STUDI

L. S.

La vita interiore ci superumanizza dandoci una unificante intimità con Dio e con noi stessi

 

La società di oggi è strapiena di uomini e donne assorbiti dal “fare” e affascinati dall’”avere”: costoro si premurano unicamente di soddisfare il proprio corpo e di vettovagliarlo anche di emozioni e di divertimenti nuovi. Le “brave” persone, poi, sotto l’ispirazione della sola ragione, perseguono una buona vita “pagana”, naturale: cercano di osservare leggi e virtù normali, confacenti al loro stato, e di essere tolleranti e socievoli. E allora nelle comunità ben pochi ricordano con frequenza di essere nel mondo le sole creature composte di anima e corpo, e quindi con una doppia vita da coltivare: interiore ed esteriore, spirituale e corporale.
Per ogni uomo c’è un solo problema essenziale e fondamentale: scoprire che lui è portatore di una vita dello spirito, più alta ancora che la vita dell’intelligenza: l’unica che può appagare l’uomo e “trasumarlo” (direbbe Dante). E invece ecco la deludente realtà, bene espressa nell’affermazione: “La tragedia della vita non è tanto in ciò che l’uomo soffre, ma piuttosto in tutto ciò che egli trascura” (Carljle).
Troppe persone, rimorchiate dalle cose esteriori e frastornate da immagini e rumori, durante il giorno si trovano sempre fuori, mai in casa, cioè in se stessi: sono stranieri in terra propria, nel loro interno, continuamente affaccendati e con fugaci momenti di abboccamento con se stessi.” È tragico quanto pochi giungano al possesso della propria anima prima di morire” (diceva Oscar Wilde in “De Profundis”). Anche il grande scrittore Bernanos osservava che “moltissimi uomini nascono, vivono e muoiono senza mai essersi serviti della loro anima.”
Pure noi battezzati non poche volte siamo vagabondi della vita interiore, veri esuli dello spirito: abbiamo tanti incontri durante il giorno, meno quello decisivo: l’incontro con, la propria anima.” Per cui oggi Socrate porta a minimizzare il loro tempo di rientro in se stessi, e ad assottigliare sempre più la loro fetta di tempo libero. Ma proprio per questo continuo affannarsi è urgente il bisogno di una distensione spirituale, di non rinunciare agli inestimabili vantaggi del silenzio e del raccoglimento.
Già 25 anni or sono Paolo VI diceva : “Siamo oggi, nella vita moderna, tutti tanto distratti; il progresso, in un certo senso, lavora contro di noi; ci assorbe, ci estroflette, ci illude di favorire lo sviluppo della nostra vita personale, mentre questa si svuota, assorbita da un crescente interesse di immagini vane e di occupazioni esteriori. Viviamo più fuori di noi stessi, che non a colloquio della nostra coscienza e con le Realtà religiose”. (All’Angelus della domenica 5-X-75).
Il Vangelo ammonisce tutti noi: “Il tuo tesoro è là dov’è il tuo cuore” (Mt 6,21). Se – come dice l’Imitazione di Cristo – “ci preoccupiamo tanto delle cose che passano, a stento riusciamo a pensare al nostro essere interiore”. E ancora: “Come è possibile che uno mantenga a lungo l’animo tranquillo, se raramente e superficialmente si raccoglie in sé? … Se non riesci a stare sempre concentrato in te stesso, raccogliti di tempo in tempo”.
Sì, il mondo esterno che ci circonda è tanto affascinante, meraviglioso e pieno di incognite; ma infinitamente più misterioso ed attraente è il mondo interiore.
Ogni alba nuova ci ricorda che in ciascuno di noi è una certosa, una flora nascosta, più varia e più bella di ricche foreste, che domanda di essere conosciuta, per viverci il più frequentemente possibile ed inondarla della presenza di Dio. Ogni giorno, poi, chiede alla nostra vita di essere un’antenna che s’inciela a captare dalla bontà di Dio gioia, fortezza e amore.
E allora, volendo metterci d’accordo con noi stessi e arricchire la nostra interiorità, c’è da riflettere e praticare quanto ci suggerisce Thomas Merton: “Se desideri possedere una vita, unifica i tuoi desideri. Per spiritualizzarla, spiritualizza i tuoi desideri. Per spiritualizzarli bisogna rinunciare al desiderio di tutto quello che si vede, elevarci al di sopra della sua molteplicità e ricapitolarlo nella semplicità di un amore che trova in Dio tutte le cose”.
Così chi arriva ad una vitalità interiore acquista l’occhio contemplativo di vedere tutto il reale ripieno di Dio, ricco di indicazioni che fanno scaturire nuovi fioretti francescani, col passaggio dalla natura alla soprannatura.
Inoltre noi cattolici, dotati di una certa dose di vita interiore, dobbiamo pure considerare che, con la venuta dello Spirito Santo alla Pentecoste, di continuo siamo “ abitati da Dio” se viviamo l’Alleanza, lo stato di grazia nella dinamica della cronistoria individuale. Quindi noi siamo “accompagnati”, in cammino con Dio, stando in amicizia con Lui! Dentro il segreto della nostra povertà interiore c’è la presenza di Dio!
E questo si attualizza, in quanto 2000 anni or sono è avvenuto nella monotonia dei secoli “il fatto veramente nuovo”. Per ristabilire nell’uomo il preminente valore della dimensione spirituale, il Figlio di Dio si è localizzato nella nostra realtà, ha istituito sette sacramenti valevoli a stabilizzarci nella vita divina, e ci ha assicurati che non siamo soli nel cammino esistenziale.
Infatti attraverso il battesimo tutti noi siamo stati introdotti nel mondo dell’Alleanza, e lo Spirito pentecostale ha iniziato la sua presenza in noi assieme al Padre e al Figlio. Così, vivendo in grazia, noi abitati da Dio diventiamo suoi tabernacoli.
È Gesù stesso che ha desiderato di “fare dimora” presso di noi (Gv 14,23), e ci ha chiesto di ‘rimanere nel suo amore” (Gv 15,9). Quindi spetta a noi vivere coscientemente questa esaltante realtà della presenza di Dio in noi, ed impillolare la nostra giornata di felici richiami alla interiore divina coabitazione. Così diventiamo presenti a Colui che è presente in noi, rispondiamo all’Emmanuele Dio-con-noi rendendoci uomini-con-Dio.
Questo senso di interiore comunione con il Signore realizza il sogno divino di fare noi “la sua volontà come in cielo così in terra”. E intanto eleva, grandeggia la nostra esistenza: che si impreziosisce di un nuovo modo di vedere e di vivere.
Allora è di primaria importanza nella nostra vita sentire che Dio, convive con noi, se noi rimaniamo in amicizia con Lui. Per cui non ci resta che andare sempre avanti con tale luminosa certezza. Così tutto in noi si unifica: la vita acquista un senso divino, e l’unione con il Signore ci stabilizza in una persistente luce e pace interiore.

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ultimo aggionamento 15 luglio, 2002