PROFILI DI MADRE SPERANZA – 19

Mons. José Luis Gutiérrez

Il significato di un Processo di Canonizzazione

Edizioni Amore Misericordioso - Natale 1993

Ringrazio di cuore i Reverendissimi P. Maximiano Lucas e M. Mediatrice di Gesù Berdini, Superiori Generali della Famiglia dell’Amore Misericordioso, che, nel corso delle celebrazioni del centenario della nascita di Madre Speranza, hanno voluto darmi l’occasione di venire ancora una volta in questo luogo privilegiato. Ho detto privilegiato, perché ogni pietra del Santuario testimonia icasticamente l’Amore Misericordioso che Dio effonde su di noi; e privilegiato, inoltre, perché nella Cripta riposano le spoglie venerate di Madre Speranza, di cui il Signore si è servito per far sorgere la Famiglia religiosa dedita interamente a diffondere dappertutto il messaggio dell’Amore Misericordioso. Con profonda gratitudine, dunque, inizio questa relazione, nella quale intendo esporre alcune riflessioni circa il significato di un processo di canonizzazione.

Attraverso il mio lavoro presso la Congregazione delle Cause dei Santi, ho potuto seguire da vicino il processo relativo alla fama di santità e alle virtù di Madre Speranza; pertanto, sapendo di fare cosa a voi gradita, mi sforzerò di esemplificare le riflessioni generali con dei riferimenti alla Causa della Madre, per illustrare il senso che ha un processo di canonizzazione nei confronti della Chiesa, dei singoli fedeli e della Famiglia da Lei fondata.

Esporrò:

1° in primo luogo, che cosa cerca la Chiesa con una beatificazione o canonizzazione;

2° poi i mezzi dei quali si serve l’autorità della Chiesa per verificare l’esistenza delle virtù;

3° infine, i beni che derivano da una Causa di Canonizzazione.

 

I. Che cosa cerca la Chiesa con una beatificazione o canonizzazione?

Il riconoscimento pubblico della santità di quei fedeli che hanno sparso il loro sangue per la fede o che hanno praticato le virtù con perseveranza eroica appare come una costante nella vita della Chiesa. Mediante tale proclamazione realizzata dal Papa, la Chiesa rende grazie a Dio, onora quei suoi figli che hanno risposto generosamente alla grazia divina e li propone come esempio di quella santità alla quale sono chiamati tutti gli uomini, qualunque siano le circostanze concrete della loro vita su questa terra. Le beatificazioni e le canonizzazioni hanno sempre come finalità la gloria di Dio e il bene delle anime.

Dalla sua elezione al pontificato, Giovanni Paolo II ha curato con ritmo particolarmente intenso le cause di canonizzazione e sono stati da lui proclamati santi o beati molti fedeli cristiani di tutte le epoche, anche di tempi recenti, e delle più diverse condizioni: sacerdoti e laici, religiosi, persone sposate, deceduti ad un’età veneranda o chiamati dal Signore ancora giovani. Ciascuno di essi rappresenta dei tratti caratteristici e in tutti ugualmente si avverte un comune denominatore: hanno preso sul serio l’impegno radicato nel battesimo e, pur non essendo esenti da debolezze, nel corso della loro esistenza hanno risposto giorno dopo giorno alla grazia di Dio e, dopo aver combattuto con fermezza come membri della Chiesa militante, hanno meritato di entrare a far parte della Chiesa trionfante.

Il Concilio Vaticano II ha ribadito e messo in rilievo con particolare vigore la chiamata universale alla santità. Nel n. 42 della Cost. Lumen gentium leggiamo: tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a tendere alla santità e alla perfezione del proprio stato. Il testo conciliare reagisce di fronte ad una visione che sembrava far consistere la santità in gesti clamorosi e in modi di agire ben lontani da quelli attraverso i quali si esprime la vita dei comuni mortali, sicché essa arrivò ad essere considerata come un oggetto di lusso, patrimonio esclusivo di pochi e motivo di ammirazione, ma non modello da essere imitato e mettere in pratica. A questa visione deformata la Cost. Lumen gentium risponde senza mezzi termini: «è chiaro dunque a tutti che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (n.40). Questa dottrina circa la chiamata universale alla santità fu considerata da Paolo VI «come la nota caratteristica del magistero conciliare del Vaticano II e la sua finalità ultima».

Facendo eco a quest’idea centrale, Giovanni Paolo II ha insegnato che «la vera storia dell’umanità è costituita dalla storia della santità... La santità non come ideale teorico, ma come via da percorrere nella fedele sequela di Cristo, è un’esigenza particolarmente urgente ai nostri tempi» (15 febbraio 1992). In effetti, la santità è la realizzazione più piena di quella dignità dell’uomo che Gesù Cristo ci ha acquistato facendosi Uomo e morendo per tutti sulla Croce. I Beati e i Santi sono quei fedeli nella cui vita la Chiesa riscontra perseveranza fino all’ultimo momento nella pratica delle virtù e li propone pubblicamente come modelli e come intercessori presso Dio.

Trattandosi poi, di una Fondatrice, pare logico affermare che i primi beneficiari del riconoscimento della sua vita dedita a Dio e delle sue virtù saranno i suoi Figli e le sue Figlie spirituali, i quali hanno ricevuto attraverso di Lei quel carisma che sono chiamati a perpetuare nel tempo.

La beatificazione e la canonizzazione non sono atti in forza dei quali una persona morta in concetto di santità viene promossa ad uno status superiore, ma costituiscono invece, un bene per la Chiesa pellegrina sulla terra, a cui, mediante la beatificazione, viene concesso di poter tributare culto pubblico ad un Servo di Dio entro l’ambito limitato di una o più diocesi o di un’istituzione; con la canonizzazione, poi il Papa pronuncia un giudizio infallibile sul fatto che il Santo gode della gloria in cielo e il suo culto è esteso a tutta la Chiesa.

Si può affermare, quindi, che la beatificazione consiste nella concessionee di un indulto, in forza del quale è permesso ad un raggruppamento di fedeli di tributare culto pubblico ad un Servo di Dio; la canonizzazione estende il culto alla Chiesa universale e comporta inoltre un atto dogmatico, e cioè il sopra menzionato giudizio infallibile.

 

II. I mezzi dei quali si serve l’autorità della Chiesa per verificare l’esistenza delle virtù

Prima però, che il Papa realizzi tali atti, occorre verificare quelli che sono i loro presupposti, vale a dire che in favore della proclamazione pubblica della santità del Servo di Dio di cui si tratti concorrano tre requisiti necessari: la voce del popolo di Dio con a capo i suoi pastori, attraverso la fama di santità di cui gode il Servo di Dio; le prove complete dell’eroicità delle virtù o del martirio subito per la fede; ed infine, la voce di Dio, mediante il compimento di uno o più miracoli per l’intercessione del suo Servo. Se sarà comprovato e presentato al Papa questo complesso armonico di voci, egli potrà contare sui presupposti per decidere e procedere o meno alla beatificazione o alla canonizzazione.

La raccolta delle prove circa la fama di santità e circa l’esercizio delle virtù o circa il martirio viene effettuata generalmente nella diocesi in cui è morto il Servo di Dio e trascorsi almeno cinque anni dalla sua morte. Questa raccolta di prove ha un carattere istruìtorio ed è eseguita da un tibunale nominato dal Vescovo del quale fanno parte il giudice, il promotore di giustizia e il notaio. Da questo tribunale sono interrogati i testi presentati dal postulatore, ai quali, per evitare qualsiasi rischio di unilateralità, devono sempre essere aggiunti altri chiamati ex officio dal tribunale. L’interrogatorio dei testi, sotto giuramento, comprende le domande miranti ad ottenere le prove della fama di santità e dell’esercizio eroico delle virtù ed è compito del tribunale appurare i fatti, di modo che vengano alla luce anche gli elementi eventualmente negativi o quelli che potrebbero costituire un ostacolo per la causa.

Per la causa di Madre Speranza, dal 24 aprile 1988 all’11 febbraio 1990, sono stati sentiti 82 testi dal tribunale di Orvieto-Todi e 15 da quello di Madrid: quindi un totale di 97 testimoni, di cui 32 chiamati ex officio dal tribunale. Fra i testi si trovano quattro Eminentissimi Cardinali e cinque Vescovi. Le diverse testimonianze, nel loro complesso, abbracciano tutto l’arco della vita della Serva di Dio, dall’infanzia fino alla sua morte. C’è da notare che tutti i testi, tranne tre, sono presenziali e che, in genere, depongono su fatti dei quali sono stati testimoni diretti.

Il tribunale, inoltre, affida ad esperti la raccolta dei documenti attinenti alla vita e alle virtù del Servo di Dio, nonché tutti i suoi scritti, i quali sono sottoposti all’esame di teologi, perché attestino che non c’è negli stessi alcunché contro la fede e i costumi ed espongano inoltre i tratti della fisionomia del Servo di Dio che si deducono da tali scritti. Anche da questo punto di vista la causa di Madre Speranza è di una ricchezza notevole, perché i componenti della Commissione storica, presieduta da P. Mario Gialletti FAM, hanno effettuato delle ricerche presso 31 archivi, nel Vaticano, in Italia e in Spagna ed hanno raccolto una mole immensa di documenti, inseriti in 30 volumi degli atti processuali.

Nell’interrogatorio dei testi e nella visita alle stanze in cui visse e morì il Servo di Dio e al luogo di sepoltura, il tribunale verifica anche che non gli è tributato culto pubblico (come avverrebbe qualora fossero esposte le sue reliquie o la sua immagine sull’altare od ornata di aureola, oppure venisse celebrata la santa messa in suo onore, ecc).

Concluso quanto sopra esposto, il tribunale aggiunge il proprio parere circa l’attendibilità dei singoli testi e, in generale, circa la completezza dell’istruttoria e il valore del materiale raccolto.

Il tutto, chiuso e sigillato, è trasmesso alla Congregazione delle Cause dei Santi. Nella Congregazione, il primo passo consiste nell’esame degli atti ricevuti, per constatare la loro validità giuridica, dopo di che la causa è affidata a un Relatore, sotto la cui guida viene redatta la positio o dossier contenente l’esposizione dettagliata della vita e delle virtù del Servo di Dio sulla base delle risultanze processuali. Per la causa della Madre Speranza questo dosier comprende tre grossi volumi stampati di complessive 2.378 pagine ed è stato redatto dal Postulatore, P. Romualdo Rodrigo, OAR, dal P. Mario Gialletti, FAM, da Suor Consuelo García, EAM e dalla Sg.na Marina Berardi. Le parti principali di questo dossier, corredate da indici dettagliati sono:

― Una biografia della Madre, di oltre 300 pagine, seguita da 600 pagine di documenti.

― Due giudizi circa il contenuto degli scritti di Madre Speranza, redatti dal P. Roberto Moretti, OCD e dal P. Romualdo Rodrigo, OAR.

― Le deposizione dei testi.

― Un’esposizione dettagliata, sula base delle testimonianze processuali e dei documenti, circa la pratica delle singole virtù da parte della Serva di Dio.

― Un campionario, di 200 pagine circa, degli scritti di Madre Speranza. Devo dirvi che ho letto tutti gli scritti della Madre senza saltare nemmeno una riga e in essi ho potuto apprezzare un vero tesoro di vita soprannaturale pervasa da una carica di profonda umanità.

Consegnata alla Congreazione la positio, essa dovrà attendere il suo turno (in questo momento la lista di attesa è di diversi anni) per essere discussa colegialmente da un Congresso di otto Consultori teologi con il Promotore della Fede. Superato questo primo esame con il parere favorevole di almeno due terzi dei votanti, la positio accompagnata dai voti dei Consultori è trasmessa ai Cardinali e ai Vescovi membri della Congregazione, i quali la esaminano in una riunione chiamata Congregazione ordinaria. Se il giudizio di questa nuova istanza sarà positivo, la questione viene sottoposta al Santo Padre, il quale decide se si debba promulgare il decreto sull’eroicità delle virtù praticate dal Servo di Dio (o sul martirio).

Tuttavia è da tener presente che la prova delle virtù può raggiungere solo il grado di certezza morale. Mentre in un processo penale non è chiesto all’imputato di provare la propria innocenza ma egli si presume innocente fino a prova contraria, nelle cause di canonizzazione si tratta di provare non già l’innocenza del candidato, ma il grado eroico delle virtù da lui praticate in maniera continua, anche e soprattutto nelle motivazioni più profonde e nell’intimità dei suoi rapporti personali con Dio. È evidente, pertano, che il grado di certeza al quale si può arrivare è in se srtesso limitato.

Per questi motivi, è dottrina tradizionale, ricordata anche da Giovanni Paolo II, che, oltre alla predetta prova delle virtù, i miracoli costituiscono la "voce di Dio" in favore della beatificazione o della canonizzazione, giacché «essi, se rigorosamente comprovati e riconosciuti ufficialmente dall’autorità della Chiesa, sono come un sigillo divino che conferma la santità del Servo di Dio la cui intercessione è stata invocata… Per le cause dei Santi, i miracoli hanno una significazione assai forte: fanno sentire in qualche modo la "voce di Dio" nel discernimento che la Chiesa opera in vista della beatificazione o della canonizzazione di un servo di Dio. Essi chiariscono e confermano il giudizio che coinvolge l’autorità di Pietro e della Chiesa» (ai partecipanti al colloquio con la consulta medica di Lourdes promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi, 19 nov. 1988).

Per miracolo s’intende un fatto inspiegabile secondo le leggi della natura, compiuto da Dio (solo Dio può operare miracoli). Nel caso presente, poi, occorre che tale fatto prodigioso sia da atribuire senza luogo a dubbi all’intercessione del Servo di Dio di cui si tratti. Sotto il profilo del miracolo possono essere esaminati tanti casi: basti citare qui la moltiplicazione del riso per la refezione dei poveri avvenuta nel 1949 in un paese della Spagna, per intercessione dell’allora Beato Giovanni Macías: dopo aver invocato il Beato, verso l’una del pomeriggio la cuoca versò kg. 0,750 di riso ed altrettanto di carne su circa 10 litri di acqua. Il riso cominciò a moltiplicarsi, sicché una parte dovette essere trasferita in una seconda pentola di otto litri e successivamente in una terza, di dieci litri, ma il livello della pentola originaria non diminuiva nonstante i successivi travasamenti. Di quel riso, che fu giudicato molto buono, mangiarono abbondantemente circa centocinquanta persone ed è inoltre da notare che continuò a bollire fino alle cinque del pomeriggio senza che in alcun momento si spappolasse e si trasformasse in una poltiglia. Tuttavia la maggior parte degli eventi prodigiosi esaminati dalla Congregazione riguardano guarigioni che risultano inspiegabili, almeno quanto al modo in cui sono avvenute.

Quando giungono alla portulazione di una causa rumori circa un presunto miracolo attribuibile all’intercessione di un Servo di Dio, la postulazione stessa cercherà di esaminare approfonditamente e con estrema prudenza i dati oggettivi, per verificare la fondatezza di tali notizie. Soltanto questo doverosa verifica chiederà al Vescovo del luogo dove è avvenuto il fatto che nomini il giudice, il promotore di giustizia e il notaio i quali, assistiti da un perito (generalmente da un medico), raccolgano accuratamente le prove relative sia al fatto presuntamente miracoloso sia alla sua attribuzione all’intercessione di un determinato Servo di Dio (non di più Servi di Dio, perché in tal caso non si avrebbero elementi per aggiudicarlo ad uno in concreto). Naturalmente, sono di primaria importanza la cartella clinica e le deposizioni dei medici curanti nonché, in generale, tutti i dati tecnici che permettano di arrivare ad una diagnosi accurata della malattia, della terapia seguita, della guarigione e dell’assenza di recidive: quest’ultimo aspetto è verificato da due medici, che, per incarico del tribunale, visitano la persona guarita. Il tribunale dovrà inoltre ricevere le prove atte ad evidenziare da quali persone e con quali preghiera (novene, ecc.) sia stata invocata l’intercessione di un determinato Servo di Dio.

Arrivati gli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi e verificata la loro validità giuridica, viene redatto e stampato il relativo dossier, che è esaminato innanzitutto dalla Consulta medica (se si tratta di una guarigione) composta da cinque specialisti. Il compito fondamentale di questi periti sarà quello di formulare la diagnosi della malattia, esaminare la terapia eseguita, verificare se c’è stata una guarigione e rispondere ad una domanda precisa: se, cioè, secondo la loro scienza, la guarigione così esposta, ammette una spiegazione naturale. Si badi bene che non viene chiesto ai periti di dire se c’è o non c’è un miracolo, ma solo se, secondo le loro conoscenze, la guarigione ammette una spiegazione naturale.

Con il parere dei periti, il caso viene poi sottoposto al Congresso teologico, composto questa volta da sei Consultori e dal Promotore della Fede, i quali dovranno stabilire se il caso giudicato inspiegabile dai periti sia da ritenersi un vero miracolo, e se tale miracolo debba essere attribuito all’intercessione del Servo di Dio di cui si tratti.

La positio, sempre con il voto dei Consultori, è successivamente esaminata dai Cardinali e dai Vescovi Membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, tutto il materiale è consegnato al Papa, il quale decide se si debba promulgare il decrreto circa il miracolo.

Promulgato il decreto circa l’eroicità delle virtù con l’aggiunta di quello circa un miracolo, il Papa può decidere che abbia luogo la beatificazione.

Per la canonizzazione, anche nel caso di martirio, è richiesta una diffusione moralmente universale della venerazione al Beato nonché la prova di un miracolo dovuto alla sua intercessione e avvenuto dopo la beatificazione.

 

III. Beni che derivano da una Causa di Canonizzazzione

Abbiamo già detto, all’inizio di questa relazione, che, con una causa di bestificazione o di canonizzazione, la Chiesa cerca sempre la gloria di Dio ed insieme, intende proporre al popolo cristiano validi intercessori e modelli di santità. Sarà bene ora che esponiamo più dettagliatamente queste idee con riferimento soprattutto alla causa di Madre Speranza ed alla Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, da Lei fondata. Qui ritengo doverosa una precisazione: mi asterrò scrupolosamente da qualsiasi giudizio circa il merito, perché alla domanda se sia stata provata l’eroicità delle virtù praticate dalla Serva di Dio dovranno rispondere a suo tempo gli organi competenti della Congregazione delle Cause dei Santi e costituirebbe una grave scorrettezza qualsiasi interferenza da parte mia.

A. Esaminiamo in primo luogo alcuni beni che ne derivano per la Famiglia dell’Amore Misericordioso.

1. Innanzitutto, la redazione del dossier presentato alla Congregazione circ la vita e le virtù di Madre Speranza è conseguenza dell’aver messo insieme le deposizioni di molti testi presenziali, ina ricerca documentaria eseguita a tappetto e, infine, un esame approfondito di tutti i suoi scritti. Ciò ha permesso che, a meno di dieci anni dalla morte della Madre sia stato raccolto con criteri scientifici e con carattere esauriente un materiale che, fino ad ora, si travava disperso. Esso, inoltre, ha reso possibile la compilazione di un’ampia biografia nella quale la vita della Madre, dalla nascita e dall’ambiente di famiglia fino alla morte, è esposta sulla base di un apparato critico che consente di ricostruire in tutti i suoi particolari il cammino percorso dalla Serva di Dio nel portare a termine la missione che le era stata affidata. Tale ricostruzione riguarda i singoli episodi della vita di Madre Speranza (sottolineo: accuratamente datati), ed è stata eseguita con oggettività, dopo aver valutato attentamente le versioni fornite dai protagonisti dei fatti: per le diverse fasi della vita e per i singoli episodi, talvolta dolorosi, si ha spesso il racconto fornito a voce o per iscritto dalla Madre stessa e dai documenti trovati negli archivi; a ciò si aggiunge la testimonianza di coloro che, narrano le proprie impressioni e riferiscono sul modo di agire di Madre Speranza durante quello stesso periodo di tempo e sulla sua serenità, allegria e piena fiducia in Dio.

Se mi è consentita una annotazione personale, aggiungo che il mio lavoro durante la fase di elaborazione del dossier è stato facilitato non solo dall’impegno dei redattori, ma anche dalla conoscenza diretta dell’ambiente e di molti personaggi della città di Bilbao che hanno avuto un ruolo di primo piano in periodi cruciali della vita di Madre Speranza. Fra queste persone, anche se non l’ho conosciuta personalmente, mi pare doveroso dedicare oggi un particolare ricordo a Pilar de Arratia, morta a Roma il 29 agosto 1944 e sepolta nella Cappella della Casa generalizia delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, della cui dedizione alla Madre sono state raccolte abbondanti testimonianze nel processo.

Da quanto ho detto in precedenza forse è sorto in molti il desiderio di rivolgermi una domanda: sarà alla portata di tutti questa biografia alla quale ha fatto riferimento? La biografia, come tutto il resto del dossier presentato rimane per ora a disposizione esclusiva della Congregazione delle Cause dei Santi, e non sarebbe corretto che tale dossier fosse consegnato ad altre persone. Esso contiene, inoltre, le deposizioni di molti testi tuttora viventi o morti in data assai recente, i quali hanno il diritto di non veder divulgato quanto hanno ritenuto di dover confidare sotto il vincolo del giuramento. Si aggiunga, poi, che il materiale raccolto contiene dei riferimenti a fatti ancora recenti che non sarebbe opportuno pubblicare. Tuttavia, il materiale esiste, e penso che la pubblicazione, quando sarà possibile, di una biografia scientifica della Madre e corredata da documenti – pur con delle lacune per il momento incolmabili – sarà un aiuto di prim’ordine innanzitutto per la Famiglia dell’Amore Misericordioso, che potrà così disporre di uno strumento di grandissimo valore per la conoscenza della vita della Fondatrice.

2. La biografia alla quale mi sto riferendo consente, poi, di seguire passo passo la realizzazione della missione affidata da Dio a Madre Speranza. Il dossier presentato alla Congregazione delle Cause dei Santi non ha ovviamente per oggetto lo studio particolareggiato del carisma ricevuto dalla Famiglia dell’Amore Misericordioso. Tuttavia, esso emerge dappertutto nel dossier, perché la vita della Madre non è altro che il compimento di quella precisa volontà di Dio da Lei percepita in un primo momento e successivamente in pratica fino all’ultimo istante della sua esistenza su questa terra. Alla dimensione istituzionale di questo carisma, vale a dire alla fondazione di due Congregazioni religiose, approvate dall’autorità della Chiesa, si aggiunge inscindibilmente la dimensione personale, cioè, la vocazione di tanti Figli e di tante Figlie, chiamati a continuare e a perpetuare nel tempo la missione affidata alla Madre.

Parlando in termini generali, si può dire che, in molte occasioni, il carisma fondazionale si manifesta al Fondatore o alla Fondatrice in forma di un abbozzo, che, con l’impulso della grazia, in continuità con la percezione iniziale e contando sempre sull’obbedienza della fede di colui o colei che è stato scelto come strumento, acquista con il tempo contorni semre più precisi, per rimanere infine delineato in maniera indelebile. Con un’immagine forse non molto originale e per forza limitata, potremmo dire che in molti casi la realizzazione pratica di un carisma assomiglia ad una montagna parzialmente coperta da nuvole, fra le quali appena s’intravvede la cima, fino a quando esse non si dileguano poco a poco e la cima stessa si ataglia sull’azzurro del cielo in una giornata trasparente.

Pertanto, il carisma, ossia lo spirito vissuto dalla Serva di Dio e trasmesso in eredità ai suoi Figli e alle sue Figlie, dev’essere considerato da due punti di vista, che si rivelano complementari: esso può essere esaminato, in primo luogo, nel suo sviluppo concreto, seguendo i diversi momento della sua realizzazione pratica, vale a dire concentrando l’attenzione sul modo in cui esso si è manifestato nel tempo attraverso le parole e le opere intraprese dalla Fondatrice; in secondo luogo, può e dev’essere studiato così come appare plasmato e sancito dall’Autorità della Chiesa mediante l’apèprovazione dei due Istituti.

Ho detto che questi due approcci sono complementari, ma aggiungo ora che il primo, e cioè la considerazione dello sviluppo del carisma nella sua concreta messa in pratica, è fondamento necessario del secondo (vale a dire, dello studio del carisma così come appare plasmato oggi), che, altrimenti, verrebbe ridotto all’autopsia eseguita su un corpo senza vita.

Uno dei beni più importanti, fra i tanti provenienti dalla causa di canonizzazione di una Fondatrice e dal lavoro di ricerca che essa comporta, è appunto la messa a fuoco del carisma così come lo stesso si è andato manifestando, nel corso del tempo, nelle parole e nella vita della medesima Fondatrice.

In riferimento concreto alla causa di Madre Speranza, consentitemi di rendervi partecipi di una mia riflessione personale: mi è parso di apprezzare che, in una percezione sempre incentrata sull’Amore Misericordioso, la grazia di Dio h spinto la Fondatrice, durante i primi anni, in un senso che oserei chiamare antropocentrico od orizzontale, vale a dire, l’ha portata verso la realizzazione di opere di misericordia tendenti ad esprimere e a rendere tangibile la Misericordia che il Signore ha per gli uomini. Ricordiamo a questo proposito gli inizi a Madrid con le ragazze povere, l’accoglienza di orfani di guerra a Bilbao, l’assistenza di tante persone bisognose in Via Casilina, durante i bombardamenti di Roma e nell’ambiente di penuria nel corso della Seconda Guerra mondiale. Poi, gradualmente, si è manifestato la dimensione eocenetrica o verticale: avvicinare gli uomini all’Amore Misericordioso di Dio e rendere gli stessi uomini partecipi non già della misericordia, ma della sua fonte intesaribile: la corrente di Amore Misericordioso parte da Dio e viene accolta dagli uomini mentre le opere di misericordia sono segno e manifestazione adeguata di questo Amore di Dio. Se mi si chiede ora di segnalare quali sono, a mio parere, i momenti salienti di questa manifestazione della dimensione verticale, penso di poterli individuare nella fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e, a coronamento dell’edificio, nella costruzione del Santuario nel quale ci troviamo ora. Non si è trattato, dunque, di evoluzione di un carisma, ma di sviluppo organico e manifestazione graduale dello stesso, fino ad apparire in maniera totalizzante. Lo apprendiamo dalle parole con le quali la Madre stessa descrive la sua missione:

«Io sono la "portinaia" del Signore e voi dovete pregare affinché io, ogni giorno, Gli presenti bene tutte le necessità che le persone mi confidano e affinché ottenga da Lui tutto quello di cui le famiglie hanno bisogno. Pregate perché sia una "portinaia" fedele al Signore e compia sempre ciò che Lui desidera».

Resta qui scolpito il carisma, nella sua completezza e nelle sue due dimensioni inscindibili e necessariamente complementari, alle quali possiamo applicare le parole che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha scritto in riferimento a tutta la Chiesa nell’Enciclica Dives in misericordia: «Quanto più la missione svolta dalla Chiesa si incentra sull’uomo, quanto più è, per così dire, antropocentrica, tanto più essa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente, cioè orientandosi in Gesù Cristo verso il Padre» (n. 1).

Su questa base sarà posibile un continuo approfondimento del carisma fondazionale di Madre Speranza ed un fruttuoso rinnovamento non già delle strutture, ma delle persone, in armonia con quanto stabilito dal Concilio Vaticano II: «fedelmente si interpretino e si osservino lo spirito e le finalità proprie dei fondatori, come pure le sane tradizioni: tutto ciò costituisce il patrimonio de ciascun istituto». Infatti, sia a livello di governo della Famiglia dell’Amore Misericordioso sia nella vita di ciascuno dei suoi membri, è evidente che lo spirito della Fondatrice debbe essere punto continuo di riferimento, oggetto di meditazione, segno di autenticità e condizione di efficacia nella risposta di ciascuno alla propria vocazione. Lo stesso Concilio auspica che tutti gli istituti religiosi «abbiano in ogni modo a cresxdere e a fiorire secondo lo spirito dei Fondatori».

3. Dalla causa di canonizzazione della Fondatrice deriva un altro beneficio per le due Congregazioni dell’Amoe Misericordioso: quello che chiamerei una conocscenza più documentata di un aspetto fondamentale del carisma fondazionale, vale a dire della sua dimensione di maternità. In effetti, il carisma fondazionale comporta una vera maternità, che permette al di là dell’atto di dare la vita a due Congregazioni religiose unite in una sola Famiglia. La messa in pratica del carisma ha come risultato lo stabilimento di un’istituzione (nel caso presente, le due Congregazioni) ed inoltre la costituzione di una Famiglia (i Figli e le Ancelle dell’Amore Misericordioso) che si deve perpetuare nel tempo e crescere mediante l’arrivo di nuove vocazioni.

Sarebbe un controsenso pensare ad una vita futura totalmente disgiunta da ciò che ha dato un senso preciso alla nostra esistenza su questa terra: siamo convinti, invece, che porteremo per sempre con noi quello che abbiamo amato con tutte le forze del nostro cuore, quello cioè, che, giorno dopo giorno, ha costituito l’oggetto delle nostre più nobili sollecitazioni. Prendere sul serio l’Incarnazione del Figlio di Dio comporta come necessaria conseguenza la convinzione che, nella gloria del Cielo, l’amore che ora ci riempie rimarrà nella sua concretezza e senza le limitazioni inerenti all’esistenza terrena. Si può dire, dunque, che i Santi intercedono per noi presso Dio non già solo perché ascoltano le nostre suppliche, ma soprattutto perché continuano a portarci in cuore e desiderano il nostro bene.

È facile applicare alla Madre le riflessioni precedenti: fu il suo un carisma di maternità, che esercitò mediante una continua sollecitudine per eseguire il disegno di Dio nella fondazione delle due Congregazioni, cercando innanzitutto la santità dei suoi Figli e delle sue Figlie e l’efficacia del loro apostolato al servizio della santa Chiesa, per il bene delle anime. Questa maternità, inoltre, è per natura sua feconda e tendente verso la costituzione di una famiglia numerosa, perché implica necessariamente la tendenza verso l’aumento e verso la continuità della medesima Famiglia, non limitata ai suoi membri attuali, ma destinata a perpetuarsi nel tempo, per diffondere dappertutto il messaggio dell’Amore Misericordioso. Ora, se la Serva di Dio amò questa Famiglia con tutto il suo cuore mentre fu tra di noi e per essa spese senza risparmio le proprie energie, si può essere certi che, chiamata dal Signore, ha portato con sé integralmente quella carica d’amore e, resa ancora più potente, veglia continuamente sulle sue Figlie e sui suoi Figli, ottiene per loro grazie abbondanti con la sua intercessione e li spinge a progredire sempre più nel cammino verso la santità, ossia della fedeltà al carisma e all’insegnamento ricevuto dalla Madre; e si può essere pure certi che l’intercessione della Madre si rivelerà feconda anche nel potenziare lo sforzo del Figli e delle Figlie per far crescere sempre più la Famiglia, per ottenere da Dio molte nuove vocazioni.

Quanto abbiamo detto finora è vero, ma può sorgere un dubbio: la causa di canonizazione ha una particolare rilevanza e aggiunge qualche cosa per ciò che concerne l’efficacia dell’intercessione di una Fondatrice e, in concreto, della Madre? Sì, e i motivi di questa rilevanza sono molti: innanzitutto, e in continuità con le idee esposte in precedenza, notiamo che la ricerca eseguita in occasione della causa è una miniera di dati per approfondire la dimensione di maternità feconda nella vita della Serva di Dio; poi, l’eventuale beatificazione e la successiva canonizzazione costituiscono una presa ufficiale di posizione da parte della Chiesa, che, all’approvazione giuridica già concessa all’Istituto, aggiunge la dichiarazione della pratica eroica delle virtù, da parte di colei ce è stata chiamata da Dio per promuoverlo, e l’approvazione del miracolo, fornendo un nuovo motivo di certezza sulla capacità d’intercessione; infine, infine la concessione del culto pubblico fa sì che la devozione fino a quel momento esclusivamente privata sia potenziata dall’azione della Chiesa stessa e metta così nelle mani della Serva di Dio un tesoro di preghiera che essa può presentare davanti al Signore per intercessione in nostro favore.

B. Chiudo queste riflessioni con una considerazione generale. Quale modello viene presentato a tutti i fedeli in una causa di canonizzazione?

Per rispondere, va tenuto presente che il dossier consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi ha per titolo Positio super virtutibus, vale a dire, dossier con il quale si cerca di provare che la Serva di Dio praticò in grado eroico le singole virtù, sia teologali (fede, speranza e carità) sia cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza).

Se nella vita di una persona morta in concetto di santità sono avvenuti dei fenomeni mistici di carattere straordinario, essi hanno, nondimeno, una rilevanza secondaria, giacché, per la canonizzaziones, la Chiesa tiene conto esclusivamente della pratica delle virtù o, in altre parole, del grado di carità con il quale la Serva di Dio cercò giorno dopo giorno ed in ogni circostanza di compiere la volontà di Dio. Ha reso un fiacco servizio alla pastorale della Chiesa e alla vita del popolo cristiano quel genere letterario in voga per secoli che sembrava identificare la santità con le estasi, bilocazioni e altri fenomeni straordinari, con il triste risultato di presentare solo una caricatura deforme e intrisa di miracolismo di quella santità alla quale Dio chiama tutti gli uomini.

Con la loro vita, non esente da difetti e da lotte, i santi sono araldi di un messaggio perenne, valido per ogni persona e per ogni epoca: tutti, nessuno escluso, dobbiamo raggiungere la vetta, vale a dire la pienezza della carità. Il Signore vuole che ciascuno viva santamente la sua vita ordinaria, quella di tutti i giorni, quella che è fatta di lavoro e di preghiera, di compimento fedele dei doveri familiari e sociali, perché sono queste le circostanze nelle quali Dio ci viene incontro: una vita apparentemente piatta, ma resa grande dall’Amore che Dio misericordioso effonde nei nostri cuori e riempie di contenuto ogni nostra giornata rendendoci partecipi della trascendenza del quotidiano.

Concludiamo, dunque, con le parole della Madre, riflesso fedele della sua vita, che costituiscono un vero programma di impegno cristiano concreto:

«Cerchiamo attentamente d’esseere fedeli nelle piccole cose; la fedeltà nel poco è pegno della fedeltà nel molto… Desiderare la perfezione e rimandare ad un altro giorno l’attuazione pratica di questo desiderio; voler santificarsi nelle grandi occasioni senza badare alle circostanze che ci sembrano di poca o nessuna importanza, sono due illusioni disastrose».

Collevalenza, 30 settembre 1993, nel centenario della nascita di Madre Speranza.