Madre Speranza e la famiglia

(Berardi Marina)

Riproponiamo alcune riflessioni sull’attenzione particolare che Madre Speranza ha avuto per la Famiglia, prima cellula della società e chiamata, per vocazione, ad essere comunità di vita e di amore. Attraverso la sua maternità e santità di vita, la Madre può dare un notevole contributo per aiutarci a riscoprire quei valori su cui si dovrebbe fondare ed ancorare ogni famiglia cristiana di cui non vogliamo solo scoprire i limiti ma anche le risorse, per gettare uno sguardo retrospettivo che illumini il presente e prepari un futuro migliore.

 

Dall'esperienza di un Dio personale

Gesù, fatto uomo, è venuto a condividere la nostra vita, quella di tutti i giorni, le nostre gioie, le nostre fatiche..., ha vissuto assoggettato a Maria e Giuseppe, crescendo in santità e grazia,... ha lavorato nel nascondimento e nell'umile lavoro di suo padre..., ha avvicinato famiglie nella sofferenza ed ha portato salute, pace del cuore, perdono...

Il Dio incontrato e conosciuto dalla Madre è quello che si "incarna" nella nostra in questa complessa e contraddittoria realtà, è un Dio presente nella vita di tutti i giorni, oserei dire, soprattutto di quelli feriali, quando la routine si fa pesante, quando le fatiche e i dispiaceri sembrano schiacciarci e togliere ogni spazio alla fiducia.

Anche per la Madre non sono mancate difficoltà interne ed esterne alla sua Famiglia religiosa, ma il suo atteggiamento è stato sempre quello di un profondo abbandono nelle braccia di quel Dio che aveva scoperto Padre.

«Fra tutti i sentimenti e convinzioni l'esperienza che rimane più impressa nel cuore e nella mente è il poter chiamare padre Dio in persona» (1).

Il "segreto" della sua fecondità apostolica e della sua incisività verso chiunque avvicinava anche per pochi minuti credo nasca proprio dall'aver fatto esperienza di un Dio che non era un «Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli» ma, al contrario, un

«Padre buono che cerca in tutti i modi la maniera di confortare, aiutare e far felici i suoi figli, che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro» (2).

Molte potrebbero essere le testimonianze di quanti hanno fatto esperienza di questo Dio che entra personalmente nella storia di ognuno, in quella situazione particolare, quel giorno... che comunica Amore, e questa volta con la A maiuscola.

Questo è il Gesù che Madre Speranza ha incontrato ed accolto. Nell'Amore Misericordioso, ella ha saputo trasformare la sua vita in un dono ai fratelli, per donare speranza, per annunciare la gioia di poter «chiamare Padre a tutto un Dio», per intercedere per la salute dei sofferenti ed il perdono dei peccatori...

In tutta la Scrittura, Dio sembra «inseguire» l'uomo con instancabile e fedele amore, con gli stessi sentimenti di uno sposo che cerca la sua sposa, con quelli di un padre e di una madre che attendono con ansia il ritorno del figlio, che desiderano il suo bene. Sì, il Dio di Madre Speranza è Colui che mostra una particolare predilezione per coloro che sono più bisognosi di amore e di misericordia:

«Lui ama tutte le anime allo stesso modo, - scrive nel 1928 - e se esiste qualche differenza è quella di amare di più quelle che, cariche di difetti, si sforzano e lottano per essere come Lui le desidera [...]; l'uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Lui con tenerezza immensa, è per questi un padre ed una tenera madre» (3).

Questa manifestazione di Dio sembra stridere con la nostra tendenza a crederci in diritto di essere amati per i nostri meriti, per le opere buone che talvolta compiamo... sembra stridere con una cultura dominante che rifiuta ed emargina quanti non rientrano nella cosiddetta categoria di «brave persone»... eppure proprio per queste persone Dio è padre e tenera madre.

In un mondo alla ricerca del sensazionale, il vero miracolo è proprio quello compiuto da Dio che invita ed aiuta ogni uomo a superarsi nelle sue capacità e nei suoi limiti, nell'individualismo e nelle paure... per condurlo ad un incontro personale con Lui ed in Lui con gli altri.

Questo amore è quello che ha conquistato la Madre, un amore incondizionato, senza riserve. Questo stesso amore Madre Speranza ha voluto che animasse la vita religiosa, pensata come una Famiglia, di cui ella stessa ne ha fatto esperienza. Ha voluto che tale amore animasse anche la vita e il rapporto di ogni famiglia umana, così come lo ha riproposto e raccomadato a tanti genitori e a tanti figli. Vediamolo insieme.

Una esperienza nuova di vita religiosa:

una Famiglia Religiosa, di religiosi e di religiose,

che fosse modello, aiuto e servizio a tutte le famiglie.

Le due Congregazioni fondate dalla Madre, le Ancelle e i Figli dell'Amore Misericordioso, sono state pensate da Dio come un'unica realtà, una Famiglia Religiosa.

Le Costituzioni scritte dalla Madre, fin dal 1930, contenevano già in germe questo nuovo progetto:

«Il buon Gesù mi ha detto che è giunto il momento che scriva le Costituzioni, sulle quali, più tardi, si dovranno reggere i Figli dell'Amore Misericordioso e, molto presto, la Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso. Da tali Costituzioni debbo copiare quanto si riferisce alle Ancelle, lasciando a parte ciò che più tardi dovranno osservare i Figli del suo Amore Misericordioso» (4).

Per i suoi figli, Madre Speranza chiedeva che rimanessero fedeli a questo grande ed innovativo progetto d'amore, per essere testimoni di comunione in Lui:

«Chiedo sempre al Buon Gesù che le due Congregazioni, così come Lui le ha volute, si aiutino e si completino mutuamente, vivendo sempre unite dall'amore e dalla carità» (5).

 

Un Santuario a servizio della famiglia

Questo stile di vita voleva trasparisse in ogni sua attività, in ogni rapporto poiché diceva che tale testimonianza avrebbe aiutato a scoprire e a comprendere la dimensione dell'amore autentico, evangelico. Fra tutte le sue attività e Opere ha un significato particolare il Santuario all'Amore Misericordioso in Collevalenza, da dove vi parliamo: vi ha dedicato gli ultimi trent'anni della sua vita. Questo luogo che è divenuto culla della vocazione e centro di spiritualità della sua Famiglia religiosa e modello e aiuto per tante famiglie.

Nel servizio al Santuario, la Madre insisteva ai suoi figli sulla necessità di essere testimoni dello spirito di famiglia per i tanti pellegrini e le tante famiglie che qui giungono. Desiderava che l'accoglienza dei padri al Santuario e delle suore alla Casa del Pellegrino, fosse espressione dell'accoglienza e dell'anelito di Dio Padre di abbracciare ogni uomo.

«Il luogo dove si cacciavano gli uccelli... doveva trasformarsi, secondo l'Amore Misericordioso, in un luogo per cacciare le anime... ed i Figli e le Ancelle dell'Amore Misericordioso con l'amore, la carità ed il sacrificio saranno il richiamo per queste anime, come un tempo quegli uccelli ne attiravano molti altri con il loro cinguettio» (6).

La Madre, si diceva, era una donna con i piedi per terra, attenta a valorizzare le piccole cose quotidiane per creare uno spirito di famiglia. L'Ingegnere che ha seguito i lavori del Complesso di Collevalenza, ricorda un piccolissimo dettaglio apparentemente insignificante che però credo riveli lo spirito con cui la Madre voleva venissero accolti i pellegrini:

«La Madre non volle mai creare, all'interno della sua opera, una conduzione di ristoro sul genere self-service, né nella Casa del Pellegrino, né nel sottopiazza.. Ella non ha mai inteso di infliggere ai pellegrini la privazione dall'essere serviti con affetto dalle suore. Non ha voluto neppure le tovaglie e i tovaglioli di carta, dovevano essere di stoffa, perché almeno qui sentissero il conforto come di essere in famiglia, una grande famiglia in Cristo» (7).

Il motivo ultimo è sempre Lui, l'Amore Misericordioso: lo cerca e lo scopre in ogni persona e in ogni avvenimento. Il Santuario dell'Amore Misericordioso, secondo la Madre, è stato voluto dal Signore come Centro di irradiazione di questa spiritualità così attuale per i nostri tempi, come centro di accoglienza dove tutti quelli che vengono possano, non solo ascoltare e capire il messaggio, ma fare esperienza dell'Amore incredibile del Padre. Perchè l'amore che si vive in una famiglia è ...un "riflesso" dell'Amore di Dio

Potremmo definire la famiglia: ...un "riflesso" dell'Amore di Dio. Quando Dio parla dell'amore perfetto lo esprime paragonandolo a quello di uno sposo per la sua sposa, di un padre e di una madre ad indicare che, l'amore che unisce i membri di una famiglia, per Lui è un "riflesso" del suo amore per l'uomo.

Nel discorso dell'Angelus del 5 dicembre scorso, il Papa sottolineava che la famiglia è la speciale strada del Signore perché prima ed insostituibile comunità d'amore, perché luogo privilegiato dove fare esperienza di pace (8).

Nel 1980 il Papa scriveva nella Dives in Misericordia:

«L'uomo contemporaneo si interroga spesso, con profonda ansia, circa la soluzione delle terribili tensioni, che si sono accumulate sul mondo e si intrecciano in mezzo agli uomini» (9).

In Cristifidelis laici, anni più tardi, il Papa tornava a ribadire che «...l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia» (10).

 

 

Famiglie cristiane e morali

L'amore incondizionato e senza riserva di Cristo per l'uomo dovrebbe essere anche quello che circola all'interno di ogni famiglia, tra i coniugi, tra genitori e figli, ecc. Anche Madre Speranza è stata chiamata dal Signore a formare gli uomini di domani con delle basi solide, con dei principi saldi per impedire che, rimanendo nell'ignoranza, divenissero facile preda di dottrine ideologiche fuorvianti.

Nel nucleo familiare il vero amore dovrebbe esprimersi nel desiderio di essere vicino l'un l'altro, di donarsi, di dimenticarsi per il bene di chi il Signore ci ha messo accanto, sull'esempio di Lui che ha dato la vita per i suoi amici.

I discorsi di Madre Speranza sulla famiglia non sono nè molti nè articolati né studiati, non ha scritto nulla a tavolino. Sono invece frutto di una conoscenza diretta e concreta, di una grande condivisione con tutte quelle persone che il Signore, ogni giorno, le inviava.

E' la partecipazione ai loro problemi, il pagare di persona, la contemplazione, che la mette in grado di trasmettere, con una sola e semplice espressione, la carica affettiva e trasformante insita nelle sue parole.

In particolare, c'è una espressione che nella Madre ricorre come una costante, come un invito pressante: chiedete al Signore..., il Signore vi doni di formare una famiglia... cristiana e morale. Lo ripeteva ai pellegrini che riceveva, alle ragazze che lavoravano nel laboratorio di Collevalenza, agli abitanti di questo paese... a quanti incontrava.

1) ...il Signore vi doni di formare una famiglia cristiana

«Il Signore vi doni di formare una famiglia cristiana»... non era una semplice esortazione. Un giorno, parlando alle ragazze del laboratorio di maglieria in Collevalenza, così si esprimeva:

«Siete giovani che dite di esser venute per essere maglieriste ed io non dico che non sia vero, però, aggiungo che dovete imparare ad essere buone, oneste e a fare un po' di attenzione per dare al Signore quanto vi chiede.
Dovete avere un orecchio nel laboratorio e con l'altro ascoltare il Signore, dicendo: "Signore, che vuoi che io faccia? Che desideri da me? Desidero formare una famiglia cristiana e morale, Tu che pensi?". Vi dovete consigliare con Lui, eh! non farlo di testa vostra; "Signore, credo che ho questa inclinazione, mi sembra di sentire questo desiderio di formare una famiglia, farò bene o male? Signore, aiutami per essere ciò che Tu desideri che io sia".
No una maglierista, questo è un fatto meccanico che si impara in quattro giorni; imparate ad essere giovani capaci di dare al Signore quello che vi chiede e ad essere luce nel paese dove vivete; giovani capaci di attrarre le anime al Signore e di illuminare le persone che si avvicinano a voi» (11).

Siamo nel 1965, quando ancora forse non si parlava diffusamente del matrimonio come vocazione, come risposta ad una chiamata, ad un progetto, unico ed irripetibile, pensato da Dio per me, per la mia vita e per quella della persona che ha pensato di pormi accanto.

Anche un testimone di quegli anni sottolinea come Madre Speranza avesse una precisa scala di valori, dove al primo posto c'era il bene della persona, al di là di ogni calcolo opportunistico o di guadagno, sebbene esortasse a rendere il massimo anche per mettere a frutto i talenti che ogni persona aveva gratuitamente ricevuto da Dio:

«La Madre, per curare la formazione promozionale delle ragazze in una forma più valida, passò dai corsi ad una vera e propria organizzazione a carattere di lavoro dipendente. Quando l'Ispettore regionale del lavoro le fece notare che con questo sistema ci avrebbe rimesso, la Madre rispose che invece ci avrebbe guadagnato, perché avrebbe in primo luogo tolto tante ragazze dalla strada, avrebbe messo loro in mano un mestiere che avesse loro consentito di lavorare a casa propria accudendo i figli e il marito, ed avrebbero inoltre avuto una formazione cristiana e morale».

Per la Madre formare una famiglia cristiana significava essenzialmente amare Gesù, rifarsi alla sua vita, al suo esempio, e questo lo indicava come l'elemento essenziale per fondare la casa sulla roccia:

«Quando viene qualche giovane a chiedere consiglio e mi dice che desidera formare una famiglia, la prima cosa che gli dico è questa: che stia attento nel vedere che la giovane che sceglie per formare la sua famiglia sia molto religiosa, e che ami molto Gesù; che sia della sua stessa educazione,... però, soprattutto che ami molto Gesù perché se ama il Signore formerà una famiglia cristiana e morale» (12).

La visione cristiana del matrimonio, l'essere ancorati a Cristo, non libera nessuna coppia dalle difficoltà, dalle crisi coniugali e familiari, ma aiuta e motiva un impegno serio per superarle, anche attraverso uno spirito di sacrificio e di offerta.

 

2) ...il Signore vi doni di formare una famiglia morale

«Il Signore vi doni di formare una famiglia morale»... Un rapporto vero, autentico, presuppone che ci siano alla base delle regole che liberamente si rispettano, delle scelte illuminate da un ideale, fondate su dei volori, che ci siano, in ultima analisi, dei principi su cui ancorare e per cui spendere la propria esistenza di coppia e di famiglia cristiana, come l'indissolubilità del matrimonio, la reciproca fedeltà, il rispetto, l'apertura alla vita, la disponibilità al progetto di Dio...

Nell'ultima enciclica, Veritatis Splendor, il Papa fa consistere l'atteggiamento morale nell'apertura dell'uomo all'Altro, con la A maiuscola, ma anche al coniuge, ai figli, ad ogni fratello... Sull'invito di Gesù al giovane ricco si articola l'intera enciclica: «Va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi, vieni e seguimi» (13).

Vivere una vita morale non è, come ci ricorda il Papa nella Familiaris Consortio, qualcosa di opzionale, ma diventa il compito e l'impegno specifico di ogni coppia. Le scelte morali non sono disincarnate dal nostro vivere quotidiano, ma si calano proprio nei rapporti spiccioli di ogni giorno. L'amore, suggeriva la Madre, va alimentato, conquistato giorno per giorno.

Sapendo che non bastano i grandi ideali e conoscendo la debolezza e l'incostanza della natura umana, Madre Speranza pregava:

«Non permettere mai che pretenda conoscere da Te grandi cose e di operarne poche per Te. Fa, Gesù mio, che io viva sempre unita a Te e non abbia altra volontà che la tua» (14).

Una persona che fu molto vicina alla Madre per lunghi anni ricorda che «poche parole bastavano per trasmettere tanta luce, tanta pace e tanta fede». Venne a trovarlo a Collevalenza un suo familiare alla vigilia delle nozze.

«Avendo conferito con la Madre, afferma il testimone, rimasi impressionatissimo di ciò che gli aveva detto e ad una mia domanda di che cosa gli avesse parlato la Madre, rispose che gli aveva detto di fare un matrimonio cristiano e morale. Queste stesse parole io le avevo intese come ripetute dalla Madre a tutte le persone con responsabilità familiari, parole semplici, parole molto comuni che però producevano degli effetti mirabili e straordinari in chi le sentiva, segno che erano accompagnate da una forza spirituale dovuta alla preghiera, alla sofferenza e al calore materno di chi le pronunciava».

Così esortava una giovane coppia appena sposata:

«"Santificatevi, figli miei; io pregherò perché vi santifichiate". Ed aggiunse, rivolta alla sposa: "Tu sii vera madre per il tuo sposo, - e allo sposo - tu sii vero padre per la tua sposa"».

 

La misura più grande dell'amore: una vita donata per gli altri.

Questo forse è il «testamento» che Madre Speranza ha ereditato da Cristo, Amore Misericordioso. Per chi conosce qualcosa della sua vita, sarà forse noto l'atteggiamento che ella scelse per sé e che visse fino agli ultimi giorni: di essere un chiccho di grano che marcisce per portare frutto, una patata che dà vita a tante altre patate... una vittima, sull'esempio dell'Amore Misericordioso, per la salvezza di tanti fratelli.

Era solita dire che «la scienza dell'amore si apprende nel dolore».

Ella, che ha condiviso il dolore fino alle estreme conseguenze, che ha abbracciato la croce nei momenti di grandi sofferenze morali e fisiche... poteva invitare, esortare anche altri fratelli a fare altrettanto.

Nel giorno del suo compleanno, 30 settembre 1959, parlò ad un gruppo di malati venuti al Santuario; da allora sono passati trentacinque anni e ciò che la Madre disse in quel tempo è tanto vero ed attuale anche per i nostri giorni:

«Quando vedo un'anima che soffre, una creatura che non si può muovere, che non è in grado di far nulla a causa dell'infermità, che ha solamente libero il cuore per dire: "Signore, desidero amarti", sento gelosia e soffro poiché vorrei essere come loro.
Coraggio, figli miei; coraggio, figli miei! Soffrite con gioia e lodate il Signore. Intercedete per la pace; pregate per le famiglie che soffrono, pregate per tante madri che soffrono vedendo i loro figli che non si possono muovere, pregate, infine, perché la devozione dell'Amore Misericordioso si estenda nel mondo intero ed affinché nelle famiglie regni l'amore e la pace autentica, che proviene da Nostro Signore. Auguri, figli miei, auguri! Fate tesoro della prova, figli miei! (...)
Io sono la "portinaia" del Signore e voi dovete chiedere che presenti bene al Signore, ogni giorno, tutte le necessità che gli altri mi confidano e che possa ottenere da Lui tutto quello di cui le famiglie hanno bisogno. Pregate perché sia una portinaia fedele al Signore e che compia sempre quello che Lui vuole. (...) Voi che soffrite, figli miei, dite al Signore in questo modo: "Signore, aiuta la Madre", non perché mi dia più salute, ma affinché possa compiere sempre la sua divina volontà.
Non desidero altra cosa che fare la volontà del Signore, essere la sua portinaia per presentargli tutte le necessità che le famiglie mi confidano e poter ottenere da Lui le grazie che più necessitano. (...)
Soffrono molto, non per l'infermità come voi, ma per le cose e gli avvenimenti che succedono nella vita... Voi non ignorate lo squilibrio e la pazzia che regna oggi, chi tira di qua, chi tira di là e i matrimoni oggi sono una disgrazia... le famiglie un disastro... (...)
Poco tempo fa, un bambino mi disse che voleva parlare da solo con me. Gli chiesi: "Che ti succede, figlio mio?". "Madre, in casa mia, mio papà esce di casa, mia mamma sta sempre aggiustandosi... Io sono andato a casa con i voti degli esami e ho detto a mia mamma: 'Mamma, guarda la mia pagella!' Mi ha risposto: 'Lasciami ora che mi sto sistemando...'. L'ho detto a mio padre e mi ha ribattuto: 'Lasciami ora che devo uscire...' Allora l'ho messa al collo del cane, dicendogli: 'Tienila tu, che nessuno in questa casa vuole sapere nulla della mia pagella!'. Avete capito? Dovette metterla al cane perché la mamma doveva aggiustarsi, il papà doveva uscire ed il bambino da una parte all'altra con la sua pagella... A me questo ha causato una grande sofferenza. (...) Ecco come sono le famiglie di oggi, un disastro, ed i bambini soffrono...
Voi, chiamati dal Signore ad essere vittime di espiazione con l'infermità, pregate perché il Signore conceda unione alle famiglie, doni loro pace e le aiuti ad essere cristiane e morali.
Pregate il Signore per questo e per questa povera "portinaia", perché sempre possa copiere la Sua volontà» (15).

Il 15 settembre 1967, parlando alle sue figlie della Comunità di Collevalenza, impegnate in un intenso lavoro di maglieria, nonostante fosse un periodo caratterizzato da notevoli preoccupazioni economiche, la Madre trasmetteva che il suo unico anelito era vederle vivere proiettate al raggiungimento di beni più grandi:

«Su questa collina ho sognato sempre di avere anime che si consacrino al Signore, capaci di vivere come colombe e in spirito di espiazione per le anime; anime che possano essere provate, che sappiano accettare di essere accusate di una cosa che non hanno commesso, perché tutto offrirebbero al Signore (...). Anime impegnate nella loro santificazione e disposte a fare da "parafulmini".
Questa casa la vedevo in mezzo alla campagna, come il "parafulmine" delle famiglie e delle persone che qui verranno...
Vi vedevo così, "figlie parafulmini" delle famiglie e di tutte le anime che qui verranno, sempre disposte a riparare davanti all'Amore e alla Misericordia del Signore, perché tutti quelli che qui vengono tristi e sconfortati, non se ne vadano senza sperimentare la consolazione del Signore. (...)
Per questo vengo a dirvi, figlie mie, che con il vostro lavoro e la vostra vita siate "parafulmini" della giustizia del Signore; siamo molte e se ci uniamo in questo ideale, ... il Signore si mostrerebbe contento» (16).

Anche oggi si è molto tentanti di fermasi all'orizzonte terreno, di rincorrere un guadagno, un benessere, una illusoria tranquillità... Quindi in un periodo tra i più difficili, ella spronava a cogliere in quella quotidianeità a volte pesante e monotona una dimensione di gran lunga più importante. La Madre esortava le figlie a trasformarsi in «parafulmini», a mettere una precisa intenzione nella loro offerta, nella loro vita.

 

Un augurio

Quanto abbiamo tentato di dire è sicuramente solo un piccolo accenno ad un aspetto tanto importante e significativo nella vita e nella missione della Madre. Basterebbe solamente guardare alla sua vita quotidiana per coglierne le molteplici sfumature, espressioni di un amore e di una attenzione tutta particolare alle esigenze fisiche, morali e spirituali delle famiglie.

La Madre che intuiva e conosceva molto bene i bisogni del cuore umano, era solita salutare augurando salute e pace. Possiamo concludere con queste due ultime espressioni, rivolte da lei ad alcuni pellegrini negli anni 1965 e 1966:

«...che vi dia la pace. Che conceda figli a chi non li ha, pace alle famiglie che non ce l'hanno e lavoro a coloro che non lo trovano» (17). «Pregherò perché il Signore vi dia salute, vi illumini e benedica le vostre famiglie» (18).


(1) El pan 9, 107

(2) El pan 18,2 (5.11.1927)

(3) El pan 18, 19 (19.2.1928)

(4) «El Buen Jesús me dice ha llegado el momento de que escriba las Constituciones, por las cuales más tarde se han de regir la Congregación de sus Hijos de su Amor Misericordioso y, muy próximamente, la Congregación de las Esclavas de su Amor Misericordioso, y que de éstas debo copiar lo que es para ellas, dejando separado lo que, más tarde, deben cumplir los Hijos de su Amor Misericordioso» En Pan 18, 31 (28.3.1929)

(5) El Pan 20, 823 (6.6.1968)

(6) El Pan 21, 15 (18.12.1959)

(7) Testimonianza dell'Ing. Calogero Benedetti.

(8) Cf. LG, 11.

(9) DM, 15.

(10) ChL, 40.

(11) El Pan 21, 340 (2.2.1965)

(12) El Pan 21, 136 (24.7.1964)

(13) Mt 19, 21.

(14) El Pan 18, 1193 (11.3.1952)

(15) El Pan 21, 7-9 (30.9.1959).

(16) El Pan 21, 1150 (15.9.1967)

(17) El Pan 21, 953 (30.9.1965)

(18) El Pan 21, 954 (30.9.1966)