Nel mistero del Natale del Signore la Chiesa concentra il suo sguardo di fede e si unisce al gioioso cantico degli angeli, che nel cuore della Notte Santa, annunziano ai pastori l’evento straordinario della nascita del Redentore, l’Emmanuele, il Creatore che si fa creatura.

Noi ben sappiamo che il Natale celebra l’avvenimento centrale della storia: l’Incarnazione del Verbo divino per la redenzione dell’umanità. San Leone Magno, in una delle sue numerose omelie natalizie, così esclama: "è spuntato il giorno che per noi significa la nuova redenzione, l’antica preparazione, la felicità eterna. Si rinnova infatti per noi nel ricorrente ciclo annuale l’alto mistero della nostra salvezza, che, promesso, all’inizio e accordato alla fine dei tempi, è destinato a durare senza fine" (Homilia XXII). Su questa verità fondamentale San Paolo ritorna più volte nelle sue lettere; ai Galati, ad esempio, scrive: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge…perché ricevessimo l’adozione a figli" (4,4). Ma è soprattutto san Giovanni, nel Prologo del quarto Vangelo, a meditare profondamente sul mistero dell’Incarnazione. Ed è per questo che il Prologo fa parte della liturgia del Natale fin dai tempi più antichi: in esso si trova infatti l’espressione più autentica e la sintesi più profonda di questa festa e il fondamento della sua gioia. San Giovanni scrive: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14).

A Natale dunque non ci limitiamo a commemorare la nascita di un grande personaggio; non celebriamo semplicemente ed in astratto il mistero della vita; tanto meno festeggiamo solo l’inizio della nuova stagione. A Natale ricordiamo ciò che è essenziale per la fede cristiana, una verità che san Giovanni riassume in queste poche parole: "il Verbo si è fatto carne". Il Creatore dell’universo si è incarnato unendosi indissolubilmente alla natura umana, così da essere realmente "Dio da Dio, luce da luce" e al tempo stesso vero uomo.

 

Madre Speranza e il Natale

I santi, nella profondità della loro sensibilità, hanno tutti amato il Natale e hanno testimoniato con la loro vita lo spirito più vero di questo grandissimo mistero. Ciò è valso anche per la Beata Speranza di Gesù che ha vissuto profondamente il Natale, dal momento che la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso era stata fondata la notte di Natale del 1930.

L’abbondante produzione di scritti di Madre Speranza dà testimonianza del suo amore per Gesù Bambino, infatti per il Natale del 1937, scrivendo la circolare dalla casa di Bilbao, raccomandava alle sue suore di prepararsi bene ad accogliere "la nascita del dolcissimo Gesù", soprattutto "col cuore acceso dal fuoco dell’amore e l’ossequierete con l’oro della carità, l’incenso dell’orazione e la mirra della mortificazione" (El Pan 20,61) e le esortava nella Notte Santa a rinnovare le proprie promesse al Signore mantenendo lo stesso fervore di quel Natale del 1930. Anche nella Circolare per il Natale dell’anno successivo, ricorda che quel giorno doveva essere in giorno memorabile prima di tutto "perché s’incarnò il buon Gesù" e soprattutto spinge le sue figlie "per essere autentiche Ancelle dell’Amore Misericordioso" nell’imitare Gesù che "venne a soffrire, esercitare la carità fino alle forme estreme, dare la vita per gli uomini, pur sapendo come l’avrebbero ripagato" (El Pan 20,81). Madre Speranza domandandosi chi ha costretto a Gesù a far questo, risponde che è "l’amore che si alimenta di sacrifici, e amando diventa dolce patire" (El Pan 20,81). Sempre in quella circolare per il Natale del 1938, la Fondatrice esorta le sue suore ad essere dimentiche di se stesse per invece pensare a far contento Gesù "facendo il bene agli altri per irrobustire la volontà e fortificarla col rispetto della divina volontà" (El Pan 20,138) con il fine di "far incetta di virtù, perché in questo Natale nei cuori nasca il Divino Bambino" (El Pan 20,138).

E’ così forte in Madre Speranza il desiderio di avanzare nel cammino di santificazione tanto da rivolgersi alle sue figlie dicendo che: "credo vi starete sforzando a preparare bene il cuore col dono della carità, rinuncia, mortificazione, silenzio e fervore; solo così regnerà in voi il Bambino divino" (El Pan 20,139). Per vivere con fervore i giorni di festa le esorta: "vi prego, allontanate la pena e trascorrete bene queste festività natalizie; aspirate all’eterna felicità e ricordate bene che il Cielo è la nostra ricompensa, il premio per coloro che amano Dio sopra tutte le cose e fanno la sua divina volontà" (El Pan 20,140).

Tra le figure del Presepio particolarmente care a Madre Speranza ci sono i Re Magi e invita a prenderli come modello nel cammino di ricerca verso Gesù. Nella Circolare per il Natale del 1943, rivolgendosi alle suore scrive: "Vi invito tutte insieme ad andarlo a cercare, senza sperare che sia Lui a cercarvi. Per questo iniziamo la giornata seguendo l’esempio dei santi Magi" (El Pan 20, 250). Come i Santi Magi hanno lasciato la loro terra e le loro ricchezze, così le anime consacrate devono uscire da se stesse "lasciando l’io, l’amor proprio, il desiderio del benessere, della vanità" (El Pan 20,251). I Magi "seguirono la stella: con prontezza, allegria e fedeltà, camminando con fede solo dove li conduceva, sicuri di incontrare il re nato da poco" (El Pan 20,251) ed in questo movimento Madre Speranza legge un modo di corrispondere alla grazia e alla chiamata di Dio. I Magi seguendo la stella e non seguendo le indicazioni di Erode "manifestarono la loro costanza e perseveranza nel lottare contro gli ostacoli per trovare ciò che stavano cercando" (El Pan 20,252). Nell’ottica di Madre Speranza i Magi sono il segno di Dio "che vuole ci serviamo degli uomini per conoscere cose sublimi: da quelle naturali a quelle soprannaturali, dalle visibili alle invisibili" (El Pan 20,253). Sempre meditando il mistero della visita dei Magi, Madre Speranza si sofferma sul ruolo della stella cometa, i Magi potevano benissimo cercare il Bambino Gesù a Betlemme senza l’aiuto della stella, ma "Dio ha voluto premiarli, con la presenza della stella, come ricompensa per la loro fede e costanza" (El Pan 20,254) e la stella indica la grotta di Betlemme "perché Gesù lo troviamo solo nella povertà, umiltà e nel disprezzo delle vanità ed onori del mondo" (El Pan 20,254). Infine arrivati alla grotta compiono il loro atto di adorazione "illuminati dalla luce soprannaturale del Bambino Dio-Uomo, lo adorano grati di averli condotti a conoscerlo" (El Pan 9,227). I doni che vengono offerti al Re Bambino sono l’oro, l’incenso e la mirra e rappresentano "l’oro dell’amore, l’incenso della devozione e la mirra della mortificazione" (El Pan 20,255). Come i Re Magi hanno offerto a Gesù quello che avevano di più prezioso, così l’anima consacrata è chiamata ad offrire quello che già è stato offerto al Signore nel giorno della professione religiosa "il proprio amore, il corpo, la volontà e tutto il proprio essere" (El Pan 20,255). L’offerta assume una dimensione ancora più grande e gradita al Buon Gesù se accompagnata dallo "sforzo di liberare la nostra anima dalla superbia e da tutte quelle cose che non ci permettono di unirci a Lui" (El Pan 20,416). Gesù Bambino è presentato dalla Vergine Maria ai Magi e anche questo particolare diviene fonte di insegnamento per Madre Speranza infatti scrive che "i santi re magi trovarono il Bimbo con la Madre per insegnarci a cercarlo sempre con la Vergine, perché senza di Lei non lo troveremo" (El Pan 20,256).

 

Il Natale nella Famiglia dell’Amore Misericordioso

Il Natale è stato sempre vissuto come un momento forte della vita delle Congregazioni dell’Amore Misericordioso, sia perché le Ancelle sono state fondate nella Notte di Natale del 1930, sia perché durante il Natale sono avvenuti tanti fatti prodigiosi che hanno riguardato la Madre Fondatrice, ad iniziare da quel famoso pranzo offerto ai poveri nel Natale del 1927 quando Madre Speranza era ancora tra le Claretiane. Madre Speranza, raccontando questo fatto nel 1966 alle suore durante una e­sor­tazione dis­se, che quel giorno, essendo convenuti tanti poveri ed avendo a disposizione pochissimi alimenti, si rivolse a Gesù dicendo: "Signore io ti ho acquistato il campione, adesso vieni Tu a dar da mangiare a tutti questi poveri che hai portato qui, perché io...» (El Pan 21, 917) e il Signore esaudì la sua preghiera infatti, dal vivo resoconto della Madre, sentiamo che "il Signore fu oltremodo generoso, tanto che per due o tre mesi abbiamo avuto olio, carne, frutta e pane... ogni ben di Dio; non ci mancò nulla" (El Pan 21, 917). L’iniziativa di organizzare questo pranzo per i poveri di Madrid non fu bene accolta dalla padrona dello stabile che ospitava le suore e ciò meritò a Madre Speranza un aspro rimprovero e addolorata andò ai piedi del tabernacolo per trovare conforto da Gesù Sacramentato. Gesù in seguito a quanto accaduto le rispose: "Speranza, dove non possono entrare i poveri, non entrare neanche tu; esci da tale casa" (El Pan 21, 918).

Dal Diario sappiamo poi che una grande gioia Madre Speranza la sperimentò il giorno del suo onomastico, il 18 dicembre del 1953, quando fu inaugurata la Casa madre dei Figli Dell’Amore Misericordioso a Collevalenza. Madre Speranza annotò l’evento dicendo che nell’estasi vide "il buon Gesù contento in questo nuovo tabernacolo. Quanto ho goduto e quante carezze ho ricevuto dall’Amato dell’anima mia!" (El Pan 18, 1378). Inoltre in quella circostanza, Madre Speranza facendo leva sulla gioia del Signore, gli chiese di essere "sempre Lui a reggere il timone di queste due navi o Congregazioni, che benedica tutti i miei figli e figlie e mi conceda la grazia di ricrearsi sempre con loro" (El Pan 18, 1379).

Un ultimo accenno meritano i fatti mistici che hanno come protagonista Gesù Bambino, generalmente le estasi si verificavano con Gesù adulto, ma spesso nel periodo natalizio esse si potevano verificare con il Bambinello e per questo motivo Madre Speranza viveva con grande trasporto il Natale. Madre Speranza nutriva una tenera devozione per la statuina stessa di Gesù Bambino e riportiamo brevemente solo due fatti mistici. Quando Madre Speranza era ancora Claretiana in Spagna, poiché le suore e i bambini del collegio non avevano una statua del Bambinello, la Madre pregò con particolare fervore e nelle sue mani comparve una statuina di Gesù Bambino e a porgergliela tra le mani fu la stessa Vergine Maria.

Poi l’altro episodio degno di nota è il Bambinello venerato a Collevalenza, quel Bambinello risale ai tempi quando Madre Speranza era assistente delle giovani in Spagna. la Madre stava cucendo una camiciola per il Bambinello, quando suonò la campanella per andare alle preghiere in cappella, Madre Speranza interruppe il lavoro ma una vocina con insistenza la chiamava dicendo "Speranza! Vestimi!". Madre Speranza, fedele all’obbedienza si recò in cappella e quando tornò trovo ancora il Bambinello vivo e la ringraziò dicendo che era stata fedele e per questo l’aveva premiata aspettando il suo ritorno nella cella.

Madre Speranza, attraverso la sua testimonianza di vita, insegna a tutti noi a vivere il Natale con sentimenti di umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano. Il Natale di Cristo è un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza e l’incontro con il Bambino Gesù ci rende persone nuove che si aprono alle attese e alle necessità dei fratelli.

Diventiamo anche noi testimoni della luce che il Natale irradia sull’umanità del terzo millennio. Maria Santissima, Arca della Nuova Alleanza e Tabernacolo del Verbo incarnato, insieme a san Giuseppe, silenzioso testimone degli eventi della salvezza, ci comunicano gli stessi sentimenti che essi hanno nutrito mentre attendevano la nascita di Gesù.

Il Natale, vissuto nello spirito di Madre Speranza diventa allora un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo.

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ultimo aggiornamento 10 gennaio, 2024