Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù

 

9 febbraio 2020

Conferenza del Card.

FRANCESCO MONTENEGRO,

Arcivescovo di Agrigento

Affronterò il tema dei migranti, proponendovi spunti che sono frutto della mia esperienza di Vescovo di Lampedusa.

 

Inizio affermando che sono tanti i "fantasmi", e i luoghi comuni da cancellare attinenti al mondo dell’immigrazione. Gli esperti, al contrario di certi politici, dicono che non è in corso alcuna invasione e che sbarchi e immigrazione sono due realtà diverse. Per esempio, il tema della cittadinanza per i figli di genitori immigrati cresciuti in Italia non ha niente a che vedere con gli sbarchi. Semmai dobbiamo convincerci, dice Maurizio Ambrosini, che gli italiani domani non saranno più come sono ora. Saranno con la pelle scura, gli occhi a mandorla, il velo, di varie religioni. Questo cambiamento è già iniziato.

Gli sbarchi ci ricordano che il Mediterraneo, grande mare che bagna tre continenti, è diventato un cimitero liquido (più di 60.000 morti …). Se è vero che "l’uomo è quell’animale che seppellisce i propri morti" (Thomas), essersi abituati alla morte dei migranti e lasciarli lungo il deserto o in fondo al mare è rischiare di dimenticare la nostra umanità. Nel mare ‘nostro’ o ‘mostro’ avvengono fatti impensabili. Oggi a un naufrago è impedito approdare, gli si chiudono i porti. Oggi si muore perché nessuno deve salvarli e, se salvati, non possono sbarcare: i migranti sono soltanto degli scarti che il mondo ricco rifiuta.

Consigliamo loro di tornarsene a casa, dichiarandoci disponibili ad aiutarli, ma lo facciamo solo a parole. Chi è stato ad aver fatto della loro terra degli inferni? Non siamo noi i predatori e i colonizzatori dell’Africa? 30/40 anni fa li abbiamo definiti paesi in via di sviluppo, oggi, nonostante il declamato impegno, continuano a essere in via di sviluppo … non riescono cioè a svilupparsi. La colpa di chi è?

Il Mediterraneo è come se tagliasse il mondo in due. Su di esso galleggiano sia la speranza di uomini che vogliono vedere spuntare il sole dopo le lunghe notti nel mare e sia la paura della gente civile che non li vuole. Probabilmente non li vogliamo perché temiamo che nel continente africano possano nascere governi non più disponibili a svendere ai paesi ricchi le proprie materie prime; o che un’Africa nuova e giovane possa offuscare il nostro vecchio continente. Basta ricordare cosa pensavamo dell’India e della Cina, per noi erano soltanto
di ‘poveracci’, oggi li scopriamo in prima fila nel mondo dell’elettronica, della scienza ...

Nel mezzo del Mediterraneo ci sono due isole: Linosa e Lampedusa. Il nome Lampedusa ha un doppio significato, letto alla latina significa faro (lampas: fiaccola), alla greca pietra d’inciampo (greco lèpas: scoglio), quest’isola è scandalo ma anche storia nuova. È’ l’isola delle contraddizioni. È’ il mondo in piccolo. Chi la abita vuole scappare verso il Nord civile e progredito, mentre chi vi arriva dal continente africano la considera il nuovo desiderato Nord.

Perché scappano? La risposta potremmo trovarla nel fatto che il FMI definisca esuberi circa 1 miliardo e 300 milioni di uomini e donne. Che un nordamericano utilizza in media 600 litri d’acqua al giorno mentre un africano 30. Che metà della popolazione mondiale, cioè circa 3 miliardi di persone, ha a disposizione meno di 2 dollari al giorno. Fra loro, 1,2 miliardi meno di 1 dollaro al giorno. Che ciò che mangia 1 americano lo mangiano 3 italiani e quello che mangiano 3 italiani, lo mangiano 1000 africani. Significa che 1 mangia per 1000.

 

Per una parte dei migranti il viaggio è l’inizio di una storia nuova che li porterà alla terra promessa. Per l’altra è la conclusione tragica di fatiche e sogni. A sud delle due isole c’è un forte desiderio di libertà, di vita diversa, di riconoscimento dei propri diritti, a nord al contrario c’è una politica scandalosa, preoccupata del guadagno e poggiata su una costruita paura.

La migrazione, intesa come mobilità che permette l’incontro tra persone e popoli, è uno dei fenomeni più importanti e gravi del nostro tempo. È’ un fenomeno complesso, difficile da regolare e in continuo aumento. Quella del Mediterraneo infatti non è l’unica strada percorsa dai migranti. Nel mondo si spostano circa 257.715.425 (3,4%) milioni di uomini (alcuni lo chiamano sesto continente). Quando sono i popoli a spostarsi nulla resta più come prima sul piano culturale, politico, economico, religioso. È la storia che sta cambiando.

Però, secondo me, il vero "male" non sono le migrazioni, esse sono la conseguenza di una grave patologia, quella dell’ingiustizia sociale che riguarda il mondo, e sono anche la denuncia di un Occidente che nonostante si consideri il fulcro della civiltà … in realtà dimostra che va sfaldandosi. La globalizzazione ha portato lo scambio di capitali finanziari, di merci, di tecnologia, ma ha regalato anche le migrazioni.

Le migrazioni denunciano il problema dei diritti umani, e insieme l’urgenza di dare la giusta attenzione alle povertà presenti nel mondo, perché le situazioni di povertà e illega­lità, alimentano le mafie e la corruzione. Attorno al pianeta migrazioni orbitano tanti problemi: minori non accompagnati, prostituzione, disturbi psichici nel mondo adolescenziale e adulto, soprattutto femminile; aborti delle donne straniere; scolastico dei bambini stranieri …

 

Ciò che vi leggo è quanto è stato scritto sui migranti: "Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni, diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".

Sono parole del 1912 che parlano degli emigranti italiani

 

Della situazione attuale la responsabilità è anche dell’Italia e dell’Europa. Stiamo scoprendo un’Europa divisa, ripiegata su sè stessa, impaurita, non preoccupata del suo futuro, eppure è già multirazziale, multiculturale e multietnica.

Integrazione non significa fare diventare l’altro come noi, ma scoprire ciò che ci accomuna per gestire insieme il nuovo. Globalizzazione poi non significa uniformazione ma fusione di popolazioni, di beni, di culture.

Le migrazioni non diminuiranno. Il vento nessuno può fermarlo. Progettare una politica «per» gli immigrati è capire quale futuro vogliamo e se intendiamo costruire l’inte­grazione sociale. Le migrazioni, come dice Kurt Koch, sono la cartina di tornasole che rivela la civiltà di una società e la cattolicità della Chiesa. Solo se viviamo questo tempo come tempo di «sfida e di novità», c’è la possibilità di un futuro nuovo.

Mi piace leggervi quanto scrive Eduardo Galeano: «Puntiamo lo sguardo oltre, per indovinare un altro mondo possibile: l’aria sarà pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umane passioni; la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungerà il delitto di stupidità che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare, invece di vivere per vivere…; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, nè paragoneranno la qualità della vita alla quantità delle cose; … i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; … il mondo non sarà più in guerra contro i poveri, ma contro la povertà; il cibo non sarà una mercanzia, perché è diritto umano; nessuno morirà di fame, perché nessuno morirà d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come spazzatura, perché non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi non saranno trattati come fossero denaro, perché non ci saranno bambini ricchi; … la giustizia e la libertà, gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; la perfezione continuerà ad essere il noioso privilegio degli dei; però, in questo mondo semplice ogni notte sarà vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo».

Forse occorrono sognatori, non solo tecnici. "Se un uomo sogna da solo, il sogno resta un sogno, ma quando tanti uomini sognano la stessa cosa il sogno diventa realtà" (Camara). Ci vuole gente nuova che sappia sognare, guardare lontano convinta che il futuro comincia già da adesso. Persone nuove che già si sentono cittadini del mondo. Che contrastano la globalizzazione dell’indifferenza con quella della solidarietà che guarda al "bene comune", all’economia di solidarietà per uno sviluppo equo e compatibile. Persone nuove che rifiutano di pensare il migrante come appartenente a un mondo inferiore, ma come uomo, con una sua storia e una sua dignità.

I migranti hanno messo a nudo ciò che siamo. Ci hanno tolto la maschera e noi abbiamo scoperto i nostri volti impauriti. Hanno messo in discussione anche la nostra fede. Eppure, se sono atletici e muscolosi, bravi a giocare a pallone o a cantare li accogliamo senza battere ciglio. Ne facciamo addirittura oggetti di culto. Siamo un popolo di razzisti? Forse, anzi si. E poi quella che noi chiamiamo integrazione è soltanto tolleranza! Abbiamo dimenticato i cartelli appesi alle porte del nord, dei tedeschi e degli svizzeri: "Divieto di ingresso ai cani e agli italiani".

Non esiste più "la cultura" occidentale, che stabi­lisce la civiltà o l’inciviltà degli uomini nella misura in cui assomigliano a noi. È’ vero che l’occidente ha prodotto risultati che sono patrimonio dell’intera umanità, ma è anche vero che non ha sempre gestito con giustizia l’economia o ha sostenuto volutamente economie fragili.

Le multinazionali creano schiavi af­famati, denu­triti e sempre più agguerriti. Il grido dalla valle del Nilo non si è spento ma continua nelle molte tragedie di genocidi, guerre, di­sastri ecologici, provocati dalle mani dell’uomo. Il mondo globalizzato crea i Lazzaro di oggi, li coltiva, ma poi li nasconde. Cresce la società dell’insicurezza, ‘composta da due grandi classi: da coloro che hanno più pranzi che appetito, e coloro che hanno più appetito che pranzi, da coloro che fuggono «dal peggio verso il meglio», e coloro che fuggono dalla loro fame al nostro piatto’.

In gioco non c’è solo l’accoglienza degli immigrati, ma il modello di civiltà del futuro. Probabilmente la paura dello straniero manifesta la paura che noi abbiamo di noi, dello straniero che è in noi. Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei.

Come credenti dobbiamo leggere questa storia non con gli occhi dei mass media, ma della Bibbia. Troveremmo tanti aspetti in comune con le prime pagine della Bibbia e scopriremmo che quella che stiamo vivendo non è cronaca ma storia di salvezza. In passato ci fu un popolo, oggi tanti popoli; allora il Mar Rosso, oggi il Mediterraneo; allora il deserto, luogo di morte e di speranza, di amicizia e di tradimenti, di sofferenze e di promesse, lo stesso oggi vive questi sentimenti chi affronta il viaggio della speranza. Allora ci fu il faraone, oggi le multinazionali e i governi corrotti. Allora l’esodo significò una storia nuova e una terra promessa, oggi per molti migranti è l’inizio di una storia nuova e la possibilità di una terra promessa. Allora Mosè, oggi Papa Francesco (a Lampedusa), hanno indicato la strada da percorrere. È’ Dio che sta passando e parlando nelle nostre terre. Leggere la storia oggi con gli occhi della Bibbia ci fa passare da lettori a protagonisti. Ma ci fa porre una domanda: se Gesù, dopo duemila anni, non ha ancora trovato un posto per nascere, oggi non siamo noi i responsabili? Allora che significano duemila anni di cristianesimo? Che significa credere? E amare?

Il Papa a Lampedusa ha detto: "Sono venuto a risvegliare le vostre coscienze", spesso rinchiuse in "bolle di sapo­ne"! "Siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del levita: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, e continuiamo per la nostra strada, senza fermarci e scusandoci che non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto …". Chiniamoci "su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione". 

Il grido degli schiavi, registrato nelle prime pagine della Bibbia, continua perciò a risuonare.

 

* Prima di chiudere vi leggo alcune risposte ricevute dall’antropologa Paola Tabet in una ricerca – trovata in internet – condotta nelle elementari e nelle medie italiane.

Il tema assegnato ai ragazzi era: ‘Se i tuoi genitori fossero neri’. Scrivono: "Li troverei disgustosi"; "Io avrei paura per sempre"; "Io proverei a dipingerli con un colore chiaro come il rosa e almeno diventerebbero di pelle italiana"; "Forse sarebbero poveri, quindi assassini, delinquenti, ladri e malfattori e li disprezzerei"; "Li terrei come schiavi"; "Non avrei più gli astucci di valore e anche le penne, i pennarelli, le matite, il righello, la cartella"; "Fossi nero mi ammazzerei"; "Mi butterei dal terzo piano, perché è meglio che mi butto che rovinarmi il mio nome". "Io li voglio bianchi. Mio papà mi ha sempre detto che gli uomini sono tutti uguali però la televisione mi fa capire che i neri uccidono e io mi spavento ancora di più".

* E ora solo qualche dato:

Fondazione Moressa: Nel 2009 gli immigrati con i loro versamenti all’Inps hanno assicurato la pensione a 620.000 italiani.

Censis: Senza gli alunni stranieri si avrebbero 35 mila classi in meno e 68.000 insegnanti senza lavoro.

Da un articolo: Gli immigrati in Italia sono 5 milioni e mezzo di persone che da noi comprano auto di seconda mano, abitazioni di modesto pregio, vanno ai supermercati e discount, utilizzano la telefonia, si servono di beni di largo consumo come i pannolini e alimenti per l’infanzia. Ci sembra che gli immigrati prendano, invece ....

Chiudo affidandoci reciprocamente il sogno di Dio: «In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti: "Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità» (Is. 19,23-25).

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ultimo aggiornamento 23 marzo, 2020