III. LA PURIFICAZIONE PASSIVA DEI SENSI
Ogni anima, prima di entrare nella vita mistica, deve passare, come abbiamo detto prima, la notte passiva dei sensi, o seconda conversione. Riteniamo opportuno ricordare i segni e le prove che secondo i maestri della vita spirituale accompagnano la notte passiva dei sensi, per vedere fino a che punto si trovano tali segni nella vita della Serva di Dio.
1. Segni che indicano la notte passiva dei sensi
I segni della purificazione passiva dei sensi sono diversi. San Giovanni della Croce ne indica come primo segno l'aridità spirituale. L'anima non trova consolazioni sensibili né nelle cose di Dio, né in quelle create. Il fatto che l'anima non trovi consolazione nelle cose terrene, è una prova che la sua aridità non viene da mancanze commesse.
Il secondo segno è ricercare con sollecitudine Dio, e soffrire perché non lo si serve. L'anima si preoccupa perché pensa che indietreggia nel cammino della perfezione.
Il terzo segno è l'impossibilità di meditare in modo discorsivo e ragionato.
2. Le prove della notte passiva dei sensi
A questa purificazione dolorosa in cui, sotto l'influsso del dono della scienza, sperimentiamo il vuoto delle cose create, si aggiungono comunemente delle tentazioni contro la castità e la pazienza. Le tentazioni obbligano a fare atti eroici su queste virtù.
Alle tentazioni si aggiungono altre prove, come la malattia, la perdita delle amicizie, sulle quali si faceva troppo affidamento, a volte la persecuzione del demonio, che cerca di spaventare l'anima anche con torture fisiche.
3. La notte passiva dei sensi nella Serva di Dio
La notte passiva dei sensi non avviene all'improvviso. C'è un periodo durante il quale Dio manda le prime prove accompagnate da mozioni di inizio di contemplazione infusa, che preparano l'anima per affrontare la purificazione passiva dei sensi e predispongono lo spirito alla vera contemplazione infusa.
Nella vita della Serva di Dio possiamo ravvisare questo periodo di prparazione che ebbe luogo, probabilmente, mentre era ancora al convento di Villena, tra le religiose Figlie del Calvario.
4. Le prime manifestazioni della vita mistica nella Serva di Dio
Mancando un diario cronologico e dettagliato della Serva di Dio sullo stato della sua anima durante i primi anni di vita religiosa, ci si rende difficile fissare il tempo in cui essa cominciò a passare per la notte oscura dei sensi. Tuttavia abbiamo diversi dati che ci portano a pensare che tale purificazione cominciò nella Serva di Dio mentre era ancora religiosa Figlia del Calvario, cioè, prima del 1921 e, probabilmente, nel 1917. Infatti, nelle sue Exhortaciones ci racconta che un giorno, mentre faceva la viacrucis, alla quarta stazione sentì una voce che le diceva: «Anche tu mi vuoi lasciare sola?»[12]. Doveva fare i voti perpetui e, soffrendo di aridità, ebbe la tentazione di abbandonare la vita religiosa. Evidentemente il Signore l'aveva fatta provare, nei primi anni, consolazioni nella preghiera, e ora si sentiva arida, fino al punto di essere tentata di abbandonare tutto.
Un altro segno lo troviamo in un fatto che racconta la stessa Serva di Dio, sempre nelle sue Exhortaciones. Dopo tre anni di vita religiosa presso le Suore del Calvario, che per essa furono «un verdadero calvario», ebbe occasione di parlare con il vescovo di Murcia, in visita a Villena. Alla domanda del vescovo se progredisse nella santità, la serva di Dio rispose: «Excelencia, yo he venido a santificarme, pero como veo que aquí no me es posible, no me parece que debo hacer los votos perpetuos». Il vescovo le rispose: «Madre, no piense más que es una persona, imagínese que es una escoba». La serva di Dio si propose di considerarsi sempre come una scopa, pronta sempre a servire, che viene trattata male, dimenticata, disprezzata e non si lamenta[13].
Un altro segno di inizio di contemplazione infusa, che avviene all'inizio della purificazione passiva dei sensi, lo abbiamo nel suo modo di fare la meditazione. Già a quel tempo, la Serva di Dio non riusciva a fare dei ragionamenti. Un giorno la maestra di novizie le chiese cosa avevano letto durante la meditazione. Lei non lo sapeva, perché durante la meditazione «cercava di ascoltare il Signore e gli chiedeva di aiutarla a vedere tutto quello che in lei gli dispiaceva»[14]. Evidentemente la Serva di Dio aveva passato dalla meditazione discorsiva, alla meditazione affettiva, che secondo Santa Teresa, pur non essendo ancora contemplazione infusa, è una preghiera che si avvicina ad essa.
5. Immersa nella notte passiva dei sensi.
Gli scritti della Serva di Dio, insieme ad altri documenti e testimonianze, provano che lei entrò pienamente nella notte passiva dei sensi durante i primi anni di vita tra le claretiane, vale a dire, dopo l'anno 1921. Infatti dall'anno 1922 in poi troviamo segni molto abbondanti di questa notte oscura, di questa purificazione dei sensi che operò Dio nell'anima della Madre Speranza.
Dio provò la sua Serva con diverse malattie. Nel 1922, a soli 29 anni, dovette essere operata al basso ventre da tumore. Come conseguenza di questa operazione restò nella Madre un'ernia, dalla quale fu operata per altre due volte, e lasciò esiti dolorosissimi. Di questi esiti fu guarita, a quanto pare, miracolosamente per intercessione del padre Claret.
La Serva di Dio ebbe dal 1924, forse come conseguenza delle operazioni, una gastrite che la fece molto soffrire: aveva continui vomiti di sangue, impossibilità di mangiare, perdita della conoscenza, ecc. Il 15 febbraio stava talmente male che le fu amministrata l'Estrema Unzione e il Viatico. Nella notte dello stesso giorno si trovò improvvisamente guarita per l'intercessione del Padre Claret[15].
In breve: Madre Speranza è stata la «serva dei dolori». Forse le sue malattie erano misteriose, inviate da Dio per la sua purificazione. Si potrebbe affermare che le malattie e i dolori fortificarono il suo spirito e perfezionarono in lei le virtù della speranza e della fede. La Serva di Dio imparò che nella sofferenza dobbiamo porre in Dio la nostra fiducia, la nostra speranza. Rafforzato il suo animo nel dolore, imparerà a valorizzare il dolore di Cristo e ad affrontare le altre prove che le manderà il Signore.
a) Umiliazioni
In questi anni la Serva di Dio provò anche terribili umiliazioni, persino la perdita dell'onore. Mi riferisco alle umiliazioni alle quali la sottopose il suo confessore, facendola passeggiare per le strade di Madrid in piena estate con un ombrellone grande che portavano i carri dei vinattieri, come se fosse il pagliaccio o buffone del circo[16].
Un'altra volta il confessore, per umiliarla nella sua vanità, le fece fare, per alcuni giorni, l'ufficio di portinaia nel collegio di Vicalvaro, con l'obbligo di ricevere i visitanti con la pettina sporca di cioccolato.
«Se me quitaron las ganas, - afferma la Serva di Dio - de sacar más brillo a la toca. ¿Y los zapatos? No les sacará nadie brillo a mis zapatos; pues lo primero que hago cuando me dan unos nuevos, es coger una sartén y ensuciarlos bien, que no les pueda sacar nadie el brillo, porque aquello me sirvió mucho»[17].
Non meno grave fu l'umiliazione che dovette soffrire la Serva di Dio quando il confessore le fece ricevere i visitanti della diocesi di Pasto mangiando un pezzo di pane, come se fosse una stupida[18].
b) Persecuzioni
La notte oscura dei sensi, come abbiamo detto prima, va accompagnata, di solito, da persecuzioni e perdita dell'onore. Nel 1925 la Madre Speranza fu trasferita a Vélez Rubio, al sud della Spagna. Lì soffrì delle persecuzioni ingiustificate che purificarono il suo spirito. Fu accusata di rubare le cose del collegio. La madre superiora, convinta che fosse la madre Speranza a far sparire le cose, la fece rinchiudere in una cella di isolamento per sei mesi. La Serva di Dio non solo perdette l'onore, essendo stata condannata come ladra, ma soffrì la grave punizione nella completa solitudine. «Pasaba allí las noches - racconta la Serva di Dio - soledad he aprendido a amar»[19].
Commentando ancora questo fatto, dirà la serva di Dio:
«Ho sofferto molto al vedere che non avevo neanche pensato. La mia natura ribelle mi spingeva a scusarmi ma, fissando lo sguardo sul Crocifisso, trovavo forza per non farlo. Mi vedevo disprezzata da tutti, sola, senza affetto di nessuno, privata anche del necessario e nello stesso tempo ero felice, molto felice senza staccare lo sguardo dal Crocefisso che mi dette la forza per tutti queimesi »[20].
c) Perdita delle amicizie
E' questa un'altra prova che di solito si presenta nella notte oscura dei sensi. La madre aveva posto tutta la sua fiducia nel padre Antonio Naval, suo confessore. Quando il buon Gesù le chiese di fondare una nuova congregazione, fu il padre Naval ad incoraggiarla. La madre si sentiva forte e sicura seguendo i suoi consigli. Un giorno ebbe una rivelazione da Gesù: nel portare avanti il suo proposito di fondare la nuova congregazione si sarebbe vista sola, attorniata da lotte e abbandonata da tutti, perfino dal padre Confessore. Il padre le aveva promesso di non abbandonarla mai. Pochi giorni dopo il povero padre dovette comunicare alla madre Speranza che non poteva più aiutarla, perché il vescovo glielo aveva proibito[21]. Così la madre si vide sola, perseguitata, scomunicata dal vescovo di Madrid, osteggiata dalle superiore che vedevano nel suo gesto una disgregazione della propria congregazione. Una immensa tristezza invase l'anima della Serva di Dio, ma, sicura della volontà del Signore, imparò a porre in lui solo la sua fiducia.
d) Privata della presenza di Gesù
Tutte queste umiliazioni, le persecuzioni di cui era stata oggetto, la malattia, i dolori erano più sopportabili che la privazione della presenza di Gesù, che la madre sperimentò durante due anni essendo a Vélez Rubio. Racconta la signorina Pilar de Arratia di avere sentito dalla madre che la prova più grande fu la mancanza delle consolazioni divine. Gesù, che si faceva spesso presente durante il momento di sofferenza, si occultò per ben due anni e fu grandissimo il dolore della Serva di Dio perché pensava di essere colpevole e indegna della presenza di Gesù. Fu così grande la sua pena e pianse tanto da rimanere quasi cieca. Sarà questo il motivo per cui dovette mettersi gli occhiali?[22].
Sappiamo che Gesù si occultava e la lasciava nell'oscurità anche dalla corrispondenza che la Serva di Dio aveva con il Padre Postíus, il direttore spirituale che le aveva imposto il vescovo di Madrid.
Il 3.III.1931, riferisce al padre Postíus che l'anno 1930, era rimasta sola nel portare avanti l'opera della fondazione della congregazione, senza avere neppure il conforto della presenza di Gesù: «la tempestadaumentó y elBuen Jesús se escondió»[23]. Nel dicembre dello stesso anno 1930 la Serva di Dio soffre ancora perché Gesù non si fa presente[24]. L'assenza prolungata di Gesù preoccupa la Serva di Dio, la quale scrive angosciata al direttore spirituale: «¿Es que no irá a venir ya Jesús? ¿Será posible me deje en este atolladero tan grande? No, no puedo llegar a creerlo»[25]. A marzo dello stesso anno, anche se privata della presenza di Gesù, la Serva di Dio accetta questa prova e scrive al direttore spirituale: «Yosigoigual, en la obscuridad, pero sin perder ni la confianza ni la paz... Jesús, aunqueoculto, nos protege de continuo»[26]. A volte si scoraggia perché pensa che senza la presenza di Gesù lei non può portare avanti l'opera e teme di sciupare tutto, come scrive al padre Postíus il 25 ottobre, lagnandosi che Gesù si era nascosto da undici giorni[27]. Al direttore spirituale che la rimprovera di non saper accettare queste assenze di Gesù con rassegnazione, la Serva di Dio risponde: «Tiene razón, padre mío, pero piense que sin Jesús nada puedo hacer y son tantas las cosas que se presentan y los disparates que yo puedo cometer, que esto me tiene aterrada»[28].
Ma non è soltanto il direttore spirituale. E' lo stesso Gesù che la invita a maturare, a saper prescindere dalla sua presenza, come scrive la Serva di Dio nella lettera ora citata:
«Jesús estos días se ha portado tan bueno y generoso como siempre, ahora que hoy, después de regañarme amorosamente me ha dicho que ya es tiempo deje de ser niña y pase a ser una mujer fuerte y así termina de dejarme diciéndome vaya haciendo algo sola, o sea aconsejada de V. Yo, padre mío, he quedado en un mar de lágrimas. ¡Qué pena, padre!, pero no sufra que con la gracia de El ya estoy conforme en cumplir su voluntad como a El le agrade»[29].
6. Le prime estasi
Le estasi nella vita mistica sono la manifestazione di un alto grado di contemplazione infusa. Infatti, la perdita dei sensi esterni che ha luogo durante l'estasi proviene dall'assorbimento dell'anima in Dio, che nasce da una grazia specialissima di luce e di amore. La luce abbondante che allora viene elargita, per esempio sui misteri dell'incarnazione redentrice, dell'Eucaristia come espressione dell'immensa bontà di Dio per noi, produce una viva ammirazione e un grande amor di Dio. La volontà è rapita dall'attrazione divina, e si volge a Dio con tutto lo slancio, come l'ago calamitato verso il polo. L'ammirazione dell'intelligenza si accresce con l'amore e l'amore con l'ammirazione, come dice San Francesco di Sales: «il guardare la bellezza ce la fa amare e l'amore ce la fa guardare». L'anima, essendo così rapita di ammirazione e di amore verso Dio, perde l'uso dei suoi sensi, perché la sua attività passa nella sua parte superiore.
L'estasi che segue la contemplazione infusa, non è propriamente parlando, straordinaria; essa può essere la conseguenza normale dell'assorbimento dell'anima in Dio. E' molto diverso dal rapimento, che prende l'anima bruscamente ed in modo violento per elevarla ad un'alta contemplazione. Secondo i maestri della vita spirituale, la vita statica precede l'unione trasformante, dopo la quale non ci sono più estasi, che in definitiva è una debolezza.
Come è stato detto sopra, la Serva di Dio ebbe probabilmente la grazia della contemplazione infusa, seguita da estasi fin dal 1921. Infatti una testimone di Villena, Carmen Gil, che studiava nel convento delle croci, e altre sue condiscepole ricordano che durante la preghiera la madre Speranza rimaneva come assorta fino al punto che le suore dovevano scuoterla perché tornasse alla realtà. Evidentemente la madre era in stato di alta contemplazione infusa e i suoi sensi cominciavano a mancarle[30]. Almeno dal 1926 la madre cominciò ad avere l'unione statica, anche se non abituale che suppone la grazia di una contemplazione infusa molto profonda. Nello stesso anno cominciò a provare i dolori della passione di Cristo, e ad avere le stimmate, come testimonia in una sua lettera del 4.IV.1928 la allora superiora generale delle Claretiane[31]. A partire dall'anno 1927 le estasi si ripetono con più frequenza. Ne parla la stessa Serva di Dio nel suo diario[32].
Di solito le estasi della Serva di Dio durante questo periodo sono un invito a un'unione più intima con Lui e ad accettare la missione di propagare l'Amore Misericordioso. Non mancano però le estasi tendenti all'unione dell'anima con Dio o all'illuminazione dei misteri della fede. Sappiamo per esempio dal diario della Serva di Dio che il Signore le fece contemplare per una comunicazione infusa i dolori della passione di Cristo. Durante le sue estasi lo Spirito Santo infondeva in lei un amore sconfinato verso Dio, un desiderio di servirlo mentre le faceva comprendere l'immensa tristezza di Cristo durante la passione.
«Esta noche, padre mío, - escribe a su director espiritual el 5.IV.1928 - he sentido como nunca los dolores y angustias de la Pasión del Buen Jesús y lo que más me ha impresionado y hecho sufrir ha sido: cuando se ha representado ante mí de una manera misteriosa que no sé explicar a V. los terribles efectos de tristeza, de abatimiento y desmayo que acometieron en el huerto al Buen Jesús... Yo no sé si será una ilusión, pero me parece que amo al Buen Jesús más que antes; hay momentos, padre mío, que me parece sentir en mi alma un movimiento interno que la transporta a El, despegándola de las cosas que no son El, infundiendo en mí una sed abrasadora de sufrir con El»[33].
Queste comunicazioni, queste illuminazioni dello Spirito Santo le ha avute la madre, sicuramente, fin da quando era Figlia del Calvario.
Nelle lettere al padre Postíus accenna più volte a queste mozioni e parla spesso delle «distrazioni», cioè, delle estasi, che, a quanto pare, furono frequenti negli anni 30. Nella lettera del 12.VIII.1932 gli parla «de una de las distracciones», cioè, di una delle estasi, segno evidente che ne aveva molte[34]. Nella stessa lettera lo informa di aver avuto un'altra estasi.
Nel suo diario la Serva di Dio parla spesso delle sue «distrazioni» e di comunicazioni di Gesù. «Hoy 18 de mayo de 1932, me he distraído por la noche»[35]. «Esta noche, uno de mayo 1936, me he distraído y el Buen Jesús me ha dicho que ya ha llegado el momento de que me vaya a Roma con Pilar»[36]. Anche il 23 maggio dello stesso anno accenna a un'estasi e a una comunicazione di Gesù[37].
Conclusione
La Serva di Dio, sotto la guida del direttore spirituale ed i dolci rimproveri di Gesù, provata dalle umiliazioni, dalle sofferenze interiori, dalle malattie, arriva, durante questo periodo, all'unione semplice, di cui parla santa Teresa e che, secondo san Giovanni della Croce, ha luogo tra la purificazione passiva dei sensi e quella dello spirito.
[12] gialletti p. mario, Madre Speranza, Ed. L'Amore Misericordioso, 12.6.1992, pp. 35-36.
[13] .El Pan 21 Exhortaciones 720-726
[14] Exhortaciones. El pan 21, 626-635; 17.8.1965.
[15] Cfr. Informatio, Cap. IV, pp. 45-46.
[16] Cfr. Exhortaciones, 13.9.1965; El pan 21,679-700.
[17] Ibidem.
[18] Ibidem.
[19] Cfr. acam, b401 634-635. Arratia,Pilar. Notas, 18.12.39. Cfr. anche Informatio, Cap. IV, doc. 5, p. 125.
[20] acam, C101 152-153.
[21] Cfr. Informatio, cap. IV, pp. 69-70.
[22] Cfr. Lettera di Pilar Arratia, 17.XII.1939.
[23] Cfr, Proc., Doc. vol. I, p. 26, 3.III.1931.
[24] Cfr. Lettera al padre Postíus del 4.I.1931, Ibid., Vol. III, p. 630.
[25] Cfr. Lettera al padre Postíus, 27.I.1931, Ibid, Vol. III, p. 636.
[26] Cfr. Lettera al padre Postíus, 29.III.1931. Summ., p. 798.
[27] Cfr. Proc. Doc., Vol. III, p. 653.
[28] Cfr. Lettera al padre Postíus del 2.I.1932, Summ., p. 800.
[29] Ibid.
[30] Cfr. Summ., p. 625.
[31] Cfr. Informatio, Cap. IV, doc. 9, pp. 44-45.
[32] Cfr. Diario, 5.XI. e 27.XII.1927; 2, 5, e 23.I.1928; 7 e 26.II.1928; 5.IV.1928; 30.III.1929; 2.IV.1929 e passim.
[33] Summ., p. 728, 4.IV.1928,
[34] Cfr. Lettera al padre Postíus del 12.VIII.1932. Summ., p. 801.
[35] Cfr. Proc. Doc., vol. I, p. 35.
[36] Ibid., p. 62, 9.IV.l936.
[37] Ibid. p. 73, 2. V. 1936.