ESPERIENZE

Paolo Risso

 

Un singolare formatore di anime
San Pedro Poveda Castroverde

 

 

San Pedro Poveda Castroverde

Il 4 maggio 2003, il S. Padre Giovanni Paolo II iscrive tra i Santi, il beato don Pedro Poveda Castroverde, davvero esemplare e attualissimo per il nostro tempo, in cui, tra la moltitudine grande di quelli che soffrono e attendono luce e salvezza, sono sempre più numerosi coloro che lamentano come il paralitico (Gv 5,41-9): “Io non ho nessuno che si prenda cura di me”. “Manca chi mi prenda per mano, chi mi sollevi, mi sproni, mi illumini e mi faccia da guida sulle vie dello spirito”.
Don Pedro è stato una di queste guide eccezionali e indica al sacerdozio cattolico, insieme alla centralità del Sacrificio Eucaristico, l’altro impegno primario di trasmettere nella Confessione il perdono di Dio e di dirigere le anime con la sua luce, alla salvezza e alla santità.

 

“Dio al centro di tutto”

Nato in Andalusia nel 1874, in un ambiente familiare religiosissimo, ancora bambino, si sentì chiamato a farsi prete e a diventare un plasmatore di anime. Incominciò nel Seminario di Jaen e completò gli studi teologici in quello di Guadix, per esservi ordinato sacerdote e celebrare la prima S. Messa il 21 aprile 1897, a soli 23 anni.
All’inizio è confessore in Seminario e in diverse comunità religiose, quindi professore di filosofia, presidente della “S. Vincenzo” e dell’Opera di Propagazione della Fede, predicatore ascoltatissimo e affascinante di esercizi e di missioni al popolo. Si occupa, con delicatezza di padre e di madre insieme, degli zingari e dei poveri di Guadix, soprattutto dell’evangelizzazione di quei bambini abbandonati da tutti.
Presto si trova canonico nella solitaria chiesa collegiata di Covadonga: la sua vita è colma di preghiera e di apostolato, nel raccoglimento della sua bella anima con Dio. Nonostante gli impegni che si assume, ha ancora del tempo libero che occupa scrivendo. Un confratello, che ha letto le sue pagine, lo incoraggia a continuare. Ne esce il volumetto En provecho del alma – che sarà tradotto in italiano dal P. Agostino Gemelli – fior fiore di diversi libri ascetici, una proposta di cammino da percorrere verso la santità.
Dio è il centro e il fine di tutto e la vita dell’uomo va vissuta solo per Lui. Egli chiama tutti alla perfezione e la vita vale solo se è risposta generosa alla sua chiamata: “Fatti santo, lasciati santificare da Gesù. Abbi coraggio, compi i tuoi doveri per amore di Lui, trova luce e grazia nei Sacramenti, nella Confessione e nell’Eucaristia, nella preghiera quotidiana. Vivi in intimità con Lui e cammina deciso verso il Cielo”. E poi un invito grande, giustissimo: “Se in tante cose umane hai dei maestri, a maggior ragione devi avere chi ti guida nel delicato compito della salvezza della tua anima

 

 

Per una scuola cristiana

C’è un problema gravissimo che lo fa soffrire: la scuola laica e scristianizzatrice che va rovinando la gioventù, su cui don Pedro ha lucidità che si richiede nel nostro tempo. Non può rimanere indifferente e il suo primo pensiero è di opporre a insegnanti imbevuti di ateismo, insegnanti radicati nella fede e saturi di vita soprannaturale; ai ministri di satana, opporre dei santi. Gli occorrono delle anime piene di Dio, per spendersi fino all’eroismo per la causa della scuola che sia davvero cattolica, in cui la gioventù trovi insieme la scienza e Dio, che della scienza è il vero Signore: “Deus scientiarum Dominus!”.
Queste anime saranno le Teresiane del secolo XX, un’associazione di anime chiamate ad essere eroiche e a dedicarsi totalmente all’apostolato per cristianizzare la Spagna mediante l’istruzione e l’educazione della gioventù. Questa istituzione – che sarà approvata dal Papa Pio XI nel 1924 – prepara i suoi membri alla vita di perfezione e poi li manda in ogni villaggio, in ogni città, nelle più diverse condizioni di vita, a esercitare il loro apostolato nelle scuole di ogni ordine e grado, istruendo e educando alla luce del Vangelo, senza abito religioso, solo per la gloria di Dio e per amore a Gesù Cristo.
A loro, don Pedro dà come modello Santa Teresa d’Avila e a Oviedo, il centro intellettuale più grande e più vicino a Covadonga, inaugura la prima “Accademia” per le sue «normaliste», il 12 dicembre 1911. Guardando alla grande Santa Spagnola, l’anno dopo, raccoglie dagli scritti della medesima, un opuscolo di 35 pagine, intitolandolo “Avisos espirituales de S. Teresa de Jesús” e lo dà come rotta da seguire alle sue consacrate che si impegnano nell’insegnamento per portarvi il Vangelo.
I centri teresiani gli crescono tra le mani e sorgono a Linares, a Jaen, a Madrid, a Málaga, a León, a Barcellona, a Teruel, ad Avila, in tante altre città della Spagna. Tra le prime teresiane, c’è un’anima ardente, Maria Teresa Segovia, che lo segue e che diventerà la “leader” dell’Istituto, lasciando anche testimonianze autorevoli sul padre e Fondatore.
Qual è l’essenza di quest’Opera? Risponde don Pedro Poveda, in una pagina stupenda, tutta cristocentrica, così com’è cristocentrica Teresa d’Avila, la riformatrice del Carmelo, la grande innamorata di Gesù:
L’opera si identifica con Gesù. Gesù è l’ispiratore, il sostegno, la vita, il modello, la teoria, la pratica, il sistema, il metodo, lo stile, la regola, le costituzioni, tutto. Essendo Gesù, il nostro modello, la nostra vita e il nostro unico amore, i membri della nostra Famiglia avranno identica conformazione spirituale e vivranno uniti a Gesù e per Gesù, nel quale tutti dobbiamo amarci. Siate, null’altro, in ogni istante, che Gesù, soltanto Gesù”.
Accanto a Lui, per essere sempre più suoi, Maria SS.ma: l’Istituto sarà impregnato di spirito mariano così che ogni Teresiana viva e respiri Maria.

 

Martire per l’Assunzione di Maria

La vita di don Pedro fiorisce di luce in luce, alimentata dall’Eucaristia: “Lì sta Gesù, non come in uno specchio o in un’immagine, non in senso figurativo, ma Lui in persona, vivo e vero”. “Quante volte il divino maestro è vicino a noi e noi non lo riconosciamo! Non vedi lo Sposo? Non senti la sua Presenza? Credi di stare lontano da Lui? La fede ci fa dire con il S. Curato d’Ars: “Egli è là… È là ad aspettarci… È là con le sue grazie”.
Maria Teresa Segovia, che visse vicino al Fondatore tra le Teresiane, afferma che “don Pedro celebrava la S. Messa con grande raccoglimento, con molto slancio e seguendo bene le rubriche. Chiese la grazia di celebrare fino all’ultimo giorno della vita e il Signore gliela concesse. Faceva della Messa il centro della sua vita quotidiana. Dimostrava una sconfinata devozione nelle visite frequenti e fervorose a Gesù in Sacramento, nell’amore con cui personalmente curava la lampada, nella genuflessione prolungata davanti a Lui. Nell’Ostia santa vedeva raccolte la grandezza di Dio e tutte le virtù cristiane. Gli faceva particolare impressione l’estremo “annientamento” di Dio, fatto carne e presente nell’Ostia consacrata. Aveva una passione senza limiti per Lui”.
Sente un grande bisogno di nascondimento, quasi di scomparire. Man mano che la sua Opera cresce, sembra che il Padre voglia mettersi il più possibile da parte. Prega sempre più a lungo e dirige le sue Teresiane e le anime che lo avvicinano, con la parola e con le lettere; in cui concentra l’ascesi e la mistica che propone nelle più grandi virtù che sono l’essenza del Cristianesimo e della vita consacrata: l’umiltà, la carità sempre più piena, la pazienza instancabile, l’abnegazione attinta alla familiarità con il Crocifisso, l’intensa devozione eucaristica, la gioia di essere intimo di Dio.
Nonostante il suo nascondimento, il Padre Poveda è assai conosciuto in Spagna, anche a coloro che odiano la Chiesa, ai quali la sua Opera dà fastidio. All’avvicinarsi della rivoluzione dei “rossi” in Spagna, sentendo che i credenti sono chiamati alla suprema testimonianza, egli desidera e chiede la grazia del martirio per ottenere da Dio la definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria in corpo e anima. La Regina dei martiri gliela ottiene come il dono più grande che viene a coronare la sua vita il 28 luglio 1936, a Madrid, quando va a morire, sotto il piombo dei comunisti, sacrificandosi per la fede con la stessa semplicità, grandezza e santità con cui era vissuto.
Tutto è bello e grande, singolarmente attuale in lui: la sua canonizzazione pone ancora di più la sua lampada ardente e splendente sul candelabro, davanti a tutta la Chiesa di Dio.

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ultimo aggionamento 25 maggio, 2003