P. Ireneo Martín fam

marzo-aprile-maggio 2020

 

 

Una lezione da imparare!

Quando finirà questa pandemia? Con ragionevole prudenza non possiamo ancora indicarlo con certezza. Lo dicono chiaramente i medici, gli epidemiologi e i virologi. Tutti siamo impegnati sul fronte di una guerra contro un nemico invisibile e subdolo che ci usa come marionette; che si nasconde tra le nostre umane relazioni; che prescrive il necessario distanziamento sociale: un metro; che impone l’isolamento.

Sì, riprenderemo col tempo le nostre abituali consuetudini con tutti gli aspetti, anche se in un certo qual senso molte cose non potranno essere come prima. Questo tempo e questa "società dello scarto", incapace di recuperare memorie e storie, ci ha rilevato comportamenti e ideali trascurati fino a considerarli obsoleti. Ma come sarà il "dopo"? La risposta la troviamo nei medici, sanitari, volontari, sacerdoti, forze dell’ordine che ci ricordano con tensione e speranza: "possiamo vedere la paura, l’orrore dentro i nostri occhi, ma vogliamo aiutare". Impegnati, all’inizio senza o con inadeguati dispositivi di protezione per evitare il contagio, quasi a mani nude in una lotta senza quartiere per cercare di contrastare o impedire la morte. Purtroppo, invano in migliaia e migliaia di casi. Un flusso inarrestabile ai pronti soccorsi e per tanti nemmeno il tempo di poter essere sottoposti a ventilazione artificiale. Una tremenda lotta contro il tempo. Sanitari allo stremo, centinaia di deceduti e migliaia di infettati, ma tutti orgogliosi di essere al servizio degli altri e in prima linea, in trincea. Con l’esplosione della pandemia non è stato possibile nemmeno celebrare i funerali, decine di bare sono state spostate nei camion dell’esercito, dai luoghi in cui la malattia è stata più letale come a Bergamo, per essere cremati in cimiteri lontani. Si parla soprattutto di numeri, ma non delle persone, delle loro famiglie, delle loro storie. Anche i familiari dei defunti non possono partecipare ai funerali per essere stati a contatto con dei malati. Una grande e indimenticabile lezione di professionalità di dedizione e di umanità quella del personale sanitario. Una testimonianza incancellabile di competenza, di abnegazione e di una grande speranza cristiana. E Papa Francesco incoraggia e rassicura tutti nella fede: "Il Signore ci interpella e, in mezzo alla tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza. (Papa Francesco, Piazza S. Pietro 27 marzo)

Mons. Gualtiero Sigismondi, nuovo vescovo di Orvieto-Todi

In un tempo così difficile come quello che stiamo vivendo della pandemia del coronavirus, voglio iniziare la cronaca di questo numero speciale della rivista con una bella e sorprendente notizia: la nomina di Mons. Gualtiero Sigismondi nuovo vescovo di Orvieto-Todi. La Famiglia dell’Amore Misericordioso saluta con gioia la nomina di Mons. Sigismondi vescovo della Diocesi, allo stesso tempo che esprime un sentimento di grande stima e affetto a Mons. Benedetto Tuzia, con il quale abbiamo lavorato assiduamente in tante occasioni. In un prossimo futuro, dopo il forzato isolamento, avremo momenti ufficiali di incontro per salutarci, pronti a continuare a camminare insieme nello spirito della Madre. Mons. Gualtiero nato a Ospedalicchio di Bastia Umbra (PG) il 25 febbraio 1961; ordinato presbitero il 29 giugno 1986; eletto alla sede vescovile di Foligno il 3 luglio 2008; ordinato vescovo, a 47 anni, il 12 settembre 2008; nominato assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana il 4 marzo 2017; nominato Vescovo di Orvieto-Todi il 7 marzo 2020.

I Vescovi della Conferenza Episcopale Umbra, con un comunicato, hanno subito espresso il loro augurio a Mons. Sigismondi e ringraziato Mons. Benedetto Tuzia per la missione svolta anche al servizio delle Chiese dell’Umbria.

Messaggio di Mons. Gualtiero Sigismondi

Mons. Sigismondi, appena un’ora dopo la nomina, ha inviato un messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici di Orvieto-Todi. Ha esordito con queste parole: "Fratelli e sorelle carissimi, il Santo Padre Francesco mi chiama a spostare i ‘paletti’ della mia ‘tenda’ per fissarli nella Diocesi di Orvieto-Todi. Nella voce del Successore di Pietro, a cui rinnovo fedele obbedienza ed esprimo profonda gratitudine, riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di ricevere il pastorale dalle mani venerabili del Vescovo Benedetto Tuzia, cui confido fraternamente la mia sincera stima e riconoscenza... ‘Vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia’ (At 20,32) ... La Diocesi di Orvieto-Todi ha due polmoni spirituali: quello ossigenato dallo stupore eucaristico, che ha il suo baricentro nella Cappella del Ss. Corporale, e quello irrorato dall’Amore misericordioso, che ha il suo fulcro presso il Santuario di Collevalenza. Con cuore libero e ardente mi dispongo a lavorare in questo filare della Vigna del Signore, in cui sin dai primi secoli dell’era cristiana scorre la ‘linfa’ della santità, arrivando fino ai nostri giorni, con Madre Speranza di Gesù".

Mons. Gualtiero ha concluso: "Vi raggiungo con questa formula di benedizione, in attesa di venire ad abitare in mezzo a voi. La trepidazione batte la gioia, ma la serenità ha già preso la rivincita, perché il Signore chiama ‘non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia’ (2Tm 1,9). La Vergine Maria, Auxilium christianorum, ‘ci salvi dai mali che ora ci rattristano’ e ci ottenga dal Figlio suo la salute del corpo e dello spirito".

Insediamento il 28 giugno

Mons. Gualtiero Sigismondi s’insedierà ufficialmente nella diocesi di Orvieto-Todi, a Dio piacendo, il prossimo 28 giugno con una solenne Santa Messa in cattedrale alle ore 18. La notizia è stata data l’undici maggio nel corso di un incontro tra lo stesso Vescovo e una delegazione composta dall’Amministratore apostolico Benedetto Tuzia, il vicario generale Stefano Puri, i consultori, alcuni componenti degli uffici di curia e i sindaci di Orvieto e Todi. Dopo i saluti di Mons. Tuzia, i presenti hanno ascoltato con attenzione le parole del nuovo Vescovo: "Non vi nascondo che in questo momento il turbamento è grande, per una ragione molto semplice: non solo perché arrivo in una realtà nuova ma perché devo lasciare una realtà che ho servito per 12 anni … Non lascio una scrivania ma lascio un popolo …".

La data scelta, domenica 28 giugno, vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, non è casuale. Sia Mons. Tuzia che Mons. Sigismondi, infatti, sono stati ordinati sacerdoti proprio il 29 giugno. "Beneficeremo insieme – ha detto Mons. Benedetto – della liturgia che ci ha consacrato sacerdoti e pastori". A queste parole hanno fatto eco quelle di Mons. Gualtiero: "Ho visto che nelle letture del giorno dell’ingresso c’è l’espressione di san Pietro ‘non possiedo né argento né oro ma quello che ho …’ ve lo darò con semplicità, con umiltà e con grande libertà". L’ingresso del nuovo Vescovo nella Basilica Concattedrale di Todi sarà invece domenica 5 luglio 2020, festa della Madonna del Campione.

Cronaca di una triste storia

Il periodo della Quaresima è coinciso con un momento molto drammatico. Non solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Una vera pandemia del coronavirus da marzo ha sconvolto la vita di ciascuno di noi, delle nostre famiglie, delle comunità ecclesiali. Insomma, dell’intera popolazione. Tutti costretti a modificare agenda di vita e di lavoro, annullando o rinviando impegni, appuntamenti, viaggi e pellegrinaggi. Tutti segregati nelle nostre abitazioni. Aziende che hanno chiuso o si sono riorganizzate con il lavoro da casa, il cosiddetto smart working. Divieto assoluto di contatti esterni, con eccezione per i servizi di vitale necessità. Anche il Santuario si è dovuto adeguare, sospendendo l’afflusso alle piscine ed ogni celebrazione liturgica. La Messa festiva in particolare. In un momento così delicato occorreva la convergenza di tutti. Una Chiesa con più coraggio e inventiva. Quella prossimità, ad esempio, che tanti preti hanno saputo trovare grazie a Facebook e ai social, collegandosi in streaming per Ss. Messe, rosari e preghiere. Allo stesso modo della Messa a Santa Marta, celebrata da Papa Francesco, trasmessa in diretta sui siti vaticani.

Al Santuario di Collevalenza

Il 12 marzo il rettore del Santuario P. Ireneo Martin, ha scritto una lettera a nome di tutta la Famiglia dell’Amore Misericordioso ai fedeli, ai volontari, ai pellegrini, e tutti coloro che tengono a cuore il Santuario di Collevalenza. La lettera recita così: "In questi giorni siamo noi a portare il "Roccolo della Misericordia" nelle vostre case, superando le barriere fisiche che ci dividono. In modo diverso, continueremo a lasciarci attirare dall’Amore del Buon Gesù. Come fare? Vivremo tre appuntamenti quotidiani di preghiera, suddivisi nella giornata, trasmessi in diretta streaming dalla Cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso". I tre momenti sono stati idealmente uniti da un filo rosso: ore 7:30 S. Messa (feriale) Ore 11:30 S. Messa (festiva); 18:30 Santo Rosario e Supplica a Maria Mediatrice; ore 21:00 Novena dell’Amore Misericordioso e Trisagio alla Santissima Trinità, che la Madre pregava e faceva pregare durante la Seconda guerra mondiale, ma anche in occasione di calamità naturali o "delle tempeste del cuore e della mente". E per concludere: "Un pensiero di Speranza".

Ma c’è stata anche un’altra iniziativa, a richiesta della gente della zona: alle ore 12, attraverso la megafonia esterna del Santuario, abbiamo pregato insieme la recita dell’Angelus o del Regina caeli con un momento di canti e preghiere mariane. In questo tempo di emergenza, il Santuario ha aperto le sue porte: al mattino, dalle ore 8:00 alle 12:00; al pomeriggio: dalle ore 15:30 alle 18:00. In questi orari è stato possibile attingere l’Acqua dell’Amore Misericordioso alle fontanelle, mentre le piscine sono rimaste temporaneamente chiuse.

Una Pasqua diversa

La Pasqua del coronavirus del 2020 sarà certamente ricordata per essere stata celebrata senza "popolo". Via Crucis, Triduo della Settimana Santa, Veglia Pasquale e la Messa nel giorno di Resurrezione senza fedeli: ma non senza devozione!

Abituati durante questo tempo a vedere il Santuario pieno di fedeli e i pellegrini moltiplicarsi per le confessioni… e adesso quasi vuoto tranne quelli che furtivamente entrano a pregare al Santuario o alla Tomba di Madre Speranza e a prendere l’acqua al Pozzo. Ne è simbolo piazza San Pietro deserta. Quella scena del Papa, da solo in piazza, rimarrà il simbolo di questa pandemia, il simbolo della Passione di Cristo. Se ripensiamo al senso della Pasqua, non è quindi difficile da comprendere che è stata una Pasqua diversa quella che noi abbiamo vissuto quest’anno. La "passione" dei medici, la "passione" di chi ha sofferto negli ospedali, la "passione" di tanti anziani morti nei ricoveri, la "passione" dei famigliari che non hanno potuto accarezzare i propri cari. Il Coronavirus ci ha riportato a una dimensione più vera, più concreta, facendoci percepire come pellegrini diversi, attenti e responsabili del mondo in cui viviamo. Ad ogni modo la Pasqua di quest’anno senza fedeli, senza pellegrini al Santuario ci ha riportato un colore e un calore diverso.

Dal 18 maggio...

Dal 18 maggio i fedeli sono ritornati a Messa. Stabilito da un protocollo firmato finalmente il 7 maggio, a Palazzo Chigi dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, e il Governo italiano. Con una seconda lettera il Rettore del Santuario P. Ireneo Martìn, seguendo le indicazioni della Diocesi, ha reso note le modalità con cui sarebbe avvenuta la ripresa delle celebrazioni delle Messe a partire dal lunedì 18 maggio. L’andamento generale della ripresa è stato contraddistinto da gioia, serenità e ordine dando così prova di effettiva maturità e responsabilità da parte di tutti. Dalla Grotta di Lourdes nei Giardini vaticani sabato 30 maggio alle ore 17.30 in diretta mondovisione si è elevata, all’unisono con Papa Francesco, la preghiera alla Vergine Maria per chiedere aiuto nella pandemia, con la partecipazione di tutti i santuari del mondo, compreso il nostro. Il 31 maggio, solennità della Pentecoste e 6° Anniversario della Beatificazione di Madre Speranza, alle ore 18, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha celebrato la S. Messa nella Basilica. Ha ringraziato con gioia lo Spirito del Signore per aver ispirato questa voce profetica del suo amore e della sua misericordia e ha chiesto alla Beata di intercedere in questa terribile pandemia per l’Italia e per l’umanità intera.

Una preghiera per voi

Durante questo tempo di Coronavirus il Santuario dell’Amore Misericordioso ha ricevuto moltissime telefonate, mail e messaggi dall’Italia e da vari paesi del mondo. Come del resto tanti altri Santuari. La richiesta di preghiere per i deceduti e per tante storie di dolore e sofferenza invocando l’Amore Misericordioso e affidando alla Beata Madre Speranza la fine della pandemia Covid-19. Ogni giorno abbiamo offerto nello spirito della Madre la S. Messa a porte chiuse alle ore 07.30 deponendo sull’altare e nelle braccia aperte del Crocifisso dell’Amore Misericordioso tutte le intenzioni di preghiera dei devoti. Dal 18 maggio abbiamo continuato a trasmettere dalla Basilica via streaming la S. Messa della domenica alle ore 11,30 e alle 18:30 il Santo Rosario e Novena dell’Amore Misericordioso ogni giorno fino a nuove disposizioni.

La piazza di S. Pietro deserta, un’immagine per la storia...

Durante questa pandemia Papa Francesco, uomo di un’intensa preghiera personale, ha trascorso le sue giornate a Santa Marta e in Vaticano, isolato anche lui ma sotto i riflettori di tutti e costantemente informato sull’evolversi della pandemia. Anche dal Santuario di Collevalenza con affettuosa trepidazione abbiamo seguito i suoi passi sorretti e confortati dalla sua potente e paterna parola. La breve cronaca di questo viaggio con Lui si conclude il 27 marzo, giorno in cui il Papa, con il suo gesto grandioso, ha fermato per un momento il corso della storia. In un messaggio del 18 marzo così diceva: "Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia". Papa Francesco, dopo aver rinunciato agli annuali esercizi spirituali (per indisposizione da raffreddore), ha annullato ogni contatto con i fedeli. Niente piazza San Pietro per l’Angelus, niente aula Paolo VI per le udienze del mercoledì. Riti della Settimana santa e Messa di Pasqua a porte chiuse, da seguire in streaming. "Mi sento in gabbia", ha esordito al suo primo Angelus in video. E il suo pensiero è andato subito "a tutti gli ammalati col coronavirus" ringraziando di cuore "il personale ausiliare, i medici, gli infermieri, i volontari...". "Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza. Rimaniamo uniti". Parole di Papa Francesco all’Angelus il 22 marzo, giorno in cui ha programmato due momenti di preghiera. Il 25 marzo a mezzogiorno ha invitato tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti noi, a invocare Dio, recitando contemporaneamente la preghiera del Padre Nostro. Con questa medesima intenzione, venerdì 27 marzo ha presieduto uno storico momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro.

Papa Francesco, solo, davanti al Crocifisso...

Quel giorno, erano le ore 18, il Papa appariva piccolo mentre attraversava nel crepuscolo una piazza San Pietro immota e desolata. Un Papa bagnato dalla pioggia del quale si percepiva appena il rumore dei passi tra le braccia nude e vuote del colonnato. Da solo, è entrato e ha pregato. Ha pregato di fronte a una piazza San Pietro deserta, in silenzio, ai piedi del Crocifisso miracoloso di San Marcello. Le televisioni di tutto il mondo collegate in diretta, per un evento che non ha precedenti. Immagini entrate nelle case di più di 18 milioni di italiani e di tantissimi altri in tutto il mondo. Il Papa ascolta il Vangelo di Marco che narra lo smarrimento e la paura dei discepoli in barca sorpresi da una improvvisa tempesta: Gesù dorme mentre essi hanno paura e vacillano nella fede. "Da settimane, dice il Santo Padre, sembra che sia scesa la sera". E ancora: "Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi". È il silenzio abitato dalla speranza che impatta sull’umanità e si lascia risanare. E da "da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo", il Papa chiede: "scenda su tutti, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio". Sono state così potenti e così suggestive quelle immagini, da suscitare in moltissimi, credenti e non credenti, l’impressione che il Papa, con il suo passo difficoltoso, portasse sulle sue vecchie spalle l’angoscia dell’umanità intera.

Conclusione

Credo che questa esperienza ci costringa e ci permetta di ripensare tante cose, perché uscire da questa tragedia senza capirne le concause, sarebbe veramente un peccato. Il Papa ci ricorda cosa questa pandemia smaschera: "Ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta". "Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: Svegliati Signore!"

Bisogna ripensare la nostra vita personale e spirituale, cosa fare e soprattutto perché. Mi auguro che il coronavirus possa quantomeno fungere da filtro, offrendoci un futuro senza troppe futilità, facendoci riscoprire la bellezza delle piccole cose ed eliminando il bisogno di apparire, sempre più crescente negli ultimi tempi, anche quando non si ha niente da dire.

Foto di gruppo
Mons. Gualtiero Sigismondi Mons. Gualtiero Sigismondi Mons. Gualtiero Sigismondi
Mons. Benedetto Tuzia Il Card. Bassetti davanti alla tomba della Madre insieme ai Concelebranti
Arcobaleno su Collevalenza per un futuro di speranza.

 

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ultimo aggiornamento 23 giugno, 2020