pastorale familiare |
Marina Berardi |
Un Santuario ...
narr@more!
C
lick@more!!! Chi volesse cimentarsi in quest’arte, può seguire le orme lasciate dalle numerose famiglie provenienti da tutta Italia per prendere parte ad un Capodanno alternativo: tre giorni insieme per dare un click speciale all’amore. Come abbiamo già detto, il tema scelto per quest’anno è stato Famiglie nella rete1 e, mantenendo fede a quanto assicurato nella locandina che annunciava l’evento, i partecipanti sono ripartiti con un’esperienza ricca di @scolto, @ccoglienza, @micizia… e tanto altro ancora!Per descrivere quanto abbiamo vissuto, ci lasciamo aiutare innanzitutto dalla voce dei bambini che esprime in modo fantastico il clima che si è creato nei giorni trascorsi insieme: a Martina, 5 anni – come ha detto ai genitori - "faceva male il cuoricino" nel dover partire! La piccola Allegra al rientro a casa ha condiviso soddisfatta con la sua nonna la gioia di essere stata un uccellino nel roccolo dell’Amore Misericordioso insieme a tutti gli altri bambini. Altri ancora hanno vissuto l’emozione di preparare le valige, caricarle in macchina, dormire fuori, arrivare in una casa tanto grande. Ma lasciamo che sia Angelica, 8 anni, a riassumere tutto ciò: "Sono molto contenta perché ho visto un posto nuovo e nella Casa del Pellegrino sono stata bene come a casa mia".
Non penso di sbagliarmi nel dire che anche "i grandi" debbono aver provato qualcosa di simile, a giudicare dagli occhi lucidi, le voci commosse, gli abbracci che dicevano stupore, gratitudine, gioia, "Incontro"… con la "I" maiuscola.
Una cosa è certa: bisogna essere persone controcorrente - altri direbbero bigotte! - per scegliere di concludere un anno e di iniziare il nuovo… in un Santuario! Ebbene, le testimonianze sembrano dare ragione a quanto qualche anno fa ebbe a dire il professore ed amico Luigi Alici: "Un santuario è un luogo in cui possiamo tornare a stupirci dell’infinito, a sperimentare la gratuità che eccede ogni calcolo, a ricevere quella forma di amore che si spinge fino alla nostra miseria e si trasforma in perdono".
Il Signore, servendosi delle varie mediazioni, ha attirato qui famiglia per famiglia, in modo personale, chiamandola per nome, ciascuna con la propria storia, chi per la prima volta e chi per un’esperienza ormai decennale. Qui ogni membro si è sentito atteso e amato in modo unico e speciale, riconosciuto, rispettato. Conservo negli occhi e nel cuore la felicità di una giovane mamma che si è lasciata riabbracciare dal Padre nel sacramento della riconciliazione e immagino la gioia di Dio o, come direbbe M. Speranza, il Suo "perdere la testa" per questa figlia e per la creatura che porta in grembo. Come pure, amo tornare idealmente in quella cappellina dove nel cuore della notte ho trovato un papà che al vedermi mi ha detto: "Sono qui a ringraziare il Signore per questo grande dono e per la gioia che stanno sperimentando i nostri figli".
Sebbene la maggior parte fossero famiglie già impegnate in un cammino di fede e nella vita parrocchiale, venendo in questo luogo speciale scelto da Dio, loro stesse hanno detto di aver scoperto qualcosa di nuovo. Ad alcuni, come dice Alici, "potrebbe sembrare inutile un luogo speciale, rispetto ai luoghi ordinari nei quali la comunità cristiana celebra il Signore della vita. Potrebbe essere anacronistico, nell’epoca della realtà virtuale, immaginare un luogo fisicamente collocato, nel quale fare un’esperienza tangibile dell’amore di Dio. Eppure ci sono delle ragioni profonde che debbono spingerci a guardare con occhi meno diffidenti un Santuario e un Santuario dell’Amore Misericordioso in maniera particolare; soprattutto oggi quando siamo tutto al più disposti a concepirci come turisti più che pellegrini. Il turista è spinto da una forma di curiosità più o meno epidermica, il pellegrino è animato da domande grandi di salvezza che hanno le loro radici profonde nel senso del nascere e del morire, del vivere e dell’amare".
A chi si chiedesse come sia stato possibile vivere un clima di silenzio interiore, dedicare tempo al dialogo di coppia, partecipare a riflessioni impegnative in giorni in cui si cerca il divertimento ad ogni costo, si sente il bisogno di svagarsi o si accampa il diritto a non pensare, lascio che siano alcuni dei partecipanti a rispondere e a narrare ciò che si prova nel riscoprire la gioia delle cose semplici, di un divertimento sano, rispettoso dell’altro, soprattutto dei nostri bambini e ragazzi, nello scoprire, insomma, "una gioia formato famiglia". Questo è ciò che è rimasto e questo è l’amore che proveremo a narrare!
Nelle sue acute riflessioni circa l’influenza che le relazioni tecnomediate hanno su ciascuno di noi e, in particolare, sulle nuove generazioni, la dott.ssa Michela Pensavalli, tra le tantissime cose, ha appunto ribadito l’importanza educativa del narrare, come luogo attraverso il quale trasmettere valori, dare radici, leggere la storia, aprirsi e proiettare i nostri ragazzi verso un futuro possibile, concreto, reale, verso un futuro di speranza.
A tal proposito, vi propongo la testimonianza di una famiglia di Milano arrivata a Collevalenza proprio grazie alla "rete": "Nei primi giorni di dicembre una mia cara amica mi raccontò che sarebbe andata a fare i bagni (tipo Lourdes) a Collevalenza in Umbria, dell’esistenza del Santuario dedicato all’Amore Misericordioso e di Madre Speranza, invitandomi ad andare sul sito per avere ulteriori informazioni.
Colpendomi la storia di Madre Speranza, sorse il desiderio di andare a visitare quei luoghi e poiché, come famiglia avevamo già prenotato un soggiorno a Roma per trascorrere il capodanno, decidemmo di anticipare la partenza di un giorno, fermarci una notte a Collevalenza e fare i bagni.
Abbiamo tre figli Niccolò 13 anni, Michele 11 anni e Angelica 8 anni e il desiderio di vivere l’ultimo dell’anno e l’inizio di quello nuovo circondati da bellezza, cultura , fede, dentro a una proposta per noi e per i nostri figli, era fortissimo.
Nel tentativo di prenotare il pernottamento presso la Casa del Pellegrino a Collevalenza, incappai nell’informativa del capodanno "F@miglie… nella rete" e la corrispondenza alla proposta fu immediata, anche se tutta sentimentale. Passando al vaglio razionale di mio marito il volantino e, chiedendogli di scegliere lui per noi, disse: "Beh,… impegnativo!". Dopo averci dormito su due notti scelse di aderire al capodanno "F@miglie ...nella rete" e disdicemmo Roma.
Due aspetti della proposta ci colpirono in particolar modo: il tema urgente e attuale del mondo digitale trattato da una docente e i laboratori per i ragazzi.
Sono stati giorni di lavoro distribuiti bene, con spazi per la coppia, per la famiglia, per la preghiera, per il silenzio, per la comunità. Il tema dei cosiddetti "nativi" e "immigrati digitali" è stato affrontato dalla psicologa con professionalità, realismo, senso pratico e positività, educando noi genitori.
Il 2 di gennaio, rientrati a casa, abbiamo iniziato a recitare la Novena all’Amore Misericordioso composta da Madre Speranza e la partecipazione dei figli è stata corale. Anche la ripresa della recita del rosario in famiglia ha avuto un incremento nella partecipazione: a turno, non sempre, guidano loro.
I ragazzi hanno scritto nei loro temi l’esperienza che hanno vissuto e questo ha suscitato curiosità fra docenti e compagni. Anglica ha scritto: "Sono molto contenta perché ho visto un posto nuovo e nella Casa del Pellegrino sono stata bene come a casa mia".
Michele ha raccontato a scuola alla prof.ssa di matematica di aver vissuto il momento del bagno nelle piscine come un secondo battesimo e ha descritto Assisi, la basilica di S. Francesco , la basilica di S. Chiara, in un tema.
Niccolò ha raccontato di aver visto Assisi e le cascate delle Marmore.
Quanto abbiamo vissuto è stato così penetrante che, senza intenzionalità, è emerso con tutti, in ogni dove".
Non so quale sia la vostra impressione, ma la mia è quella che lo Spirito deve aver avuto un gran da fare e deve aver operato in modo instancabile per risvegliare sentimenti, creare situazioni e generare desideri e propositi comuni a tanti. Ripenso, infatti, con commozione e simpatia a quanto mi è giunto per e-mail da chi dice di non essere "un gran scrittore ma solo un camionista": "Posso davvero dire che questo è stato il più bel Capodanno che ho mai trascorso. Non ringrazierò mai abbastanza il Signore per la proposta che ci ha lanciato il giorno di Natale, quando, durante la visita guidata al Santuario, ci sentimmo dire: ‘Perché non venite anche per l’ultimo dell’anno? Abbiamo preparato un grandissimo evento per le famiglie!’. Quel giorno di Natale, lasciammo Collevalenza con in testa il pensiero fisso di questa proposta. Il giorno seguente abbiamo subito messo al corrente gli amici con i quali avremmo dovuto trascorrere l’ultimo dell’anno, certi che la proposta avrebbe entusiasmato anche loro e così è stato! Con mia moglie e nostro figlio Riccardo non facciamo altro che parlare, sia a lavoro, in casa che a scuola, del Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza e della grazia di esserci avvicinati alla vita e alla spiritualità di Madre Speranza. Senza dubbio è stata e rimarrà un’esperienza indimenticabile".
Lascio che faccia eco a tutto questo quanto hanno condiviso due coniugi, alla loro seconda esperienza: "L’evento del Capodanno è servito alla nostra coppia per cogliere l’essenziale, per gustare un tempo di meditazione, per sentire la tenerezza di un Dio che si prende cura di noi servendosi di mediazioni umane, per ricaricare le batterie e continuare la missione che il Signore ci ha affidato.
Crediamo che l’aver portato due famiglie con noi abbia fatto parte di un disegno che viene da lontano, in particolare dalla nostra esperienza dello scorso anno che Dio ha voluto rendere feconda!2 Questi amici, anche grazie ai frutti che hanno colto nella nostra vita di coppia, si sono sentiti attratti e… sono caduti nella rete".
(continua)
1 www.collevalenza.it, rivista dicembre 2012, rubrica di pastorale familiare.
2 Per leggere la testimonianza: www.collevalenza.it, rivista febbraio 2012, rubrica di pastorale familiare.
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ultimo aggiornamento
15 febbraio, 2013