Lungo i secoli, i cristiani hanno sempre pregato per i defunti, vivendolo come un atto di carità verso le persone care che sono passate da questa vita e verso le tante anime per cui nessuno prega. La pratica di suffragare le anime del Purgatorio risale almeno al III secolo, infatti Tertulliano nell’anno 211 informa sulla prassi di offrire preghiere e l’Eucaristia per i defunti. Nel V secolo poi Sant’Agostino allude alla pratica di ricordare i defunti "all’altare di Dio nella comunione del Corpo di Cristo".

 

L’insegnamento della Chiesa

Partiamo innanzitutto dal significato della parola "suffragio", è di origine latina e si riferisce ai frantumi di coccio ("frame") usati anticamente per dare il voto. Per questo motivo ancora oggi "suffragio" è sinonimo di "votazione" e applicato ad un defunto il suffragio è dunque una sorta di raccomandazione affinché il tempo in Purgatorio sia più breve.

Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, "tutti coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma ancora imperfettamente purificati, sono davvero certi della loro salvezza eterna; ma dopo la morte subiscono la purificazione, per raggiungere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo" (CCC n. 1030). Il Catechismo definisce così l’esistenza della "dottrina della fede relativa al Purgatorio", formulata principalmente nei Concili di Firenze e di Trento. «La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti», che è tutt’altra cosa rispetto al castigo dei dannati. La tradizione della Chiesa, rifacendosi ad alcuni passi della Scrittura, (cf. ad esempio, 1Cor 3,15; 1Pt 1,7) parla di un fuoco purificatore (CCC 1031) e il Catechismo rievoca ancora la tradizione della Chiesa, ove il "sacrificio eucaristico", "le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza" sono vivamente raccomandati, "affinché i defunti, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio" (CCC 1032).

Il fondamento di tutto comunque lo troviamo nella Sacra Scrittura dove ci sono dei rimandi che giustificano l’esistenza del Purgatorio. Nel Secondo libro dei Maccabei si legge del sacrificio offerto per i caduti, "supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato" (cf. 2Mac 12,43- 45) e nel Vangelo di Matteo, si parla più volte di "fuoco" purificatore per le colpe che potranno essere perdonate, in contrapposizione al peccato contro lo Spirito Santo, che "non sarà perdonato né in questo mondo, né in quello futuro" (cf. Mt 12,32).

Lo sviluppo storico della dottrina del Purgatorio è connesso con il fatto che esiste la possibilità di una temporanea espiazione ultraterrena delle colpe prima di raggiungere la visione beatifica e che i vivi possono pregare per i defunti che espiano.

Le prime testimonianze sulla credenza nel Purgatorio risalgono alla fine del II secolo con Origene e i Padri Cappadoci e, tra i Latini compaiono San Cipriano, San Girolamo, Sant’Ambrogio, sant’Agostino e san Gregorio Magno. I Padri della Chiesa si riferiscono soprattutto all’idea di una espiazione temporanea ultraterrena e a livello liturgico la pratica dei suffragi è osservata fin dai primi secoli nella Chiesa Cattolica, a tal proposito ne danno testimonianza molte antiche tradizioni liturgie. La Commemorazione di Tutti i fedeli defunti, il 2 novembre, nasce invece in ambito monastico, infatti l’abate Odilone di Cluny nel 998 ordinava ai benedettini di osservare questa commemorazione ogni anno e presto poi la pratica si sarebbe diffusa anche nelle altre comunità cattoliche.

Un forte impulso alla devozione per le anime purganti si ha con la Controriforma, che ne difende l’esistenza, negata invece dai protestanti e le rappresentazioni visive del Purgatorio (rare prima del XV secolo), invece si sviluppano in rapporto alle illustrazioni della Divina Commedia.

Nella storia della Chiesa c’è altresì da ricordare una lunga lista di santi e mistici che hanno avuto visioni e colloqui con le anime del Purgatorio. Per citarne alcuni: Santa Geltrude, Santa Caterina da Genova, Santa Caterina da Bologna, Santa Margherita Maria Alacoque, San Giovanni Maria Vianney, San Giovanni Bosco, Santa Gemma Galgani, San Pio da Pietrelcina e la beata Anna Caterina Emerick.

 

L’esperienza di Madre Speranza

Anche nella vita e nell’opera della Beata Speranza di Gesù la devozione alle anime del Purgatorio è stata sempre viva e presente. Nel suo Diario, già il 18 aprile del 1930 annotava che per la Quaresima di quell’anno, chiedeva a Gesù di mandargli tutte le sofferenze che voleva a patto però che: "che il giorno di Pasqua liberasse dal Purgatorio diverse anime"; il Signore le rispose in un’estasi: «tu chiedi pure, poi io farò come voglio» e lei rispose dicendo: «Gesù, il tuo cuore ti tradisce; in quel giorno non solo libererai dal Purgatorio quelle persone che ti chiedo, ma molte altre ancora» (El Pan 18, 109). In quella stessa notte Madre Speranza fu condotta durante un’estasi "in Purgatorio insieme alla Madre, cioè alla Santissima Vergine" ed ebbe la gioia immensa "di vedere liberate le anime che le stavano a cuore: la mamma e un fratello del cappellano di questa comunità, il papà del Vescovo di Madrid-Alcalà" (El Pan 18,113), per la quale da più di un anno stava pregando. Sempre in quella circostanza Madre Speranza annotava nel Diario che rivolgendosi a Gesù gli disse: "Vedi Gesù come ti tradisce il cuore! E quanta voglia avevi di liberare tali anime dal Purgatorio! Non hai atteso neanche il primo giorno di Pasqua! Quanto sei buono Gesù! Da ora in poi ti vorrò sempre più bene!» (El Pan 18,113).

Il desiderio di soffrire e pregare per anime sante del Purgatorio è stato così ardente in Madre Speranza tanto da condurla a dire, rivolgendosi al suo padre spirituale, che avrebbe voluto digiunare "quaranta giorni a pane e acqua, offrendo questo piccolo sacrificio per i peccati che io e tutti gli uomini abbiamo commesso e in suffragio delle anime benedette del Purgatorio, che ne hanno tanto bisogno" (El Pan 19,242).

Nelle Costituzioni per le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1933) stabilisce che le suore "siano generose nell’offrire suffragi in favore dei nostri poveri e che con frequenza siano ricordate le povere anime del Purgatorio, impegnandosi con tutti i mezzi ad uscire da quel luogo di espiazione" (El Pan 2, 68).

Anche in Consigli pratici del 1933, Madre Speranza riflette sull’amore di Gesù e lo paragona al cuore umano che permette al sangue di circolare in tutto il corpo e alla stessa maniera si comportano "i palpiti dell’Amore Misericordioso", infatti "il cuore di Gesù batte con amore immenso per tutti gli uomini. Batte per le anime tiepide, per i peccatori, per le anime sante e quelle fervorose, per i moribondi e le anime del Purgatorio" (El Pan 2,68). Madre Speranza esorta che così deve essere un cuore cristiano, e soprattutto il cuore di un religioso. Dev’essere grande come il mondo; il suo amore deve abbracciare ogni essere vivente, comprese le anime del Purgatorio.

I motivi per amare gli altri sono tanti, ma a noi deve bastare il fatto che: "Gesù ha dato la sua vita per loro; io devo sacrificarmi e contribuire alla salvezza di tutti gli uomini e alleggerire le sofferenze delle povere anime del Purgatorio" (El Pan 2,69) e, per le anime purganti, la Madre Fondatrice caldeggia di offrire le sofferenze e il lavoro quotidiano. Continuando la riflessione riguardo al bere "il calice amaro della calunnia, della persecuzione e del disprezzo", invita ad unire le proprie sofferenze con quelle del Cuore di Gesù perché giovino alla riparazione e alle anime del Purgatorio (cfr. El Pan 2,136).

In Consigli pratici del 1941 continua l’esortazione ad amare il prossimo e per Madre Speranza "nostro prossimo sono tutti coloro che godono o possono godere la beatitudine eterna, tra questi le anime del Purgatorio" (El Pan,572).

Nella mente e nelle opere di Nostra Madre non manca mai occasione per spronare a fare il bene infatti nel testo di meditazione Le Ancelle dell’Amore Misericordioso del 1943, esorta, in virtù della comunione dei santi, a far sì che le nostre preghiere e i nostri sacrifici siano a beneficio di tutto il corpo della Chiesa. Madre Speranza nello specifico dice che "possiamo essere utili ai giusti, ai peccatori, ai vivi e ai defunti; infatti la terra e il Purgatorio sono aperti al nostro zelo" (El Pan 8,164). Sempre nello stesso testo, trattando della speranza, dice che "la nostra speranza è fondata sulla misericordia di Dio" (El Pan 8, 1042) e il soggetto prossimo della speranza è la volontà, mentre il soggetto remoto sono "tutti i viandanti giusti della terra, i fedeli peccatori che non si disperano né presumono, e così pure le anime che si trovano nel Purgatorio" (El Pan 8, 1042).

Madre Speranza esprime la compassione materna anche nelle Circolari, infatti ringraziando degli auguri ricevuti per il suo compleanno, dice che tutte le preghiere e i sacrifici fatti per lei andranno a beneficio delle "povere anime del Purgatorio, specialmente la care figlie defunte" (El Pan 20,209). Sempre nelle Circolari per il mese di novembre invita le sue figlie ad "avere sempre presente le sofferenze delle povere anime del Purgatorio" e per loro in quel mese "dobbiamo raddoppiare le preghiere e mortificazioni, supplicando il buon Gesù che quale Padre buono alleggerisca e sollevi tali povere anime liberandole da quel luogo di espiazione e, dimenticando le loro offese, le porti a godere la sua presenza per l’eternità stringendole al suo cuore paterno" (El Pan 20, 408). Naturalmente un posto privilegiato nel cuore di Madre Speranza lo hanno i sacerdoti, infatti ricorda di pregare, lavorare e soffrire in silenzio "per le povere anime del Purgatorio senza dimenticare i sacerdoti del mondo intero che hanno avuto la disgrazia di offendere Dio" (El Pan 20, 409).

La carità della Madre Fondatrice verso le anime del Purgatorio la ritroviamo ben espressa anche nelle Lettere, infatti il 16 giugno 1958 scrivendo alla Vicaria generale M. Ascensión Alhama, stabilisce che vengano celebrate messe per i "parenti dei figli e delle figlie che, defunti si trovano nel Purgatorio, perché aiutino i figli e le figlie a lavorare sempre per la gloria di Dio e per i suoi poveri" (El Pan 19,2234) e in questa lettera non dimentica neanche le anime più bisognose, infatti scrive che si celebrino "dieci Messe per l’anima più bisognosa che si trova nel Purgatorio" (El Pan 19, 2234).

Per i Figli dell’Amore Misericordioso nelle Costituzioni del 1954 stabilisce al n. 146, che siano ricordate "con frequenza le povere anime del Purgatorio e con tutti i mezzi si aiutino ad uscire da quel luogo di espiazione" e nel Libro delle Usanze (1954) al n. 9, per la questione dei suffragi indica che si applichi "il divin Sacrificio in suffragio delle anime dei sacerdoti e dei religiosi del mondo intero che si trovassero in Purgatorio".

Anche nella costruzione del Santuario dell’Amore Misericordioso non manca il pensiero alle anime del Purgatorio, infatti esorta P. Gino Capponi a "preparare una cappella dedicata alle anime del Purgatorio dove ogni giorno si celebri la S. Messa in suffragio di queste povere anime, affinché presto volino in cielo a dare tanta gloria al Signore" (El Pan 21,808)

La riflessione sulle anime del Purgatorio ci ricorda dunque la condizione di coloro che, morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, non sono ancora perfettamente purificati e devono purificarsi al fine di ottenere la santità necessaria per essere ammessi alla visione di Dio. L’insegnamento semplice ma tanto efficace della Beata Speranza di Gesù, ci aiuta ad accogliere ciò che la Chiesa insegna e ad impegnarci per "un apostolato delle anime purganti", mantenendo sempre viva la fede nell’infinita misericordia di Dio, nella certezza che il "Padre buono e grande nell’amore" accoglie le nostre preghiere e nostri suffragi per chi ormai vive nell’eternità.

 

Ti chiedo Gesù mio, una e mille volte, che le mie sofferenze non servano a riparare le molte offese che disgraziatamente ti ho arrecato; questa espiazione ti chiedo di riservarmela per il Purgatorio, mai per l’inferno, Dio mio, perché laggiù non potrei amarti.

Madre Speranza

 

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ultimo aggiornamento 09 dicembre, 2023