Introduzione
I maestri della vita spirituale paragonano lo sviluppo della vita interiore allo sviluppo della vita naturale dell'uomo. La vita dell'uomo comprende: l'infanzia, la pubertà-giovinezza e l'età matura. Anche nel cammino verso la maturità spirituale, verso la perfezione, si distinguono tre tappe ben definite: l'infanzia spirituale-vita purgativa, la vita illuminativa e la vita unitiva. Altri parlano della vita dei principianti, della vita dei proficienti e della vita dei perfetti, che si equivalgono alla vita purgativa, alla notte passiva dei sensi e alla notte passiva dello spirito. Altri, in fine, preferiscono parlare della prima, della seconda e della terza conversione.
La prima conversione avviene quando l'uomo si decide a servire Dio, per esempio nella vita religiosa. La seconda conversione ha luogo quando l'uomo intraprende con fermezza e serietà il cammino della santità, deciso a dedicarsi interamente a Dio. La seconda conversione è caratterizzata dalla ferma volontà di interiorizzarsi, di vivere soltanto per Dio e da una vita interiore profonda, che favorisce lo sviluppo della Grazia[1]. La terza conversione si opera durante la vita unitiva nella quale l'uomo scompare completamente per lasciar posto a Dio.
Nel nostro lavoro sulla vita mistica della Serva di Dio seguiremo questo schema tracciato dai maestri della vita spirituale. Ma prima di addentrarci nello studio della vita mistica riteniamo opportuno offrire nel primo capitolo una visione panoramica, una specie di quadro sinottico di tutto l'itinerario spirituale della Serva di Dio. Nei restanti capitoli esamineremo con speciale cura la seconda e terza tappa che percorse la Serva di Dio nella sua ascensione verso la meta della santità, verso l'unione totale con Dio. In altre parole, cercheremo di esporre, anche se soltanto approssimativamente, la vita mistica della Serva di Dio.
[1] La seconda conversione, scrive Amato Dagnino, «è caratterizzata da una specie di strappo, fatto più da Dio che dall'anima, con il quale questa rompe l'ultima difficoltà che le impedisce la dedizione totale a Dio» La vita cristiana, VI ed, Roma 1979, p. 701, nota 7.