studi Vangelo e santità laicale |
Sac. Angelo Spilla, fam |
Una santità tutta particolare la troviamo in una donna apparentemente ordinaria, che visse una vita di lavori manuali e di servizio, in famiglia e verso tante persone bisognose; una donna ricolmata di grazie e doni soprannaturali straordinari. Si tratta di Edvige Carboni, la mistica della Sardegna.
Edvige Carboni (2 maggio 1880 – 17 febbraio 1952), secondogenita di cinque figli, è nata a Pozzamaggiore, un piccolo centro in provincia di Sassari. E’ cresciuta in una famiglia di umili contadini, ma di profonda fede cristiana.
Particolari segni accompagnarono la sua nascita. Racconta la mamma, Maria Domenica Pinna, che nel giorno del parto la camera in cui nasceva Edvige fu raggiunta da una forte sfera di luce; era una sorte di ostensorio che illuminò la camera.
Ma non solo. Il giorno seguente ha notato che la bimba sulla parta alta del petto aveva impressa una croce, che rimase ben visibile per tutta la vita. E ancora dopo qualche giorno, nella camera dove dormiva la bimba, vide comparire uno sciame di api bianche che svolazzavano sopra la culla della piccola, senza però recare alcun male.
A due giorni dalla nascita, Edvige ricevette il battesimo e a quattro anni il sacramento della cresima. L’anno seguente, quando Edvige compì cinque anni cominciò ad avere le prime esperienze mistiche.
Fin da piccola imparò l’arte del ricamo e della tessitura. Frequentò per un breve periodo le suore di San Vincenzo, ad Alghero, che erano esperte ricamatrici.
L’infanzia di Edvige proseguiva tra impegni in casa dove si occupava alla gestione delle faccende domestiche e la partecipazione alla messa quotidiana, sostando davanti al Santissimo Sacramento.
Non appena iniziarono le visite celesti e l’angelo custode le fece capire che il Signore la voleva tutta a sé, Edvige fece il voto di castità.
Era una bambina speciale. Si legge nel suo diario che un giorno pregando davanti ad un quadro dove vi era raffigurato l’immagine della Vergine Maria con il bambino Gesù, le figure lì rappresentate si animarono, tanto che lei si mise a giocare con Gesù bambino.
Quando nel 1891 ricevette la Prima comunione, Edvige sentì la chiamata alla vita religiosa, tanto da voler entrare in convento. Fu la mamma, che era ammalata, a chiederle di rimanere in casa per poterla servire e servire pure tutta la famiglia che aveva bisogno della sua assistenza.
Chiedendole di fare la sua più grande e dolorosa rinuncia, la mamma stessa le profetizzò: "Preparati a soffrire per amore". Anche il suo parroco don Luigi Carta si trovò d’accordo in questo. Una volta scomparsa la mamma, nel 1910, Edvige si prodigò a servire tutta la famiglia, visitati anche loro dalla malattia.
Oltre ad occuparsi della propria casa, Edvige si dedicò all’attività catechistica in parrocchia, badando pure alla cura della chiesa.
Si iscrisse anche a varie associazioni religiose come le Guardie d’Onore, le Figlie di Maria, il Terz’Ordine Francescano, la Confraternita del Carmelo e, poi a Roma, all’Arciconfraternita della Passione, alle Cooperatrici delle Opere Salesiani e al Quadrante della Misericordia.
Sono due le caratteristiche, però, che contraddistinguono la vita di Edvige: la sua vita mistica e la premura verso i bisognosi e i poveri.
Intanto la sua vita mistica. Fu nel 1885 che Edvige ha cominciato ad avere le sue esperienze mistiche come estasi, levitazioni e bilocazioni, e in particolare visioni di Gesù, della Madonna e del suo Angelo Custode.
Poi il 14 luglio 1911, mentre pregava davanti a un crocifisso ligneo regalatele dal suo parroco don Carta, ha ricevuto anche le stimmate. Gesù le chiese se volesse soffrire con Lui, Edvige accettò e ebbe impresse nelle mani, nel costato e nei piedi i segni della Passione. Cercava di nasconderli portando dei mezzi guanti o coprendosi con i lembi dello sciallo.
La gente si accorgeva pure dei fenomeni di levitazione e di bilocazione, quando la vedevano cadere in trance, immobile per ore in chiesa o avere esperienze mistiche.
A questi fenomeni mistici, però, non mancarono pure vessazioni diaboliche sentendo rumori strani, banconote che diventavano cenere e altro. Si accompagnavano pure apparizioni di santi che la sostenevano. Erano S. Giovanni Bosco, San Domenico Savio, San Paolo della Croce, San Gabriele dell’Addolorata, quest’ultimi passionisti.
Edvige fu passionista nello spirito soprattutto quando si fece seguire a Roma dal suo ultimo direttore spirituale, il passionista padre Ignazio Parmeggiani.
Pregava pure per le anime del purgatorio, che per concessione divina, le comparivano chiedendole di raddoppiare la sua preghiera per essere liberati, lasciandole impronte e scottature del loro fuoco. Nella estasi vedeva pure anime che, appena morte, cadevano nell’inferno.
Nel giorno della commemorazione dei defunti vedeva stuoli di anime che andavano in paradiso mentre la ringraziavano e chiedevano di porgere lo stesso ringraziamento a quanti avevano pregato per la loro liberazione.
Intanto la sofferenza di Edvige fu moltiplicata dalle calunnie che le sono state rivolte, mentre lei ha continuato a pregare di più. Nel 1945 venne sottoposta a un processo canonico, mentre lei con serenità ha continuato a offrire il dolore dello spirito e del corpo a Gesù Crocifisso.
La seconda caratteristica che emerge nella personalità di Edvige è la sua attenzione e premura verso i bisognosi e i malati. Si mostrò sempre attenta ai problemi e alle difficoltà della vita, fu piena di premure per tutti, si dedicò molto ai poveri e agli ammalati. Consolava i familiari di quanti partivano per il fronte durante la prima guerra mondiale. Aveva una parola buona per tutti.
Nel 1929 Edvige lascia la Sardegna per trasferirsi nel Lazio dove la sorella Paolina poté esercitare la sua professione di insegnante. Dopo diverse località, nel 1938 si trasferì definitivamente a Roma. Anche qui, nella grande città, Edvige continuò la sua vita di preghiera e di carità verso gli ultimi. Durante la seconda guerra mondiale pregò il Signore perché facesse finire quel flagello, offrendosi anche vittima per il crollo del comunismo ateo in Russia.
Dopo la guerra, Edvige cominciò a soffrire di cuore a causa di una nefrite; morì per un attacco cardiaco il 17 febbraio 1952, lasciando un diario ricco di annotazioni mistiche.
Venne seppellita inizialmente presso il cimitero di Albano Laziale, da lì nel 2015 i resti mortali furono traslati nel santuario di S. Maria Goretti a Nettuno, e infine il 25 maggio 2019 collocate presso la parrocchia di San Giorgio martire a Pozzomaggiore, suo paese nativo, in provincia di Sassari.
A seguito della crescente fama di santità, nel 1968 dal Vicariato di Roma fu avviata la causa di beatificazione e canonizzazione. Il 15 giugno 2019 Edvige è stata proclamata beata, con memoria liturgica nella data del suo battesimo, il 4 maggio.
Rimane nella Chiesa la testimonianza di questa donna semplice, una donna della nostra comunità, come tante che si dedicano a servire gli altri; testimone di una fede forte, privilegiata da Dio con segni unici, nella condivisione della sua passione.
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ultimo aggiornamento
03 novembre, 2022