In cammino con il Sinodo dei Giovani

 

7.

Davide profeta
e re d’Israele

                    Sac. Angelo Spilla  

 

Nel documento finale del Sinodo dei vescovi su "I Giovani, la fede e il discernimento vocazionale" si sottolinea l’impegno delle comunità cristiane, perché a partire dalla coscienza battesimale dei propri membri, si sviluppi una cultura vocazionale per la crescita dei giovani:" Significa escludere che essa sia determinata dal destino o frutto del caso, come anche che sia un bene privato da gestire in proprio. Se nel primo caso non c’è vocazione perché non c’è il riconoscimento di una destinazione degna dell’esistenza, nel secondo un essere umano pensato "senza legami" diventa "senza vocazione" (n. 80).

Ecco perché il richiamo alla cultura vocazionale. E guardiamo così le figure bibliche che ci aiutano a capire la loro vocazione per poi confrontarci con la nostra.

Nel proseguire in questo cammino vocazionale ci soffermiamo adesso sulla figura biblica di Davide, profeta, re d’Israele, valoroso guerriero, musicista e poeta; insomma personaggio biblico dai mille volti, peccatore e santo, una delle figure più note dell’Antico Testamento, la cui storia ci viene raccontata nei due libri di Samuele, nel primo libro dei Re e nel primo libro delle Cronache.

Chi è Davide e qual’è la sua vita? Nasce a Betlemme di Efrata, ottavo dei figli di Jesse, "biondo, dagli occhi belli e di piacevole aspetto". Durante la guerra con i Filistei viene introdotto alla corte di Saul perché, grazie alla sua abilità con la cetra, possa con il canto e la musica sollevare la malinconia del re. Se inizialmente Saul si affeziona a Davide, subito dopo gli mostra odio perché intravede in lui il successore al regno e quindi un avversario da eliminare. Ciò che lo rende celebre è quando sconfigge il gigante filisteo Golia, che terrorizzava gli ebrei. È propriamente il giovane Davide che con la sua fionda uccide Golia e acquista una grande popolarità.

Nel 1004 a.C., dopo la morte di Saul, Davide viene unto re della tribù di Giuda e subito dopo anche di tutte le altre tribù, unificando il regno d’Israele.

Regna su Israele per quarant’anni, segnati da guerre e intensa attività religiose e sociali. E’ colui che trasporta l’Arca dell’Alleanza a Gerusalemme, a lui vengono attributi i Salmi, organizza il culto e progetta la costruzione del Tempio, che però non porterà a compimento. Da sconosciuto pastore, insomma, Dio lo chiama per farne il re di Israele e gli promette che dalla sua discendenza sarebbe sorto il Messia (cfr 2 Sam 7,16).

Ma è stato pure colui che ha mandato a morire l’amico Uria per sposare la moglie di lui, Betsabea, commettendo così un peccato gravissimo. Sposato infatti con Micol, si invaghisce di Bethsabea, la moglie di Uria l’Ittita, che fa uccidere per poterne sposare la vedova. Di fronte alle parole aspre di rimprovero che Dio gli rivolge per bocca del profeta Natan, Davide si pente. Il peccato di Davide certo è stato grande e orribile, ma ancor più grande è stata la sua fede che lo ha reso capace di riconoscere la misericordia infinita del Signore e di affidarsi a lui. Se da un lato Davide si scopre peccatore, scopre ancor di più come la sua fede lo rende capace di riconoscere la misericordia e il perdono di Dio.

Papa Francesco commentando questa figura di Davide ha sottolineato: "Davide sa vedere i segni… riconosce quando è il momento della sua umiliazione, è il momento nel quale lui sta pagando la sua colpa, e si affida nelle mani del Signore. Questo è il percorso di Davide, dal momento della corruzione a questo affidamento nelle mani del Signore. E questa è santità. Questa è umiltà" ( 1 Feb. 2016).

Questo è Davide: se da un lato si sente chiamato da Dio e a lui si affida in questa grande missione nel guidare il suo popolo, è anche il peccatore, l’uomo che sperimenta la debolezza quando la superbia lo allontana da Dio. Ma proprio quando riconosce di avere peccato, inizia la nuova conversione: " Ho peccato contro il Signore". È il cammino verso la santità che lo riavvicina ancora di più a Dio.

Qual’é, dunque, il messaggio che Davide offre oggi ai giovani e a noi tutti? La figura di Davide se vogliamo è incantevole. Ci dobbiamo rispecchiare soprattutto in questa sua umiltà dopo avere riconosciuto il grave peccato commesso. Ci è di richiamo perché ci fa comprendere che bisogna percorrere un lungo cammino, attraversare tanti rischi e delusioni per poi divenire miti e misericordiosi, verso se stessi e verso gli altri. Da lui impariamo che nonostante la sua bellicosità è l’uomo che sa instaurare amicizie vere e sa mostrare dei sentimenti; è il combattente che sa anche piangere facendo il lutto per la persona amata; è l’amico che tiene fede al suo amore; è il peccatore che sperimenta la misericordia e il perdono di Dio; è l’uomo che sovrastima se stesso ma si rivolge sempre a Dio e a lui chiede consiglio; è colui che perdona i suoi persecutori; colui che mostra amore e osservanza alla legge scritta da Mosè e zelo per il culto e la gloria di Dio. E’ colui che sa che l’intelletto da solo non è in grado di risolvere tutto e quindi attinge a un’altra fonte per assumersi le responsabilità che la missione comporta.

Ma soprattutto Davide ci dà l’esempio di chi sa offrire al Signore ciò che più Egli desidera: un cuore contrito che riponga in lui la propria fiducia, consapevole delle proprie debolezze.

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ultimo aggiornamento 12 marzo, 2019