Attualità

Antonio Colasanto

A 90 anni Papa Francesco ha nominato

Cardinale il semplice prete albanese

Don Ernest Simoni:

dalla tortura alla porpora

Lunedì 7 maggio 2018 Sua Em. Il Card. Ernest Simoni è venuto a Collevalenza per visitare la Basilica e il Santuario dell’Amore Misericordioso e le opere annesse, primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso e voluto dalla Beata Madre Speranza di Gesù.

È stato accolto accolto dal P. Aurelio Pérez, Superiore Gen. dei Figli dell’Amore Misericordioso, dal P. Ireneo Martín Rettore del Santuario, dal vescovo emerito di Gubbio Mons. Mario Ceccobelli e da un folto gruppo di Ancelle dell’Amore Misericordioso.

Il 21 settembre 2014 nel corso della visita apostolica in Albania Papa Francesco aveva ascoltato la toccante testimonianza del semplice prete Don Ernest Simoni Troshani e ne era strato colpito fino alle lacrime, aveva abbracciato il sacerdote e gli aveva baciato le mani. Don Ernest Simoni, unico sacerdote vivente testimone della persecuzione del regime di Enver Hoxha che aveva proclamato l’Albania il primo Stato ateo al mondo, e aveva perseguitato cattolici, ortodossi, musulmani e sufi bektashi. Lo stesso papa Francesco, il 9 ottobre 2016, ne ha annunciato la nomina a cardinale. Nel concistoro del 19 novembre 2016 papa Francesco lo crea cardinale diacono della diaconia di Santa Maria della Scala.

Di famiglia cattolica, all’età di 10 anni entrò nel collegio francescano del suo paese natale dove rimase fino al 1948, quando il regime comunista di Hoxha chiuse il convento ed espulse i novizi. Dal 1953 al 1955 fu impegnato nel servizio militare obbligatorio al termine del quale riprese e portò a termine clandestinamente gli studi teologici, ricevendo l’ordinazione sacerdotale il 7 aprile 1956.

Era la notte di Natale del 1963, quando la temibile polizia segreta del dittatore Enver Hoxha si presentò nella chiesa del villaggio per arrestare don Ernest Simoni. Avrebbe riassaporato la libertà soltanto nel 1990, dopo una vita ai lavori forzati. «Mi dissero: tu sarai impiccato come nemico perché hai detto al popolo che moriremo tutti per Cristo se è necessario». Lo avevano torturato, accusato di aver detto una messa di suffragio per l’anima del presidente Kennedy morto un mese prima, che «io celebrai secondo le indicazioni date da Paolo VI a tutti i sacerdoti del mondo». Nella cella d’isolamento portarono un suo amico col compito di spiarlo, e siccome don Ernest continuava a dire che «Gesù ha insegnato ad amare i nemici e a perdonarli, e che noi dobbiamo impegnarci per il bene del popolo», la pena di morte gli fu commutata ai lavori forzati.

Ma quel prete – ha ricordato P. Aurelio Pérez nel presentare il Cardinale - non aveva rinunciato all’annuncio del Vangelo. «Celebravo la messa tutti i giorni, a memoria, in latino, sfruttando ciò che avevo a disposizione. L’ostia la cuocevo di nascosto su piccoli fornelli a petrolio che servivano per il lavoro. Se non potevo utilizzare il fornello, mettevo da parte un po’ di legna secca e accendevo il fuoco. Il vino lo sostituivo con il succo dei chicchi d’uva che spremevo. E d’inverno utilizzavo delle boccette con il vino che mi portavano i miei parenti». Addirittura diventa il padre spirituale di molti carcerati. Sapeva che rischiava la vita, ma ripeteva: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Quante volte ho recitato questo Salmo...».

La testimonianza resa dal Card. Simoni al Santuario dell’Amore Misericordioso ha raggiunto momenti di intensa spiritualità quando nell’omelia ha esortato i giovani ad amare Gesù al disopra di ogni cosa respingendo le seduzioni del nostro tempo fatte di sesso a go-gò e di droghe di ogni genere.

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ultimo aggiornamento 14 giugno, 2018