... Dalla pienezza del dolore alla pienezza dell’amore ...

(M. Elvira eam e M. Graziella eam)

 

Madre Speranza è stata chiamata a riconfermare con la sua vita due certezze: quella di un Dio che vuole la felicità degli uomini, che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro e la certezza che l’uomo può essere davvero felice solo riconoscendo in Dio suo Padre e cercando la sua volontà e la sua gloria.

La Madre per entrare nel progetto di Dio e per abbracciarlo con tutta la sua vita tenne presente alcune condizioni: non avere altro desiderio che amare Gesù e voler soffrire per riparare le offese che Dio riceve. Condizione da esigere anche a tutti quelli che vogliono entrare in questo invito di seguirlo. Cercare solo la gloria di Dio, a qualunque costo.

"Il buon Gesù mi ha detto che io non devo avere altra ambizione che amarLo e soffrire in riparazione delle offese che Lui riceve dal suo amato clero; devo fare in modo che tutti quelli che trattano con me sentano anch'essi il desiderio di offrirsi come vittime di espiazione per i peccati dei sacerdoti del mondo intero. Devo sforzarmi di cercare solo la Sua gloria, anche a costo del mio disprezzo".

Essa ha avuto il dono grande di poter riscoprire il vero volto di Dio, il volto di un Padre che ama e ama con tenerezza materna; lei si è lasciata trasformare da Dio per ripetere nella sua vita questo modo di amare di Dio. Il buon Gesù invita la Madre a voler sentire i dolori e le sofferenze della Sua Passione assicurandola che in questo avrebbe imparato molto per unirsi di più a Lui:

"...il buon Gesù mi ha invitato a sentire un po' i dolori e le angustie della Sua passione, dicendomi che in essa avrei imparato molto per unirmi più a Lui fino ad abbracciarmi con gioia alla Sua divina Volontà e a compiere con entusiasmo il lavoro che mi aspetta;...ho sentito come mai i dolori e le sofferenze della Passione del buon Gesù e ciò che mi ha fatto impressione di più e soffrire di più è stato quando ho potuto rivedere e rivivere in una maniera misteriosa le terribili conseguenze della tristezza, dell'abbattimento e della .....che oppressero il buon Gesù nell'orto degli ulivi...in quei momenti Lui si è visto solo, abbattuto, vicino alla sua passione e abbandonato apparentemente anche dal suo proprio Padre e da ogni conforto umano...; che orrore e tormento ha provato il mio cuore davanti a questo quadro! Io non so se sarà una illusione, però mi pare di amare il buon Gesù più di prima;...mi pare di sentire nella mia anima un movimento interno che mi trasporta a Lui, che infonde nella mia anima una sete ardente di soffrire con Lui e aspetto con ansia che arrivi il momento che Lui mi possa chiedere quel lavoro che dice io devo fare con il Suo aiuto. Che lavoro sarà?"

Madre Speranza non dimenticherà mai che ha sposato un "Crocifisso", e la croce è l'immagine più amata perché manifestazione suprema dell'amore. Amore e dolore (croce) sono per M. Speranza, due cose inscindibili:

"La sofferenza, accende l'amore e non si trova amore senza sofferenza, così l'anima che davvero ama il Suo Dio ama anche la Croce e non può vivere senza di essa".

Colpisce fino alla meraviglia la passione che la Madre Speranza dimostra per tutto quello che riguarda Gesù Crocifisso. Ma è una predilezione che entra nella logica del Messaggio. Il Cristo sulla Croce che chiede perdono al Padre e che si offre per la salvezza dei peccatori è la sintesi logica più alta e perfetta dell'Amore Misericordioso. L'immagine del Crocifisso è il cuore del suo Messaggio, è la "Rivelazione radicale della Misericordia".

Questa predilezione si manifesta chiaramente nella sua opera: il Santuario con al centro il Crocifisso, la Via Crucis che si snoda intorno al Santuario, Sacrificio, immolazione, sofferenza, amore alla Croce, vittima di espiazione, offerta totale di sé, olocausto... sono termini sparsi dappertutto che vogliono esprimere l'atteggiamento morale che nasce dalla logica della croce e dell'Amore Misericordioso nel Messaggio della M. Speranza. E' un atteggiamento un po' duro che riusciamo ad accettare con fatica ma che non possiamo minimizzare senza travisare profondamente l'eredità di M. Speranza sull'Amore Misericordioso.

In Gesù Cristo si può capire che il dolore è una grazia: «...perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Gesù Cristo, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo» (Fil 1, 29-30).

Il dolore ha anche le sue gioie: «Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12, 10; cf At 5, 41).

Così Madre Speranza in un altro testo richiama le gioie e le dolcezze del patire per amore. Questi sentimenti di gioia e dolcezza sono spesso presenti nei testi che parlano di sofferenza per amore:

"Non é vero che è dolce e dilettevole patire con Gesù? Non è vero quello che vi ho detto migliaia di volte che l'amore si alimenta di sacrifici e che amando è dolce patire"?

"Sì, Gesù è amore e l'amore è fuoco che consuma, è attivo e così come il fuoco se non incendia, se non brucia non è vero fuoco, anche l'amore se non opera se non patisce, se non si sacrifica non è amore".

E, proprio attraverso la croce (sofferenza e morte), Gesù Cristo ha compiuto la redenzione; avrebbe potuto farlo in altri modi, ma ha scelto il mezzo più duro e più umiliante che l’uomo non riesce a capire e, di conseguenza, ad accettare: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23);

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto» (Gv 12, 24); «Non vi è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Sono gli annunci di Gesù prima dell’offerta della sua vita.

Il sacrificio della Croce è la massima espressione dell'Amore Misericordioso di Dio: sia dell'Amore del Padre, che ama tanto il mondo da donare Suo Figlio, sia dell'Amore salvifico del Figlio che offre sé stesso al Padre per la salvezza di ogni uomo.

Per Madre Speranza l'immagine della Croce è un punto di riferimento indispensabile:

"Perché l'amore alla Croce è quello che ci fa più simili a Gesù Amore Misericordioso".

"Dovrebbe bastarci guardare la Croce per capire il linguaggio con cui ci parla Gesù".

"E' nella Croce dove si imparano le lezioni dell'Amore".

"L'immagine della croce ci deve ricordare - per noi che la portiamo - che dobbiamo offrirci vittime e ostie vive di Gesù".

Questo ultimo brano ci rimanda a un'altro aspetto, del nostro atteggiamento: l'offerta di vittima in espiazione per gli altri. M. Speranza per prima ha dato alle sue Figlie e Figli dell’Amore Misericordioso questo invito e ce lo ha lasciato come eredità inseparabile dalla realtà dell'Amore Misericordioso.

Gesù, Misericordia Incarnata, non solo ha voluto il bene di tutti gli uomini, non solo è venuto incontro ad ogni bisognoso, non solo ha perdonato e dimenticato e non tiene in conto, ma dimostra il suo Amore Misericordioso soprattutto perché Lui, l'Innocente ha pagato di persona per tutti noi. In questa logica dell'Amore Misericordioso l'offerta di vittima sembra una tappa obbligata per chi vuole concretizzarla nella sua vita. Perciò il Crocifisso "ci deve ricordare che dobbiamo offrirci come vittime e ostie vive per Gesù"... "L'amore porta con se la sete della sofferenza. Amando il Signore si ama il prossimo e l'anima che ama vuol soffrire per riparare i peccati del prossimo".

Nel modo di vivere di Madre Speranza era molto presente l’anelito di non solo voler soffrire personalmente ma fare in modo che tutti quelli che trattino con Lei abbiano lo stesso desiderio. Lei ha avuto sempre molto a cuore i sacerdoti con un gran desiderio di soffrire e offrirsi vittima per loro. Questa preferenza prende corpo e luce proprio dall'immagine di Gesù Crocifisso dove l'Amore Misericordioso, Sacerdote e Vittima s'identificano nel massimo della pienezza.

Lo stesso atteggiamento di donazione totale deve essere presente in chi vuole modellare la propria vita secondo l'ideale dell'Amore Misericordioso:

"... Sforziamoci di praticare la carità, l’amore al prossimo e di vivere uniti a Gesù, dimentichi di noi stessi. Aiutiamoci scambievolmente con carità, amore,fiducia fraterna, senza cercare altro che la gloria di Gesù. Baciamo con amore la croce e l’ostia ad essa unita che riposa sul nostro petto per ricordarci che dobbiamo offrirci a Gesù come vittime e ostie viventi. Non ci sembri duro il sacrificio, anzi desideriamolo sempre e sia questa la prova più sicura dell’amore a Gesù".

"... Egli ci invita a soffrire, ad amare; quindi non dobbiamo vivere per noi stessi, ma per la sua gloria, e morire di dolore nel vedere quanto è offeso, rinnegato, non amato..."(El pan 2, 63 e 116).

 

"... la nostra vita di Figli e Ancelle dell'Amore Misericordioso deve essere vita di olocausto per il nostro Dio e la sua gloria. Dobbiamo essere imitatori del Buon Gesù, il quale per amore alle miserie dell'uomo non rifiutò sofferenza alcuna fino al punto di morire nudo su una croce".

E' interessante notare come Madre Speranza, in questo brano, fa distinzione tra ciò che è la Vita Religiosa in sé e la vita di chi ha come vocazione incarnare l'Amore Misericordioso di Dio a somiglianza del Buon Gesù: e qualifica di vita di olocausto solo la seconda. La differenza tra olocausto e sacrificio è che nell'olocausto nulla è riservato all'offerente ma tutto offerto a Dio. Non sappiamo se Madre Speranza conosceva che già S. Tommaso aveva definito il religioso come colui che con la sua vita di consacrazione offre un olocausto: "quasi holocaustum offerens". Ma risulta chiaro che per Lei l'offerta totale di Sé deve essere soprattutto caratteristica di chi vuole vivere il Messaggio dell'Amore Misericordioso. E' così che si attualizza l'estrema Misericordia di Dio.