studi Vangelo e santità laicale

Sac. Angelo Spilla, fam

 

Tra i profili di santità c’è pure la "monachella di San Bruno"; così l’hanno definita i suoi compaesani di Sant’Andrea Jonio, in provincia di Catanzaro. Una figura assai interessante da conoscere, contrassegnata dalla piena adesione al mistero della croce di Cristo e della sua risurrezione, dopo aver sperimentato, come si pensò, ad una ossessione diabolica.

Parliamo propriamente di Mariantonia Samà (2 marzo1875 - 27 maggio 1953), nata orfana di padre, poiché mortole pochi giorni dopo il suo concepimento. Venne battezzata in casa stessa dalla levatrice poiché si temeva della sua sopravvivenza.

Mariantonia vive in una famiglia povera a Sant’Andrea Jonio; da piccola si dedica ai lavori della campagna aiutando la mamma per il mantenimento della famiglia. Accompagnava pure al mulino un asino carico di grano, per riaccompagnarlo poi in paese con i sacchi della farina. Era così che riceveva qualche compenso per una pagnotta a settimana.

La vita di Mariantonia, però, ha una brutta avventura all’età di undici anni, quando cioè deve convivere per sei anni con una specie di maledizione addosso.

Successe un giorno che, ritornando dalla campagna, dopo avere bevuto in un acquitrino, Mariantonia accusò anomali disturbi non diagnosticati. Si manifestarono subito in lei comportamenti assai strani, rimanendo contratta e immobile per quasi un mese. Pronunziava parole senza senso, si contorceva, bestemmiava e non prendeva cibo se non dopo mezzanotte.

Per tutti gli abitanti del paese Mariantonia era ritenuta una indemoniata, facendo ricollegare il tutto a quell’acqua contaminata che aveva bevuto ad una pozzanghera. Mostrava avversione alle cose sacre e al suono delle campane, si scagliava contro le immagine sacre. Era la vergogna soprattutto della povera madre.

A nulla servirono le preghiere, le suppliche e le aspersioni fattele, con i vari tentativi di esorcismo. Furono veramente anni difficili per lei, per la madre e tutta la comunità; momenti vissuti nell’angoscia dell’ossessione vera o presunta.

Però nel giugno 1894 dopo la preghiera di liberazione del priore della Certosa di Serra san Bruno e di alcuni monaci, la ragazza guarì dalla consapevolezza di essere ossessa, con un miglioramento anche fisico, attribuito all’intercessione di San Bruno di Colonia. Si racconta che il demonio prima di abbandonare il corpo della ragazza abbia minacciato dicendo: «La lascio viva, ma la lascio storpia».

C’era voluto, quindi, un viaggio di circa otto ore per essere trasportata in quella località, tanto costoso da essere sponsorizzato da una baronessa di Sant’Andrea Jonio.

Trascorsi un paio di anni, Mariantonia però ritornò nell’immobilità del letto. Comincerà la sua Via Crucis affidandosi al Signore.

Mariantonia ritorna così a vivere nella sua casa che era un tugurio, dove non entrava alcun raggio di luce, composto da unico locale senza pavimento.

Due anni dopo, colpita forse da una artrosica o neurologica, Mariantonia rimase a letto per sessant’anni, immobile in posizione supina, con le ginocchia alzate. Visse così il suo calvario nell’estrema povertà dell’ambiente, assistita prima dalla madre e, alla sua morte, da alcune donne caritatevoli del paese. Con il coraggio e la forza della fede, non le è mancato mai l’aiuto della Provvidenza.

Anche il parroco, i padri redentoristi e le suore Riparatrici del Sacro Cuore si presero cura della sua preparazione spirituale.

Nel 1915 Mariantonia dal suo letto di dolore si consacrò a Dio pronunziando privatamente i voti religiosi, coprendosi così da quel momento il capo con il velo nero.

Accettando la sua croce con fede, diventa così copia del crocifisso che contemplava quotidianamente alla parete di fronte al suo letto.

Intanto le persone cominciarono a visitarla; erano in tanti ad unirsi a lei nelle preghiere quotidiane, e, nella recita del rosario, che recitava tre volte al giorno; ogni giorno Mariantonia riceveva pure la comunione.

La cosa sorprendete fu il fatto che Mariantonia non si chiuse mai nel suo «io» ferito e diversamente abile; al contrario, si affidò sempre alla volontà di Dio sapendo testimoniare il suo amore nella sua disabilità a quanti quotidianamente venivano a visitarla per chiederle preghiere. Così si è mostrata sempre attenta alle sofferenze altrui.

L’analfabeta Mariantonia, insomma, insegnava con la propria esistenza godendo stima da parte di chiunque per la santità che le circondava. A quanti andavano a trovarla lei cercava di trasmettere sempre l’abbandono alla volontà di Dio.

Questo suo abbandono fiducioso nelle mani di Dio, le ha permesso quindi di diventare lei stessa donazione per gli altri e con la sua capacità carismatica dell’accoglienza, del consiglio e della consolazione, a coloro che accorrevano da lei, ripeteva parole semplici e profonde come queste: «Dovete pregare e fare la volontà di Dio»; «Fa del bene sempre, che riceverai bene»; «stai tranquilla»; "devi avere fiducia».

Ecco perché quella fama di santità della «monachella» si diffuse rapidamente ed il tugurio in un vico, di fronte alla Chiesa Matrice di S. Andrea Jonio, divenne meta di un interrotto pellegrinaggio, particolarmente in periodi difficili, personali e comunitari.

Mariantonia si è spenta santamente il 27 maggio 1953, a seguito di un malessere più accentuato, dopo circa sessanta anni di degenza. Un gran numero di persone parteciparono ai funerali, provenienti anche dai paesi vicini. La bara scoperta venne portata per le vie del paese prima di essere seppellita al cimitero, presso la cappella delle suore Riparatrici del Sacro Cuore.

Il 3 agosto 2003 i resti mortali di Mariantonia furono traslati nella chiesa Matrice del paese. Nel 2007 è stata avviata la causa per la beatificazione, il 18 dicembre 2017 papa Francesco l’ha proclamata «Venerabile» e il 10 luglio 2020 è stato emesso il decreto relativo a un miracolo ottenuto per la sua intercessione, aprendo così la via alla sua beatificazione.

La monachella di San Bruno, la donna inchiodata in un letto, ci insegna l’abbandono nelle mani del Signore e la consapevolezza di fare qualcosa per gli altri, dando esempio ammirabile di testimoniare il Signore anche in condizione di indigenza e di sofferenza.

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ultimo aggiornamento 10 gennaio, 2024