pastorale familiare

Marina Berardi

Famiglia, di... Parola!

 

Questo lo slogan scelto per il prossimo Capodanno in Famiglia 2019, giunto ormai ad una tappa significativa: la 24ª edizione! Un evento che ha mosso i primi passi in sordina, mentre si usciva da quell’indimenticabile Messa di mezzanotte presieduta da Padre Arsenio nella Cripta del Santuario, e nato dal semplice desiderio di brindare insieme al nuovo anno. Lo stupendo mosaico che troneggia tutt’ora sull’al­tare della Cripta porta a sentirsi idealmente stretti a Maria Madre di Dio e agli Apostoli nel Cenacolo, partecipando con loro alla gioia e allo stupore a cui apre la novità dello Spirito.

L’iniziativa del Capodanno è andata crescendo soprattutto grazie al passa parola, tanto da dar vita ad una Famiglia di famiglie, tra loro geograficamente distanti ma affettivamente vicine, unite dal desiderio di un cammino di santità, consapevoli che far cordata premia. Famiglie felici di ritrovarsi, anno dopo anno, per riflettere, divertirsi, pregare e vivere momenti di convivialità, in un’esperien­za categoricamente "formato famiglia", dove protagonisti sono soprattutto bambini e ragazzi.

Direi proprio che sono famiglie di parola, al punto da offrire la loro collaborazione per la buona riuscita dell’evento e subito pronte a far sentire a casa "i nuovi". Quel cammino che durante l’anno ognuno percorre in seno alla propria famiglia e realtà parrocchiale, all’interno di un movimento o di un’associa­zione, con l’atteso appuntamento di Collevalenza è destinato a diventare ricchezza comune. Lo scorso anno ci eravamo lasciati con un impegno, VoliAMOalto, e con una certezza, insiemeSÌpuò!

Ora, quasi senza accorgercene, siamo vicini al Natale e all’inizio di un altro anno. Vorrei lasciare a Madre Speranza il compito di prepararci a questi significativi eventi, sicura che le sue parole susciteranno in ciascuno la giusta disposizione interiore. Ho scelto tre testi in cui mi sembra di poter cogliere tre strade che lei concretamente continua ad indicarci: il silenzio, unito al buon uso della lingua; l’abitare la Parola, scoprendone l’inestimabile forza; il rientrare in noi stessi, per fare il bilancio dell’anno trascorso e decidere le scelte future.

Mentre si trovava a Roma, Madre Speranza così scriveva a tutte le sue figlie, le Ancelle del­l’Amore Misericordioso: "Si avvicinano le feste di Natale e vi immagino molto fervorose e impegnate a preparare i vostri cuori per accogliervi il Bambino Gesù. Impegniamoci perché il buon Gesù trovi i nostri cuori sempre accesi dal fuoco dell’amore. Credo che molto vi aiuterà la fedele osservanza del silenzio. Sforziamoci di tenere a freno la lingua, con la quale si offende molto il Buon Gesù...

La lingua è forse il membro più utile e necessario al progresso spirituale, ma è anche il più ribelle e meno facile da controllare e perciò il più pericoloso per la nostra santificazione. Con la lingua possiamo offendere molto Gesù ma dargli anche tantissima soddisfazione. Con essa possiamo aiutare i fratelli o procurare loro gravissimi danni" (Riflessioni, El Pan 9, 192-195).

Come non ripensare alle recentissime parole pronunciate da Papa Francesco durante l’Udienza generale del 14 novembre: "La lingua uccide come un coltello, il chiacchierone è un terrorista, con la sua lingua butta la bomba e se ne va, distrugge la fama altrui e lui se ne va tranquillo". Purtroppo questo accade anche in famiglia, un luogo in cui chi ama e vive l’appartenenza all’altro dovrebbe invece far risaltare i rispettivi doni e aspetti positivi, mostrare il lato buono dell’altro nella consapevolezza che ogni persona è molto di più dei propri errori e delle proprie debolezze: chi ama mantiene il silenzio (cf. AL 113), scusa, non tiene in conto, sprona al bene, come fa Gesù con noi.

La strada è dunque quella dell’interiorità, della frequentazione quotidiana della Parola perché solo da un suo sincero ascolto potranno nascere parole di vita, capaci di aprire uno spiraglio di speranza anche davanti a ferite, difficoltà e fallimenti.

La Parola è l’unica arma di Gesù, che Lui usa per discernere il bene dal male, la verità dall’inganno, per togliere la polvere e svelare le intenzioni dei cuori. La solennità del Natale ci immerge in questo grande mistero: la Parola si fa Carne. Tutta la vita di Gesù parla: con un suo sguardo raggiunge il cuore dell’interlocutore, con i suoi gesti ridona vita, col suo silenzio si ferma davanti alla scelta dell’altro, nell’unico desiderio di condurre l’uomo a scoprire la verità di sé, la sua alta dignità di figlio di Dio e l’universale vocazione all’amore.

Madre Speranza esorta con insistenza a rimanere nella Parola, a lasciarsi abitare da Essa, in una assidua frequentazione, perché questa sia la luce per le parole che pronunciamo, per le più piccole scelte quotidiane e nel discernere la volontà di Dio che si manifesta attraverso le mediazioni umane e gli eventi della vita. La mensa dell’Eucarestia, il talamo della Croce e il libro della Parola sono stati per lei i maestri interiori. In una circolare alla sua Famiglia religiosa, scrive: "Forse ignorate il valore della Parola di Dio? Non conoscete forse la fecondità di questa Parola divina? …Vi supplico, per il Signore, riponete tutta la vostra fiducia e delizia nelle parole di quell’Agnello che è tutto Verità, amore, carità, sapienza e santità" (El Pan 20, 571-572).

È dalla Parola, custodita e interpretata dalla Chiesa, che possono nascere i buoni propositi chiamati a diventare realtà nei gesti ordinari di ogni giorno, forieri, a questo punto, di una forza straordinaria capace di squarciare le tenebre più fitte e soprattutto di incendiare il mondo. A ciascuno di noi è chiesta la disponibilità lasciarsi scandagliare dalla Parola che, una volta accolta, trasforma la nostra vita. Tutto passerà, ma non la Parola di Gesù.

Madre Speranza, infine, era solita esortare i membri della sua Famiglia religiosa a fermarsi e a trovare un tempo per fare "il bilancio dell’anno". Questo, diceva lei, è quanto fa "un bravo commerciante, che ha interesse ad arricchirsi: una volta l’anno esamina come sta il suo capitale, se ha guadagni o perdite, e per questo chiude il negozio. Io l’ho visto da giovane: confrontano i rotoli di stoffa o il genere che hanno venduto con quelli che restano, calcolando così le perdite o i guadagni. E perché? Semplice: se hanno avuto delle perdite per non andare avanti alla cieca e arrivare al fallimento e se invece hanno guadagnato, per vedere come incrementare il guadagno e ingrandire il negozio.

Noi non dobbiamo controllare rotoli di tela, né beni materiali… Raccogliamoci in noi stesse e chiediamo alla ‘pazza di casa’, la mente, come si è comportata?... Quando la mente si acceca, si chiudono gli occhi dello spirito e in tale stato niente più è chiaro. Ecco la causa di tanti giudizi temerari, tante critiche e parole inutili; l’origine di una sì grande rivoluzione e turbamento interiore. Non dico che vi trovate in tale stato, ma vi invito a raccogliervi e a chiedervi: l’anno scorso ho fatto questi propositi…, mi trovavo in quella condizione… quest’anno come mi trovo? Ho migliorato? Ho guadagnato o perduto per la mia vita? Quale carità ho usato col prossimo?…. Come mi sono comportata?" (El Pan 21, 840.1095-1097).

Non ci rimane che fare silenzio, riconoscere le parole inutili disseminate nell’arco dell’anno e quei gesti che hanno demolito piuttosto che edificare la relazione, nell’unico desiderio di ripartire con il piede giusto.

In fondo il decidere di aderire ad un Capodanno alternativo e lo stesso partire da casa è già espressione di una scelta valoriale e della consapevolezza di aver bisogno degli altri ma anche di avere un dono unico e speciale da offrire loro: se stessi e il proprio tempo. Questo è il vero capitale da verificare, custodire, difendere e far fruttare. La Madre invita a fare un bilancio sincero e realistico partendo dall’uso del tempo, dal dono di sé e dall’esercizio della carità, al fine di contenere le eventuali perdite e aumentare i guadagni che, nel nostro caso, sono relazionali. Staccare la spina dalla routine quotidiana aiuta a rientrare in se stessi, a rimanere nella Parola, a incontrare l’altro e a lasciarsi incontrare, a far memoria grata di quanto il Signore ha operato non solo con noi e attraverso di noi, ma nella nostra famiglia.

Vuoi scoprire qual è la parola che Gesù vuole continuare a dire attraverso di te, attraverso la tua famiglia? Vieni, vedi, vivi… e scoprirai di essere, per vocazione, una Famiglia, di... Parola!

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 14 dicembre, 2018