la parola dei padri

S. Cirillo di Gerusalemme

 

IL "PATER„

 

Padre nostro che sei nei cieli.

O infinita misericordia di Dio! A coloro che si erano ribellati a lui ed erano caduti nelle più gravi miserie, egli concedette il perdono delle offese ed una si grande partecipazione alla grazia, da farsi chiamare padre: Padre nostro che sei nei cieli. E sono cieli anche coloro che portano in sé l’immagine dell’uomo celeste: in essi Dio abita e cammina.

 

Sia santificato il tuo nome.

Il nome di Dio è santo per natura, sia che noi lo diciamo sia che non lo diciamo. Ma siccome esso è talora profanato dai peccatori, secondo quel detto della Scrittura: Per causa vostra il mio nome è continuamente profanato tra le genti, (1) per questo noi preghiamo che il nome di Dio sia santificato in noi. Non già che esso diventi santo dopo di aver cessato di esserlo, ma perché diventa santo in noi quando santifichiamo noi stessi e compiamo opere di santità.

 

Venga il tuo regno.

È proprio di un’anima pura dire con fiducia: venga il tuo regno. Colui che avrà ascoltato le parole di Paolo: Non regni dunque il peccato del vostro corpo mortale (2) e avrà mantenuto se stesso puro nelle opere, nei pensieri e nelle parole, potrà dire a Dio: Venga il tuo regno.

 

Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra.

I divini e beati angeli fanno la volontà di Dio, come diceva Davide nei salmi: Benedite tutti il Signore, o angeli suoi, potenti in forza, esecutori della sua volontà (3). Quando tu reciti questa preghiera è come se tu dicessi: Come la tua volontà, o Signore, si compie negli angeli, così si compia sulla terra e in me.

 

Dacci oggi il nostro pane sostanziale.

Il pane comune non è sostanziale. Invece questo pane santo e sostanziale; potresti dirlo destinato alla sostanza dell’anima. Questo pane non va al ventre, per essere quindi espulso, ma si distribuisce in tutto l’organismo, a vantaggio del corpo e della anima. Quell’«oggi» vuol significare ogni giorno; come lo dichiara Paolo: Finché si può dire oggi (4).

 

E rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Infatti noi abbiamo molti peccati, manchiamo in parole e in pensieri, e facciamo molte azioni degne di condanna. E se noi dicessimo di non avere alcun peccato, saremmo mentitori, come dice Giovanni (5). Facciamo dunque patto con Dio e preghiamolo che ci perdoni i nostri peccati, come anche noi perdoniamo al prossimo i suoi torti. Pensando a quello che diamo e a quello che riceviamo in cambio, non indugiamo e non tergiversiamo nel rimetterci a vicenda le offese. Le offese fatte a noi sono piccole, leggere e facili ad essere perdonate. Quelle invece che noi facciamo a Dio sono grandi e solo la sua grande bontà può rimetterle. Sta dunque attento che, per mancanze piccole e di poco conto commesse contro di te, tu non abbia a precluderti presso Dio il perdono di peccati gravissimi.

 

E non indurci in tentazione, o Signore.

Vuole forse il Signore insegnarci a chiedere di non esser affatto tentati? Come mai in altro passo è detto: Uomo non tentato è uomo non provato (6), e ancora: Stimatevi molto felici, quando incontrate svariate tentazioni (7)? Ma probabilmente entrare in tentazione vuol dire esser travolto dalla tentazione, poiché la tentazione è simile ad un torrente difficile da attraversare. Coloro che non si lasciano sommergere dalle tentazioni, attraversano come buoni nuotatori, senza essere da esse trascinati; ma quelli che non sono buoni nuotatori, appena entrati in acqua, vanno a fondo. Come, per portare un esempio, fece Giuda, il quale, entrato nella tentazione di avarizia, non nuotò, ma fu subito sommerso e affogò nel corpo e nell’anima. Pietro entrò nella tentazione di rinnegare; però, entrato, non si lasciò sommergere, ma nuotò vigorosamente e si salvò dalla tentazione ....

 

Ma liberaci dal maligno.

Se quel non ci indurre in tentazione significasse non esser affatto tentati, non avrebbe aggiunto: Ma liberaci dal maligno. Il maligno è il demonio, il nostro avversario, dal quale preghiamo di essere liberati. Poi, finita l’orazione, tu dici: Amen, suggellando con quell’Amen, che vuol dire «sia così» tutto quello che contiene questa preghiera insegnataci da Dio.


(1) Is. LII, 5.

(2) Rom. VI, 12.

(3) Ps. CII, 20.

(4) Hebr. III, 13.

(5) I Ioann. 1, 8.

(6) Eccl. XXXIV 9, 10.

(7) Iac. I, 2.

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ultimo aggiornamento 16 giugno, 2017