la parola dei padri

Da «La Città di Dio» di sant’Agostino, vescovo

(Lib. 10, 6; CCL 47, 278-279))

 

In ogni luogo si sacrifica e si offre al mio nome una vittima pura

Il vero sacrificio consiste in ogni azione con cui miriamo a unirci con Dio

in un santo rapporto, rivolgendoci a quel sommo Bene che ci può rendere veramente beati.

 

Perciò anche le stesse opere di misericordia, con cui si viene in soccorso dell’uomo, se non si fanno per Dio, non possono dirsi vero sacrificio. Infatti, benché il sacrificio venga compiuto e offerto dall’uomo, tuttavia è cosa divina, tanto che gli antichi latini l’hanno designato anche con quest’ultimo nome. Perciò un uomo consacrato a Dio e votato a lui, in quanto muore al mondo per vivere a Dio, è un sacrificio. È anche un’opera di misericordia che ciascuno fa verso se stesso, come sta scritto: «Abbi misericordia della tua anima, rendendoti gradito a Dio» (Sir 30, 24 volg.).

 

Dunque veri sacrifici sono le opere di misericordia sia verso se stessi, sia verso il prossimo in riferimento a Dio. D’altra parte le opere di misericordia non si compiono per altro motivo, se non per essere liberi dalla miseria e rendersi così beati di quella beatitudine che non si consegue se non per mezzo di quel bene di cui fu detto: «Il mio bene è stare vicino a Dio» (Sal 72, 28).

 

Ne consegue senza dubbio che tutta la città redenta, cioè la comunità e la società dei fedeli, viene offerta a Dio quale sacrificio universale, per mezzo del grande Sacerdote, che ha offerto anche se stesso per noi nella sua passione, sotto le sembianze di servo, perché divenissimo corpo di così grande capo. Ha offerto, infatti, questa natura umana e in essa venne offerto perché proprio per essa è mediatore, sacerdote, sacrificio.

 

L’Apostolo ci esorta ad offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, come nostro atto di culto spirituale (cfr. Rm 12, 1). Ci raccomanda di non conformarci al mondo presente, ma a trasformarci rinnovando la nostra mente per poter discernere qual è la volontà di Dio,

per capire qual è il vero bene a lui gradito e perfetto,

per comprendere che noi stessi costituiamo tutto intero il sacrificio.

Per questo soggiunge: «Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi:

non valutatevi più di quanto è conveniente,

ma valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato;

poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri;

abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi» (Rm 12, 3-6)

 

Questo è il sacrificio dei cristiani: «Pur essendo molti siamo un corpo solo in Cristo» (1 Cor 10, 17). E questo sacrificio la Chiesa lo celebra anche con il sacramento dell’altare ben noto ai fedeli, in cui le viene mostrato che, in ciò che essa offre, essa stessa è offerta nella cosa che offre.

 

Che cosa offrirò al Signore? Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e che il Signore ti chiede:

praticare la giustizia,

amare la misericordia,

camminare umilmente con il tuo Dio

Al Signore tuo Dio appartengono i cieli e la terra.

 

Ora che cosa ti chiede il Signore tuo Dio?

di operare il bene:

praticare la giustizia,

amare la misericordia,

camminare umilmente con il tuo Dio.

(Cfr. Mic 6, 6. 8; Dt 10, 14. 12)

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2018