ROBERTO LANZA

 

 

 

 

 

 

"Giovanni Paolo I°, il Papa della tenerezza di Dio"

 

È il 26 agosto 1978, il cardinale Albino Luciani, patriarca di Venezia, viene eletto Papa prendendo il nome di Giovanni Paolo I° e guiderà la Chiesa soltanto per 33 giorni. Tuttavia seppur breve, il suo pontificato ha lasciato il segno: "Bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente", dirà il Papa Emerito Benedetto XVI°. Quarant’anni sono passati da quella elezione per molti aspetti storica: fu un conclave tra i più brevi, seguito in mondovisione. Il primo al quale non parteciparono con diritto di voto i cardinali ultraottantenni.

Eppure io credo che il suo magistero sia da riscoprire molto in chiave carismatica dell’Amore Misericordioso, davvero "immortale" resterà nella storia della Chiesa l’angelus del 10 Settembre del 1978, quando con voce tremante, ma assolutamente carica di tenerezza disse: "Anche noi che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada, abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore."

Giovanni Paolo II°in varie udienze del mercoledì, confermava questa impostazione: "Dio riassume in sé anche le caratteristiche che solitamente si attribuiscono all’amore materno"1 e ancora: "Dio ha mani di padre e di Madre nello stesso tempo"2. Anche il Papa Francesco è su questa linea quando afferma che: "Dio ha compassione di noi, come la Madre con i figli" e aggiunge: "Così ci ama Dio"3.

A livello teologico e nonostante l’argomento abbia suscitato molte interpretazioni da parte di molti studiosi e teologi, quello che è in discussione, non è tanto capire la "natura" di Dio, ma il suo modo di esprimere l’amore per i propri figli, una modalità che spesso porta con sé le caratteristiche proprie di una Madre. E non può essere altrimenti, perché la misericordia è l’atteggiamento con il quale Dio si mette in contatto con la nostra debolezza e con la nostra sofferenza. Il termine biblico "compassione" (rehamîm), richiama proprio le viscere materne: una Madre, infatti, prova una reazione tutta propria di fronte al dolore dei figli. Con il termine, "viscere", si allude proprio al sentimento intimo e profondo che lega due persone per ragioni di sangue e di cuore, come avviene nel rapporto d’amore fra una Madre e il proprio figlio, questo amore, tutto gratuito, corrisponde e ha origine ad una necessità interiore, ad un’esigenza del cuore.

Chi di noi, quando eravamo piccoli e facevamo qualche "guaio", non è mai andato subito dalla mamma, per farsi perdonare e magari per chiederle di mettere una buona parola, perché papà non si arrabbiasse. Ciascuno conosce le delicatezze, i sacrifici, l’amore che una Madre sa offrire nell’arco della sua vita e come, nel nome di "mamma", si racchiudano le più dolci premure e le attese più grandi del nostro cuore.

A lei ricorriamo nei momenti più pesanti e nelle situazioni più difficili, per avere ascolto e soccorso; un porto sicuro dove ottenere rifugio nel mare in tempesta e una guida ferma nella rotta della vita, una Madre accetta qualsiasi sacrificio pur di appianare la via che conduce alla felicità l’amato figlio. La Madre Speranza è risuscita ad incarnare in modo esemplare, nella propria esistenza, tutta questa teologia di misericordia di un Dio, che ci segue e ci ama anche in modo materno. Tale "maternità" di Dio fu talmente chiara anche per la Madre Speranza, tanto che ne rimase davvero colpita se poi, nel suo Diario, annota che Dio, ci ama e ci cerca come una tenera Madre: "Dio è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli; li cerca e li insegue con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro; l’uomo il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre ed una tenera Madre"4.

L’amore materno è tenero, affettuoso, si dona senza limiti, ma la caratteristica più importante dell’amore materno è l’essere incondizionato: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai"5. Il Signore ci ama, ci ha insegnato la nostra Madre Speranza, come un Padre e una tenera Madre, e quanto più un figlio è misero spiritualmente, tanto più le premure materne si accentuano e si moltiplicano; e volete che Dio sia meno di una mamma. Un Padre tutto bontà, che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici noi suoi figli, ci cerca, ci segue con amore instancabile, come se lui non potesse esser "felice" in cielo se noi siamo in difficoltà qui su questa terra. Dio ci chiama, ci esorta, ci corregge, ci offre la possibilità di incontrarlo, perché ci ama come la più tenera delle madri, il suo modo di agire nei nostri confronti è molto simile a quello di una mamma umana. Si preoccupa maggiormente per i figli ribelli, quelli che si allontanano da casa, che frequentano cattive compagnie, che non amano i "doveri", ma solo i piaceri. Gesù è per tutti un Padre buono che ci ama con un amore infinito, che non fa distinzioni, anche l’uomo più perverso, il più miserabile e abbandonato è amato da Gesù con tenerezza immensa. Gesù è per lui un Padre e una tenera Madre. L’amore di Dio è delicato come quello di una Madre, Dio ama con la tenerezza di una Madre. Dio ci ama di un amore incondizionato, duraturo e fedele, ti segue, ti difende e ti sostiene come una Madre. Dire, quindi, che Dio è misericordioso significa pensare al grembo materno, come dire che accogliere qualcuno, chiunque egli sia, equivale al gesto della Madre che stringe a sé suo figlio, questo è il rapporto che Dio ha con noi, una relazione di misericordia; un rapporto materno.

È tipico di una Madre avere pazienza, continuare a sperare, prorogare le scadenze, prolungare le attese, concedere nuove opportunità, essere misericordiosa, fare continui e ripetuti sacrifici per non perdere nessuno, lottare con tutte le sue forze e fino allo stremo pur di dare la vita stessa, pur di salvare la persona amata. E’ tipico di una Madre avere la capacità di allargare la mente, in modo tale da non giudicare la storia di nessuno, così come è ancora una caratteristica materna, avere un cuore dilatato che sappia muoversi verso le necessità dei propri figli. Una Madre vive continuamente una disposizione "empatica", un atteggiamento per il quale si soffre vedendo l’altro soffrire, non a livello teorico ma ad uno stadio concreto, personale, sentimentale: è la partecipazione reale dell’affetto e della volontà, per cui mi accorgo e partecipo in modo sensibile a questo bisogno dell’altro.

Quante volte il "fico" della nostra vita sarebbe stato da tagliare se il Signore non ci avesse dato un altro tempo per smuovere il nostro cuore e rivitalizzare le radici. Quante volte, abbiamo detto: "Aspetta", "adesso non posso, abbi pazienza", e il Signore come buon Padre si è seduto e ci ha aspettato lungo il nostro cammino? Il nostro carisma è venuto a rivelarci che, la sottomissione a Dio, non è quella dello schiavo, ma del figlio, del bambino che affida alla mamma le sue preoccupazioni. Dobbiamo fidarci di questo Dio che è tutta misericordia, perché noi gli stiamo davvero a cuore! Come non ripensare, allora, alle mani del Padre raffigurate nel dipinto di Rembrandt del figlio prodigo. Se le si osservano attentamente possiamo notare che non sono uguali, ma sono una maschile ed una femminile.

Partendo da questa esperienza anche la Madre Speranza si è fatta grembo, luogo di incontro, affinché ogni figlio disperso potesse tornare a casa, nel roccolo della misericordia, e contemplare il cuore di un Padre, che non giudica, non tiene in conto, tutto dimentica: "Dobbiamo essere autentiche madri di chi ha bisogno, senza considerare se volutamente si sono cacciati in una situazione dolorosa. Gesù non si comporta così, né per farci del bene considera se gli saremo riconoscenti o meno. Poveri noi se, al momento di crearci, avesse tenuto presente le volte che lo avremmo offeso e le nostre innumerevoli ingratitudini. Egli invece ha rivolto il suo sguardo su di noi solo per colmarci di grazie e amarci con amore infinito"6.

Questo è il nostro carisma, l’aspetto costitutivo dell’Amore Misericordioso: Dio è Padre, ma ci ama come una Madre, è amore gratuito, amore che ci precede sempre, che perdona, che ha fiducia negli uomini. Questa è stata la maternità carismatica della Madre Speranza, vivere fino in fondo la "buona notizia" della misericordia, di un Dio che ha scelto di intervenire nella storia per salvare l’umanità. Un Dio che è un Padre e una tenera Madre, che è misericordia, perdono, tenerezza infinita, che addirittura non può essere felice senza i propri figli, che li cerca con amore instancabile. Se c’è un elemento importante e fondamentale nel carisma fondazionale dell’Amore Misericordioso, è proprio quello della sua dimensione di maternità. L’annunciare al mondo che Dio ci ama, ci cerca, con amore instancabile come un Padre ed una tenera Madre, non significa solo affermare che esiste un nuovo messaggio di Dio che viene alla luce per l’umanità, ma vuol dire anche fare esperienza tangibile che esiste un Dio che vuole la felicità degli uomini e che mobilita tutto e tutti per raggiungere questo scopo. L’amore, quello con l’A maiuscola, è fondato sulla dimenticanza di sé e sul sacrificio, e i figli conserveranno tanto più la loro "riconoscenza", quanto meglio avranno compreso, quello che una Madre, disinteressatamente e con sacrificio ha fatto per loro. Donarsi, vuol dire che la propria vita ha raggiunto un senso profondo; vuol dire che si è importanti non per la fama, ma per il nostro amore, per la nostra dedizione, perché il nostro essere, la nostra interiorità diventa "vita" per altri. Se si vuole bene a un’altra persona è normale che ci si impegni nel sostenerla soprattutto nei momenti più difficili, e senza una mamma siamo davvero "spacciati". La vera preghiera esaudita è la preghiera che ci trasforma, è quella che ci fa entrare nel progetto di Dio, che ci inserisce nella sua azione, forse è preferibile un Dio che ci sorprende ad un Dio che ci accontenta!

Non è forse questo l’Amore Misericordioso?

Questa è l’originalità, l’essenza del nostro carisma. La logica dell’Amore Misericordioso di Dio non è la nostra, non rispetta i nostri parametri. Ciascuno di noi è prezioso, importante, ognuno di noi merita ricerche ostinate, sollecitudini infinite, attese estenuanti, pazienza interminabile, da parte di Dio, perché Egli non si rassegna a stare senza l’uomo, anzi lo ama ancora prima del suo ravvedimento e del suo pentimento. Dio è così. L’Amore Misericordioso è così: vuole amarci, nonostante tutto. Amarci e basta. Un Dio che non ci abbandona mai, così scriveva la Madre Speranza nel suo Diario: "[..].. e che l’uomo più malvagio, il più abbandonato è da Lui amato con immensa tenerezza ed Egli è per lui un padre e una tenera Madre"7. L’amore di Dio per l’uomo, non è un amore qualsiasi: è un amore misericordioso, un amore che "sente" la nostra debolezza e miseria ed opera per toglierla: "Se qualcuno ha avuto la disgrazia di offendere Gesù, non esiti un istante, corra da Lui per chiedergli perdono perché egli l’accolga come Padre buono poiché Egli l’attende con grande trepidazione e tenerezza. Allora vedrete come l’Amore Misericordioso vi stringerà a sé con l’infinita dolcezza del suo cuore e vi meraviglierete di costatare che Egli stesso vi ha attirato a sé proprio quando lo credevate adirato e pronto, con la spada in mano, a vendicarsi delle offese ricevute"8. L’amore in contatto con la miseria umana, diventa misericordioso, come un cuore pieno di tenerezza, come il cuore di una Madre; ed è sempre l’amore del Signore che ci toglie dall’indifferenza e dallo scoraggiamento per inserirci nel suo progetto di salvezza, di un Dio che è presente, che ama, che guarisce e che conforta.

Solo il cuore di una Madre può conoscere certe sofferenze intime, che trafiggono l’anima e portare il consiglio e la sapienza giusta. L’amore più forte è quello di una Madre, che ama tutti i suoi figli; anteponendo la loro salvezza e il loro bene ai propri interessi, e facendo sentire in questo modo quanto sono amati. È compito di una Madre fare in modo che i propri figli camminino su strade buone, perché chi ama, dona sempre le cose più belle e più buone alla persona che ama, chi segue una Madre non andrà mai perduto, camminerà sempre sulla via della salvezza. Una Madre conosce come custodire i propri figli, li difende con la propria vita, mettendo la sua "presenza", tra loro e coloro che gli vogliono fare del male: "Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnelli sul petto e conduce pian piano le pecore madri"9. Andrò in cerca della pecora perduta, e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata.."10.

Qui contempliamo una misericordia senza limiti di Dio. Ognuno di noi, deve fare i conti ogni giorno con le proprie fragilità e i propri limiti, ma possiamo sempre contare sull’amore smisurato di Dio. Possiamo anche sbattere la porta di casa per fuggire alla ricerca di nuove sensazioni, allontanarci, perderci, rimanere schiavi dei nostri stessi sbagli, ma Dio non ci abbandona al nostro destino. Anzi, più prendiamo le distanze da Lui e più ci cerca. Colui che è stato da sempre pensato in termini di onnipotenza e di inavvicinabilità, vive, invece, all’insegna di un amore folle, perché è, prima di tutto e soprattutto, Padre e Madre! Giovanni Paolo I° nell’udienza generale del 6 settembre del 1978 diceva così: "Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio. Quando io dico: Signore io credo; non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma; si crede alla mamma […]

Sembra di sentire le stesse parole della Madre Speranza: "Per quanto piccoli, siamo sufficientemente grandi perché il nostro buon Padre si occupi di noi con la stessa premura come se fossimo soli al mondo. Pertanto, dobbiamo abbandonarci tra le sue braccia come bambini piccoli, cercando di nutrire il nostro spirito con questa considerazione, anzi, verità: Gesù mi ama; mi ha pensato da tutta l’eternità e mi ha amato con amore speciale"11.

Dio mi vuole per me stesso, ha a cuore la singolarità della mia vita e del mio cammino, anche se a me appare poco interessante. Dio ha in mente e ha in mano la mia storia come storia irripetibile, singolarissima, come valore immenso e irrevocabile. Ciascuno di noi deve essere certo di stare nel cuore di Dio. A questa verità noi forse pensiamo poco, e così non diamo importanza a noi stessi, mentre sta proprio qui la fonte della nostra dignità personale e della nostra felicità. L’Amore Misericordioso ha cura di noi, Dio è per noi Padre, ci ha scelti, ci ha pensati dall’eternità, ha chiamato all’esistenza ognuno di noi, per primo ha pronunciato il nostro nome e ha "alitato" il Suo Spirito di vita nelle nostre narici, perché divenissimo Suoi figli, per condividere con Lui la Sua gloria e ricevere in eredità il Suo Regno. Se Dio è accanto a noi, non abbiamo più nulla da temere e se ancora la paura ci assale è perchè non abbiamo ancora capito il Suo infinito amore e lo scopo per cui ci ha creati.

Se così ci ha amati Dio, noi dobbiamo desiderare ardentemente di tornare spesso, sempre in quel "luogo", in quel cuore di Madre, dove Dio sta aspettando gli uomini "…non come un giudice per condannarli e infliggere loro un castigo, ma come un Padre ed una tenera Madre che li ama, che li perdona, che dimentica le offese ricevute e non le tiene in conto…


1 Udienza del 20 Gennaio 1999

2 Udienza dell’8 Settembre 1999

3 Angelus 9 Giugno 2013

4 Diario (1927-1962) (El Pan 18)
5 Is. 49,15-16

6 El Pan 2, n.56.

7 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

8 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

9 Isaia 40,11
10 Ez.34,15-16

11 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2018