dagli scritti di madre speranza |
a cura di P. Mario Gialletti fam |
Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza
È in corso il Processo canonico per la sua
canonizzazione; Questa rubrica continuerà ad accogliere un brano tratto dagli scritti della Madre, al quale farà seguito la testimonianza di persone che hanno conosciuto o vissuto con la Madre. |
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... quest’anima arriva a sentirsi rivestita della bontà, dell’amore e della misericordia di Gesù ...
La Madre negli scritti
Man mano che l’anima progredisce nella conoscenza e nell’amore di Gesù, la sua vita si semplifica ed anche la sua contemplazione che diventa via via più semplice, più elevata, più perfetta, dal momento che l’unico suo oggetto è Dio, la sua bontà, la sua misericordia e la sua carità verso chi lo ha offeso. Quest’anima arriva a sentirsi rivestita della bontà, dell’amore e della misericordia di Gesù; le sembra di essere un abisso senza fondo, capace di assumere e annientare tutte le malvagità dei fratelli. Ed è veramente così, perché l’anima si eleva verso Gesù implorando il perdono e la misericordia per i poveri peccatori ed Egli non glielo può negare; anzi, al contrario, si compiace di concederle quanto gli chiede in loro favore. (El Pan 2, 73).
Allontaniamo dalla nostra vita la tristezza. Questo non vuol dire che non debbano rattristarci i nostri peccati. Il peccato deve farci soffrire molto perché offende Gesù. Dobbiamo odiarlo e detestarlo, ma senza abbandonarci alla tristezza e allo scoraggiamento, dato che l’offeso è nostro Padre e il suo Cuore Misericordioso ci perdona e ci ama.
Ben sappiamo di essere pieni di miserie, tuttavia dobbiamo nutrire grandi aspirazioni. Presentiamoci a Gesù così come ci troviamo, con fiducia e amore, con peccati o senza, fervorosi o tiepidi, entusiasti o avviliti, persuasi che se ci presentiamo con umiltà e amore, saremo sempre rinnovati. Il demonio sa molto bene che perde tempo con un’anima che ama Gesù, che confida in Lui e a Lui ricorre anche in mezzo alle proprie debolezze, senza abbandonarsi alla tristezza e alla malinconia. Per questo cerca con tutti i mezzi di farla cadere nello scoraggiamento.
Dobbiamo anche ricordare che quando un religioso non s’impegna a frenare le proprie passioni, ne diventa schiavo. Non è più schiavo dell’Amore Misericordioso, perché le passioni diventano padrone della sua povera anima. Ricordiamoci che amare è volere. Io non vorrei vedervi tristi, irritati e disgustati. Vorrei vedervi felici e lo sarete se sarete angeli di pace; cioè portatori di pace. Per questo credo infatti che non basti essere pazienti e tranquilli, ma è necessario che la pace regni attorno a noi; è necessario vivere, con ogni mezzo, in pace con tutti e che tutti vivano in pace con noi.
Ricordiamo che la prova più certa di un’anima consacrata all’Amore divino è la rinuncia a se stessa. L’amore è attivo ed è sempre pronto a fare tutto ciò che ritiene gradito all’Amato. Questi desidera che il nostro comportamento, i gesti, il parlare, il tratto, la purezza e la carità siano un modello che tutti possano vedere e imitare. Non dimentichiamo che il distintivo della persona consacrata all’Amore Misericordioso deve essere la carità e sappiamo che la carità è paziente, non è invidiosa, non agisce sconsideratamente, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non pensa male e si sacrifica per tutti.
Credo che Gesù ami in modo particolare le anime forti, virili, valorose, risolute, generose, dimentiche di sé, ardentemente desiderose di compiere il bene per i fratelli, raggiungere la propria perfezione, soffrire, vivere con entusiasmo crocifissi con Gesù per amore dei fratelli. Quando Gesù trova un’anima simile, le va incontro e l’accoglie perché lo segua nel cammino regale della croce. Gesù non la abbandona, anzi si colloca nel più intimo della sua anima, da dove contempla la lotta, e gioisce nel vedere quelle sofferenze, quel martirio che gli danno tanta gloria, e procurano tanto bene all’anima stessa e ai suoi fratelli. (El Pan 2, 100-104).
La Madre nella vita
Gesù nel povero
Quattro porzioni … per tre persone
Padre Alfredo Di Penta fam - Testimonianza giurata 54-55/4
Nel giugno del 1950 la Madre si ammalò gravemente. Fui chiamato alle 4 del mattino e pensai che la Madre fosse morta. Trovai invece che non era successo niente e che era desiderosa di andare a Campobasso dove io avevo una casa in campagna e dove la Madre avrebbe potuto riposare. In precedenza gliene avevo parlato. Partimmo in macchina verso le 5 del mattino. Durante il viaggio ci fermammo a Ceprano nel convento dei carmelitani per la Santa Messa. Durante la Santa Messa vedevo che la Madre si attaccava al banco tanto che io pensai che si sentisse male. Subito dopo la Comunione la Madre uscì fuori della Chiesa seguita dalla Segretaria, Madre María Esperanza Pérez del Molino. Alla fine della Santa Messa uscii anche io insieme agli altri pochi fedeli. Vedemmo la Madre sollevata da terra di circa 20 cm, assorta in estasi mentre lodava il Signore, la sua Provvidenza e specialmente la bellezza del creato. La gente meravigliata ci domandava: "Ma che è santa?" mandandole dei baci con la mano come si usa in Ciociaria. Nell’andarsene dicevano: "Beati voi!"
Verso le 11 la Madre tirò fuori le provviste per un pranzo al sacco da consumare all’aperto all’ombra di una pianta. Con meraviglia notai che aveva fatto quattro porzioni, mentre noi eravamo in tre. Alla mia domanda di spiegazioni disse: "E già, Lui non mangia". Poco dopo passò un povero e ben volentieri la Madre gli diede la 4ª porzione che aveva riservata per Gesù.
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ultimo aggiornamento
15 ottobre, 2019