studi Vangelo e santità laicale

Sac. Angelo Spilla, fam

 

Non mancano nella Chiesa figure di Santità giovanili. Le loro storie dimostrano che se c’è qualcuno capace di "amare con l’amore incondizionato del Signore", come scrive Papa Francesco nell’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo "Gaudete et exultate", quelli sono i giovani.

Sono tanti questi nostri fratelli e sorelle che ci testimoniano la radicalità e la genuinità del vangelo. Sono coloro che trovandosi in situazioni difficili, spesso nel segno della malattia, mostrano al mondo dove sta il cuore più autentico della vita.

Come dice ancora il Papa, essi hanno permesso a Dio di plasmare in loro "quel mistero personale che può riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi".

Rientra propriamente tra questi giovani anche Giulia Maria Gabrieli, malata di tumore; una ragazza di 14 anni che ha saputo vivere pienamente la sua fede.

Giulia Maria Gabrieli (3 marzo 1997 – 19 agosto 2011), è nata e cresciuta a Bergamo insieme ai genitori e al fratello minore Davide; una ragazza normale, semplice, piena di vitalità e solare. Le piaceva viaggiare, uscire, far delle compere e vestirsi bene. Aveva pure il talento per scrivere, vincendo in due occasioni un concorso letterario.

Suo padre, Antonio, racconta di lei: "Andava a scuola con entusiasmo… se andava a fare la spesa, la viveva con entusiasmo. In ciò che faceva metteva un entusiasmo che era contagioso perché ti faceva sentire come se stessi vivendo sempre qualcosa di veramente importante". E poi anche la mamma, dice di lei: "Giulia amava fare shopping, a pochi giorni dalla sua partenza per il cielo c’erano i saldi e lei non si era fatta scappare l’occasione. Era indecisa così aveva voluto comprare due tute e poi ci aveva riso su: ‘non so nemmeno se le potrò mettere’".

Il primo agosto 2009, mentre la famiglia si trovava in vacanza, Giulia si accorge un gonfiore nella mano sinistra. Si pensa inizialmente ad una puntura d’insetto, ma sottoposta in seguito ad una serie di esami, si scopre che si tratta di un tumore, un sarcoma tra i più aggressivi. Comincia la malattia per Giulia, affrontando la chemioterapia. Nonostante ciò continua ad andare a scuola superando brillantemente anche gli esami di terza media. Nel frattempo Giulia, poiché aveva il talento della scrittura, continua a scrivere descrivendo anche la sua stessa esperienza che andava facendo.

Furono comunque momenti di grande dolore e di prova, arrivando pure a dire, piangendo, ai suoi genitori: "Dov’è Dio? Lui che dice che posso pregare, può fare quindi grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori, perché non me li leva? Dov’è?".

Sono stati soprattutto i suoi genitori a starle vicino, incoraggiandola a confidare in Dio. Anche un sacerdote, loro amico, le è stato accanto nel sostenerla nella fede e con la preghiera.

Il Signore si è fatto vicino a Giulia propriamente quando questa si recò a Padova per una radioterapia; era entrata nella basilica di Sant’Antonio quando incontrò una donna in preghiera che le ha permesso di ritrovare quella gioia nell’affrontare il suo calvario e riscoprire il dono della fede. Due sono state le persone, a giudizio di lei, che l’hanno aiutata alla riscoperta della fede: da una parte Chiara Luce, di cui aveva letta la vita, e la Madonna, a cui lei si è legata con grande devozione.

Da quel momento Giulia iniziò a scoprire Dio in tutto; scriverà pure: "Rivolgiti al Signore, che qualcosa migliora. Non con la bacchetta magica, ma pian piano il Signore migliora tutto".

Percorre così la strada del dolore con speranza e questo lo ha pure trasmesso ai familiari, agli amici, al personale medico e agli altri pazienti dell’ospedale.

Chi la incontrava rimaneva ammirato per la gioia che trasmetteva, nonostante le dolorose condizioni, in cui lei si trovava.

Era lei a consolare e sostenere parenti e amici, chiamando quanti l’assistevano "i suoi supereroi".

Dopo un primo viaggio a Medjugorje, Giulia strinse una forte devozione verso al Madonna, tanto che per i suoi quattordici anni come regalo ha chiesto di ritornarci, al seguito un pullman di 50 persone tra amici e parenti. Non mancava di recitare tutte le sere il santo rosario, riuscendo a trasmettere e a dare testimonianza di fede particolarmente ai giovani, soprattutto a quelli che pensano di fare meno di Dio. Le grazie che lei chiedeva erano per gli altri e non per se stessa, in particolare per i bambini malati conosciuti all’ospedale. Ha iniziato a chiedere per sé, ma solo "se è la volontà del Signore".

Giulia così facendo ha cercato di essere riflesso della luce di Cristo, una testimonianza capace di mettere in crisi gli adulti che le stavano accanto. Soprattutto quando le sentivano dire: "So che questa malattia vincerà su di me, ma io continuo a combattere. Mi spiace di lasciare mamma, papà e il mio fratellino, ma quando partirò raggiungerò il mio papà e la mia mamma del Cielo". Per lei Gesù era il punto di partenza di tutto.

Giulia è morta a Bergamo la sera del 19 agosto 2011, a 14 anni, mentre nella Giornata Mondiale dei Giovani, a Madrid, si concludeva la Via Crucis con i giovani.

È stata seppellita nel cimitero monumentale di Bergamo.

Ricevuto il Nulla Osta dalla Congregazione per le Cause dei Santi, il vescovo di Bergamo mons. Francesco Beschi ha avviato la causa di beatificazione in data 7 aprile 2019, considerandola così Serva di Dio.

Giulia ci lascia una grande lezione come esempio di vita cristiana. Risuonano ancora le sue ultime parole pronunziate con un sorriso luminoso: Dobbiamo dire grazie al Signore, solo grazie!".

 

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ultimo aggiornamento 09 dicembre, 2023