V. L'UNIONE TRASFORMANTE
Santa Teresa parla a lungo del matrimonio spirituale, cioè dell'unione trasformante dell'anima con Dio e degli effetti che causa in essa.
Secondo Santa Teresa il matrimonio spirituale si distingue dal fidanzamento come si distinguono i fidanzati dalle persone sposate. Di solito c'è una visione splendente di Cristo glorioso. Dio fa capire all'anima il mistero della Santissima Trinità e tramite una visione intellettuale le fa capire che tutte e tre le Persone abitano nel centro più profondo dell'anima. L'anima vive sempre alla presenza della Santissima Trinità e, appena libera dalle sue occupazioni, passa il tempo in loro dolce compagnia. Gli effetti che provoca nell'anima sono diversi.
Il primo effetto è un dimenticarsi completamente di se stessa: pensa soltanto alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Sembra che abbiano fatto effetto le parole dette da Dio all'anima e cioè: lei pensi alle cose di Dio che Lui penserá alle cose sue; l'anima dimentica tutto, vuol essere «nada en nada».
Il secondo effetto è un grande desiderio di patire, ma senza le inquietudini che aveva prima. L'anima desidera soltanto fare la volontà di Dio. Di nulla si lagna, nulla chiede. Accetta tutto con grande tranquillità come volontà del Signore.
L'anima prova una grande felicità e una grande pace. Riesce non soltanto a perdonare i suoi nemici, ma li ama di amore sincero e desidera le cose migliori per essi.
Non ha desiderio di morire per godere della presenza di Dio, ma desidera vivere per servirlo ancora.
Prova anche un grande distacco da tutto. Desidera soltanto essere sola, in compagnia con Dio. Non sente più aridità né dolori, ma una grande pace. Sta completamente assorta nella contemplazione di Dio e non la turbano più i problemi; scrive Santa Teresa che, a suo parere, «Las potencias están como espantadas (como atónitas, pero no suspendidas como en los éxtasis)».
Arrivata a questo stato, l'anima ha estasi raramente e, comunque, non in pubblico. E' abituata a vedere tante cose in questa dimora che non si spaventa di nulla. «A las almas - scrive Santa Teresa - se les quita esta gran flaqueza, que les era harto trabajo y antes no se quitó. Quiza es que la ha fortalecido el Señor y ha ensanchado y habilitado...»[100].
Leggendo il diario della Serva di Dio, si trovano diversi argomenti per poter affermare che fu negli anni 1952-1954 quando Madre Speranza cominciò ad entrare nella vita trasformante, di cui parla santa Teresa. Infatti, trascorre dei periodi con la mente assorta in Dio ed afferma di essere arrivata ad una grande pace interiore, ad una indifferenza totale, fino al punto di non desiderare altro che la gloria del Signore. Basti soltanto qualche accenno.
1. Con la mente assorta in Dio
La Serva di Dio è arrivata a tale grado di contemplazione da vivere intere giornate assorta nel Signore, con la mente fissa in Lui, come se le cose esterne non la preoccupassero più. Ha paura di non essere fedele ai propri obblighi, di cercare «mi bienestar antes que la caridad, mi placer antes que el sacrificio sin tener en cuenta que para esta ambicionada contemplación tengo toda una eternidad y en cambio, en este breve destierro, debo sufrir, trabajar por la gloria de Nuestro Dios». Perciò consulta il suo direttore spirituale. Scrive il primo giugno 1952:
«No sé qué me sucede, padre mío, pues me siento sin fuerzas y con una especie de disgusto o tedio a todas las cosas que me rodean, que me siento transportada a estar en mi habitación siempre a solas con mi Dios, debiendo hacer un esfuerzo para estar con mis hijos e hijas, y a pesar de ello, yo creo, padre, que amo al Buen Jesús tanto, tanto, al grado de que muchas veces mi débil corazón no puede sufrir ese fuego abrasador del amor y debo decir: “basta, Jesús mío, afloja un poco, pues no resisto más". Le ruego, padre mío, haga cuanto pueda para examinar bien la situación de mi pobre alma y ayúdeme para que yo sea siempre fiel a Nuestro Dios en todo»[101].
Due anni dopo la Serva di Dio vive ancora in questo stato di assorbimento della mente in Dio, ha paura che si tratti di una trappola del demonio e consulta di nuovo il suo direttore spirituale:
«No sé qué decirle, padre mío, sólo le puedo decir que me parece me hallo cada día más embebida en esa especie de letargo y, sin darme cuenta, se me fija la mirada, mente y corazón en el Buen Jesús, quedando como embebida en El, sin curarme de cuanto sucede a mi alrededor ni cumplir mis obligaciones, caminando por casa sin preocuparme - a mi juicio como antes - de ver lo que hacen los hijos e hijas. Vivo, padre mío, como embebida en los goces que proporciona el amor o en la «trapola» que el tiñoso me ha tendido para que yo llegue a trascurarme de mis obligaciones... Pida al Buen Jesús le dé a conocer si esto que me sucede, sin esfuerzo alguno mío y sin verle, es cosa de El o no»[102].
2. Santa indifferenza
Quando l'anima arriva alla vita trasformante prova una grande pace. Non ha altri desideri che la gloria di Dio; si mostra indifferente di fronte alla morte. A questo stato sembra che sia arrivata la Serva di Dio fin dal 1954. Infatti, scrive l'11.II.1954:
«No sé qué me sucede, padre, sólo sé decirle que siento desde ayer en mí una dulce paz. Siento que no ambiciono más que dar gloria a Nuestro Dios; tiempo hace deseaba sufrir, o de lo contrario morir, para unirme con Nuestro Dios, pero hoy, Padre mío, lo mismo me da vivir que sufrir, con tal que El esté contento y sea glorificado; no pienso más que en contemplarle y siento grande ansia que me pida para darle»[103].
Bisogna riconoscere che questo non era il suo stato abituale, perché giorni dopo ricade nella tristezza, ha paura delle sofferenze e, di fronte alla necessità di allontanarsi dai figli, sente «un movimiento de repugnancia»[104], ma aveva ormai cominciato in lei la vita trasformante, alla quale, secondo il nostro umile parere, arrivò alquanto prima degli ultimi anni di vita.
3. Vita trasformante
Sarebbe stato interessante poter conoscere le esperienze mistiche della Serva di Dio nei suoi ultimi anni. Purtroppo però, lei, dopo il 1954 scrisse pochi appunti di carattere personale per poter penetrare nell'intimo della sua coscienza. Le conferenze, le circolari e altri documenti, oltre le testimonianze di coloro che convissero con lei fino all'ultimo momento, ci aiutano in parte a intuire lo stato della sua anima.
Attraverso tali documenti e soprattutto attraverso le testimonianze dirette, sappiamo che negli ultimi anni la Serva di Dio viveva alla continua presenza del Signore; non soltanto perdonava i nemici, ma li amava con vero amore materno; passava le giornate raccolta in preghiera; non si lagnava di nulla e nulla la turbava; si rendeva conto dei minimi problemi relativi all'andamento delle congregazioni da essa fondate, ma si limitava nel dare dei consigli e, invece, pregava molto; era arrivata alla totale indifferenza, intenta soltanto a rendere gloria al Signore.
4. Perdono e amore
L'anno 1964 ci fu un malinteso tra alcune religiose della Spagna e il consiglio generale della congregazione che sfoció in una vera ribellione. Come conseguenza molte religiose delle più stimate dalla Serva di Dio lasciarono la congregazione. La Serva di Dio visse questo grave problema, che metteva in pericolo l'unità della congregazione, senza turbamenti, con grande serenità di spirito. Anzi, quando qualcuno le chiedeva cosa avrebbe fatto se entrambe le congregazioni fossero state dissolte, rispondeva con grande calma come Sant'Ignazio di Loyola: «me bastaríancincominutosdelante del Tabernáculo para recobrar la calma»[105].
Non solo perdona le suore ribelli che abbandonano la Congregazione, come faceva prima con i suoi nemici, ma le ama di un amore tenero. Infatti, riferendosi a una suora che lasciò la Congregazione nel 1964, diceva:
«El Señor - afferma in una conferenza del 18.IV.1985 - permite que sean aquellas hijas que yo seguramente amo más, que las he amado y amo muchísimo todavía y que las llevo dentro de mi corazón. Son almas de hijas que han amado mucho al Señor, hijas que se han comportado siempre bien; son hijas que he visto crecer como plantas pequeñas hasta que se han hecho grandes y que ahora están obcecadas...». «Estas están guiadas por sacerdotes santos, que sin embargo, no se dan cuenta de la labor que están haciendo». «Ahora estas hijas se encuentran así, no se escandalicen: yo las amo más que antes, por ellas rezo más que antes y le suplico al Señor de este modo: 'Señor, haz que estas hijas lleguen a proporcionarme todo el dolor que Tú creas y que hagan todo lo que Tú creas conveniente para el bien de tu Iglesia y la Congregación. Pero que el alma de ninguna de ellas pierda nada ante Ti, que ninguna tenga que sufrir, un día...'. No para que vuelvan atrás, no; si el Señor permite que de este tronco de Esclavas del Amor Misericordioso nazca otra Rama vigorosa, que dé mucho fruto, que el Señor les ayude»[106].
5. Assorta nel Signore, ma sempre presente a se stessa.
La Serva di Dio fin dal 1976 visse ritirata nella propria stanza, senza occuparsi più dei problemi della congregazione. Parlava poco e sembrava sempre assorta, come se fosse fuori dalla realtà. Agli occhi di un profano poteva apparire come una persona che non avesse più conoscenza. Invece, da quanto affermano i testimoni si rendeva conto di tutto, viveva i problemi della congregazione ma soffriva tutto con santa indifferenza, accettando con tranquillità la volontà del Signore. Non chiedeva le sofferenze, come prima, ma accettava tutto quello che veniva dalla mano del Signore, dalla malattia alle sofferenze.
La Serva di Dio aveva chiesto al Signore «di trascorrere gli ultimi anni della vita apparentemente e umanamente inutile, impedita, proprio perché lei riteneva questo il sacrificio più grande»[107]. Come afferma suor Amada Pérez, Dio le concesse in parte questa grazia: «Dava a vedere di non seguire gli avvenimenti ed invece conosceva a perfezione tutto ciò che avveniva nella Congregazione, senza che alcuno l'avesse informata»[108]. E aggiunge:
«Avendo passato tanti anni a stretto contatto con la Madre, di giorno e di notte, posso dire che poteva sembrare talvolta che fosse assente e non seguisse lo svolgersi degli avvenimenti. Lei normalmente taceva, ma sapeva anche parlare quando era necessario, mostrando di conoscere certi fatti che nessuno le aveva riferito»[109].
Il padre Mario Gialletti, chiamato per più di venticinque anni a collaborare strettamente con la Serva di Dio e autore della prima biografia di Madre Speranza, a proposito degli ultimi anni della Serva di Dio afferma:
«Anche quando la Madre poteva dare l'impressione di non riuscire a seguire le cose era semplicemente immersa in Dio e godeva di quella “tranquillità” che ha l'anima che vede le cose in Dio... Anch'io ho potuto costatare infinite volte che anche in quel periodo la Madre era molto presente e a conoscenza di tutto, tanto che a volte, al momento opportuno, dimostrava di conoscere le cose meglio e più profondamente di chi le stava vivendo addirittura»[110].
La teste madre Mediatrice Berdini, maestra di novizie fino al 1976, afferma: «Ho avuto sempre la certezza che la Madre fosse sempre presente a se stessa e seguisse tutto ciò che avveniva nella Congregazione»[111]. E a conferma di ciò racconta molti fatti, per esempio quando nel 1981 chiamò il P. Valentino Macca, che lavorava nell'opera della revisione delle costituzioni, per congratularsi con lui e per pregarlo di mantenerne le norme rigide.
Lo stesso sostiene la madre Laura Pizzuto, infermiera che soprattutto negli ultimi anni spesso ha assistito la Serva di Dio: «Qualcuno può aver creduto che la Madre negli ultimi anni non sia stata presente a se stessa, ma io, che l'ho assistita da vicino, posso affermare il contrario»[112]. E anche lei racconta molti fatti che indicano che la Serva di Dio viveva tutti i problemi della Congregazione.
Ennio Fierro aggiunge che durante gli ultimi anni della sua vita essa «mostrava una forma di stanchezza in alcune ore del giorno, ma conservava intatta la sua lucidità e in molte occasioni mostrava di possedere una chiaroveggenza al di fuori dell'ordinario». E racconta un episodio nel quale si dimostra che era al corrente di fatti che nessuno le aveva riferito e che essa non aveva visto[113].
6. Santa indifferenza. Nella preghiera e nel lavoro umile.
Le suore che assistettero la Serva di Dio negli ultimi anni affermano che passava le giornate recitando il rosario o confezionando dei cingoli.
«La madre - afferma madre Laura Pizzuto - aveva sempre la corona in mano e lasciava scorrere i grani, bisbigliando la preghiera»[114].
Pregava anche durante la notte: «Durante la notte, quando io cominciavo a pregare, la Madre era serena e sofferente e muoveva le labbra in una silenziosa preghiera»[115].
Suor Amada, che passò gli ultimi anni della Serva di Dio accanto a lei, conferma che la madre lavorava e pregava in silenzio:
«Negli ultimi anni della sua vita, non potendo più dedicarsi a lavori gravosi, la Madre passava il suo tempo nel fare, a mano, i cordoni per il crocifisso che tenevano al collo i padri e le suore e i cingoli della messa. Oltre al lavoro, anzi durante il lavoro, la Madre pregava incessantemente recitando, insieme a me, tanti rosari»[116].
Sopportava le sofferenze con santa rassegnazione, senza lamentarsi, chiedendo che si compisse la volontà del Signore.
«Nelle sue sofferenze - attesta suor Amada Pérez - le parole della Madre erano invariabilmente queste: "Se il Signore lo vuole. Si faccia la sua volontà". Nei momenti più acuti della sua sofferenza, stringeva fra le mani il crocifisso, desiderosa di uniformarsi a Lui nella sofferenza. Negli ultimi tempi, anche quando non parlava, i frequenti baci al suo crocifisso erano per lei altrettante testimonianze di amore»[117].
Pur dovendo sopportare tante sofferenze - afferma ancora suor Amada - «non ha mai manifestato il suo desiderio di morire, ma solo quello di fare, anche in questo, la volontà del Signore»[118].
«Era molto sofferente - dichiara la madre Mediatrice Berdini - ma non si lamentava e non diceva nulla»[119].
La teste madre Gema Ortúzar visitò la Serva di Dio nel l981 quando essa si era rotto il femore e potette «conoscere la grandezza della Madre, la sua serenità, la sua forza di volontà. Non ho mai sentito un lamento, mai una resistenza, ma un totale abbandono alla volontà del Signore e agli ordini che le venivano impartiti»[120].
La madre Teófila García, che la succedette nella carica di superiora generale, la visitava spesso e costatava che «non faceva che pregare il giorno e la notte». E aggiunge che, prossima alla morte, avrebbe detto a una suora: «Se vuoi andare in paradiso devi dare tutto al Signore, tutto, tutto, tutto»[121].
Secondo Suor Amada Pérez la Serva di Dio, dopo che fu eletta superiora la madre Teófila, non si ingeriva mai nei problemi della Congregazione, «ma taceva e nascondeva il suo rammarico quando notava qualche cambiamento che lei non approvava»[122].
A quanto affermano i testimoni oculari, negli ultimi anni della sua vita, la Serva di Dio non ha avuto estasi, nulla la turbava, nulla chiedeva, mai si lamentava né del cibo, né delle sofferenze che doveva sopportare.
Completamente immersa nella contemplazione di Dio, che sentiva presente in sé, la sua preoccupazione era servirlo e amarlo con tutto il suo cuore. Desiderava vivere per «dar gloria a Dio»[123]. Come dicono i mistici, era diventata spirito puro ed aspettava con serenità, come una sposa pronta, la beatitudine del cielo.
Conclusione
Abbiamo cercato di seguire la Serva di Dio nel suo travagliato cammino verso la santità e di scoprire, attraverso i suoi scritti e le testimonianze, la misteriosa azione di Dio nella sua anima. Possiamo concludere dicendo che, dopo una vita di ascesi, attraversò una lunga notte oscura dei sensi fino ad arrivare nell'anno 1952 allo sposalizio con Cristo. Quindi cominciò in lei la vita trasformante che le permise, negli ultimi anni della sua vita, di pregustare la pace e la serenità proprie dei beati.
[100] Obras completas, Madrid 1984, «séptima morada», c. 3, pp. 983-987.
[101] Ibid., p. 779, n. 140.
[102] Ibid., p. 789, n. 166, 30.I.1954.
[103] Ibid., p. 793, n. 174.
[104] Ibid., p. 795, n. 178.
[105] Appunti di P.Mario Gialletti, 5.XI.1961, Proc.-Documenta, p.6155.
[106] Summ., pp. 884-885.
[107] Summ., p. 393, test. 31; Cfr. anche test. 4, p. 59, ad 71.
[108] Summ., p. 417, teste 35, ad 71.
[109] Ibid.
[110] Ibid., p. 637, teste 81.
[111] Summ., p. 393, teste 31, ad 71.
[112] Summ., p. 408, teste 33, ad 33.
[113] Ibis., p. 535, teste 51, ad 71.
[114] Ibid.,p. 408, teste 33, ad 71.
[115] Ibid., p. 409, teste 33, ad 72.
[116] Ibid., p. 416, teste 35, ad 70.
[117] Ibid., p. 419, teste 35, ad 66-90.
[118] Ibid.
[119] Ibid., p. 393, teste 31, ad 72.
[120] Ibid., p. 153, teste 9, ad 71.
[121] Ibid., p. 7, teste 1, ad 71.
[122] Ibid., pp. 116-117, teste 7, ad 6l.
[123] Ibid., p. 193, teste 13, ad 71.