studi

P. Aurelio Pérez, fam

I tratti materni di
Madre Speranza

(seguito)

 

I tratti dell’amore materno testimoniati e consigliati dalla Madre

Mi sembra utile presentare, in questa terza parte, un accenno ai tratti dell’amore materno di Madre Speranza come appaiono nei tanti suoi scritti, attraverso i quali lei si faceva premura di trasmettere ciò che aveva capito dal Signore e che formava parte della sua ricchissima esperienza di madre e maestra di vita. È significativo che tutta una serie di scritti della Madre abbiano una connotazione pedagogico-istruttiva e appaiano nelle nostre raccolte come "Consigli pratici", "Esortazioni", Lettere personali e Circolari, ecc.

In proposito raccolgo l’annotazione di padre Alfonso Mariani uno dei nostri fam della prima ora: "Notevole è il libro diretto ai Superiori. In esso inculcava loro la maternità. Lei non voleva essere chiamata Madre Generale ma soltanto Madre"1.

 

Con discrezione

Inizio dai consigli della Madre su un atteggiamento che mi sembra significativo, anche se in tempi di malintesa trasparenza può sembrare fuori moda: la discrezione. Una vera madre sa essere discreta, non va a raccontare le cose in giro, sa quando è il momento di parlare e quello di tacere, e anche a chi dire le cose.

Così scriveva in una lettera personale a una vicaria generale:

"Sé muy solícita y con amor maternal, cuida de las almas a ti confiadas, tanto de hermanas como de los acogidos. Ten corazón maternal para las enfermas, así del cuerpo como del espíritu, no comuniques los defectos de ellas a nadie fuera de tus Superiores mayores, y siempre para que pongan remedio y jamás para que sean maltratadas o sacadas de la casa religiosa a donde Jesús las llamó, y si está en ti por tu cargo de Vicaria General el corregirlas o sacarlas de la Congregación, piensa antes de obrar, cómo lo haría Jesús, no obres por compasión o precipitación, y mucho menos por venganza ni despecho"2.

 

Con coerenza e rettitudine

Uno dei detti tipici della Madre era: "Più con i fatti che con le parole". E questo è un atteggiamento che, non solo lei ha cercato di vivere, ma sul quale ha insistito a più riprese nelle sue esortazioni a tutti, in particolare a chi ha compiti di responsabilità. Nella stessa lettera che citavo sopra scrive:

"Vigila para que la mala cizaña no mate la buena semilla, prepara bien los corazones, para que el riego de las gracias divinas, que nunca les faltan, penetren bien en ellos, siembra en las hijas y acogidos, las semillas de la humildad, amor a Dios, caridad, abnegación, paciencia y mansedumbre, etc. y no hagas jamás delante de ellos, lo que no deben copiar"3.

 

Con mitezza affabile e condiscendente

Il tratto della mitezza è uno di quelli sui quali la Madre insiste particolarmente, e mi chiedo il perché. Una risposta che mi viene è questa: la Madre aveva di suo un temperamento molto forte e deciso, lo riconosce lei stessa. Potremmo dire che assomigliava più ai figli del tuono che al Maestro mite e umile di cuore. E possiamo immaginare quanto lavoro ha dovuto fare su se stessa per arrivare alla mitezza affabile e condiscendente di cui tanto parla nei suoi saggi consigli4.

Da chi ha imparato Madre Speranza questa mitezza? Ce lo dice lei stessa:

Così si manifesta la commovente bontà e dolcezza del buon Gesù, il quale con incredibile mansuetudine accoglie al suo fianco il discepolo indegno, gli dà mille manifestazioni di amore e lo tratta con tale delicata tenerezza, che neppure i più vicini sospettano l’orrenda trama5.

 

Con umiltà e pazienza

Quanto ci sarebbe da dire e riflettere su questo atteggiamento base dell’umiltà che genera la pazienza con se stessi e con gli altri. Senza di esse non è possibile la mitezza di cui abbiamo parlato, e non è possibile nessun’altra virtù. Solo un accenno da una delle Circolari:

 

"L’ autentica madre abbraccia tutto, si preoccupa di tutto, vigila e si consuma per le anime delle figlie e dei ricoverati, fortificandoli con l’amore di Gesù. Sa bene che la dignità ricevuta col suo incarico non la trasforma in nuova creatura per cui non smette di essere miserevole, capace di commettere, se Gesù non la sostiene, i peggiori errori; proprio per questo non si scandalizza dei difetti delle figlie"6

 

Con gratuità

La tendenza naturale condiziona spesso le relazioni con una logica dettata dall’interesse, che risponde alla domanda: che vantaggio ottengo da questa relazione, da questo gesto? L’amore di una vera madre sa andare oltre questa logica e obbedisce alla legge della gratuità, che spesso oggi sembra anch’essa fuori moda. È interessante dove M. Speranza trova il fondamento della gratuità dell’amore:

"Dobbiamo essere autentiche madri di chi ha bisogno, senza considerare se volutamente si sono cacciati in una situazione dolorosa. Gesù non si comporta così, né per farci del bene considera se gli saremo riconoscenti o meno. Poveri noi se, al momento di crearci, avesse tenuto presente le volte che lo avremmo offeso e le nostre innumerevoli ingratitudini. Egli invece ha rivolto il suo sguardo su di noi solo per colmarci di grazie e amarci con amore infinito"7.

 

Senza fare differenze ma con un’attenzione particolare al figlio più debole

La gratuità nell’amore pone anche il problema dei rapporti preferenziali, e anche in questo caso troviamo dei tratti molto significativi nell’esperienza e nell’insegnamento di M. Speranza:

 

Mi perdoni, padre, e non si stanchi di aiutarmi nonostante la mia malvagità e sfrontatezza per pensare queste cose nei suoi riguardi ed applichi a me un po’ di quello che il buon Gesù mi ha chiesto di rivelare a tutti, ossia: "che Egli ama ogni uomo allo stesso modo e se c’è qualche preferenza è per quanti, schiacciati dalle proprie miserie, si sforzano e lottano per essere come Lui vuole e che l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Dio con una infinita tenerezza"8.

 

"Siate Madri, tenendo in conto che il cuore della Madre s’inchina più facilmente verso il figlio più inutile e disgraziato; per lui sono quasi sempre le più grandi dimostrazioni di sincero affetto e sollecitudine"9.

 

Siate molto caritatevoli con tutte, non fate distinzioni tra le une e le altre, trattate tutte con tenerezza materna. "Forse non posso provare dentro di me più amore per una consorella che si comporta bene, che per un’altra meno osservante?". Si, figlia, il cuore ci porta sempre ad amare la figlia più obbediente, sottomessa, lavoratrice e sempre preoccupata della sua santificazione, e non quella che è un po’ discola, forte di carattere che ti causa un dispiacere dietro l’altro... In questo caso devi abbracciare la croce e, come se fosse veramente tua figlia, chiedi continuamente al Signore: Signore, aiuta questa figlia ad essere più obbediente, fa’ che non sia troppo sfacciata e che accetti le cose che le si dicono; che riconosca la superbia che la domina e si santifichi10.

 

Con vigile attenzione e senso di responsabilità

Un tratto che non può assolutamente mancare in una vera madre è quello della responsabilità e attenzione vigile. Gesù stesso sottolinea questo tratto quando parla dell’amministratore fedele e saggio che il Signore pone a capo della sua casa. Non si tratta di essere diffidenti o peggio ancora, di affanno ossessivo per il controllo delle persone, ma di "attenzione materna"11 e di senso della propria responsabilità.

"La Superiora, figlie mie, deve stare continuamente vigilando per allontanare dalle figlie il male e tutto ciò che potrebbe essere nocivo sia per le singole religiose che per la comunità, per poter meglio aiutare le figlie a restare nell’obbligo, nello spirito e nel fine della loro vocazione.

Ogni Superiora consideri queste parole come dette solo a lei: «Abbi cura di questa figlia; se te la lasci sfuggire, la tua vita ne risponderà per la sua"12.

 

Con capacità di "correggere"

Fa parte del senso di responsabilità e vigilanza la vera capacità di correggere. Una delle ambiguità di una falsa pedagogia è credere che la natura umana da sola è automaticamente buona... e non ha bisogno di "correzioni", ma solo di "gratificazioni". Questa ingenuità non fa bene ma illude e inganna. Il "mito del buon selvaggio" di rousseana memoria è un simbolo di questa falsa percezione. Sicuramente tale accentuazione parziale si giustifica, spesso, con il ricorso alle tante esperienze, estremamente negative, di un autoritarismo violento e irrispettoso che schiaccia la persona.

Tra questi due estremi del permissivismo e dell’autoritarismo si colloca la vera "correzione", che parte da valori oggettivi (Vangelo, Magistero autentico della Chiesa, Costituzioni...) e ad essi fa riferimento.

"È obbligo della superiora anche correggere e castigare - però sempre con benevolenza e carità - le mancanze e i difetti delle figlie, essendo più forte e dura nel correggere e castigare quelle che violano abitualmente le Costituzioni e quelle che promuovono abusi e scandali"13.

"Mi procurerebbe una grande pena vedere tra le mie figlie superiore e non madri piene di bontà, che si fossero dimenticate che il dovere di una Madre è quello di correggere e, se è necessario, anche castigare, però sempre mitigando il rigore con la bontà, imitando il Nostro Buon padre. Tenete presente, figlie mie, questi proverbi: la Madre che non castiga i suoi figli non li ama; quella che veramente li ama non li abbandona un momento"14.

 

Integrando gli opposti: bontà e fermezza

Non ci è facile questa integrazione di atteggiamenti che possono sembrare opposti. Madre Speranza li descrive così: bontà e fermezza, dolcezza e tatto… Lei stessa sentiva un grande bisogno di integrarli nella sua vita, perché non le risultava facile (come a noi!) e per questo pregava così:

 

"Gesù miodammi forza nella lotta, fermezza di decisione e una carità ardente, insieme ad una tenerezza materna"15.

 

"Solo Tu, Gesù, sai quanto soffro sentendo dire al padre che non è disposto ad andare in seminario, che piuttosto chiederà al Vescovo la dispensa dei suoi voti! Gesù mio, aiutalo e fa’ che il mio temperamento si adatti con facilità al carattere degli altri; infondi sul mio temperamento un insieme di dolcezza, fortezza e tatto, di cui ho tanto bisogno, in questi difficili momenti, per compiere fedelmente la tua divina volontà e comportarmi da vera Madre con questo padre avvilito"16.

 

Nell’esperienza di uno dei nostri padri della prima ora possiamo trovare i tratti di un amore vero che non coccola ma stimola:

"Ho percepito che mi voleva bene, ma che non mi coccolava. Il suo amore era molto esigente e stimolante. La sua vicinanza mi parlava di Dio e mi stimolava a un cammino di virtù, molto di più di tante prediche. Io sarei tentato di dire di aver toccato con mano e di aver capito dalla Madre l’atteggiamento di Dio con i peccatori. Non mi sono mai sentito, purtroppo, un buon religioso; ma nello stesso tempo non mi sono mai sentito a disagio accanto alla Madre. Quante volte mi sono avvicinato alla Madre con una certa intranquillità perché la coscienza mi rimproverava errori piccoli e grandi e quante volte, prima di andare dalla Madre, ho vissuto momenti di "paura" per quello che mi avrebbe potuto dire se avesse potuto leggere nella mia anima! Ma quante volte, proprio in quelle occasioni, l’ho trovata "materna" e accogliente più che mai! Ho pensato a Gesù che accoglieva i peccatori, che era venuto per i malati e non per i sani, ho pensato a Gesù che "raddoppia il Suo amore misericordioso in misura di quanto l’uomo più pecca"17.

 

Anche un altro testimone, P. Elio Bastiani, sottolinea la stessa cosa:

 

"L’amore della Madre era un vero amore, con la ricchezza e la delicatezza dell’amore umano, materno e fraterno ma anche esigente e forte come quello divino. Lei dava l’esempio ed invitava alla sequela con mete sempre più alte. Cercava di entusiasmare sulla via della donazione e dell’amore i suoi figli e le sue figlie. Il suo rapporto era molto affettuoso con tutti e molto rispettoso, ma non voleva essere ingannata, né era ingenua, anzi piuttosto sveglia e sapeva discernere e capire. Una volta vista la verità agiva anche con fermezza e di conseguenza, sempre senza ledere i diritti degli altri, anzi piuttosto abbondando con i più bisognosi"18.

 

Con gratitudine

Anche la capacità di essere grati è un tratto squisito della vera maternità.

Una madre non è solo quella che dà tutto, e magari lo fa pesare ("ho fatto tanto per te e tu guarda come mi ripaghi!": attenzione a certe forme di vittimismo che nascondono sottili ricatti affettivi!), ma quella che sa riconoscere anche ciò che riceve dai figli e ne è grata. E questo tratto è anche fonte di grande gioia e genera fiducia. Anche qui solo un accenno in una circolare:

 

Care figlie, dopo lungo tempo di dispiacere per non potervi scrivere ho avuto la grande gioia di ricevere le vostre lettere e ho saputo come state dalle quattro figlie che sono venute qui. Di questo ho ringraziato tanto il buon Gesù. I regali inviati a questa santa casa, a vostra madre, consorelle e bambine, mi hanno riempito di gioia e mi hanno anche fatto versare molte lacrime pensando alla tenerezza, al sacrificio e all’entusiasmo col quale li avete preparati. Dio vi ricompensi, figlie mie! Egli accolga in riparazione delle offese degli uomini il mio dolore, la mia sofferenza e il vostro sacrificio; vi siete sicuramente private perfino del necessario, per inviarlo a questa casa19.

 

Con perseveranza e fedeltà

Una testimonianza di Fr. Ennio Fierro, uno dei primi FAM, ci aiuta a considerare tutte le caratteristiche che stiamo accennando in una specie di sintesi, la maternità, che non è atteggiamento passeggero ma stile di vita permanente e fedele, in ogni circostanza. La perseveranza preserva dall’incostanza le tante esperienze umane, anche le più sublimi, soggette al logorio del tempo e degli eventi:

 

"Volendo fare una visione globale della vita della serva di Dio, credo di dover dire che tutti i suoi atti sono incentrati nella sua maternità: in questa sua caratteristica, riconosciutale da tutti e fra gli altri dal Card. Ugo Poletti, nel discorso che ebbe a tenere in occasione di una celebrazione Eucaristica tenuta il 30.9.1959, sono contenute tutte le virtù. Una Madre è amore, è perdono, è prudenza, è sacrificio, è umiltà, è temperanza. E tutte queste virtù in una Madre non sono soggette ad alti e bassi, ma sono costanti come lo sono state in tutta la vita della serva di Dio"20.

 

Appendice: una madre per i sacerdoti

Un capitolo a sé richiederebbe la trattazione della maternità di Madre Speranza verso i sacerdoti. Faccio solo un accenno anche a questo proposito, perché è una storia che nella vita di M. Speranza viene da lontano e guarda lontano:

 

"Gesù mio, oggi, giovedì santo, rinnovo l’offerta fatta al mio Dio nel 1927, quale vittima per i poveri sacerdoti che si allontanano da Lui o lo offendono gravemente. Ti chiedo, Gesù mio, di non lasciarmi un solo istante senza sofferenze o tribolazioni e di fare che la mia vita sia un martirio continuo, lento ma doloroso, in riparazione delle offese di queste povere anime e per ottenere loro la grazia del pentimento. Gesù mio, il mio desiderio sia solo quello di patire costantemente a imitazione tua, che volesti essere battezzato con il terribile e doloroso battesimo della tua passione"21.

 

Racconta P. Elio Bastiani: "L’offerta di tutto se stessi per i sacerdoti e l’azione primaria come scopo principale della famiglia religiosa era l’argomento ordinario delle nostre familiari conversazioni con la Madre: da qui "l’unione del clero diocesano con i religiosi". Subito lei cominciò con ritiri e gli esercizi spirituali per sacerdoti a Collevalenza. Ricordo ancora la meraviglia dei paesani nel vedere tanti preti e la meraviglia e la gioia di tanti preti nel ritrovarsi insieme. Il tutto voleva si facesse senza alcun compenso economico…" il sacerdote ha bisogno di case aperte ed accoglienti per ristabilirsi, riposarsi e ritemprare lo spirito in un clima di famiglia e di pace"22.

 

Qui ha la sua radice la missione prioritaria che la Madre ha affidato alla Congregazione dei suoi Figli verso i sacerdoti diocesani, che devono trovare in noi la loro famiglia:

"Tratteranno i sacerdoti con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio o timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità e infondendo in essi confidenza nell’Amore Misericordioso che tanto ha fatto e fa per gli uomini, avendo compassione delle loro miserie"23.

 

Una missione così attuale, alla luce dei problemi che la Chiesa sta vivendo, che faceva esclamare alcuni anni fa a P. Gino Capponi:

"La malinconia mi viene perché mi domando se c’è qualcuno che pensa a loro [ai sacerdoti diocesani]. Figli della Madre Speranza, fatevi avanti; questi sono i preti bisognosi ai quali vi manda la Madre"24.


1 Testimonianza per la Causa di Canonizzazione 75/12

2 El pan 19, Cart 124, Cartas personales, 1459.

3 Ib.

4 Cf El pan 12, 115 Para que aprendan a ser padres (1953), 53ss; 87.

5 Letture per Esercizi Spirituali: La Passione (1943) (El Pan 7), 188.

Mi ha colpito, in proposito, un’esperienza che Papa Francesco racconta al suo ritorno dal recente viaggio in Macedonia:

«... un’esperienza limite che mi ha toccato profondamente in questo viaggio, nel memoriale di Madre Teresa a Skopje, è stata la mitezza delle suore. C’erano tanti poveri, e vedere queste suore che li curavano senza paternalismo, la loro capacità di carezzare, la tenerezza… Oggi noi siamo abituati a insultarci, un politico insulta l’altro, un vicino insulta l’altro, anche nelle famiglie si insultano tra loro. Io non oso dire che c’è una cultura dell’insulto ma l’insulto è un’arma che abbiamo in mano, anche lo sparlare degli altri, la calunnia, la diffamazione… Ecco, vedere queste suore che guardavano ogni persona come fosse Gesù mi ha colpito. Mi ha fatto sentire la Chiesa madre. Mi ha colpito un ragazzo che mi è stato presentato. Una suora mi ha detto: “Beve troppo”. L’ha detto con la tenerezza di una mamma. Una delle cose più belle è trovare la maternità della Chiesa e oggi l’ho sentita lì…».

6 Madre Speranza, El Pan 20, Circ. 28 del 1935.

7 El Pan 2, n. 56.

8 Diario (1927-1962) (El Pan 18), 19.

9 Circulares p.131

10 Esortazioni (1959-1971) (El Pan 21), 754.

11 “con attenzione materna e con perseveranza segue le figlie e vigila su di loro accorgendosi anche dei minimi dettagli nel loro comportamento.” (Ib.)

12 El Pan 11, 11-12.

13 El Pan 11, 15.

14 Ib.

15 Diario (1927-1962) (El Pan 18), 652.

16 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

17 Testimonianze Processo di Beatificazione, teste 8 p. 632.

18 Testimonianza per la Causa di Canonizzazione, teste 93-94/3.

19 Circolari (1934-1970) (El Pan 20), 276.

20 Testimonianze Processo di Beatificazione, teste 130-132/51.

21 Diario (1927-1962) (El Pan 18).

22 50° Fondazione dei Fam – testimonianza di P. Elio Bastiani.

23 Libro delle usanze dei Figli dell’Amore Misericordioso.

24 50° di fondazione dei FAM – Ricordando Padre Gino.

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ultimo aggiornamento 09 luglio, 2019