La dramma perduta (Lc.15, 8-10)
(P. Antonio Garofalo, fam)
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
La parabola della dramma perduta è esclusiva di Luca, sembra che il testo sia uguale a quella della pecorella perduta, ma in realtà ha una caratteristica notevolmente diversa: la moneta si perde senza allontanarsi, questa si perde rimanendo a casa. La dramma era una moneta equivalente, più o meno, a un denaro, ossia la paga giornaliera che si dava a un bracciante. Anche in questa parabola, il vertice è racchiuso nell’esperienza di una perdita e di un ritrovamento. I due momenti non sono simultanei e il primo aspetto è quello della perdita. La gioia del ritrovamento è preceduta dal dolore per la perdita.
La protagonista di questa parabola è appunto una donna che perde una moneta e non si dà pace, accende la luce, spazza la casa, guarda accuratamente in ogni angolo, è agitata, la cerca con forza, con tutto il suo essere, impiegando tutte le sue energie. La prima cosa che non fa è piangere o lamentarsi, ma iniziare la ricerca. Le case di quel tempo, di solito, erano molto oscure, senza finestre; gli animali potevano entrarvi ed anche dormire in esse, per cui non sempre erano molto pulite. "Accende una lucerna, spazza la casa, la cerca accuratamente" sono i dettagli di una ricerca. La donna, innanzitutto, accende la luce, perché altrimenti non potrà localizzare la sua preziosa moneta. La luce illumina tutt’intorno ogni oggetto. Quando il bagliore si rifletterà sulla moneta facendola brillare, allora potrà ritrovarla. Possiamo perderci, ma non dobbiamo smetter di "brillare", perché possiamo essere ritrovati più facilmente.
Questa donna pur avendo tante faccende da sbrigare appena si accorge di aver perduto una dramma, lascia stare tutto il resto. Pare veramente di vederla spazzare con accuratezza la casa, accendere la lucerna, cercare sotto tutti i mobili, finchè non la ritrova. Prima tutto era urgente, adesso non c’è più niente di urgente, tranne il ritrovare la dramma perduta. Tutto il resto passa in secondo ordine, così agisce Dio verso di noi, Egli continuamente viene a cercarci, inseguendoci senza sosta. Non sentiamo forse alle nostre spalle il rumore dei suoi passi, quasi il suo respiro quando si avvicina di più e finalmente ci raggiunge?
Quale gioia essere ritrovati da Dio!
Se manca anche una sola dramma la donna non può essere contenta, una vale mille, ha un valore per se stessa, è indispensabile. La donna non dice: "Ecco ne avevo dieci me ne rimangono ancora nove, poco importa che una vada perduta". Questa è una logica umana, tante volte si desiste dal cercare, dal fare tutto il possibile per salvare qualcuno, perché in fondo non lo si ama veramente. Al contrario la donna della parabola non lascia perdere la dramma che si è perduta, ai suoi occhi quella moneta ha un valore assoluto a cui non può rinunciare senza sentirsi estremamente impoverita. Così Dio non lascia perdere nessuno, su ciascuno ha posato il suo sguardo di amore e di misericordia, perché tutti noi siamo preziosi ai suoi occhi, anche se ingrati e peccatori. Se, infatti, non siamo con Lui, nella sua casa, nella sua stanza, non si dà pace, questo è l’amore di Dio!
Anche la Madre Speranza era "meravigliata" di questo agire di Dio nei nostri confronti. Il 5 novembre 1927 sul suo Diario evidenziava: "Mi sono "distratta", ossia, ho trascorso parte della notte fuori di me e molto unita al buon Gesù. Lui mi diceva che devo riuscire a farlo conoscere agli uomini non come un Padre offeso dalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre amorevole, che cerca in ogni maniera di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro. Quanto mi ha impressionato questo, padre mio!"
Il cuore di Dio ha un unico e grande desiderio: che ogni uomo non si perda e quantunque si perdesse la tenacia di Dio è quella di essere sempre e comunque in cerca dei suoi figli. La misericordia di Dio, è come un costante occhio che cerca ciò che non ha ancora trovato e desidera abbracciare ciò che si è perso. Una dramma è un bene prezioso, ma si è persa, si direbbe quasi che siamo davanti ad una sconfitta di Dio, e invece l'amore vince proprio perdendosi dietro a chi si era perduto. Il Dio di questa parabola è un Dio che và dietro anche a uno solo. Uno, uno solo di noi, e per di più sbandato, è sufficiente a mettere Dio in cammino, a muovere le sue "viscere" materne, ognuno di noi vale il suo sacrificio.
Per questa donna tutte e dieci le monete sono preziose, tanto che, appena ritrova quella perduta, "chiama le amiche, le vicine" per far festa, per condividere con loro la gioia di aver ritrovato la moneta, "rallegratevi con me". Quando si ritrova qualcuno che si pensava perduto, "bisogna" far festa. Dio ragiona così quando noi torniamo alla sua casa. Dio ci accoglie così anche se arriviamo dopo aver buttato via il suo tesoro.
E’ la gioia di Dio e di tutto il, paradiso che in questo brano è solennemente proclamata. Peccato che tale gioia non sia sempre condivisa dagli uomini! Ciò accade forse perché noi nei confronti degli altri esigiamo la giustizia e per noi stessi invece la misericordia. L'intensità della gioia di ritrovare ciò che era perduto è proporzionata all'amore che abbiamo per ciò che si è perso, ciò si può sperimentare anche nelle nostre esperienze umane. Dio ci ama di un amore immenso ed incontenibile. Tutta la storia della salvezza ne è una chiarissima e splendida dimostrazione. Dal momento del peccato il Signore si è messo alla ricerca dell'uomo, nudo, spaurito e fuori del paradiso terrestre. In Gesù l'opera misericordiosa di Dio ha trovato il suo culmine, quando per ritrovare l'uomo e redimerlo dal peccato ha immolato se stesso sulla croce.
L'aspetto più difficile di tutto l'annuncio cristiano a volte non sono i misteri, ma l'affermazione della bontà di Dio. Ognuno di noi vorrebbe aggiustare o interpretare l’amore di Dio. Invece la bontà di Dio si rivela sempre superiore e diversa dalle nostre attese. E questo avviene soprattutto di fronte alle persone che hanno peccato, ma che hanno fiducia nella misericordia. Gesù nel vangelo sorprende tutti: va a mangiare con i peccatori, difende una donna adultera, chiama tra gli apostoli un pubblicano, entra nella casa di Zaccheo, benedice e conforta un ladrone sulla croce.
Gesù racconta questa grande e commovente parabola che ci fa percepire la grandezza del cuore di Dio, che ci fa capire come Dio si è comportato e si comporta con noi. Quante volte il Signore ci cerca come se non potesse essere felice senza di noi e quante volte ancora lo farà, finché non ci porterà al sicuro della sua salvezza! Questa parabola ci rivela un Dio che è per l'uomo, per ogni uomo, in favore dell'uomo, un Dio che dell'uomo, della sua creatura, fa l'unica ragione di vita. E' un Dio capace di tornare sempre sui suoi passi in ragione di una promessa fatta, di una alleanza nuova stipulata, anche se il peccato dell'uomo è il più "odioso" che si possa fare: voltare le spalle a Dio, costruirsi idoli ed adorarli.
E' un Dio che ha cuore per le nostre miserie, qualsiasi miseria, così scriveva la Madre Speranza nel suo Diario: "Gesù mi dice di ricordarmi che Lui ama molto più le anime che piene di difetti si sforzano e lottano per essere come le vuole, e che l'uomo più malvagio, il più abbandonato e abietto è da Lui amato con immensa tenerezza ed Egli è per lui un padre e una tenera madre e vuole che il mio cuore assomigli al suo." (6)
Dio si perde e si perde dietro ad uno solo. Lascia le nove monete e si perde dietro ad una, questo è un Dio innamorato! Capace di perdere la testa per uno solo. Uno di noi, e per di più sbandato, è sufficiente per fargli perdere la testa. Per Dio noi non siamo una massa indistinta, ma il suo amore raggiunge ognuno in modo particolare, sempre capace di tornare sulle proprie scelte,un Dio che se deve abbandonare qualcosa, abbandona l'ira e non la misericordia.
Scriveva ancora la Madre Speranza nel suo Diario: "In questi momenti ho provato solo una pena, quella di sempre: vedere il buon Gesù elemosinare amore, come se non potesse vivere senza di noi. Questo è un mistero che scuote la mia superbia: vedere un Dio abbassarsi fino all'uomo e noi che abbiamo l'ardire di non dargli quel poco che ci chiede."
E sempre nel suo Diario annotava: "Quale consolazione può avere Gesù dal nostro amore? Perché ci viene sempre dietro come un povero mendicante? Non si accorge che lo ricambiamo soltanto con dispiaceri, volgarità e disattenzioni? Ogni giorno di più mi confonde la pazienza, l'amore e la carità del nostro buon Padre e gli chiedo la grazia di farmi morire prima di dargli ancora il più piccolo dispiacere o farlo soffrire anche minimamente."
E’ l’esperienza dell’Amore Misericordioso che si mette sulle nostre tracce, che ci cerca, che ci vuole venire a scovare nei nostri nascondigli, è lo stile di un Dio appassionato che non si cura delle monete lasciate al sicuro, che non delega la ricerca di quella perduta, ma che si mette in marcia per colmare il vuoto insopportabile delle distanze, che impazzisce di gioia quando ci riporta a casa.
Così nel Diario la Madre Speranza racconta questo atteggiamento di Dio: "Questi li chiamo i "ladri" del cielo, non hanno fatto mai niente per il suo amore e dopo, arriva uno di questi momenti e io l'ho visto una volta, sembra che il Signore perde la testa quando in questi momenti a Lui accorre una di queste anime[..] Veramente davanti a questo io ho sentito un po' di invidia e ho detto al Signore: "queste persone che ti hanno dato solo dispiaceri, per un momento di generosità Tu gli hai dato il cielo ed io che ho lasciato tutto che cerco sempre di fare quello che più ti piace che mi sacrifico per il tuo amore ancora non arrivo". (7)
Ognuno di noi dovrebbe veramente avere l’umiltà di riflettere sulla bontà di questo Padre per scoprire la presenza amorosa, paterna e materna di un Dio che non si stancherà mai si rincorrere il figlio in tutti i momenti della sua vita. Come è possibile pensare che Dio abbandoni la sua creatura più cara, che non si curi di lei in ogni momento, anche in quello magari più triste? Dio non abbandona mai nessuno, Egli ama tutti di un amore infinito e in modo particolare coloro che sono lontani da lui, e che cercherà sempre di ritrovare. Ogni uomo è avvolto dalla misericordia di Dio, un Dio che vuole stare sempre con lui per condividerne i momenti della vita sia nella gioia, sia nel dolore. È l’uomo che spesso rifiuta l’amore del Padre, ma, nonostante questo rifiuto, il Signore continuerà sempre a cercarlo per dare a ognuno la possibilità di essere un giorno veramente e per sempre "tutti con Lui".
Oltre ogni discorso scopriamo che ogni uomo è stato voluto da Dio, ogni uomo è un pensiero di Dio, nei Salmi l’uomo dice di sè stesso: "Tu mi hai dato forma con l’argilla ,Tu mi hai infuso il respiro, Tu mi hai plasmato"; nell’uomo fin dal principio c’è qualcosa di essenziale, qualcosa di divino, qualcosa di completamente nuovo: è l’alito stesso di Dio;l’uomo quindi possiede il DNA di Dio ed è capace di porsi in relazione con il suo creatore, l’uomo pertanto non è una combinazione di elementi o di cellule ma è una personale "idea" di Dio.
Che bello allora dire Amore Misericordioso! L’amore di Dio non può essere che misericordioso, non può essere altro, un Padre che ci ama in anticipo, che ci ha scolpito veramente nelle palme delle proprie mani, che continuamente ci ripete: "Tu sei il mio figlio prediletto in te mi sono compiaciuto". Un messaggio profondo, importante per la nostra vita: "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani!" (8). "Tu sei prezioso ai miei occhi, e io ti amo!" (9)
Gesù è venuto sulla nostra terra per rivelare questa verità di misericordia, quella di un Padre che è accoglienza, misericordia, pietà, compassione per tutti coloro che si convertono. Il peccato può essere perdonato. Dio lo vuole perdonare, perché Lui è la misericordia e il perdono. Ma Lui è anche la santità e la grazia. Gesù cerca i peccatori, li accoglie, li perdona, ma non perché restino o continuino a peccare; li cerca per rivestirli invece di tutta la grazia e la santità del Padre. Il Dio che Gesù ci ha rivelato è un Padre, il cui amore per gli uomini è misericordioso ed incondizionato, ma per capire qualcosa di quest'amore bisogna avere un cuore di figli. Riconoscere Dio come Padre è condizione irrinunciabile per scoprire l'amore con cui Dio ci ama.
Il Dio tre volte santo vuole figli santi. Il Dio amore e misericordia vuole figli che amino. Il Dio compassionevole e pietoso vuole figli che si rivestano anch'essi della più grande compassione e pietà verso i loro fratelli e questo mai potrà avvenire se loro dovessero rimanere nel peccato. L'abbandono del peccato è condizione indispensabile perché si possa essere veri figli di Dio nella giustizia, nella verità, nella santità, nella pietà, nella misericordia del Padre.
Non abbiamo bisogno di tenebre: la cosa più importante che ci necessita è un rapporto vero con il Dio vivente, che non può essere definito né quantificato, la cosa autentica è incontrare il Signore della misericordia, il Signore Gesù e lasciare che Lui riempia la vostra vita. Se ti senti peccatore, perduto, ricordati sempre che per Dio tu vali più delle altre nove monete e sappi che "ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".
(6) Diario (1927-1962) (El Pan 18)
(7) 22 Aprile 1966 - Texto transcrito de la viva voz de Madre Esperanza.
(8) Isaia 49,16
(9) Isaia 43,4