esperienza di Amore, pace e perdono".

Quanto vissuto, Maria lo ha espresso anche con un eloquente disegno, in cui al centro del roccolo c’è Gesù ed un Sacerdote che distribuisce la Comunione a delle famiglie… felici e prese per mano!

Madre Speranza era solita dire che ad amare il buon Gesù si impara da piccoli e che noi adulti abbiamo la grande responsabilità di educare, di insegnar loro la via del bene, più con l’esempio che con le parole. L’amore lo comprendono tutti perché non è questione di età ma, piuttosto, è un’esperienza che fa vibrare le corde del cuore, tanto da trasformarsi in un incontro indimenticabile, capace di reggere alla sfida del tempo. È quanto accaduto a Gabriele, un ragazzo di 13 anni, che nello svolgere il compito in classe: Quale libro salveresti tra quelli da te letti?, così scrive:

"In tutta la mia infanzia ed anche in questi anni della mia adolescenza, ho letto molti libri di diversi generi letterari.

Mi ricordo ancora quando alle elementari, la nostra maestra di italiano ci leggeva due ore alla settimana un libro chiamato "Cipì". Questo racconta la vita di un uccellino curioso e spensierato. Io quelle due ore me le ricordo ancora perché ascoltavo attentamente la lettura e, immergendomi completamente nel brano, mi sembrava di essere il protagonista e compiere così tutte le pazze e divertenti avventure di Cipì.

Questa passione la coltivai man mano con la crescita leggendo libri un po’ impegnativi e interessanti. Maaa… Andiamo al sodo: "Quale libro salveresti tra quelli letti?". Tutto comincia tre anni fa quando nel giorno di San Gabriele mia nonna Marisa (che fu insegnante parecchi anni fa) mi regalò un libro: il libro CUORE.

Io, tutto incuriosito, lo osservi e non riuscivo a capire perché il titolo di questo brano si chiamasse Cuore. Allora dissi: "O questo libro parla di anatomia e mia nonna vuole che diventi uno scienziato pazzo oppure questo libro parla di emozioni e di sentimenti che animano la vita di tutti i giorni (a mio parere sembrava più ovvia la seconda). Sempre di più avvolto dal ‘manto della curiosità’, aprii il libro cuore e vidi che sulla pagina iniziale c’era una scritta, una specie di dedica per me, scritta più o meno in questo modo: "Caro Gabriele, il libro cuore è una storia che ho letto e riletto insieme a mio padre quando ero piccola, questo è un brano che ti farà ragionare molto… Non ti dico altro, leggilo attentamente…! I tuoi nonni".

Il giorno seguente, sempre più incuriosito e interessato a cominciare la lettura del libro Cuore, mi misi in salotto (per restare più concentrato sulla lettura) e lo iniziai.

Questo libro parla di alcuni eventi che si sono caratterizzati all’interno di una classe elementare, questo è particolare perché ogni alunno al suo interno ha delle differenti caratteristiche: c’è quello che si prende le colpe anche se lui non c’entra niente nell’accaduto, c’è quello che fa il bullo, l’intelligente, l’altruista, lo spiritoso, l’accusatore, il "gigante buono (Garrone)" e tanti altri… Inoltre gli alunni non appartengono ad una stessa classe sociale e questa è un’altra particolarità che li rende diversi…

Durante i giorni seguenti di lettura, cercavo di non andare troppo veloce a leggerlo, per godermi di più il brano; ma allo stesso tempo non riuscivo a rallentare a causa della scorrevolezza delle frasi e anche del desiderio di andare avanti e finire il capitolo… Sta di fatto che lo finii dopo due settimane.

Il libro Cuore lo consiglio a tutti perché leggendolo ho provato nuove emozioni e nuovi sentimenti, come per esempio malinconia, stupore, tenerezza, amarezza, felicità ed amore".

Chissà, magari la freschezza di queste parole può aiutare anche noi a lasciare che emozioni e sentimenti animino la vita di tutti giorni, lasciandoci commuovere e stupire dai nostri ragazzi che stanno diventando uomini e donne capaci di fare la differenza. Potremmo, insieme a loro, prendere posto "in salotto" perché la Parola divina ed umana riceva da noi la giusta attenzione, fino a diventare dialogo e preghiera. Sarebbe bello imparare a gioire per l’unicità di ciascuno ed aprirsi all’accoglienza della diversità, colta come ricchezza. Ed infine, celebrare la vita con un "grazie" per una storia che viene da lontano (bisnonni, nonni, genitori, figli, insegnanti, amici…), una storia che è dono e ci spinge verso un oltre tutto da scoprire, verso un cammino di speranza.

(continua)

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ultimo aggiornamento 15 maggio, 2017