IL VOLTO DI GESÙ CRISTO AMORE MISERICORDIOSO
tema svolto nell’incontro con i giovani dell’Azione Cattolica di Caltanissetta
Collevalenza 22 agosto 2002Contemplatori del volto di Cristo
Il volto di Gesù Cristo non si può tanto descrivere, quanto contemplare. Non è tanto frutto di ricerca quanto di grazia e di rivelazione dall’alto. E’ Gesù stesso che ce lo fa capire con le parole:
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. (Mt 11, 25-27)
Poniamoci quindi in preghiera e in umile ascolto, in questo Santuario dell’Amore Misericordioso, chiedendo al Padre, per lo Spirito Santo, la grazia di accogliere la rivelazione del volto del Figlio "pieno di grazia e di verità" (Gv 1).
Il Papa Giovanni Paolo II dice, nella NMI, che dobbiamo essere contemplatori del volto di Cristo:
16. "« Vogliamo vedere Gesù » (Gv 12,21). Questa richiesta, fatta all'apostolo Filippo da alcuni Greci che si erano recati a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale, è riecheggiata spiritualmente anche alle nostre orecchie in questo Anno giubilare. Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di «parlare» di Cristo, ma in certo senso di farlo loro « vedere ». E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?
La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto. Il Grande Giubileo ci ha sicuramente aiutati ad esserlo più profondamente. A conclusione del Giubileo, mentre riprendiamo il cammino ordinario, portando nell'animo la ricchezza delle esperienze vissute in questo periodo specialissimo, lo sguardo resta più che mai fisso sul volto del Signore".
E’ come se il Papa ci stesse dicendo che neanche la persona di Gesù si può conoscere senza un’assidua frequentazione. Non è questa, d’altronde, la nostra esperienza umana?
Il tentativo di descrivere il volto di Gesù Cristo non è facile. Ma per fortuna c’è il suo Vangelo, per cui non occorre lavorare di fantasia. Occorre solo cercare nelle Scritture sante il Volto santo del Dio santo, che è appunto quello di Gesù. Non abbiamo altra fonte attendibile e sicura al di fuori delle Scritture, in particolare i Vangeli e le testimonianze degli Apostoli.
Il Papa dice, in proposito, nella NMI:
La testimonianza dei Vangeli
17. E la contemplazione del volto di Cristo non può che ispirarsi a quanto di Lui ci dice la Sacra Scrittura, che è, da capo a fondo, attraversata dal suo mistero, oscuramente additato nell'Antico Testamento, pienamente rivelato nel Nuovo, al punto che san Girolamo sentenzia con vigore: «L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo stesso».8 Restando ancorati alla Scrittura, ci apriamo all'azione dello Spirito (cfr Gv 15,26), che è all'origine di quegli scritti, e insieme alla testimonianza degli Apostoli (cfr ibid., 27), che hanno fatto esperienza viva di Cristo, il Verbo della vita, lo hanno visto con i loro occhi, udito con le loro orecchie, toccato con le loro mani (cfr 1 Gv 1,1).
Ciò che tenterò di fare è far emergere, per così dire, un identikit di Gesù Cristo a partire da ciò che Dio stesso ha voluto rivelare di sé nel suo Figlio Diletto.
Il Papa sottolinea 3 dimensioni fondamentali del volto di Cristo, quali appaiono dalla testimonianza dei Vangeli: volto del Figlio, volto dolente e volto del Risorto. Insieme a queste, io cercherò di leggere nei Vangeli altre sfumature di questo volto misterioso e luminosissimo, umano e divino, il volto del Figlio dell’uomo che riflette la gloria del Padre del cielo.
1. Il volto del figlio
Nel volto di Gesù Cristo contempliamo, anzitutto, un’umanità portata alla sua pienezza, che rivela dei tratti quanto mai significativi:
Volto mite e umile
Gesù ci si presenta, anzitutto come una persona mite. E’ la definizione che Lui dà di se stesso:
(Mt 11, 28-30)Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli…
Beati i miti,
perché erediteranno la terra. (Mt 5, 3.5)
Già il profeta Isaia aveva così descritto il Servo del Signore:
Volto che contempla la creazione
Forse riflettiamo poco su Gesù come contemplatore delle meraviglie della creazione. Alcune pagine evangeliche ci rivelano chiaramente quest’aspetto.
gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30 Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? (Mt 6, 25-30)Guardate
Volto sincero
Ci sono alcune espressioni di Gesù, nel Vangelo, che mentre esortano a seguire un determinato stile di vita, rivelano nel contempo tratti ben chiari della personalità stessa di Gesù. Pensiamo ad esempio a :
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. (Mt 5, 33-37; cf Lc 20, 21)
Gesù non è permaloso, anzi proprio perché è sincero e trasparente sa apprezzare anche la sincerità negli altri, mentre al contrario non tollera l’ipocrisia (vedi le controversie contro l’apparente giustizia dei farisei e sadducei). Guardiamo, per esempio, la reazione che ha di fronte all’opinione iniziale di Natanaele su di Lui:
(Gv 1, 43-47)Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret". Natanaèle esclamò: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità".
Noi siamo soliti dire che il vero volto di una persona si manifesta nei momenti difficili della vita. Finché tutto va bene uno può anche manifestare delle buone qualità, ma come si comporta quando arrivano dei problemi? Ebbene Gesù manifesta il suo volto sincero e libero proprio nel momento drammatico e terribile della Passione. La sua nobiltà alta e decisa emerge ora in modo inequivoco. Alcuni esempi:
(Gv 18, 19-23)Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.
Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.
Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto".
Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?".
Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?".
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto? ". Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re? ". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
…Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande". (Gv 18, 33-37; 19, 10-11)
Volto accogliente
Un’esperienza frequente che anche noi facciamo è quella del cosiddetto "primo impatto" di fronte a una persona sconosciuta. Il volto è, per dir così, la porta di casa della nostra persona. Un volto accogliente, sorridente, predispone positivamente all’incontro, mentre un volto teso, arrabbiato se non indispone, al meno preoccupa e spesso fa stare alla larga.
Pensiamo alla disponibilità di Gesù nei confronti dei malati e dei peccatori:
Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco, c’era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo. Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l’afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato". E rivolto all’uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l’altra. I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. (Mt 12, 9-14; cf 8, 1-17.28-34; 15, 29-31)
Particolarmente significativa in proposito è la chiamata di Matteo, che diventa paradigmatica dello stile di Gesù:
(Mt 9, 9-13)Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori? ". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
Questa citazione che Gesù fa del profeta Osea (Os 6, 6), e che come tutte le Scritture si compie in Lui, ci introduce a un altro tratto del volto di Gesù, che è un po’ quello che riassume tutti gli altri.
Volto misericordioso
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia. (Mt 5, 7)
Gesù, in tutto il suo essere e agire, non è altro che la rivelazione in un volto umano del volto misericordioso del Padre. Rimando qui a tutto il capitolo 15 di Luca, come anche a Gv 8 (episodio dell’adultera) e a Lc 7, 36-50 (la peccatrice perdonata) e a molte altre pagine del Vangelo (cf Lc 6, 27-38; Mt 9, 36; Mc 6, 34)).
Non mi ci soffermo, ma vi invito a leggere tutto il Vangelo, anzi tutte le Scritture Sante, in chiave di misericordia.
Volto "rivolto" verso il Padre (la preghiera e l’obbedienza di Gesù)
Non è possibile pensare a Gesù senza il Padre. Tutta la sua vita è una ricerca continua di fare solo ciò che è gradito al Padre, tutta la sua preghiera è un’intimità di rapporto unico del Figlio diletto con l’Abbà.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno…" (Lc 11, 1-2)
"Padre nostro!": è Gesù stesso che ci insegna questo modo di rivolgerci a Dio, e con l’insegnamento ci fa anche dono della fiducia illimitata nei confronti di Colui che possiamo chiamare Padre. Solo il Figlio poteva aprirci le porte della sua "pietà", del suo rapporto privilegiato con il Padre, perché Lui solo è la via per andare al Padre, la verità per conoscerlo e la vita per amarlo.
Il Figlio ci introduce così nella conoscenza amorosa di quel Volto che nessuno di noi potrebbe vedere, se non per la grande misericordia del nostro Dio che si è fatto conoscere.
(Gv 14, 8-9)Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Volto di amico
Gesù vive con i suoi discepoli l’intimità peculiare dell’amicizia, della confidenza e della trasparenza totale:
(Gv 15, 12-17)Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
E’ interessante notare che Gesù presenti il comandamento nuovo in un contesto di amicizia e di intimità, di amore totale verso i suoi, per i quali sta per dare la vita.
2. Volto sofferente
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Gesù è la rivelazione del volto del Padre, ma lo è in modo singolarissimo nel dramma della Passione, dove si rivela in modo misterioso la sapienza di Dio. Qui il volto di Gesù Cristo appare straziato, umiliato, oscurato. Ma è questa chenosi misteriosa che riporterà lo splendore di Dio sul volto dell’uomo deturpato dal peccato.
Già le antiche Scritture avevano contemplato questa sofferenza misteriosa:
."Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso"
Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
E' cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
(Is 53, 1-5)
Nella Passione e morte di Gesù si compie il disegno di questa sofferenza inaudita, misteriosa e salvifica.
Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano. (Mc 14, 65)
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «E' reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?». (Mt 26, 65-68)
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. (Mt 27, 27-31)
Nell’agnello mite condotto al macello si compie il mistero della debolezza di Dio più forte della fortezza degli uomini, della sapienza di Dio più saggia della saggezza degli uomini, e l’umiltà del Figlio di Dio fatto uomo viene coronata di gloria, ricevendo il Nome al di sopra di ogni altro nome, di fronte al quale ogni ginocchio si deve piegare e ogni lingua proclamare che "Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Fil 2, 6-11)
3. Volto glorioso
Il mistero di quel volto sofferente è solo una Pasqua, un passaggio per arrivare alla luce splendente della gloria di Cristo Risorto.
Tale esito glorioso era già stato prefigurato nell’episodio della Trasfigurazione:
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. (Mt 17, 1-8; Cf Lc 9, 29)
L’apostolo Giovanni riassume in parole bellissime e ispirate il lungo itinerario della fede che ha portato a contemplare il volto del Verbo di Dio fatto uomo:
(Gv 1, 14) Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. (1Gv 1-4)E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. (Ap 1, 12-16)
La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. (Ap 21, 23)
E non vi sarà più maledizione.
(Ap 22, 3-5)Il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
vedranno la sua faccia
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli.
P. Aurelio Pérez García fam