Gesù mio, Tu che sei Fonte di vita …

Nonostante l’aggregazione con gli altri sia uno dei bisogni umani fondamentali e conseguire sodalizi forti che possano garantire stabilità sociale e affettiva è da sempre uno dei principali obiettivi dell’uomo, tuttavia raggiungere un’unione profonda e coesione vera e duratura fra le persone rimane ancora l’esperienza umana più difficile e fallimentare.

La difficoltà, oggi, è anche particolarmente aggravata da un individualismo sempre più esasperato che impone ad ognuno di essere protagonista più che collaboratore e dal fatto che è molto più frequente che in passato, almeno in occidente, intraprendere relazioni soltanto superficiali, epidermiche e povere, magari moltiplicandole in numero ma senza coinvolgimento in profondità o addirittura completamente virtuali; forse per proteggersi da un’oscura e inconsapevole sfiducia e diffidenza verso l’altro. Ma proprio in questo tempo, come mai prima, dilagano depressione e altri disagi esistenziali simili.

Abbiamo bisogno di amare e non restare ripiegati su noi stessi, abbiamo bisogno gli uni degli altri, abbiamo bisogno di vera fraternità.

La vera comunione fra le persone, però, non è opera umana, è un dono di Dio, per il quale Gesù stesso ha pregato il Padre prima di offrire la propria vita "… siano come noi una cosa sola … siano perfetti nell’unità…" (Gv 17, 22-23).

È lo Spirito Santo, che è Comunione, a donare e suscitare la comunione fra noi: "… noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo … e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito" (1 Cor 12,12).

Costruire comunione da offrire all’umanità è la grande sfida che oggi lancia proprio a noi il mondo sempre più lacerato. Costruire cominciando ogni giorno da noi come qualcuno ha scritto, che il prossimo si ama rendendo se stessi più "amabili", ossia diventando persone più gentili, attente, delicate, garbate, educate…Costruire disposti a perdersi del tutto, come gocce d’acqua nel mare, ma con speranza certa, perché ancora una volta è l’Acqua viva già ricevuta a garantirci, senza esentarci dall’impegno, che il traguardo è possibile perché è dono Suo.

Maria Antonietta Sansone

Dammi da bere l’acqua viva che sgorga da Te

Da più di un anno ero costretta a portare il busto, prima di gesso e poi ortopedico, a causa dell’artrosi di cui soffrivo da tempo.

Nel maggio del ’65 sono venuta a Collevalenza a chiedere la grazia; ho parlato con la reverenda Madre Speranza, la quale mi assicurò che avrebbe pregato per me, mi esortò a fare la Novena all’Amore Misericordioso e a prendere l’Acqua del Santuario. Da quel giorno ho cominciato a sentirmi sempre meglio, fino a poter togliere il busto che ora non porto più e non sento dolore. Prima ne sentivo così tanto che avevo trascorso il mese di novembre a letto per i forti dolori.

Con tanta riconoscenza ne ringrazio il Signore.

 

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 15 febbraio, 2013