Dal Santuario di Collevalenza
alla riscoperta della speranza
verso il grande Giubileo del 2000

 

Sommario:

La virtù della speranza

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la virtù della speranza

La virtù soprannaturale della speranza è generata dalla fede e dalla fede ne deriva le sue dimensioni: più profonda è la fede e più grande è la speranza. Si spera perché si crede e quando si crede in un Dio misericordioso e padre infinitamente buono, allora la speranza diventa certezza e l'anima si abbandona nelle mani di Dio, sia nelle opere che Lui le ispira, ma soprattutto per quanto riguarda la salvezza.

Madre Speranza, fin dalla sua giovinezza, per un dono speciale dello Spirito, penetrò il mistero dell'Amore Misericordioso di Dio. Per lei Dio non è un giudice, ma un padre che sa solo perdonare, compatire, attendere, perché sa solo amare. E' il Dio che offre sempre il suo perdono e che ama perfino i peccatori più induriti:

"Devo arrivare a far sì che gli uomini conoscano il Buon Gesù non come Padre sdegnato per le ingratitudini dei figli, ma come Padre pietoso che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici i propri figli; che li segue da vicino, li cerca incessantemente con amore, come se non potesse essere felice senza di loro".

E' proprio nella infinita misericordia del Signore e nella sua fedeltà che la Madre Speranza ripose sempre la sua speranza.

"Gesù mio, spero che Tu mi concederai queste grazie giacché la mia richiesta l’ho fatta insieme a Te ed unita a Te, persuasa che a Te il Padre non nega nulla e che non Ti stanchi di intercedere con me in favore di queste anime, per le quali mi sono offerta come vittima di espiazione; anime che Tu stai aspettando, giorno e notte, con una smisurata pazienza di Padre".

Padre Valentino Macca ocd, uomo versato nella teologia spirituale e grande ammiratore della Madre Speranza, immediatamente dopo la morte di lei, scrisse delle parole meravigliose sulla virtù e la teologia della speranza in questa donna profetica. Se ne trascrive uno stralcio:

"L'ho conosciuta così: donna di speranza. Incarnava meravigliosamente il nome "profetico" che le era stato dato nella sua giovinezza religiosa. [...] La "teologia" della Madre è la teologia della speranza che sboccia in fiducia piena nell'Amore che vuole salvare tutti, anche i peccatori più induriti. L'Amore Misericordioso è il fondamento della speranza nell'Amore "Regale", crocifisso e risorto, per la salvezza di tutti gli uomini".

Sperare, per la Madre Speranza ha significato costruire con il suo "Buen Jesús" un sempre più profondo rapporto di amicizia che si fonda e si consolida nella reciproca libertà e fedeltà. Diventa, dunque per lei, una forza che polarizza tutte le sue energie, i suoi interessi, in una parola, tutta la sua persona. Diventa abbandono in Colui in cui ha posto la sua fiducia:

"Fa, Gesù mio, - scrive nel 1952 - che in me cresca la speranza; fa che questa sia per me una virtù teologale che mi fa desiderare solo Te, come unico Bene Supremo; fa che la mia unica speranza sia sempre solo il mio Dio e il desiderio di possederlo eternamente nella visione [celeste] e in un amore senza misura".

La Madre Speranza seppe farsi propagatrice dell'Amore Misericordioso, colei che infuse la speranza in questo Dio-Amore, perché nella sua vita fece la continua esperienza di un Dio che non abbandona mai l'uomo e che si fa garante di chi a Lui si affida.

Molte testimonianze sono un’eco di questa eroica speranza della Madre in tutti i momenti della sua vita. Ricordano le difficoltà che dovette affrontare durante la sua vita, il suo ottimismo nell'annunciare e nel realizzare delle opere che agli occhi di tutti apparivano impossibili. Ella si mostrava sempre sicura, fiduciosa, proprio perché sperava nel Signore che l'avrebbe aiutata a superare quegli ostacoli che la separavano dal bene desiderato o dalla realizzazione di un progetto.

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1. Speranza che diventa certezza

Quando la Madre era convinta che la realizzazione di un'opera fosse volontà di Dio, non vacillava e in mezzo alle più grandi difficoltà confidava sempre nel Signore. Era certa di essere solamente "un canale", uno strumento nelle mani di Dio e che l'opera sarebbe arrivata al suo compimento proprio quando agli occhi degli uomini appariva impossibile.

La speranza della Madre "non era basata sulle sue capacità, sugli aiuti umani, sulle situazioni favorevoli, ma sulla fiducia che ciò che iniziava era volontà di Dio".

Guidata da questo principio portò avanti, a volte contrastata da tutti, le più grandi opere senza recedere mai dal suo intento. Molte testimonianze conservate in archivio parlano di questi numerosissimi eventi:

"Rispetto alla virtù della speranza vissuta dalla Madre, debbo dire che deve aver avuto una grande speranza nella onnipotenza di Dio, dal momento che per realizzare le opere che portò a termine nonostante le difficoltà che incontrò e nonostante le sue infermità, dovette avere molta fiducia nel Signore".

"Credo che tutta la sua opera può qualificarsi di speranza fuori del comune. Non si fonda una Congregazione con un carisma nuovo e discusso (devozione proibita; una donna che fonda una Congregazione maschile; due Congregazioni, maschile e femminile: Unica Famiglia) senza speranza in Dio.
Gli inizi furono difficilissimi [...]con contrasti rilevanti ed ostacoli da parte di persone autorevolissime e qualificate come cardinali, vescovi e sacerdoti, a Madrid, a Bilbao, a Roma (Santo Officio). Non mancarono difficoltà interne con abbandoni, defezioni, ed attentati alla vita, senza escludere le difficoltà economiche che sempre la accompagnarono in tutte le sue opere.
Come dimostrazione ultima e definitiva della straordinarietà della sua speranza si potrebbe portare per esempio l'idea del centro di spiritualità, o Santuario, a Collevalenza. A chi poteva venire in mente di fare una chiesa grandiosa, oggi Basilica, ed edifici annessi, con una lungimiranza sorprendente, in un paese sconosciuto, di difficile accesso, affermando che sarebbe, con il tempo, diventato un centro frequentatissimo, [...]come luoghi già affermati tipo Lourdes quando al presente non veniva nessuna persona se non i paesani e pochi amici della comunità? Solo una viva fede e una ferma speranza potevano animare la Madre nell'iniziare e condurre a termine queste opere".
"Confidava solo in Dio, qualche volta preoccupata ma non scoraggiata, nelle difficoltà che incontrava per attuare il piano di Dio, mi diceva: "Figlio, se è volontà di Dio, Lui mi spianerà la strada ed illuminerà i suoi ministri nel momento opportuno". Confidava soltanto in Dio, mai negli uomini che molte volte non mantenevano la parola".

"Le difficoltà che la Madre incontrò nel suo cammino furono veramente gravi e tali che chiunque avrebbe perso il coraggio. Ad esempio quando le fu necessario uscire dalla Congregazione delle Clarettiane, quando si trovò sola con poche compagne ad iniziare la nuova Congregazione, quando soprattutto si verificò la defezione di tante suore per motivi oggettivamente insignificanti. La Madre sapeva che doveva condurre in porto un'opera grande affidatale dal Signore e sicura di questa promessa la sua speranza in Dio non vacillava".

"La speranza in Dio era certezza per lei, non dubitava che prima o poi il Signore l'avesse esaudita e che avesse tenuto fede alle sue promesse e adempiuto i suoi impegni nella realizzazione delle opere. [...]
La Madre Speranza era talmente sicura della realizzazione delle sue opere che pubblicamente le preannunciava come già realizzate, molti anni prima che avessero inizio. Molti dei nostri padri ricordano la minuta descrizione che la Madre faceva delle future opere di Collevalenza, quando abitava ancora dentro il paese e su questo terreno non c'era altro che un campo di pomodori o un terreno seminativo".

Madre Speranza attingeva la forza per proseguire nonostante tutto dalla ferma certezza che le opere erano volute da Dio e che quindi avrebbe pensato Lui stesso, anche tra gravi difficoltà o quando tutto appariva umanamente impossibile, a far trionfare la sua volontà:

"Ho visto che la Madre manifestava la sua speranza e la sua fiducia nel Signore nella certezza che Lui l’avrebbe guidata in tutte quelle imprese che lei, per Sua divina volontà, iniziava".

"In tutta la sua vita non ha mai pensato che con le sue proprie forze avrebbe potuto realizzare qualche cosa. Era sicura che se il Signore le chiedeva grandi cose, era Lui che realizzava la maggior parte di esse e lei si considerava uno strumento inutile e piccolo. Attribuiva al Signore il merito di tutto il bene che si operava nel Santuario. [...]Lei diceva di non essere altro che la portinaia del Santuario, il flauto che chiamava le anime, l'asina di Balaam che parlava senza sapere ciò che dicesse e la scopa che ognuno può usare e poi la rimette nel suo cantuccio.
Davanti alle difficoltà si sentiva sicura perché la confidenza la riponeva 'solo' nel Signore. All'occorrenza usava i mezzi umani però solo per ciò che concerne le opere materiali e lo faceva con prudenza, riponendo la sua confidenza nell'aiuto del Signore".

"Ci ripeteva [...] che Dio è un Padre. [...] In questo Padre, la Madre aveva posto la sua fiducia illimitata. Quando ci parlava delle promesse del Signore ci trasmetteva certezze: lei ne era sicura, non aveva dubbi. La fiducia della Madre nel Signore è stata totale e continua, l'ho vista sempre ottimista. Ha insistito molto perché non ci lasciassimo prendere mai dallo scoraggiamento, dalla tristezza; diceva: "Io so dirvi di me che temo la tristezza più che il peccato mortale, la tristezza mai viene dal Signore, ma dal demonio che non vuole ci fidiamo del Signore"".

"Lei diceva che Dio è giusto e non viene meno alle sue promesse e che pertanto noi dovevamo mettere nelle mani di Dio tutto ciò che facevamo perché lo avremmo ritrovato. Tanta era la sua confidenza in Dio che qualche volta diceva che se l'avesse dovuta giudicare il suo padre terreno, che pure era tanto buono, lei avrebbe avuto timore, ma sapendo che la doveva giudicare Iddio era tranquilla e contenta".

"Credo che la Madre ha vissuto intensamente la virtù della speranza teologale e ha cercato di trasfonderla nei suoi figli e nelle sue figlie annunciando loro e al mondo la speranza suprema che Dio, Amore Misericordioso, apre le braccia e il cuore a tutti".

"Aveva fiducia in Dio perché da Lui tutto sperava; quanto accadeva lo interpretava come venuto dalla mano di Dio. Nelle difficoltà che incontrava per la realizzazione delle opere che Dio le chiedeva, non vidi mai che arrivò a spazientirsi o disperarsi. Lei aveva posto la sua speranza nel Signore che tutto può, dicendo che "il Signore era suo Padre". Per me, la Madre confidava nel Signore ma senza essere temeraria, mettendo cioè da parte sua tutto ciò di cui disponeva".

La vita della Madre Speranza è una continua manifestazione della sua speranza, che non veniva mai meno. In mezzo alle più grandi difficoltà, quando tutto sembrava umanamente impossibile, lei "sperava anche contro ogni umana speranza". Le sue opere furono realizzate sempre nel segno della speranza.

Ella si deve essere sentita un "viandante" alla ricerca di una comunione sempre più profonda con il suo Dio. In tutta la sua vita la vediamo operosamente in cammino. Tratteggiando il suo profilo di donna di speranza, Padre Valentino aggiunge:

"la sua era una speranza operosa, nella quale l'attesa piena di fede e di amore, maturava in azione decisa e coraggiosa. Appunto perché contava su Dio ad occhi chiusi, agiva sicura dell'aiuto che metteva a sua disposizione l'onnipotenza dell'Amore Misericordioso. Il travaglio della fondazione a Madrid, la fortezza delle origini a Roma, a via Casilina, la resistenza indomita dimostrata a Collevalenza, la presentano una donna che quanto più incontra opposizioni e difficoltà, tanto più "tira avanti" all'insegna delle grandi certezze della speranza".

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2. Speranza sofferta, fiduciosa.

La virtù della speranza non fu nella Madre Speranza un semplice sentimento, una credenza infantile o temeraria. Fu in lei una virtù straordinaria, che dovette esercitare per tutta la sua vita, lottando anche contro lo scoraggiamento allorché dimenticava che Dio avrebbe vegliato su ogni cosa. Nei momenti di lunga attesa, quando il Signore sembrava nascondersi, o lasciare che le cose andassero apparentemente alla deriva, cercava di ravvivare la sua fede e di far violenza al "Buen Jesús", ricordandogli che le opere erano Sue ed era quindi Lui che doveva pensarci. A questo proposito si ricorda un colloquio che ella ebbe con Gesù, nel quale "si lamentava perché mancava il necessario per pagare, e diceva: "Signore io non so come stanno le cose di là, ma in Spagna c'è un proverbio che dice che chi ordina paga"".

Nella vita della Madre Speranza furono molti i momenti in cui si vide sola, abbandonata. Quando, agli inizi della fondazione, un Cardinale in Spagna negò l'aiuto promesso, Madre Speranza accolse questo doloroso evento come un'occasione per imparare a confidare solo in Dio:

"Il Buon Gesù lo ha permesso... forse, o senza forse, per farci vedere una volta ancora che non dobbiamo fondare la nostra speranza nelle creature, ma in Lui. Fa, Gesù mio, che non riponga più la mia speranza in qualche creatura; in questo modo conseguirò di non aver timore di nulla e di non cercare nulla fuori che Te, neanche me stessa: desidero solo che sia Tu per me tutte le cose".

Anche negli anni '40, periodo in cui si vide separata dalle sue figlie, privata della gioia di poterle guidare, consigliare, correggere, educare, il Signore le fece sperimentare che doveva essere Lui il suo unico e vero bene: "A causa di queste prove e sofferenze che Tu ti compiaci di inviarmi, esclamerò frequentemente: "Gesù mio, in Te ho riposto tutte le mie ricchezze e tutta la mia speranza".

Padre Elio Bastiani ricorda di aver visto piangere la Madre Speranza che, oltre a lottare con la sua natura di creatura umana, si trovava a fare i conti anche con il demonio - "el tiñoso", come lei lo chiamava - che la minacciava e tentava di insinuare in lei la sfiducia nel Signore:

"L'ho vista piangere molte volte perché il Signore provava la sua speranza ritardando il suo intervento provvidenziale o scombinando i piani che lei andava facendo, sia nelle opere che andava realizzando e sia nelle vocazioni che a volte entravano in crisi o addirittura lasciavano la Congregazione. Normalmente in questi periodi si inseriva il diavolo minacciandola e assicurandole che ormai il Signore l'aveva abbandonata e le cose sarebbero precipitate, che tutto sarebbe finito nel nulla. Lei doveva fare sforzi enormi per riaffermare la sua fiducia nel Signore, continuare la sua opera ed allontanare le menzogne diaboliche che non la lasciavano indifferente e la facevano soffrire pensando che il Signore avrebbe potuto anche permettere, se non il fallimento del suo progetto, degli insuccessi parziali".

Si comprende quindi che anche per lei non fu facile questo abbandono e questa confidenza totale nel Signore, soprattutto nei momenti di buio e di aridità:

"Ora non ti sento, non ti incontro e così mi ritrovo sola, esiliata e afflitta. Però io seguiterò ad aver fiducia in Te, in questa situazione, per tutto il tempo che Tu vorrai e finirò per sperimentare, nella gioia e nella allegria, la Tua misericordia".

Proprio perché fiduciosa nella sua infinita misericordia, finiva col cercare rifugio nel suo "Buen Jesús":

"Ti prego, Gesù mio, abbi pietà di me e non lasciarmi sola in questa aridità e oscurità. [...] E’ questo, Gesù mio, il calice che mi hai annunciato? Desideri vedermi gemere sola? Se è così, io Ti dico una e mille volte, Dio mio, che ripongo la mia fiducia e il mio abbandono nelle tue mani; e così Ti dirò molte volte, Gesù mio: ho posto in Te tutta la mia speranza, mi salvi, Dio mio, la tua giustizia. Sii per me un Dio che mi protegge e una casa di rifugio per pormi in salvo".

In questi momenti dolorosi si proponeva di chiedere con insistenza al Signore che le insegnasse a confidare soltanto in lui e mai negli uomini: "Fa, Gesù mio,[...] che speri sempre da Te ogni conforto". Ma, a volte, tanta era la sofferenza che ne sentiva tutto il peso. Allora Gesù si convertiva per lei nel Maestro che ammonisce ed esorta:

"Il Buon Gesù [...] mi ha detto: "Non Mi vedi accanto a te nella lotta?". Sì, Gesù mio. "Ed allora, perché ti affliggi in questo modo sapendo che non mi separo da te e che ti aiuto sempre con la mia cooperazione per vincere?"".

Madre Speranza, vinta dall'umiltà e dalla pazienza di Gesù, giunse ad un grado sempre più elevato di unione mistica con Lui. Quindi, penetrando le profondità dei misteri divini e della sua misericordia e crescendo nella consapevolezza della propria miseria, imparò a confidare solo in Cristo. E' lo stesso Gesù che le insegna a spogliarsi di tutto ciò non sia Lui:

"Padre mio, che cosa si sente quando si prega insieme a Gesù, unita a Lui! [...] Con Lui, l’anima aspira alla solida virtù, fondata non già sulle orazioni ma su profonde convinzioni; qui l’anima, insieme a Lui, impara a non riporre la sua fiducia in se stessa ma a confidare in Dio [...] e a spogliarsi di tutto ciò che non è Lui".

Madre Speranza, passata ormai per la notte oscura dei sensi, andava così radicandosi nelle virtù ed in particolare quella della speranza.

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3. "Madre Speranza", un nome profetico

Madre Speranza. Quel nome che la Madre Speranza, probabilmente, non avrebbe mai scelto per sé, doveva tradursi in un programma di vita.

Quanta speranza ha effuso attorno a sé, tra la gente semplice che ricorreva a lei sofferente e disperata, mostrandosi madre con tutti:

"Il suo sorriso era pieno di speranza, avevo trovato finalmente l'appoggio che cercavo da tanto tempo. Dissi pertanto alla Madre se potevo ritornare e mi sentii rispondere: "Figlio, torna quando vuoi"".

"La speranza della Madre era contagiosa perché anche quelli che la frequentavano diventavano più fiduciosi nella divina Provvidenza ed intraprendevano delle iniziative che forse, altrimenti, non avrebbero intrapreso senza il consiglio della Madre".

In questa familiare conversazione tra la Madre e uno dei suoi figli, scopriamo il segreto di tanta maternità capace di infondere nuova fiducia e coraggio:

"Ricordo, una sera, che la Madre era seduta all'entrata del tunnel che porta alla cucina della casa dei padri, dopo una giornata di intenso lavoro, mi avvicinai [...] e quasi scherzando, le dissi: "Ma lei Madre che conforta tanta gente (era il tempo in cui venivano molti pellegrini a parlare con lei) e infonde a tutti coraggio, non ha avuto mai momenti di sconforto, di scoraggiamento, di abbattimento?". Mi guardò con quegli occhi che ti trafiggevano e mi disse: "Se non fosse per la 'grazia' che Dio mi dà, direi a Lui: 'Io non ne posso più, me ne vado'". Però la grazia di Dio e la sua fortezza d'animo la sostenevano nella certezza che prima o poi l'aiuto del Signore sarebbe arrivato".

Lei deve aver vissuto davvero in pienezza questa virtù della speranza se, anche dopo la sua morte, chi la conobbe afferma:

"Nel 1985, ebbi il piacere di tornare a Collevalenza a visitare, nella Cripta, il sepolcro di Madre Speranza, che interpretai come il ritorno nel seno della gran madre terra, che tutti abbraccia e dà speranza per il futuro dell'umanità".

I suoi figli e le sue figlie la conobbero così, donna forte e piena di speranza, che, nella fatica di ogni giorno, cercava di raggiungere la meta:

"Vivere con la Madre infondeva un forte coraggio, una forte fiducia, una forte speranza. Sia nei momenti di ricreazione, che in una riunione comunitaria, se si stava con la Madre si sentiva dentro una forza diversa. Dopo un colloquio personale con lei si usciva già disposti ad un rinnovato impegno, sia pure nelle difficoltà e nelle sofferenze".

Chi l'avvicinava coglieva, inoltre, di essere di fronte ad una creatura che Dio era andato plasmando per renderla trasparenza della sua misericordia e per renderla "messaggera di speranza". La sua stessa persona trasmetteva qualcosa, tanto che qualsiasi anima sensibile alla grazia non poteva rimanere indifferente. Tra questi anche il Card. Edoardo Pironio, che ebbe modo di frequentarla, la ricorda come

"una donna, che solo ad avvicinarla, trasmetteva coraggio e speranza. [...] Mi ha lasciato questo senso di preghiera contemplativa e di coraggio, fondato sull'Amore Misericordioso. Penso che su questo sia basato il mistero del suo stesso nome: Madre Speranza, e della sua opera dell'Amore Misericordioso".

 

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ultimo aggionamento 28 settembre, 2013