A Collevalenza non si hanno due Chiese, superiore e inferiore, principale e secondaria, perché nell'unità compositiva architettonica esse sono in realtà tutt'uno.
Si danno già esempi di questo genere, in cui lo " spazio " superiore e quello inferiore sono legati in mutuo intreccio. La novità che si riscontra nel Santuario di Collevalenza, e che può a ben diritto definirsi una " invocazione " inedita, consiste nel fatto che qui la " comunicazione " fra gli spazi sovrapposti non è però soltanto un fatto geometrico od acustico, e neppur ottico; ma di luce e, congiuntamente, un abitus inferiore.
La Chiesa inferiore " vive " una luce tutta filtrata attraverso a quella superiore, sia attraverso i coni-lanterna collineari al périplo del Tempio e di questo parte integrante, sia ancora e in grado maggiore attraverso il diretto riverbero delle grandi vetrate laterali, che al mattino si accendono di azzurro, sotto al sole nascente, e al meriggio si vestono di rosso, fino al tramonto.
Questa luce, volutamente irraggiata nella chiesa inferiore da quella superiore, si accorda magnificamente con la dedica del Santuario che accosta il pellegrino a Gesù Amore Misericordioso e, nel contempo, gli ricorda nella " cripta " la Vergine, Maria Mediatrice, che luce e significato assume dal Figlio.