«dalla sua Passione... molto da imparare»
Il Signore ha associato a sé la Madre nell'esperienza della Passione dandole, inoltre, il dono di vivere fenomeni straordinari, che lei accolse continuando con grande umiltà la sua vita ordinaria. Ella a poco a poco cominciò a rispondere al radicale invito di Gesù: "se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16, 24) al punto che la croce divenne la fonte del suo dinamismo e della sua operosità.
«Il Signore la conduce per vie davvero straordinarie»
Fin dagli anni vissuti come religiosa Claretiana, la Madre, a quanto attestano molti testimoni, sembra essere stata chiamata a rivivere nel suo corpo la Passione del Signore.
Il primo documento a parlare di questi fatti é una lettera della Madre Patrocinio Pérez de Sto. Tomás, eletta Madre generale nel Capitolo dell'agosto 1926, a P. Felipe Maroto cmf, procuratore generale dei Claretiani, scritta in data 4 aprile 1928:
«Vorrei segnalarle una cosa riguardo la nostra sorella M. Speranza. Suppongo che il R. P. Jacinto Blanc le avrà riferito qualcosa di lei e forse anche qualche altro.
Da un po' di tempo a questa parte sembra che il Signore la conduce attraverso vie sicuramente molto straordinarie. C’è stato un periodo in cui il nemico l’ha tormentata atrocemente, a volte bastonandola fino a lasciarla mezza morta, da come ha riferito M. Maria Ana che ha visto e udito varie volte queste cose. Adesso sembra che questo sia terminato, mentre la maggior parte delle settimane, nella notte tra il giovedì e il venerdì soffre di un sudore di sangue così abbondante che a volte rimane tanto esausta da dover restare a letto per vari giorni; attualmente dal 1° giovedì di quaresima le sono comparse nei piedi delle piaghe, proprio come le dipingono in certi Santi, che rimangono sempre aperte e dalle quali, a volte, esce molto sangue» (1).
La lettera conferma, inoltre, che, già nel periodo che andò dall'agosto 1926 al dicembre 1927, la Madre ricevette percosse dal demonio, così come attesta la testimone oculare Madre Ana Rué, superiora della casa di Calle Toledo e che, a volte, soprattutto quando era a letto malata, riceveva la Santa Comunione in una forma straordinaria.
«A parte questo vi sono molteplici fatti straordinari che le accadono come la venuta della Santa Particola nella sua bocca, e questo quasi ogni giorno, soprattutto nei giorni in cui è dovuta restare a letto, e le estasi, in cui sembra andare spessissimo (ogni momento); cosicché, se tutto questo è da Dio, veramente si tratta di una situazione molto straordinaria, e se non lo fosse, Dio ci liberi! Mi creda che provo un po’ di timore, dal momento che questa situazione sta diventando pubblica, nonostante l’insistenza con cui raccomando a coloro che assistono aquesti fenomeni di non far capire, di non rivelare e di non parlare; ho paura che danneggino lei stessa» (2).
E' sempre di questo tempo la comparsa delle stigmate nella Madre. Dall'espressione «dal primo venerdì di quaresima le sono apparse nei piedi le piaghe» è possibile datare con precisione questo avvenimento: 24 febbraio 1928 (3).
A conferma della veridicità dell'avvenimento c'è anche la testimonianza di M. Aurora Samaniego che, il 7 maggio del 1928 (4), fu trasferita a Calle Toledo, dove viveva la Madre.
«Stava così [Madre Speranza] quando arrivai a far parte, per solo due mesi, come mi disse la M. Generale, della Comunità di questa Santa (…). Siccome era da poco finita la quaresima durante la quale la Madre fu definitivamente stigmatizzata, a causa di ciò iniziò a star male di cuore ed il Dott. Grinda, che pieno di ammirazione vide le cinque piaghe e con il dito attraversò da parte a parte i piedi di M. Speranza le cui piaghe erano aperte, volle consultarsi con il cardiologo Dott. Carrión. Questo signore, che ignorava l’azione soprannaturale che si era verificata in M. Speranza, le fece una radiografia e vedendo che il cuore era perforato si allarmò moltissimo. Disse a M. Pilar che la riportasse con attenzione in macchina perché c’era il rischio che morisse lungo la strada. Quando M. Speranza giunse a casa si mise a sbrigare le facende di casa come sempre. Gesù le aveva detto che, siccome quello di cui soffriva, non era una malattia, non doveva sottomettersi ad alcun genere di cura perché sarebbe stata peggio; ciononostante, il confessore le ordinò di eseguire in tutto le disposizioni ordinate del Dott. Carrión, con la conseguenza di giungere vicina alla morte, come l’avevano avvertita, a causa di continui collassi [...]
Alla fine, il Confessore convinto del grande danno che le producevano le cure, ordinò di lasciare tutto e di continuare con la vita di mortificazione e penitenza che già faceva da molto tempo prima. Da quel momento sembrò che M. Speranza fosse risuscitata» (5).
La Madre però ottenne dal Signore di poter soffrire continuamente il dolore delle piaghe, senza che queste fossero visibili, aperte e sanguinanti:
«le ferite delle stigmate si erano chiuse perché lei aveva pregato il Signore di lasciarle il dolore delle piaghe ma togliere il segno esteriore perché nessuno si accorgesse e perché potesse lavorare» (6).
A partire da questo tempo, a detta di molti testimoni, la vita della Madre sarà caratterizzata dalla particolare grazia di vivere nel suo corpo la Passione del Signore:
«... soffrì i dolori della Passione. Era il Venerdì santo del 1934. Io, insieme ad altre religiose e a D. Doroteo Irízar, vidi la Madre distesa sul letto, sollevata di circa 30 cm., con le braccia in croce. Vedemmo che attraverso i pori del volto e della fronte uscivano sangue ed acqua. Vedemmo poi che le lenzuola e il materasso erano zuppi di sangue e che emanava un profumo il cui odore non potevamo definire. Notai ai polsi dei segni come se fosse stata legata. Quelle che eravamo lì presenti vedevamo come usciva il sangue, senza che prima lei avesse fatto qualche cosa per macchiare il materasso. D. Doroteo osservava tutto ciò con una lente di ingrandimento. Questo accadeva nella casa che avevamo a Elejabarri» (7).
Con umiltà e carità
Ciò che più colpisce nella Madre, però, non è tanto la presenza in lei di fenomeni straordinari, quanto il modo in cui vive la sua vita ordinaria, conservando un atteggiamento di umiltà, carità, obbedienza e mortificazione, così come attesta la stessa Madre Patrocinio:
«Mi consola vedere che all’apparenza si mantiene umile, è estremamente obbediente ai suoi Superiori, abnegata al massimo ed ha anche molta carità con le sue sorelle e molto zelo per la gloria di Dio, ciò dimostra che ha un buon spirito. Comunque prego con tutta l’anima il Signore perché non permetta che la inganni il nemico e desidero che anche lei chieda questo. Cosa ne pensa lei di tutto ciò, che sia falso o che sia vero?» (8).
Questi eventi, sebbene vissuti dalla Madre in un atteggiamento di umiltà, debbono aver posto interrogativi alla Comunità e agli stessi Superiori della sua Congregazione, anche se la Madre generale manifestava la sua tranquillità per il fatto che la Madre fosse affidata ad un quotato maestro di spirito, quale era Padre Antonio Naval:
«In M. Speranza si moltiplicano ogni giorno i prodigi; io credo che già l’avranno messa al corrente di alcuni di questi perché sono vari i Padri che vi hanno assistito. Non so cosa vuole il Signore da questa creatura, io adesso sono completamente tranquilla perché la cosa è nelle mani del M. R. P. Naval che è così disponibile ad andare non solo una volta al mese come gli abbiamo detto, ma ogni settimana e ogni volta che lo crede necessario» (9).
«... per unirmi sempre di più a Lui»
Questi fenomeni straordinari di cui la Madre è stata oggetto, documentatissimi fin da questi primi anni, appaiono come una espressione del cammino pedagogico che il Signore desidera farle percorrere.
La Madre non è obbligata ma «invitata» a condividere le sofferenze dell'Amato per saper «abbracciare gioiosamente» la volontà del Padre come Lui stesso ha fatto.
La Madre sembra accogliere in modo profondo e misterioso l'invito che San Paolo rivolge ad ogni cristiano: «Vi esorto per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivo, santo e gradito a Dio» (10).
Ella dona al suo Signore la disponibilità della creatura che, cosciente del suo nulla e della insondabile grandezza di Dio, si abbandona fiduciosa nelle sue braccia:
«[...] Questa notte il Buon Gesù mi ha invitato a sperimentare un po’ i dolori e le angosce della sua Passione, dicendomi che, attraverso questa, dovevo imparare molto per unirmi sempre più a Lui; così abbraccerò con gioia la Sua Divina Volontà e compirò con entusiasmo il lavoro che mi aspetta [...]» (11).
Proprio attraverso questa disponibilità della Madre il Signore opererà grandi cose. Possiamo leggere quasi come una "costante" nell'agire di Dio che, prima di chiederle un particolare impegno, la associa in modo misterioso alla sua Passione.
Tali esperienze la «impressionano» e la fanno «soffrire» al pensiero di quanto Gesù ci ha amato e di quello che Lui ha provato nell'orto del Getzemani:
«[...] Questa notte, Padre mio, ho sperimentato come non mai i dolori e le angosce della Passione del Buon Gesù e ciò che mi ha impressionato e fatto soffrire, è stato quando si sono ripresentati davanti a me in modo misterioso, che non so spiegarle, le terribili impressioni di tristezza, scoraggiamento ed abbattimento che assalirono il Buon Gesù nell’orto. Egli, che rinunciò a Se stesso, che si sacrificò costantemente per la gloria di suo Padre e per la salvezza degli uomini si vede in questi momenti solo, abbattuto e vicino alla Passione, abbandonato apparentemente perfino da suo Padre e da ogni consolazione umana; lì tra le tenebre della notte, carico delle nostre ingratitudini, aspetta sereno, anche se colmo di angosce mortali, l’amato figlio che deve consegnarlo. Che orrore e che tormento ha provato il mio cuore davanti a questa scena, Padre mio!» (12).
Negli scritti e nelle parole della Madre molte volte risuona la sua «meraviglia» e la sua «gratitudine» per questo modo di amare di Dio che non ricusa di «assumere la nostra natura umana», che non si stanca di andare «como un mendigo» dietro ciascuno dei suoi figli, che accetta di morire nudo su una croce.
La Madre «considera apice della sua vocazione il poter dire con umiltà e verità, parafrasando san Paolo, di non gloriarsi in altro se non nella croce di Gesù Cristo suo Signore e suo Dio» (13).
San Paolo, nel suo inno cristologico (14), sottolinea che Gesù visse l'espressione massima della carità e dell'umiltà: «umiliando se stesso e facendosi obbediente fino alla morte di croce» (15).
La Madre, seguendo questo esempio di Gesù, ci insegna che il vero amore misericordioso non può essere disgiunto dall'esperienza della croce.
«Amare e soffrire»
La Madre, consapevole che «stare» con il suo «Buen Jesús» significa seguirlo lungo il Calvario, in coerenza e fedeltà alla sua vocazione e alla sua libera scelta, considerò «naturale» cogliere ogni situazione ed ogni avvenimento per dimostrargli, nei fatti, il suo amore, ella diceva: «costi quello che costi».
Ad alcune figlie che avevano appena emesso la loro professione perpetua ricordava:
«Vi siete già sposate; però sapete con chi? Con un Dio Crocifisso, nudo, in assoluta povertà, perseguitato e calunniato. E’ necessario (…) che vi conformiate a Lui, che distacchiate da tutto, dimenticandovi di voi stesse, per essere tutte per Lui come Lui è tutto per voi. Non dovete cercare nulla fuori di Lui e il nostro motto deve essere amare e soffrire» (16).
La Madre voleva che «insieme alla convinzione di avere lo stesso Dio come padre, rimanesse impresso nel cuore e nella mente di ogni suo figlio, quasi come un'idea fissa, l'amore ed il sacrificio che il buon Gesù manifesta nella sua Passione:
«I sentimenti che, tra tutti, ci possono rimanere più impressi nel cuore e nella mente, fino al punto di diventare un’idea fissa, sono il poter chiamare Padre Dio stesso e la Passione del Buon Gesù con l’amore ed il sacrificio con cui ci riscattò» (17).
La croce è dunque la sintesi più sublime dell'amore, è un linguaggio che parla e converte il cuore del cristiano, che lo invita ad uscire da se stesso, suggerendogli un cammino esigente da seguire per giungere alla pienezza dell'amore.
Questa è stata l'esperienza della Madre che, prima di ricevere da Dio la rivelazione dell'Amore Misericordioso, ancora religiosa Claretiana, è stata chiamata a rivivere nel suo corpo la Passione del Signore, insieme ad altri fenomeni straordinari.
La contemplazione del Cristo crocifisso e l'essere in qualche modo associata alla sua Passione per la Madre è fonte da cui attingere la forza vitale per apprendere ad amare con lo stile di Gesù (18). Da tale contemplazione la Madre trae anche il movente e «l'anima» per intraprendere ogni attività.
Avremo modo di vedere la Madre che, fiduciosa nell'amore del Padre, è pronta ad entrare in questo insondabile mistero di morte e resurrezione, di rifiuto e di donazione, di sofferenza e di amore. La troveremo nelle diverse esperienze, a cominciare da Calle Toledo, Calle del Pinar e nelle successive fondazioni, che, unita al suo «Buen Jesús», è capace di abbracciare «gustosa» ( la sua Divina Volontà. E, proprio quando la volontà di Dio le farà percorre un cammino di croce, ella sarà sempre pronta a compiere «con entusiasmo» quanto Lui le chiede.
«La prova dell’amore è il sacrificio»
La Madre, ponendoci di fronte il Modello da imitare, il Cristo crocifisso, ci indica il cammino da percorrere sul suo esempio affinché possiamo giungere ad una totale donazione a Lui e ai nostri fratelli:«Gesù soffre e si consegna al dolore per farci capire che il sacrificio è la prova dell’amore. E così nessuno più di Gesù può chiamarsi Maestro di Amore, poiché nessuno si è sacrificato come Lui. Questo, figlie mie, è l’amore. L’amore si consuma, si dà e questo è quanto ha fatto Gesù con noi. Impariamo ora a restituirgli amore, sapendo che amare Gesù significa darsi a Lui, sacrificarsi per Lui, amare il prossimo e sacrificarsi per il prossimo. Dobbiamo chiedere incessantemente a Gesù che ci faccia conoscere l’amore perfetto, l’amore immolato del suo cuore e la carità» (19).
Non possiamo non riflettere anche sul discorso che il Santo Padre Giovanni Paolo II, fece in occasione della sua visita al Santuario, alla Famiglia religiosa da lei fondata, sottolineando le esigenze delle sequela come emergono dal carisma trasmesso dalla Madre:
«Per costruire l'anima, prima ancora che le strutture di una Congregazione, è necessario realizzare un amore che richiede spesso sacrificio e rinuncia personale, in sintonia con quanto testimoniato da Cristo, soprattutto col suggello della sua estrema donazione.
Tale richiamo suggerisce l'invito ad approfondire sempre di più le readici del vostro spirito di Famiglia, mediante una immedesimazione intensa nei sentimenti di Cristo Crocifisso e di Cristo Eucaristia, le cui immagini recate nel vostro emblema: "abbiate in voi gli stessi sentimenti che erano in Gesù Cristo... che umiliò se stesso... fino alla morte di croce" (Fil 2, 5-8).
Non è possibile essere Araldi della Misericordia senza l'assimilazione intensa del senso e del valore delle estreme donazioni di un amore divino infinitamente più potente della morte: il Crocifisso e l'Eucaristia; di un amore inesauribile, "in virtù del quale il Signore desidera sempre unirsi ed immedesimarsi con noi, andando incontro a tutti i cuori umani"» (20).
domande per la riflessione e il dialogo
Cosa penso dell’esperienza del dolore nella mia vita personale? La nostra famiglia come accoglie e vive il dolore, "le sorprese di Dio"?
Come cristiani, in che modo potremmo arricchire questo nostro tempo con un "di più" di umanità?«Forse non è vero che è dolce e piacevole soffrire con Gesù? Non è vero forse quanto vi ho detto mille volte che l'amore si alimenta col sacrificio e che con l'amore diventa dolce anche il soffrire? » (M. Speranza, El pan 5, 44).
«Sapete bene che gli amici più cari di Gesù sono i poveri, i perseguitati, gli afflitti, perché sono quelli che più gli assomigliano. Infatti essi vivono e muoiono abbracciati alla propria croce. E noi consacrati, [e noi sposi e famiglie cristiane, laici dell’Amore Misericordioso], rifiuteremo la croce? Le tribolazioni ci scoraggeranno?» (M. Speranza, El pan 5, 153).
«Il Buon Gesù ha preso sul suo Corpo tutti i nostri peccati (...), si offerto come scambio della nostra pace con Dio e, nonostante tutto questo, Gli negheremo l’amore? Non lo serviremo con gioia? Rifiuteremo la sua compagnia?» (M. Speranza, El pan 20, 341).
«Il buon Gesù… mi ha detto nuovamente che desidera non abbia altra aspirazione se non quella di amarlo e soffrire per Lui; a tale scopo Egli mi farà gustare con più intensità le dolcezze del suo amore» (M. Speranza, El pan 18, 9) «Concedimi, Gesù mio, la grazia di vivere continuamente nel dolore e di morire arsa dal tuo amore e che le tue croci, tutte quelle che vorrai mandarmi, mi servano per amarti di più e insegnare agli altri che la scienza dell'amore s'impara nel dolore» (M. Speranza, El pan 18, 795). Richiamo alla memoria un’esperienza in cui il Signore ha trasformato il momento della prova in un momento di intimità con Lui, in un dono che apre alla fecondità.
traccia per la riflessione personale e la condivisione
Queste vicende della vita di Madre Speranza ci invitano ad approfondire e meditare personalmente e in famiglia il valore della croce e della sofferenza. La Madre ci è di esempio per vivere, sulle orme di Gesù, queste realtà, valorizzando la loro forza redentiva. Ci poniamo in ascolto della Parola di Dio, della Chiesa e di Madre Speranza perché anche a ciascuno di noi sia concessa la grazia di penetrare, giorno dopo giorno e soprattutto in questo tempo, l'insondabile ricchezza racchiusa in questi misteri, per arrivare a dire con la Madre: «Signore, (...) ordina e disponi di me come vuoi e fa ciò che ti piace, senza guardare alla mia debolezza», «Io, Gesù mio, non desidero altro che amarti e soffrire».
Maria sia il nostro modello nella ferialità della sequela.
Lettura Fil 2, 6-11
«Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha doto il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre».
Papa Francesco, Udienza 23 ottobre 2013
« Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Concilio Vaticano II. Dice la Costituzione Lumen gentium: «Come già insegnava Sant’Ambrogio, la Madre di Dio è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (n. 63).Continuando le catechesi sulla Chiesa, oggi vorrei guardare a Maria come immagine e modello della Chiesa. Lo faccio riprendendo un’espressione del
1. Partiamo dal primo aspetto, Maria come modello di fede. In che senso Maria rappresenta un modello per la fede della Chiesa? Pensiamo a chi era la Vergine Maria: una ragazza ebrea, che aspettava con tutto il cuore la redenzione del suo popolo. Ma in quel cuore di giovane figlia d’Israele c’era un segreto che lei stessa ancora non conosceva: nel disegno d’amore di Dio era destinata a diventare la Madre del Redentore. Nell’Annunciazione, il Messaggero di Dio la chiama "piena di grazia" e le rivela questo progetto. Maria risponde "sì" e da quel momento la fede di Maria riceve una luce nuova: si concentra su Gesù, il Figlio di Dio che da lei ha preso carne e nel quale si compiono le promesse di tutta la storia della salvezza. La fede di Maria è il compimento della fede d’Israele, in lei è proprio concentrato tutto il cammino, tutta la strada di quel popolo che aspettava la redenzione, e in questo senso è il modello della fede della Chiesa, che ha come centro Cristo, incarnazione dell’amore infinito di Dio.
Come ha vissuto Maria questa fede? L’ha vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa... Proprio questa esistenza normale della Madonna fu il terreno dove si svolse un rapporto singolare e un dialogo profondo tra lei e Dio, tra lei e il suo Figlio. Il "sì" di Maria, già perfetto all’inizio, è cresciuto fino all’ora della Croce. Lì la sua maternità si è dilatata abbracciando ognuno di noi, la nostra vita, per guidarci al suo Figlio. Maria è vissuta sempre immersa nel mistero del Dio fatto uomo, come sua prima e perfetta discepola, meditando ogni cosa nel suo cuore alla luce dello Spirito Santo, per comprendere e mettere in pratica tutta la volontà di Dio.
Possiamo farci una domanda: ci lasciamo illuminare dalla fede di Maria, che è nostra Madre? Oppure la pensiamo lontana, troppo diversa da noi? Nei momenti di difficoltà, di prova, di buio, guardiamo a lei come modello di fiducia in Dio, che vuole sempre e soltanto il nostro bene? Pensiamo a questo, forse ci farà bene ritrovare Maria come modello e figura della Chiesa in questa fede che lei aveva!
2. Veniamo al secondo aspetto: Maria modello di carità. In che modo Maria è per la Chiesa esempio vivente di amore? Pensiamo alla sua disponibilità nei confronti della parente Elisabetta. Visitandola, la Vergine Maria non le ha portato soltanto un aiuto materiale, anche questo, ma ha portato Gesù, che già viveva nel suo grembo. Portare Gesù in quella casa voleva dire portare la gioia, la gioia piena. Elisabetta e Zaccaria erano felici per la gravidanza che sembrava impossibile alla loro età, ma è la giovane Maria che porta loro la gioia piena, quella che viene da Gesù e dallo Spirito Santo e si esprime nella carità gratuita, nel condividere, nell’aiutarsi, nel comprendersi.
La Madonna vuole portare anche a noi, a noi tutti, il grande dono che è Gesù; e con Lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua gioia. Così la Chiesa è come Maria: la Chiesa non è un negozio, non è un’agenzia umanitaria, la Chiesa non è una ONG, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo; non porta se stessa – se piccola, se grande, se forte, se debole, la Chiesa porta Gesù e deve essere come Maria quando è andata a visitare Elisabetta. Cosa le portava Maria? Gesù. La Chiesa porta Gesù: questo è il centro della Chiesa, portare Gesù! Se per ipotesi, una volta succedesse che la Chiesa non porta Gesù, quella sarebbe una Chiesa morta! La Chiesa deve portare la carità di Gesù, l’amore di Gesù, la carità di Gesù.
Abbiamo parlato di Maria, di Gesù. E noi? Noi che siamo la Chiesa? Qual è l’amore che portiamo agli altri? E’ l’amore di Gesù, che condivide, che perdona, che accompagna, oppure è un amore annacquato, come si allunga il vino che sembra acqua? È un amore forte, o debole tanto che segue le simpatie, che cerca il contraccambio, un amore interessato? Un’altra domanda: a Gesù piace l’amore interessato? No, non gli piace, perché l’amore deve essere gratuito, come il suo. Come sono i rapporti nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità? Ci trattiamo da fratelli e sorelle? O ci giudichiamo, parliamo male gli uni degli altri, curiamo ciascuno il proprio "orticello", o ci curiamo l’un l’altro? Sono domande di carità!
3. E brevemente un ultimo aspetto: Maria modello di unione con Cristo. La vita della Vergine Santa è stata la vita di una donna del suo popolo: Maria pregava, lavorava, andava alla sinagoga… Però ogni azione era compiuta sempre in unione perfetta con Gesù. Questa unione raggiunge il culmine sul Calvario: qui Maria si unisce al Figlio nel martirio del cuore e nell’offerta della vita al Padre per la salvezza dell’umanità. La Madonna ha fatto proprio il dolore del Figlio ed ha accettato con Lui la volontà del Padre, in quella obbedienza che porta frutto, che dona la vera vittoria sul male e sulla morte.
E’ molto bella questa realtà che Maria ci insegna: l’essere sempre uniti a Gesù. Possiamo chiederci: ci ricordiamo di Gesù solo quando qualcosa non va e abbiamo bisogno, o il nostro è un rapporto costante, un’amicizia profonda, anche quando si tratta di seguirlo sulla via della croce?
Chiediamo al Signore che ci doni la sua grazia, la sua forza, affinché nella nostra vita e nella vita di ogni comunità ecclesiale si rifletta il modello di Maria, Madre della Chiesa. Così sia!».
Letture della Madre
Diario, Roma, 27.7.1941 El pan 18, 651-653
«Mi dici, Gesù mio, di desiderare che io accetti per amore tuo il nuovo calice che mi preparano o che mi prepari. Con la tua grazia sono disposta a soffrire con gioia tutto ciò che mi vorrai inviare o permetterai che mi facciano. Gesù mio, non ambisco altro che servirti, farti piacere ed essere tutta tua e dimostrare con le opere che sono Tua Ancella.
Dammi, Gesù mio, molto amore e chiedimi ciò che vuoi; aiutami, Dio mio, a vincere la mia superbia, che mi procura molta lotta poiché cerca di farmi indietreggiare davanti alla battaglia. Io, Gesù mio, non desidero altro che amarti, soffrire (…).
Sai già, Gesù mio, che molte volte la mia natura ha opposto resistenza vedendo che si era scagliato contro di me l’odio implacabile, che l’invidia desiderava farmi sparire, che mi diffamavano e le persone di grande dignità mi perseguitavano. Tutto ciò mi spaventava e ora mi dici che devo soffrire di più; io so dirti solamente quello che ti ho detto sempre: Signore, sono tua Ancella, ordina e disponi di me come vuoi e fa ciò che ti piace; non guardare la mia debolezza ma guarda al fatto che fin dal principio il mio cuore accettò tutto, e il mio spirito lo desiderò e lo desidera poiché io, Gesù mio, da tempo non vivo se non per Te, con il desiderio che Tu abiti sempre in me.
Aiutami, Gesù mio, perché in ogni momento io possa darti quanto mi chiedi».
«La Pasión», pp. 30-31 El pan 6, 3-5
«Per entrare nella Passione di Gesù, figlie mie, le disposizioni sono l’umiltà del cuore, confessando le nostre colpe come causa di questi tormenti, la fiducia nella misericordia di Dio, il fervore nella preghiera attenta e devota; e la liberazione da qualsiasi colpa.
I mezzi per meditare la Passione sono vari, però il più efficace credo sia quello di considerare le persone che intervengono, le parole, le opere, e imparare da Gesù il suo desiderio di patire e il modo di soffrire».
I sentimenti che dobbiamo trarre dalla Passione sono: la vergogna per i nostri peccati; chi abbiamo offeso; cosa ci ha fatto Gesù perché lo trattiamo con tanto poco affetto e lo offendiamo, osando dispiacergli: la bontà di Dio e la sapienza nel trovare il modo di pagare i nostri debiti. E’ pure un buon mezzo, per meditare la Passione del Buon Gesù e trarne frutto, il considerare in ogni mistero la Persona che soffre, le sue facoltà, la carità, l’innocenza e l’amore; chi ama; per chi soffre; la moltitudine e la gravità dei tormenti; chi sono i persecutori: giudei, pagani, nobili, plebei, potenze infernali; le persone per le quali soffre: amici e nemici, passati, presenti e futuri; i delicati sentimenti con cui soffre; le virtù eroiche con le quali soffrì per lasciarcele come testamento: l’umiltà, l’obbedienza, la carità, l’amore, la mitezza, la fortezza e la pace».
Preghiera della Madre:
«Quando giunge il momento di soffrire, con pena, mi accorgo che alla mia natura le costa abbastanza e la mia anima non gode tanto nel dolore come nell’amore, e questo nonostante che molte volte mi senti trasportata ad abbracciarmi alla croce, per quanto possa essere pesante.
E quando Tu, Gesù mio, ti degni provare il mio amore verso di Te con il dolore e la persecuzione, Tu sai che facilmente lo scoraggiamento si impadroniscono di me e così non giungo mai a compiacermi nel dolore.
Perdonami una volta ancora, Gesù mio, e non smettere di darmi sofferenze e fa che la mia vita sia un continuo soffrire e che la mia morte sia d’amore» (Diario, 19.6.1942 El pan 18, 796-801).
Recita del Magnificat
(1) Lettera di Madre Patrocinio Pérez de Sto. Tomás rmi, a Padre Felipe Maroto cmf, 4.4.1928, doc. 2472.
(2) Ibid.
(3) Le Ceneri, in quell'anno, caddero il 22 febbraio.
(4) Cf. «Las tres libretas», 7.5.1928, doc. 5989.
(5) Cf. «Las tres libretas», 20.3.1928, doc. 5987.
(6) Una figlia. Cf. anche gialletti p. mario, Madre Speranza, Ed. L'Amore Misericordioso, 12 giugno 1992, pp. 62-63.
(7) Una figlia. Cf. anche gialletti p. mario, Madre Speranza, Ed. L'Amore Misericordioso, 12 giugno 1992, pp. 63-64.
(8) Ibid.
(9) Lettera di Madre Patrocinio Pérez de Sto. Tomás rmi, a Padre Felipe Maroto cmf, 13.12.1928, doc. 2476.
(10) Rm 12, 1.
(11) Diario, El pan 18, 26
(12) Diario, 5.4.1928, El pan 18, 27-28
(13) martin p. armando, Principali atteggiamenti etico-spirituali nei quaderni manoscritti di Madre Speranza, Roma, maggio 1988, p. 183. Attualmente Vescovo di Bacabal (Brasile)
(14) Fil 2, 6-11.
(15) Fil 2, 8.
(16) El pan 19, 1412-1413
(17) martin p. armando, Principali
atteggiamenti etico-spirituali nei quaderni manoscritti di Madre Speranza,
Roma, maggio 1988, p. 183.
Cf. Reflexión n. 19, p. 29.
(18) Cf. Mt 11, 29.
(19) El pan 5, 67-69
(20) Dal Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II alla Famiglia dell'Amore Misericordioso, Collevalenza, 22.11.1981.