studi  
 

Don Ruggero Ramella, sdfam

 

 

Madre Speranza ... e i Sacerdoti

Si scrive misericordia, ma si dice preti;

si parla dei poveri, ma si pensa ai preti;

 si aiutano i poveri, ma si guarda ai preti

 

(seguito)

La bellezza dell’amato

Finalmente Gesù, che aveva accettato comunque la sua primitiva offerta del martirio della sua assenza, le ridona la percezione della sua presenza, e la Madre allora si effonde in un canto di gioia per la bellezza del suo amato, come scrive l’8 febbraio 1954: Possa aver fissa in me la bellezza di Dio e questa costringa il mio cuore ad amarlo ogni giorno con più intensità. Questo amore obblighi Lui a concedermi grandi sofferenze, angosce e dolori, sempre in riparazione dei peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero (Diario 18, 1463). Anche di fronte all’estasi della bellezza del suo amato la Madre si ricorda sempre dei sacerdoti e di chiedere al suo bel amato tutto il dolore per sé a favore della santificazione del suo amato clero. Nella storia d’amore tra lei e Lui non passa un istante che ambedue non si ricordino dei sacerdoti: il loro amore all’unisono li guarda con amore di particolare predilezione, si direbbe particolarmente esclusiva.

 

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni della sua vita, la Madre fin dal 1976 visse ritirata nella propria stanza, senza occuparsi più dei problemi della Congregazione. Parlava poco e sembrava sempre assorta; P. Mario Gialletti ne dà una testimonianza viva: Anche quando la Madre poteva dare l’impressione di non riuscire a seguire le cose era semplicemente immersa in Dio e godeva di quella tranquillità che ha l’anima che vede le cose in Dio… Anch’io ho potuto constatare infinite volte che anche in quel periodo la Madre era molto presente e a conoscenza di tutto, tanto che a volte, al momento opportuno, dimostrava di conoscere le cose meglio e più profondamente di chi le stava vivendo addirittura (P. Mario Gialletti, idem, pp.60-61). La Madre aveva sostanzialmente impostata la sua opera a servizio dell’Amore Misericordioso e della sua diffusione nel mondo intero, particolarmente nella sua valenza sacerdotale, a servizio del clero. Consegnava la sua eredità particolarmente alla Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso, senza per questo rinunciare a dare un orientamento fortemente sacerdotale anche alla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, come si evince direttamente dal n.18 delle Costituzioni delle stesse Ancelle: La Congregazione, in virtù del carisma, secondo le proprie possibilità e risorse di cui dispone, abbraccia tutte quelle opere di carità nelle quali l’Amore Misericordioso vuole essere annunciato e testimoniato. Di preferenza essa si dedica all’educazione dei bambini poveri e abbandonati, agli umili, agli emarginati e handicappati, ai giovani, agli anziani e ai malati più bisognosi; ne ha cura con il cuore stesso del Cristo e si impegna per la loro promozione integrale "senza riguardi umani e senza altro limite che l’impossibilità morale" (Cost. 1949, art. 2). La Congregazione aprirà case per accogliervi ogni categoria di indigenti. La vita della Madre Fondatrice, con la sua costante dedizione al Clero, conferisce alla nostra vocazione-missione un profondo orientamento sacerdotale. Ella ci invita ad offrirci all’Amore Misericordioso per i sacerdoti del mondo intero. La Congregazione è anche particolarmente disponibile a collaborare nell’attività dei Figli dell’Amore Misericordioso poiché la loro missione deriva dal medesimo carisma.

La Madre poteva ormai cantare il cantico di Simeone: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele (Lc 2, 29-32). E lo stesso poteva dire, obbedendo alla parola di Gesù: Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 17, 10). Aveva tanto lavorato in tutta la sua vita, con una attenzione diuturna per i poveri a tutto campo, e poi tutti i travagli delle fondazioni, in ultimo il Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza; ma un occhio particolare lo ebbe sempre per i Figli e per la loro opera sacerdotale, per i preti, poveri tra i più poveri, perché spesso soli, abbandonati e poco considerati, fuori e dentro della Chiesa, cosa che l’aveva letteralmente mangiata in tutta la vita esterna ed interiore, tanto da far camminare insieme, come più volte sottolineato, la sua vita spirituale-mistica con il suo amore appassionato per il clero, un amore di una vera e propria madre, che soffre e si rallegra per i suoi figli. In particolar modo i Verbali (1954-1958) delle riunioni di comunità dei primi Figli a Collevalenza ne sono una testimonianza di questa sua cura e sollecitudine, specificando ogni volta i particolari di questa missione, chiarendo i significati più reconditi delle Costituzioni ispirate dallo stesso buon Gesù fin dal 1929, missione così radicata profondamente nella sua esperienza interiore, il cui spirito voleva trasmettere con ansia anche ai suoi Figli.

L’eredità sacerdotale

Il numero 18 delle Costituzioni dei Figli dell’Amore Misericordioso così recita: Consapevoli che Cristo è il Sommo Sacerdote misericordioso perché ha offerto se stesso a Dio per noi (cfr. Eb 9,14) condividendo le nostre infermità (cfr. Eb 4,15), noi Figli dell’Amore Misericordioso vediamo nei sacerdoti i primi destinatari e mediatori della misericordia di Dio per gli uomini. Per questo motivo abbiamo una priorità ben chiara nella nostra missione: "L’unione del clero secolare" (El Pan 13,3). "Il fine principale di questa Congregazione è l’unione del clero diocesano con i religiosi, i quali devono porre tutto l’impegno e la cura nell’unirsi ai sacerdoti, essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto, più con i fatti che con le parole " (El Pan 14,1). In questa unità che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi (cfr, Gv 17), è promossa la pienezza della santità sacerdotale, che ci rende capaci di annunciare e di comunicare a tutti la sollecitudine misericordiosa del Buon Pastore per il suo gregge. "Affinché il loro lavoro con i sacerdoti del clero diocesano sia fecondo, i Figli dell’Amore Misericordioso devono essere persuasi che tra le opere di carità da realizzare a beneficio dell’umanità , la principale è per loro l’unione con i sacerdoti diocesani; e uniti ad essi come fratelli eserciteranno con entusiasmo e solo per amore al Signore tutte le altre opere" ( El Pan 14,5).

Tutto questo negli anni si è tradotto in collaborazioni in loco, nell’accoglienza in tutte le case, fino all’assistenza diuturna per tutte le età e i più svariati problemi personali, come per i sacerdoti anziani e quelli in difficoltà, obbedendo fin nei particolari più minuti al dettame del numero 7 del Direttorio, in applicazione dei nn. 18-19 delle Costituzioni: La nostra Madre ha voluto, fin dall’inizio, che tutte le case dei Figli dell’Amore Misericordioso siano case del clero: case, cioè, di accoglienza, aperte a tutti i sacerdoti del clero diocesano che desiderino trascorrere un periodo più o meno lungo, secondo i casi, tra i Figli dell’Amore Misericordioso, o per rimettersi, o per riposare e ritemprare lo spirito nella pace della casa religiosa. La vita comunitaria, nelle nostre case, dovrà rifulgere in tutta la sua ricchezza, perché i sacerdoti diocesani si innamorino di essa e ne comprendano la fondamentale importanza. Teniamo presente che, a questo fine, la Madre ha esigito, fin dal principio, la presenza continua in comunità di almeno un religioso. Le case del clero dei Figli dell’Amore Misericordioso devono offrire un clima di famiglia per tutti, in modo particolare per i sacerdoti giovani e per i sacerdoti anziani ed ammalati, che saranno coinvolti attivamente nella vita di comunità per quanto è possibile. E ancora al numero 9: Si curino, anche, le visite ai sacerdoti anziani, ammalati, che vivono soli, collaborando, dove è possibile, con le iniziative diocesane in loro favore. Cercheremo di essere preparati per eventuali richieste di predicazione e formazione del clero, come esercizi spirituali, ritiri, accompagnamento spirituale, attività formative varie. E al numero 10: Dobbiamo coltivare costantemente "un vivo interesse per lavorare con il clero giovane". Si cercherà di essere vicini ai sacerdoti giovani che escono dal seminario e si debbono "difendere da molti pericoli…".

La fraternità sacerdotale

In definitiva la Madre ha consegnato ai suoi Figli un metodo ben preciso per avere concretamente cura dei sacerdoti, come lei ha fatto in tutta la sua vita, ossia la fraternità sacerdotale, da trasmettere ai sacerdoti medesimi per imparare, a loro volta, ad avere l’uno cura dell’altro, a proprio vantaggio e del gregge (cfr, Gv 13, 34-35; 17, 20-23), offrendo una casa, una famiglia, un luogo pieno di calore, amicizia, considerazione, rispetto, amore, premura, misericordia, perdono, viscere di maternità; e prima ancora della casa di mattoni, la Madre ha voluto che il cuore dei suoi stessi figli divenisse questa stessa casa, un cuore non semplicemente umano, ma il cuore stesso del buon Gesù, mediante lo Spirito del Figlio e del Padre, che alberga nel cuore dei figli per l’unione intima di ciascuno di loro col buon Gesù stesso, alimentata anche da una vita di preghiera e contemplazione, da cui far scaturire la propria azione pastorale, diffondendo così a tutto campo l’Amore Misericordioso, principalmente e particolarmente presso i sacerdoti. Proprio come nella vita della Madre, in cui tutte le sue opere scaturiscono dall’esperienza personale dell’intima unione col buon Gesù, così deve essere anche per i suoi figli, in cui la Madre stessa ha voluto incarnare, per un prosieguo nel tempo, il suo esperienziale abbinamento della sua vita intima con Gesù con la sua passione per i preti, in un crescendo continuo fino alla fine della vita. Recita infatti così il numero 8 delle Costituzioni: "La vita dei Figli dell’Amore Misericordioso non è né puramente attiva né puramente contemplativa, ma è attiva e contemplativa allo stesso tempo" (El Pan 13,112). Al seguito di Cristo, misericordia incarnata, siamo chiamati ad accogliere, facendone profonda e personale esperienza, l’Amore Misericordioso di Dio e a testimoniarne il primato nella nostra vita… Questa ispirazione centrale del nostro carisma illumina tutto il nostro essere e operare. Perciò, al di là di ciò che già fanno i figli dell’Amore Misericordioso per i sacerdoti, sarà soprattutto lo spirito sacerdotale e contemplativo della Madre, da lei ereditato, e che devono curasi di far sempre più proprio, che detterà loro la inesauribile fantasia dell’amore per servire concretamente ed efficacemente i preti, oggi e nel futuro.

 

Conclusione

All’inizio di questo mio lavoro non avevo una tesi da dimostrare, ma semmai da verificare, come mi sembra sia riuscito, una intuizione, ossia:

  • il legame indissolubile tra la vita spirituale e mistica di Madre Speranza e la sua "passione" per i preti;

  • i preti, infatti, sottostanno a tutta la sua opera, il Carisma dell’Amore Misericordioso e la sua diffusione, nonché le missioni prioritarie delle due Congregazioni EAM e FAM;

  • il tutto ispirato costantemente, e dalla Madre fedelmente e soffertamente attuato, dalla volontà e dal dettato diretto del buon Gesù;

  • particolarmente la missione sacerdotale FAM, in quanto i primi destinatari dell’Amore Misericordioso sono proprio i preti, primi ed indispensabili araldi di esso presso tutti i poveri del mondo, ossia tutti gli uomini feriti dal peccato e dalle sue drammatiche e tragiche conseguenze;

  • i FAM, come la Madre, esplicano la loro cura ai sacerdoti soprattutto offrendo loro la fraternità sacerdotale, applicandola per primi tra loro stessi nelle loro comunità, e nel servizio diretto ai preti, nonché insegnandola con questo vissuto ai preti stessi, perché la vivano a loro volta con i loro confratelli diocesani in seno ai presbiteri parrocchiali e diocesani in particolare;

  • ad alcuni di questi preti poi, come vocazione nella vocazione, viene offerta la possibilità di entrare, a titolo personale, a far parte della stessa Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso con la professione religiosa dei tre voti di povertà, castità e obbedienza, per essere pienamente Figli, condividendo lo stesso Carisma dei confratelli religiosi, con tutti i vantaggi spirituali e materiali che vengono dalla vita in comune, e diventando nel contempo gli avamposti della loro stessa missione, potendo agire dal di dentro della vita del presbiterio diocesano, di cui continuano a far parte pienamente come membri effettivi e come operatori diretti della missione diocesana stessa.

Infine anche i laici stessi vengono coinvolti, avvicinandosi alla Madre, in questo suo amore privilegiato per i preti, imparando anch’essi ad amarli, a guardarli con occhi fraterni e con le viscere di una madre, compatendo le loro debolezze di uomini e adoperandosi in tutti i modi per il loro bene e la loro santificazione, per la riuscita della loro gravissima missione sacerdotale. A questa cura sono particolarmente chiamati i Laici dell’Amore Misericordioso (ALAM), che vivono dello stesso Carisma e della stessa spiritualità della Madre, dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, per essere a loro volta animatori presso tutti i fedeli di questa cura così centrale nella vita di Madre Speranza, e nella Chiesa, per il clero, particolarmente amato dal buon Gesù.

Sarebbe auspicabile, a tale proposito, che si venga a costituire sulla falsa riga dell’ALAM una associazione similare di Sacerdoti dell’Amore Misericordioso (ASAM), dove possano confluire i sacerdoti che, pur non sentendosi chiamati alla vocazione di Diocesani con voti (SDFAM), vogliono però usufruire del Carisma e della missione prioritaria per il clero, partecipando in qualche modo dei vantaggi spirituali e materiali della fraternità sacerdotale, tanto auspicata da Gesù stesso, dalla Madre e dai più recenti documenti della Chiesa, a sostegno di tutto il clero in questi tempi così difficili e, per dirla con Paolo VI, magnifici. Ciò sarebbe un bel coronamento di tutta l’opera sacerdotale di Madre Speranza, che nella sua lunga vita ha gettato un seme destinato sicuramente a una misura colma e traboccante di frutti.

Roma, 18 ottobre 2013
Festa di S. Luca Evangelista

 

Bibliografia essenziale

  • Madre Speranza di Gesù, Diario, trad. it., ed. L’Amore Misericordioso, Collevalenza, 2007

  • Ferrotti Giovanni, Madre Speranza…pane e sorriso di Dio, 5^ edizione, ed. L’Amore Misericordioso, Collevalenza, 2008

  • Gialletti Mario, Madre Speranza, 6^ edizione, ed. L’Amore Misericordioso, Collevalenza, 2002

  • Rossi Gabriele, Madre Speranza Alhama Valera, 3 voll., ed. L’Amore Misericordioso, Collevalenza 2010

  • Spilla Angelo, Dentro uno stile di comunione-Madre Speranza ai sacerdoti, ed. L’ Amore Misericordioso, Collevalenza, 2010

  • Valli Aldo Maria, Gesù mi ha detto-Madre Speranza testimone dell’Amore Misericordioso, ed. Ancora, Milano, 2011

  • AA.VV., Ruolo profetico di Madre Speranza-Atti del Convegno di Collevalenza-5-8 febbraio 1993, ed. L’Amore Misericordioso, Collevalenza, 1994

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ultimo aggiornamento 03 settembre, 2014