ANNUNCIARE L’AMORE MISERICORDIOSO DEL SIGNORE

Sussidio liturgico e catechetico

A cura
dei Figli dell’Amore Misericordioso
di Collevalenza

 

 

 

 

Pro manuscripto

Collevalenza 1994

INDICE GENERALE

Presentazione
L’Enciclica sulla Divina Misericordia
Il messaggio spirituale di Madre Speranza
La struttura del Lezionario

L E Z I O N A R I O

Prima parte:
La perenne attualità dell’annuncio
   
1. La negazione di Dio e dell’uomo
    2. La nuova evangelizzazione

Seconda parte:
Le qualità dell’amore divino
   
3. Dio è amore
    4. Amore creativo
    5. Amore paterno
    6. Amore materno
    7. Amore sponsale
    8. Amore benigno
    9. Amore esigente
    10. Amore paziente
    11. Amore misericordioso
    12. Amore misericordioso verso i poveri
    13. Amore misericordioso verso i malati
    14. Amore misericordioso verso i peccatori
    15. Amore crocifisso e regale
    16. Amore redentivo e santificante

Terza parte:
La misericordia di Dio e l’uomo peccatore

    17. La parabola del Padre misericordioso
    18. La libertà
    19. Il peccato
    20. La correzione
    21. Il pentimento
    22. Il perdono
    23. Le obiezioni
    24. Il Sacramento della Riconciliazione
    25. Il Sacramento dell’Eucarestia

Quarta parte:
La risposta dell’uomo all’amore di Dio

    26. Il duplice precetto dell’amore
    27. La vita di grazia
    28. Il perdono e l’amore ai nemici
    29. Le opere di misericordia

Quinta parte:
Maria, madre amorevole e misericordiosa

    30. Maria, ricolmata di grazia
    31. Maria, mediatrice di grazia

 

Appendice 1:
Liturgia Penitenziale
(Letture complementari)

Appendice 2:
Altre perìcopi evangeliche sulla misericordia

 

 

PRESENTAZIONE

In queste pagine viene offerta una "raccolta ragionata" di letture bibliche, raggruppate intorno a 31 unità tematiche, le quali costituiscono come delle linee fondamentali per una teologia biblica dell’amore e della misericordia del Signore.

Lo schema adottato ha la pretesa di tradurre in unità concettuali il ricco insegnamento dell’Enciclica di Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, raccogliendone così l’appello per un rinnovato impegno nella Chiesa a rendere testimonianza, con la parola e con la vita, al mistero salvifico dell’Amore Misericordioso di Dio.

Lo schema si ispira inoltre, in forma del tutto particolare, al messaggio spirituale della Serva di Dio Madre Speranza Alhama Valera, messaggio fondato su alcune rivelazioni private a lei concesse, le quali hanno rilevanza non solo per i suoi Istituti Religiosi e per i suoi "devoti", ma per la Chiesa in genere.

La risposta offerta da questo "sussidio liturgico e catechetico" non è tanto di tipo speculativo, quanto di natura pastorale: si tratta in pratica di un vero e proprio lezionario contenente più di 100 perìcopi scelte, senza contare i salmi responsoriali, le acclamazioni ai vangeli e le altre letture semplicemente citate.

Si spera che questo "prontuario biblico" possa rivelarsi quanto mai utile per Celebrazioni della Parola, Liturgie Penitenziali, Tridui, Novene e catechesi in genere. Il sussidio, quindi, pur essendo destinato in maniera prevalente alla Famiglia Religiosa dell’Amore Misericordioso, aspira ad avere un utilizzo più vasto.

Inizio

 

 

L’ENCICLICA SULLA DIVINA MISERICORDIA

Il primo fattore che ha influito nella realizzazione di questo sussidio è stato l’insegnamento dell’Enciclica di Giovanni Paolo II, Dives in misericordia (DM). Per consentirne una più rapida e comoda consultazione, ne riportiamo i passaggi più significativi.

a. Gli scopi dell’Enciclica.

Ogni documento pontificio viene sempre prodotto sulla base di motivazioni specifiche, determinate o dalla particolare sensibilità del supremo pastore della Chiesa, o da particolari congiunture storiche. Così avviene anche per l’Enciclica Dives in misericordia, per la quale Giovanni Paolo II indica le seguenti finalità: in primo luogo, ripresentare la centralità del mistero del Padre e del suo amore, per far sì che l’uomo possa, ancora una volta, riscoprire la grandezza della propria dignità filiale (*); in secondo luogo, evidenziare in Dio la ricchezza della sua misericordia, per far sì che l’uomo contemporaneo, minacciato da molteplici mali e pericoli, possa ottenere il perdono e recuperare la speranza (**).

(*) «Seguendo la dottrina del Concilio Vaticano II e aderendo alle particolari necessità dei tempi in cui viviamo, ho dedicato l’enciclica Redemptor hominis alla verità intorno all’uomo, che nella sua pienezza... ci viene svelata in Cristo. Un’esigenza di non minore importanza, in questi tempi critici e non facili, mi spinge a scoprire nello stesso Cristo, ancora una volta, il volto del Padre che è "misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2 Cor 1,3). Si legge infatti nella costituzione Gaudium et spes: "Cristo, che è il nuovo Adamo, ... svela... pienamente all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione": egli lo fa "proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore" (GS 22). Le parole citate attestano chiaramente che la manifestazione dell’uomo, nella piena dignità della sua natura, non può aver luogo senza il riferimento... a Dio. L’uomo e la sua vocazione suprema si svelano in Cristo mediante la rivelazione del mistero del Padre e del suo amore... Quanto più la missione svolta dalla Chiesa si incentra sull’uomo, quanto più è, per così dire antropocentrica, tanto più essa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamente, cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre. Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo e l’antropocentrismo, la Chiesa invece, seguendo il Cristo, cerca di congiungerli nella storia dell’uomo in maniera organica e profonda. E questo è anche uno dei principi fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio». (DM 1)

(**) «La mentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende, altresì, ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è diventato padrone e ha soggiogato e dominato la terra. Tale dominio sulla terra, inteso talvolta in maniera unilaterale e superficiale, sembra che non lasci spazio alla misericordia... La situazione del mondo contemporaneo manifesta non soltanto trasformazioni tali da far sperare in un futuro migliore dell’uomo sulla terra, ma rivela pure molteplici minacce che oltrepassano di molto quelle finora conosciute... Nella presente enciclica desidero... attingere all’eterno ed... incomparabile linguaggio della rivelazione... per esprimere... dinanzi a Dio e agli uomini le grandi preoccupazioni del nostro tempo... Desidero quindi che queste considerazioni rendano più vicino a tutti (il) mistero (del Padre e del suo amore) e diventino, nello stesso tempo, un vibrante appello della Chiesa per la misericordia di cui l’uomo e il mondo contemporaneo hanno tanto bisogno. E ne hanno bisogno, anche se sovente non lo sanno». (DM 2)

b. La rivelazione dell’Antico Testamento

Sono certamente numerose le pagine dell’AT che ci presentano un Dio irato e severo; ma altrettanto numerose sono quelle che ci svelano il "Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6). Questa rivelazione si compie sia per mezzo di parole (cf. la predicazione dei profeti), sia per mezzo di avvenimenti concreti, riguardanti o singole persone o l’intera collettività di Israele (*).

(*) «Il concetto di misericordia ha una sua lunga e ricca storia già nell’Antico Testamento. Dobbiamo risalire ad essa, affinchè splenda più chiaramente la misericordia che Cristo ha rivelato. Rivelandola sia con i fatti sia con l’insegnamento, egli si rivolgeva ad uomini che, non solo conoscevano il concetto di misericordia, ma anche, come popolo di Dio dell’antica alleanza, avevano tratto dalla loro plurisecolare storia, una peculiare esperienza della misericordia di Dio. Questa esperienza fu sociale e comunitaria, come pure individuale ed interiore... All’origine... si colloca la fondamentale esperienza del popolo eletto, vissuta all’epoca dell’esodo: il Signore osservò la miseria del suo popolo ridotto in schiavitù, udì il suo grido, conobbe le sue angoscie e decise di liberarlo (cf. Es 3,7 ss.)... E’ proprio qui che si radica la sicurezza di tutto il popolo e di ciascuno dei suoi membri nella misericordia divina che si può incarnare in ogni circostanza drammatica... Sarebbe forse difficile cercare in questi libri (dell’AT) una risposta puramente teorica alla domanda che cosa sia la misericordia in se stessa. Nondimeno, già la terminologia che in essi è usata può dirci moltissimo a tale proposito. L’AT proclama la misericordia del Signore mediante molti termini di significato affine; essi sono differenziati nel loro contenuto particolare, ma tendono... da vari lati ad un unico contenuto fondamentale, per esprimere la sua ricchezza trascendentale e... per avvicinarsi all’uomo sotto aspetti diversi» (cf., nella nota 52, soprattutto i termini hesed e rahamin). (DM 4)

c. La rivelazione del Nuovo Testamento

La rivelazione dell’amore divino, ricco di misericordia verso ogni uomo, giunge a compimento in Gesù, perfetto rivelatore del Padre: è in lui che il Dio invisibile ed inaccessibile si fa vedere e toccare, in forma definitiva. Gesù compie quest’opera con la predicazione (*), con i miracoli (*), ed infine con la sua morte e risurrezione (**). Da tutto ciò si comprende che l’amore di Dio diviene "misericordioso" proprio per il fatto che si china sull’uomo, in proporzione della sua miseria: così, la misericordia diventa come "il secondo nome" dell’amore.

(*) «Dinanzi ai suoi compaesani, a Nazaret, Cristo fa riferimento alle parole del profeta Isaia: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18 ss.). Queste frasi, secondo Luca, sono la sua prima dichiarazione messianica, cui fanno seguito i fatti e le parole conosciute per mezzo del Vangelo. Mediante quei fatti e quelle parole Cristo rende presente il Padre tra gli uomini. E’ quanto mai significativo che questi uomini siano soprattutto i poveri, privi dei mezzi si sussistenza, coloro che sono privi della libertà, i ciechi che non vedono la bellezza del creato, coloro che vivono nell’afflizione del cuore, oppure soffrono a causa dell’ingiustizia sociale, ed infine i peccatori. Soprattutto nei riguardi di questi ultimi il Messia diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che è amore, diviene segno del Padre... In base a un tal modo di manifestare la presenza di Dio..., Gesù fa della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione... L’evangelista che tratta particolarmente questi temi nell’insegnamento di Cristo, è Luca, il cui vangelo ha meritato di essere chiamato "il vangelo della misericordia"». (DM 3)

(**) «Che cosa, dunque, ci dice la croce di Cristo, che è, in un certo senso, l’ultima parola del suo messaggio e della sua missione messianica?... (Essa) parla e non cessa mai di parlare di Dio-Padre che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l’uomo, poichè "ha tanto amato il mondo... da dare il suo Figlio unigenito, perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). Credere nel Figlio crocifisso significa "vedere il Padre" (cf. Gv 14,9), significa credere che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male in cui l’uomo, l’umanità e il mondo sono coinvolti. Credere in tale amore significa credere nella misericordia. Questa, infatti, è la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome e, al tempo stesso, è il modo specifico della sua rivelazione ed attuazione nei confronti della realtà del male che è nel mondo, che tocca e assedia l’uomo, che si insinua anche nel suo cuore e può farlo "perire nella Geena" (Mt 10,28)». (DM 7)

«La croce è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo e su ciò che l’uomo... chiama il suo infelice destino. La croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico... Il fatto (poi) che Cristo "è risuscitato il terzo giorno" (1 Cor 15,4) costituisce il segno... che corona l’intera rivelazione dell’amore misericordioso nel mondo soggetto al male... Il Figlio di Dio... nella sua risurrezione ha sperimentato in modo radicale su di sè la misericordia, cioè l’amore del Padre che è più potente della morte». (DM 8)

d. La parabola del Padre misericordioso

L’enciclica, com’era doveroso, riserva una particolare attenzione alla parabola del figliol prodigo. Questa narrazione infatti possiede profondi e limpidi significati analogici (*); riesce a definire con precisione i rapporti tra l’amore e la giustizia (*); ed infine svela una misericordia intesa non come semplice pietà, ma come recupero e rivalorizzazione della persona umana (**).

(*) «Nell’insegnamento di Cristo (la verità sulla misericordia), ereditata dall’Antico Testamento, si semplifica ed insieme si approfondisce. Ciò è forse più evidente nella parabola del figliol prodigo, in cui l’essenza della misericordia divina... viene espressa in modo particolarmente limpido. A ciò contribuisce non tanto la terminologia, come nei libri vetero-testamentari, ma l’analogia che consente di comprendere più pienamente il mistero stesso della misericordia, quale dramma profondo che si svolge tra l’amore del padre e la prodigalità e il peccato del figlio. Quel figlio che riceve dal padre la porzione di patrimonio che gli spetta e lascia la casa per sperperarla in un paese lontano "vivendo da dissoluto", è in un certo senso l’uomo di tutti i tempi, cominciando da colui che per primo perdette l’eredità della grazia e della giustizia originaria. L’analogia è a questo punto molto ampia. La parabola tocca indirettamente ogni rottura dell’alleanza d’amore, ogni perdita della grazia, ogni peccato... Nella parabola del figliol prodigo non è usato neanche una sola volta il termine "giustizia", così come, nel testo originale, non è usato quello di "misericordia"; tuttavia, il rapporto della giustizia con l’amore che si manifesta come misericordia, viene con grande precisione inscritto nel contenuto della parabola evangelica. Diviene più palese che l’amore si trasforma in misericordia quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia: precisa e spesso troppo stretta». (DM 5)

(**) «Il padre del figliol prodigo è fedele alla sua paternità, fedele a quell’amore che da sempre elargiva al proprio figlio. Tale fedeltà si esprime nella parabola non soltanto con la prontezza immediata nell’accoglierlo in casa quando ritorna dopo aver sperperato il patrimonio: essa si esprime ancor più pienamente con quella gioia, con quella festosità così generosa nei confronti del dissipatore dopo il ritorno, che è tale da suscitare l’opposizione e l’invidia del fratello maggiore... Il padre è consapevole che è stato salvato un bene fondamentale: il bene dell’umanità del suo figlio... La fedeltà del padre a se stesso è totalmente incentrata sull’umanità del figlio perduto, sulla sua dignità. Così si spiega soprattutto la gioiosa commozione al momento del suo ritorno a casa... Il significato vero e proprio della misericordia non consiste soltanto nello sguardo, fosse pure il più penetrante e compassionevole rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell’uomo. Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione... Occorre che il volto genuino della misericordia sia sempre nuovamente svelato. Nonostante molteplici pregiudizi, essa appare particolarmente neccessaria ai nostri tempi». (DM 6)

e. La triplice missione della Chiesa

L’enciclica infine assegna a tutta la Chiesa un triplice compito (*), derivante dall’intera trattazione: annunciare la misericordia (**), viverla (***) e invocarla (****).

(*) «Occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza della necessità di rendere testimonianza alla misericordia di Dio in tutta la sua missione... La Chiesa deve rendere testimonianza alla misericordia di Dio..., in primo luogo, professandola come verità salvifica di fede e necessaria ad una vita coerente con la fede; poi, cercando di introdurla e di incarnarla nella vita sia dei suoi fedeli, sia, per quanto possibile, in quella di tutti gli uomini di buona volontà. Infine, la Chiesa... ha il diritto e il dovere di richiamarsi alla misericordia di Dio, implorandola difronte a tutti i fenomeni del male fisico e morale, dinanzi a tutte le minacce che gravano sull’intero orizzonte della vita dell’umanità contemporanea». (DM 12)

(**) «La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia - il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore - e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cui essa è depositaria e dispensatrice. Gran significato ha in questo ambito la costante meditazione della parola di Dio e soprattutto la partecipazione cosciente e matura all’eucarestia e al sacramento della penitenza... La misericordia in se stessa, come perfezione di Dio infinito, è anch’essa infinita... Nessun peccato umano prevale su questa forza e nemmeno la limita. Da parte dell’uomo può limitarla soltanto la mancanza di buona volontà, la mancanza di prontezza nella conversione e nella penitenza, cioè il perdurare nell’ostinazione, contrastando la grazia e la verità... Pertanto, la Chiesa professa e proclama la conversione... La conversione a Dio consiste sempre nello scoprire la sua misericordia, cioè quell’amore che è paziente e benigno (cf. 1 Cor 13,4), a misura del Creatore e Padre: l’amore a cui "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo" (2 Cor 1,3), è fedele fino alle estreme conseguenze...: fino alla croce, alla morte e risurrezione del Figlio». (DM 13)

(***) «Gesù Cristo ha insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma che è pure chiamato a usar misericordia verso gli altri: "Beati i misericordiosi, perchè troveranno misericordia" (Mt 5,7). La Chiesa vede in queste parole un appello all’azione e si sforza di praticare la misericordia... L’amore misericordioso nei rapporti reciproci tra gli uomini, non è mai un atto o un processo unilaterale. Persino nei casi in cui tutto sembrerebbe indicare che soltanto una parte sia quella che dona... e l’altra quella che soltanto riceve..., in verità... anche colui che dona viene sempre beneficato... La misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza. E’ impossibile ottenere questo vincolo tra gli uomini, se si vogliono regolare i mutui rapporti unicamente con la misura della giustizia... Il mondo degli uomini può diventare sempre più umano solo se introdurremo nel multiforme ambito dei rapporti interumani e sociali, insieme alla giustizia, quell’amore misericordioso che costituisce il messaggio messianico del vangelo. Il mondo degli uomini potrà diventare sempre più umano solo quando in tutti i rapporti reciproci introdurremo il momento del perdono, così essenziale per il vangelo». (DM 14)

(****) «E’... necessario che tutto quanto ho detto nel presente documento sulla misericordia si trasformi in un’ardente preghiera: si trasformi di continuo in un grido che implori la misericordia secondo le necessità dell’uomo nel mondo contemporaneo. Questo grido sia denso di tutta quella verità sulla misericordia, che ha trovato così ricca espressione nella sacra Scrittura e nella tradizione, come anche nell’autentica vita di fede di tante generazioni del popolo di Dio. Con tale grido ci richiamiamo, come gli scrittori sacri, al Dio che non può disprezzare nulla di ciò che ha creato (cf. Sap 11,24), al Dio che è fedele a se stesso, alla sua paternità e al suo amore. E come i profeti, facciamo appello a quell’amore che ha caratterische materne e, a somiglianza di una madre, segue ciascuno dei suoi figli, ogni pecorella smarrita, anche se ci fossero milioni di tali smarrimenti, anche se nel mondo l’iniquità prevalesse sull’onestà, anche se l’umanità contemporanea meritasse per i suoi peccati un nuovo "diluvio", come un tempo lo meritò la generazione di Noè. Facciamo ricorso a quell’amore paterno che ci è stato rivelato da Cristo..., memori delle parole del Magnificat di Maria che proclama la misericordia "di generazione in generazione"! Imploriamo la misericordia divina per la generazione contemporanea!». (DM 15)

Inizio

 

 

IL MESSAGGIO SPIRITUALE DI MADRE SPERANZA

Il secondo fattore che ha influito nella realizzazione di questo sussidio è stato il contenuto delle rivelazioni private della Serva di Dio, Madre Speranza Alhama Valera (1). In attesa che il processo di canonizzazione possa farci conoscere il giudizio definitivo dell’Autorità ecclesiastica sulla Fondatrice dell’Opera di Collevalenza, rivisitiamo brevemente alcuni dei suoi testi più caratteristici, relativi all’oggetto essenziale del suo messaggio spirituale.

 

a. Il contenuto essenziale delle rivelazioni

Si può dire che ogni credente abbia una sua spiritualità, cioè una sua tipica sensibilità ai molteplici dati della rivelazione. Ciò vale ancor più per i santi i quali ricevono in dono dallo Spirito una particolare conoscenza del mistero divino, in base alla quale orientano anche le proprie scelte operative.

E questo vale sicuramente anche per la Madre Speranza la quale è destinata a passare alla storia della Chiesa proprio come "l’Ancella dell’Amore Misericordioso", sia in forza delle sue molteplici esperienze mistiche, sia per l’esplicita missione ecclesiale a lei affidata dalla Divina Provvidenza. Ecco, dunque, il nucleo di quelle rivelazioni che l’hanno guidata e sostenuta lungo tutto il corso della sua vita terrena e che la caratterizzeranno per sempre in seno alla Chiesa.

«Oggi, 5 novembre 1927, mi sono distratta, cioè ho passato parte della notte fuori di me e molto unita al buon Gesù il quale mi diceva che io debbo far sì che tutti gli uomini lo conoscano non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortarli, aiutarli e renderli felici, e che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro». (Diario, 05.11.1927)

«Il buon Gesù mi ha incaricata di comunicare a quanti trattano con me che Lui ama tutte le anime con la stessa intensità; e che se esiste una qualche differenza è proprio quella di amare di più quelle anime che, pur piene di difetti, si sforzano e lottano per essere come Lui le vuole; e che l’uomo più perverso, il più abbandonato e miserabile è amato da Lui con immensa tenerezza». (Diario, 19.02.1928)

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(1) Madre Speranza (al secolo, Maria Josefa Alhama Valera) è nata il 30.09.1893 a Santomera (Murcia), nel sud della Spagna. E’ morta, in fama di santità, a Collevalenza di Todi (Perugia), il giorno 08.02.1983, ed è ivi sepolta presso il Santuario dell’Amore Misericordioso.

«Ieri ho inteso che Gesù mi diceva: "Figlia mia, il mio cuore arde dal desiderio che si salvino tutti gli uomini: insegna loro a ricorrere al mio Amore Misericordioso; dì loro che li sto aspettando con amore e misericordia". E mentre udivo queste parole, sentivo che il mio cuore si incendiava nell’amore del mio Dio, fino al punto di non riuscire a sopportare la violenza di questo fuoco...». (Scritti vari, 30.08.1942)

b. L’eco delle rivelazioni negli scritti

Gli scritti della Madre Speranza trattano, per lo più, di argomenti legati alla pratica della Vita Religiosa, finalizzati alla istruzione delle due Congregazioni da lei fondate (le Ancelle e i Figli dell’Amore Misericordioso). Ma in mezzo a tali tematiche riemergono spessissimo le luci e le tonalità delle sue esperienze carismatiche, unite ad un forte anelito apostolico. Ecco alcuni passaggi particolarmente significativi.

«In questi momenti nei quali l’inferno lotta per togliere Gesù dal cuore dell’uomo, è necessario lavorare quanto più possiamo affinchè l’uomo conosca l’Amore Misericordioso di Gesù e veda in Lui un Padre pieno di bontà, che brucia d’amore per tutti e che si offre a morire su una Croce perchè l’uomo, che egli ama, possa vivere... Facciamo tutto il possibile perchè l’uomo non veda in Lui un Padre bramoso di castigare, ma un Padre pieno di misericordia, desideroso di vederci ricorrere a Lui per poterci perdonare. Anche se si trattasse dei peggiori peccatori, non c’è da temere, perchè il suo cuore misericordioso perdona e ama con amore infinito». (La perfecciòn de la vida religiosa, n. 52)

«Poniamo un interesse speciale per far comprendere ai nostri fratelli che Gesù è per tutti un Padre pieno di bontà, il quale ci ama con un amore infinito, senza fare distinzioni. L’uomo il più perverso, il più miserabile e perfino il più perduto, è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un Padre e una tenera madre. Gesù non fa distinzioni tra le anime se non per concedere a qualcuna di esse delle grazie straordinarie o più speciali, al fine di prepararla a maggiori sofferenze per diventare il parafulmine dei suoi fratelli. Io paragono dunque l’amore di Gesù al cuore umano: questo spinge il sangue fino alle estremità del corpo, distribuendo la vita anche alle membra più umili. Nello stesso modo agiscono le pulsazioni dell’Amore Misericordioso. Il cuore di Gesù batte con immenso amore per tutti gli uomini: batte per le anime tiepide e per i peccatori, per le anime sante e per le fervorose; batte per gli infedeli e per gli eretici, per i moribondi e per le anime del purgatorio; batte, infine, per tutte le anime beate da Lui glorificate in cielo». (La perfecciòn de la vida religiosa, n. 53)

Tra gli scritti della Madre Speranza merita certamente una menzione particolare il breve opuscolo della Novena all’Amore Misericordioso di Gesù: per mezzo di sobrie riflessioni sulle singole espressioni del Padre nostro e di brevi invocazioni, si è condotti a sentimenti di profonda fiducia verso la Misericordia del Signore, al fine di conseguire una sincera contrizione per il perdono delle proprie colpe, ed ottenere le grazie che si vuol domandare.

c. La nozione specifica di "amore misericordioso"

Facendo costante riferimento alle parabole evangeliche della misericordia (cf. Lc 15), la Madre Speranza comprende che l’amore del Signore diventa "misericordioso" per il fatto stesso che si china sull’uomo segnato dalla "miseria" materiale, fisica e soprattutto morale, fino al punto di diventare più intenso in proporzione di tali necessità.

Come è già avvenuto nella parabola alla figura del fratello maggiore (cf. Lc 15,25 ss.), la "scoperta" della misericordia può condurci fino al paradosso di "invidiare" il peccatore perchè questi usufruisce delle "preferenze" divine: ma la tenera compassione del Padre, o la sollecitudine del buon Pastore, non sono tanto un "premio" per il peccato (il quale rimane sempre profondamente detestabile), quanto il riflesso più vivido dell’infinita ricchezza di Dio, e la medicina più efficace per poter risanare il figlio moralmente distrutto, o la pecora gravemente ferita.

Così, l’annuncio della misericordia appare sempre finalizzato a facilitare il processo della conversione, anche per i più lontani.

«Non è molto tempo che mi hanno domandato da dove ha origine tanta misericordia divina. Mi chiedavano: "Da dove procede questa tenera compassione, umanamente inspiegabile, verso i peccatori? Quale ne è la causa?". La causa è che Gesù raddoppia il suo amore in proporzione della miseria dell’uomo. Mi sembra che tutte le qualità del nostro buon Gesù stiano al servizio dell’amore: infatti, vediamo che Egli impiega la sua sapienza per riparare i nostri errori, la sua giustizia per correggere le nostre iniquità, la sua bontà e la sua misericordia per consolarci e ricolmarci di benefici, e la sua onnipotenza per sostenerci e proteggerci». (La perfecciòn de la vida religiosa, n. 12)

«Quanto più un essere è debole, povero e miserabile, tanto più Gesù sente per lui interesse: la sua misericordia, cioè, diviene più grande; la sua bontà, straordinaria; si riduce Lui stesso ad attendere o a bussare alla porta di un’anima colpevole o tiepida... Dobbiamo, quindi, onorare il buon Gesù amando molto i poveri peccatori e pregando per essi, sacrificandoci e facendo quanto è nelle nostre possibilità affinchè tornino a Lui, usando sempre molta prudenza e vigilanza per non contaminarci con quelle infermità che vorremmo curare. Il nostro orrore per il peccato deve essere estremo e dobbiamo costantemente chiedere a Gesù che ci tolga piuttosto la vita, anzichè avere la disgrazia di offenderlo...». (La perfecciòn de la vida religiosa, n. 11)

d. L’Opera del Santuario

Animata da queste convinzioni e coadiuvata dai suoi Istituti Religiosi, la Madre Speranza si è impegnata non solo in opere di carità a beneficio di varie categorie di bisognosi (infanzia abbandonata, handicappati, anziani, ecc...), ma si è anche prodigata, sotto la sapiente regìa della Divina Provvidenza, nella realizzazione di un Centro di Spiritualità, il Santuario dell’Amore Misericordioso, in Collevalenza di Todi (PG).

Vero fulcro dell’intera Opera è il grande crocifisso ligneo, raffigurato non tanto nello spasimo del supplizio, quanto nella regale serenità di Colui che, innalzato da terra, attira tutti a sè con la forza della carità divina: «Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). L’immagine è corredata da vari altri simboli che pongono la Croce in stretta relazione con l’Eucarestia, con il Comandamento nuovo dell’amore e con la regalità universale di Cristo Signore.

Adiacenti al Santuario, e strettamente connesse con la sua azione pastorale, vi sono anche delle Piscine per il bagno dei malati, sulle quali, secondo la testimonianza della Madre Speranza, vi è uno specifico e misterioso disegno del Signore, descritto in forma "autoritativa" in una rivelazione dell’anno 1960, e in forma "riflessa" nell’apposita Preghiera per il Santuario, composta dalla stessa Fondatrice:

«Decreto. A quest’acqua e alle piscine va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad imprimerlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest’acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario, dove li sta aspettando non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto e dimentica». (Estasi del 03.04.1960)

«Benedici, Gesù mio, il tuo Santuario e fà che vengano a visitarlo da tutto il mondo: alcuni a domandarti la salute per le proprie membra straziate da malattie che la scienza umana non sa curare; altri a chiederti perdono dei propri vizi e peccati; altri, infine, per ottenere la salute per la propria anima annegata nel vizio, e per la propria mente travagliata dal pensiero di non essere degni di ricevere nessuna grazia e tantomeno il perdono da un Dio così giusto e severo. Questa infatti è la mentalità di tanta povera gente...

Fà, Gesù mio, che tutti gli uomini abbiano la possibilità di conoscerti come Tu veramente sei, e che tutti vedano in Te la vera immagine del Padre del figliol prodigo.

Fà, Gesù mio, che tutti ti conoscano e ti amino e che nell’ora della morte siano certi di incontrare non un Giudice severo e duro, pronto a dare sentenze, ma un Padre pieno di amore e di misericordia, che non tiene in conto, perdona e dimentica le miserie e i difetti dei propri figli...». (Preghiera per il Santuario)

La Madre Speranza potè ricevere il suggello definitivo sul suo messaggio spirituale e su tutto il suo operato, con la Visita Apostolica di Giovanni Paolo II presso il Santuario di Collevalenza, il 22 novembre 1981, solennità liturgica di Cristo Re.

Inizio

 

 

LA STRUTTURA DEL LEZIONARIO

Come appare dall’indice generale (cf. pag. 3-4), questa raccolta di brani biblici è strutturata in 31 unità, le quali a loro volta sono raggruppate in 5 parti. Senza voler qui anticipare le 31 note introduttive preposte alle singole unità, può essere utile, al fine di comprendere meglio la struttura generale del Lezionario e la logica sistematica che lo anima, presentare le note introduttive relative alle singole parti.

Prima parte:
La perenne attualità dell’annuncio

Esistono oggi motivi specifici per riproporre con forza il messaggio tanto antico e sempre nuovo del Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Questa "buona notizia" dell’amore divino, affidata alla Chiesa, ha un’efficacia salvifica per l’uomo di ogni tempo: da qui la necessità di una proclamazione costante e adeguata.

1. La negazione di Dio e dell’uomo
2. La nuova evangelizzazione

Seconda parte:
Le qualità dell’amore divino

L’amore del Signore verso i suoi figli si è manifestato, nel corso della rivelazione, con grande ricchezza di "sfumature". Per tentare di descriverlo, la Bibbia usa anche concetti e immagini umane: Dio infatti è in un certo senso "somigliante" a noi, dal momento che ci ha creati "a sua immagine e somiglianza" (cf. Gen.1,26). Tra le connotazioni del suo amore, quella più commovente è che esso si effonde di preferenza sull’uomo che ne ha maggiore necessità, cioè è un amore "ricco di misericordia" (cf. Ef 2,4).

3. Dio è amore
4. Amore creativo
5. Amore paterno
6. Amore materno
7. Amore sponsale
8. Amore benigno
9. Amore esigente
10. Amore paziente
11. Amore misericordioso
12. Amore misericordioso verso i poveri
13. Amore misericordioso verso i malati
14. Amore misericordioso verso i peccatori
15. Amore crocifisso e regale
16. Amore redentivo e santificante

Terza parte:
La misericordia di Dio e l’uomo peccatore

Non desta meraviglia il fatto che il Signore si prenda cura dell’uomo povero o malato; suscita invece stupore e persino scandalo il constatare la sua accorata sollecitudine per l’uomo malvagio: ma è proprio qui che la potenza della carità divina si manifesta in pienezza. Il rapporto tra l’amore del Signore e l’uomo peccatore è sintetizzato in maniera insuperabile nella parabola del "Padre misericordioso": essa scandisce le tappe progressive per le quali passa ogni uomo, dal momento del suo distacco da Dio a quello del ritorno; definisce il rapporto misterioso che intercorre tra la giutizia, l’amore e la misericordia; e rivive in modo specifico nel Sacramento della Riconciliazione, il quale a sua volta culmina nel Banchetto Eucaristico.

17. La parabola del Padre misericordioso
18. La libertà
19. Il peccato
20. La correzione
21. Il pentimento
22. Il perdono
23. Le obiezioni
24. Il Sacramento della Riconciliazione
25. Il Sacramento dell’Eucarestia

Quarta parte:
La risposta dell’uomo all’amore di Dio

L’annuncio dell’amore e della misericordia del Signore, quando è sapientemente compiuto, non produce nell’uomo perdita del santo timor di Dio o disimpegno morale, ma effetti quanto mai salutari. Questa "buona notizia" è in grado di condurre l’uomo alla gratitudine verso Dio e ad una rinnovata comunione di grazia con lui; ed è in grado di fomentare una fattiva riconciliazione con i fratelli, per mezzo del perdono e della carità. In questa maniera, dal dono di Dio nasce la risposta dell’uomo, dalla fede scaturisce la morale.

26. Il duplice precetto dell’amore
27. La vita di grazia
28. Il perdono e l’amore ai nemici
29. Le opere di misericordia

 

Quinta parte:
Maria, madre amorevole e misericordiosa

La Beata Vergine Maria è destinataria, più di ogni altra creatura, delle predilezioni dell’amore di Dio; al tempo stesso però, in quanto madre amorevole e misericordiosa, ne è anche mediatrice e dispensatrice a favore della Chiesa e del mondo. Essendo compassionevole, Maria intercede; essendo prediletta, continua a trovar grazia; avendo ottenuto, Maria dona.

30. Maria, ricolmata di grazia
31. Maria, mediatrice di grazia

 

Appendice 1:
Liturgia Penitenziale
(Letture complementari)

Appendice 2:
Altre perìcopi evangeliche sulla misericordia

Inizio

 

L E Z I O N A R I O

Prima parte

LA PERENNE ATTUALITA’ DELL’ANNUNCIO

    Esistono oggi motivi specifici per riproporre con forza il messaggio tanto antico e sempre nuovo del Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perchè il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17).

    Questa "buona notizia" dell’amore divino, affidata alla Chiesa, ha un’efficacia salvifica per l’uomo di ogni tempo: da qui la necessità di una proclamazione costante e adeguata.

1. La negazione di Dio e dell’uomo (001-005)
2. La nuova evangelizzazione (006-010)

Inizio

 

1. LA NEGAZIONE DI DIO E DELL’UOMO

    Nella costruzione della società, la nostra generazione ha molto spesso scartato "la pietra angolare", cioè ha operato un rifiuto teorico e pratico di Dio (003). Questa ribellione atea è strettamente connessa ad altri fenomeni tipici del mondo contemporaneo, quali la secolarizzazione, l’indifferenza religiosa e il relativismo morale.

    La "negazione di Dio" però, lungi dal costituire una liberazione o una conquista, si è miseramente risolta in una crescente "negazione dell’uomo", attestata da fenomeni quali la violazione dei diritti umani, la disgregazione della famiglia, il disprezzo per la sacralità inviolabile della vita umana, e una dilagante conflittualità sociale.

    Dopo aver innalzato la torre del progresso in un clima di sfida verso Dio, gli uomini hanno finito per non intendersi più nè con Dio, nè tra di loro (001); e nonostante abbiano ampliato i propri granai, non sono riusciti ad elimininare povertà e discriminazioni (005). Questa umanità assomiglia molto a quella del diluvio universale (001/bis; 005/bis).

 

Altri riferimenti biblici

001/bis. PRIMA LETTURA (Gen.6,5-8.13-14.17-22)
                Ecco, io manderò il diluvio sulla terra.

004/bis. CANTO AL VANGELO (Rm 12,2a)
                Non conformatevi alla mentalità di questo secolo,
                ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente.

005/bis. VANGELO (Mt 24,37-44)
                Venne il diluvio e inghiottì tutti.

 

001. PRIMA LETTURA (Gen.11,1-9)
Costruiamoci una torre la cui cima tocchi il cielo.

Dal libro della Genesi

    Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
    Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro».
    Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

002. SALMO RESPONSORIALE (Sal 13)

Rit. L’uomo stolto nega l’esistenza di Dio.

Lo stolto pensa: «Non c'è Dio».
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
nessuno più agisce bene. (Rit.)

Il Signore dal cielo si china sugli uomini
per vedere se esista un saggio:
se c'è uno che cerchi Dio. (Rit.)

Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti;
più nessuno fa il bene, neppure uno.
Non comprendono nulla tutti i malvagi,
che divorano il mio popolo come il pane? (Rit.)

Non invocano Dio: tremeranno di spavento,
perché Dio è con la stirpe del giusto.
Volete confondere le speranze del misero,
ma il Signore è il suo rifugio. (Rit.)

 

003. SECONDA LETTURA (1 Pt 2,4-10)
La pietra che i costruttori hanno scartato.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

    Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà confuso.
    Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli, la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati.
    Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate "non-popolo", ora invece siete il popolo di Dio; voi un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.

 

004. CANTO AL VANGELO (Ef 5,15)

Alleluia, alleluia

Vigilate attentamente sulla vostra condotta,
comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi.

Alleluia

 

005. VANGELO (Lc 12,13-21)
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
    Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
    Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

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2. LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

    La società contemporanea, avendo smarrito il senso di Dio e il rispetto per la dignità della persona umana, ha urgente bisogno di una nuova e profonda evangelizzazione. Sotto la guida del Magistero, tutte le forze vive della Chiesa sono attualmente impegnate, a vario titolo e con forme organizzative diverse, in questa grande sfida.

    Evangelizzare significa ripresentare integralmente il messaggio evangelico, il cui nucleo essenziale è l’annuncio della morte e risurrezione del Signore. E quanto più una società si mostra sorda e cieca, tanto più urge far risuonare con forza questo lieto annuncio, secondo il mandato del Risorto e la testimonianza degli apostoli (010; 006).

    Essendo "potenza e sapienza di Dio" (008/bis), la proclamazione del Vangelo contiene sempre in se stessa un’efficacia salvifica: essa è in grado di suscitare la fede (008) e di riattivare nell’uomo la dinamica di una piena riconciliazione con Dio e con i fratelli. La Parola di Dio, infatti, è pioggia feconda e seme (010/bis), spada tagliente e luce.

Altri riferimenti biblici

008/bis. SECONDA LETTURA (1 Cor 1,17-25)
                Predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio.

009/bis. CANTO AL VANGELO (Gc 1,21b)
                Accogliete con docilità la parola
                che è stata seminata in voi
                e che può salvare le vostre anime.

010/bis. VANGELO (Mt 13,1-13.18-23)
                La parabola del seminatore.

 

006. PRIMA LETTURA (At 3,12-20;4,1-4)
Di questo noi siamo testimoni.

Dagli Atti degli Apostoli

    Dopo aver guarito un uomo storpio fin dalla nascita, Pietro disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni. Proprio per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
    Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore, ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù».
    Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.

007. SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)

Rit. Annunciamo a tutto il mondo l’amore del Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. (Rit.)

Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia. (Rit.)

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. (Rit.)

 

008. SECONDA LETTURA (Rm 10,9-18)
La fede dipende dalla predicazione.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratello, se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: "Chiunque crede in lui non sarà deluso". Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. Infatti: "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato".
    Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: "Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!". Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?".
    La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole.

 

009. CANTO AL VANGELO (Mc 16,15)

Alleluia, alleluia

Andate in tutto il mondo, dice il Signore,
e predicate il vangelo ad ogni creatura.

Alleluia

 

010. VANGELO (Lc 24,44-53)
Di questo voi siete testimoni.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, apparendo agli apostoli dopo la sua risurrezione, Gesù disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
    Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».
    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

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Seconda parte

LE QUALITA’ DELL’AMORE DIVINO

L’amore del Signore verso i suoi figli si è manifestato, nel corso della rivelazione, con grande ricchezza di "sfumature". Per tentare di descriverlo, la Bibbia usa anche concetti e immagini umane: Dio infatti è in un certo senso "somigliante" a noi, dal momento che ci ha creati "a sua immagine e somiglianza" (cf. Gen. 1,26).

Tra le connotazioni del suo amore, quella più commovente è che esso si effonde di preferenza sull’uomo che ne ha maggiore necessità, cioè è un amore "ricco di misericordia" (cf. Ef 2,4).

3. Dio è amore (011-015)
4. Amore creativo (016-020)
5. Amore paterno (021-025)
6. Amore materno (026-030)
7. Amore sponsale (031-035)
8. Amore benigno (036-040)
9. Amore esigente (041-045)
10. Amore paziente (046-050)
11. Amore misericordioso (051-055)
12. Amore misericordioso verso i poveri (056-060)
13. Amore misericordioso verso i malati (061-065)
14. Amore misericordioso verso i peccatori (066-070)
15. Amore crocifisso e regale (071-075)
16. Amore redentivo e santificante (076-080)

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3. DIO E’ AMORE

    La rivelazione, avviata nell’Antico Testamento (011) e portata a compimento da Gesù che è l’irradiazione della gloria del Padre e la sua immagine visibile (013/bis; 015/bis), ci attesta chiaramente che tra le molteplici perfezioni di Dio la più sublime è l’amore: anzi, solo l’amore definisce in modo adeguato l’essenza più profonda di Dio (013).

    Questa verità va riferita sia al Mistero Trinitario (Dio è amore in se stesso), sia al suo agire nella storia (Dio è amore verso di noi). Egli è la luce vera ed eterna, che non è rimasta chiusa nella propria beatitudine, ma si è effusa e comunicata, per purissimo dono, a tutti coloro che abitavano nelle tenebre dell’errore e del peccato (015).

    Nel corso della storia della salvezza, l’amore divino si è costantemente manifestato, e continua tuttora a manifestarsi, con grande ricchezza di qualità e di "sfumature", come i diversi colori dell’arcobaleno, che fusi insieme danno la luce. E le pagine della Sacra Scrittura lo descrivono, appunto, con grande varietà di termini e di immagini.

 

Altri riferimenti biblici

013/bis. SECONDA LETTURA (Eb 1,1-6)
                Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

014/bis. CANTO AL VANGELO (Gv 1,18)
                Dio nessuno l’ha mai visto:
                proprio il Figlio unigenito
                che è nel seno del Padre,
                lui lo ha rivelato.

015/bis. VANGELO (Gv 14,1-11.16-18)
                Chi ha visto me, ha visto il Padre.

 

011. PRIMA LETTURA (Es 33,18-23;34,5-9)
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso!

Dal libro dell’Esodo

    In quei giorni, Mosè disse al Signore: «Mostrami la tua Gloria!». Il Signore rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».
    Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà; che conserva il suo favore per mille generazioni; che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione; che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fà di noi la tua eredità».

 

012. SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)

Rit. Mostraci, o Signore, la luce del tuo volto.

Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore? (Rit.)

Ascolta Signore la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
il tuo volto, Signore, io cerco. (Rit.)

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. (Rit.)

 

013. SECONDA LETTURA (1 Gv 4,7-16)
Dio è amore.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

    Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
    In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
    Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito.
    E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

 

014. CANTO AL VANGELO (Gv 1,9.5)

Alleluia, alleluia

Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
La luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’hanno accolta.

Alleluia

 

015. VANGELO (Gv 3,14-21)
Dio ha tanto amato il mondo.

Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
    Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

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4. AMORE CREATIVO

    L’espressione fondamentale dell’amore di Dio è certamente l’opera della creazione, la quale riflette anche la sua infinita onnipotenza, sapienza e bellezza. E’ per questo che l’uomo, in forza del proprio intelletto e senza bisogno di altre specifiche rivelazioni, può arrivare alla conoscenza naturale del Creatore di tutte le cose (018).

    Nel creare Dio ha agito non per necessità ma in assoluta libertà, mosso soltanto dal desiderio di effondere la sovrabbondanza del suo Sommo Bene sull’uomo, plasmato a propria immagine e somiglianza, creato nella complementarietà dei sessi, costituito signore di tutto ciò che esiste, e chiamato alla piena familiarità con sè (016).

    Dio non disprezza nulla di quanto ha creato; anzi, si prende cura con infinita sollecitudine di ogni essere vivente. Ne deriva per noi la necessità di una piena fiducia nella sua provvidenza di Padre (020), e di un grande rispetto verso il creato e verso la sacralità inviolabile di ogni vita umana, fosse anche la più debole e indifesa (016/bis; 020/bis).

 

Altri riferimenti biblici

016/bis. PRIMA LETTURA (Sir 17,1-12)
                Il Signore creò l’uomo dalla terra.

019/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. 1 Gv 3,15)
                Chi odia il proprio fratello è omicida
                e non possiede in se stesso la vita eterna.

020/bis. VANGELO (Mt 5,17-24)
                Non uccidere.

 

016. PRIMA LETTURA (Gen.1,26-2,3)
Dio creò l’uomo a sua immagine.

Dal libro della Genesi

    Il sesto giorno della creazione, Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
    Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
    Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero in cui è il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
    Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.

 

017. SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)

Rit. La creazione narra la gloria di Dio

I cieli narrano la gloria di Dio
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia. (Rit.)

Non è linguaggio e non sono parole
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola. (Rit.)

Là pose una tenda per il sole
che esce dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via. (Rit.)

Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l’altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore. (Rit.)

 

018. SECONDA LETTURA (Rm 1,18-25)
Hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.
    Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria, né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
    Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore che è benedetto nei secoli. Amen.

 

019. CANTO AL VANGELO (Cf. Sap 11,24)

Alleluia, alleluia

Il Signore ama tutte le cose esistenti
e nulla disprezza di quanto ha creato;
se avesse odiato qualcosa,
non l’avrebbe neppure creata.

Alleluia

 

020. VANGELO (Mt 6,25-34)
Osservate come crescono i gigli del campo.

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
    E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
    Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
    Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena».

Inizio

 

 

5. AMORE PATERNO

    La rivelazione biblica ci insegna a scorgere in Dio, innanzitutto, le caratteristiche dell’amore paterno. Il padre terreno è colui che, con la propria presenza rassicurante e con il proprio lavoro, è chiamato a dare stabilità, protezione ed assistenza ai figli che ha generato. Nel suo amore prevale la fortezza.

    Dio è realmente nostro Padre non solo perchè ci ha creati dal nulla e ci sostiene con sollecitudine e fedeltà lungo tutto il cammino terreno, come ha già fatto con il suo popolo eletto (021; 021/bis), ma anche perchè ci chiama alla piena comunione con sè e alla vita soprannaturale, per mezzo del suo Santo Spirito effuso nei nostri cuori (023).

    Come insegna la preghiera del "Padre nostro", la convinzione della reale paternità di Dio ci deve spingere a rendergli tutto l’onore dovuto e ad invocarlo con fiducia nelle diverse necessità della vita (025; 025/bis). I tratti della paternità divina debbono rivivere in tutti coloro che esercitano la paternità naturale o quella spirituale.

 

Altri riferimenti biblici

021/bis. PRIMA LETTURA (Is 63,7-10.15-17)
                Tu, Signore, tu sei nostro padre.

024/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Ef 3,14-15)
                Adoriamo il Padre
                dal quale ogni paternità
                nei cieli e sulla terra prende nome.

025/bis. VANGELO (Lc 11,1-13)
                Quando pregate dite: Padre!

 

021. PRIMA LETTURA (Os 11,1-9)
Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore.

Dal libro del profeta Osea

    Così dice il Signore: «Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi.
    Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Ritornerà al paese d’Egitto, Assur sarà il suo re, perchè non hanno voluto convertirsi. La spada farà strage nelle loro città, sterminerà i loro figli, demolirà le loro fortezze. Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo.
    Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perchè sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira».

 

022. SALMO RESPONSORIALE (Sal 102)

Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici. (Rit.)

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia. (Rit.)

Buono e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Egli non continua a contestare,
e non conserva per sempre il suo sdegno. (Rit.)

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono. (Rit.)

 

023. SECONDA LETTURA (Rm 8,14-17)
Gridiamo: «Abbà, Padre!».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».
    Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

 

024. CANTO AL VANGELO (1 Gv 3,1)

Alleluia, alleluia

Quale grande amore ci ha dato il Padre
per essere chiamati figli di Dio,
e lo siamo realmente!

Alleluia

 

025. VANGELO (Mt 6,5-15)
Voi dunque pregate così: Padre nostro!

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
    Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.

    Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Inizio

 

 

6. AMORE MATERNO

    Senza indùlgere al sentimentalismo, la rivelazione biblica ci insegna a scorgere in Dio anche le connotazioni dell’amore materno. La madre terrena è colei che sta unita "visceralmente" al proprio figlio, lungo tutto il processo generativo, e ne segue più da vicino lo sviluppo educativo. Nel suo amore prevale la tenerezza.

    Il Signore ci ama di amore materno perchè, nonostante la sua divina maestà, non ci tiene distanti da sè ma, mosso a compassione per le nostre necessità, ci attira con infinita tenerezza per comunicarci le sue consolazioni (026; 026/bis; 030). Egli inoltre, come ha già fatto con il suo popolo eletto, sa educarci con amore vigile e paziente.

    I tratti materni dell’amore di Dio ci debbono spingere ad un abbandono filiale verso di lui, a vivere cioè la cosiddetta "infanzia spirituale" che è sempre sorgente di grande pace interiore e di santità. Queste connotazioni divine debbono riflettersi in coloro che esercitano la maternità naturale (030/bis), o quella spirituale (028).

 

Altri riferimenti biblici

026/bis. PRIMA LETTURA (Ger 31,16-20)
                Le mie viscere si commuovono per lui.

029/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Sal 138,13-14)
                Sei tu che hai creato le mie viscere
                e mi hai tessuto nel seno di mia madre:
                Signore, sono stupende le tue opere!

030/bis. VANGELO (Gv 16,19-23a)
                La donna quando partorisce è afflitta.

 

026. PRIMA LETTURA (Is 49,8a.13-17)
Si dimentica forse una donna del suo bambino?

Dal libro del profeta Isaia

    Così dice il Signore:
«Al tempo della misericordia ti ho ascoltato,
nel giorno della salvezza ti ho aiutato».
    Giubilate o cieli;
rallegrati o terra, gridate di gioia o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha pietà dei suoi miseri.
    Sion ha detto:
«Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
    «Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,
le tue mura sono sempre davanti a me.
I tuoi costruttori accorrono,
i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te».

 

27. SALMO RESPONSORIALE (Sal 130)

Rit. Donaci, o Signore, la semplicità del cuore.

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze. (Rit.)

Io sono tranquillo e sereno,
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia.
Speri Israele nel Signore, ora e sempre. (Rit.)

 

028. SECONDA LETTURA (1 Ts 2,1-8)
Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

    Fratelli, voi stessi sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
    E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo, così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
    Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.

 

029. CANTO AL VANGELO (Is 66,13a)

Alleluia, alleluia

Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò, dice il Signore.

Alleluia

 

030. VANGELO (Lc 7,11-17;8,1-3)
Il Signore ne ebbe compassione.

Dal vangelo secondo Luca (*forma breve**)

    (*) In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi, toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
    Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
(**)

In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

Inizio

7. AMORE SPONSALE

    La rivelazione biblica ci insegna, infine, a scorgere in Dio anche le proprietà affascinanti dell’amore sponsale. Mentre un padre o una madre possono avere anche più figli, lo sposo è colui che riversa il suo amore di predilezione completamente ed esclusivamente sulla sua sposa, ed esige da lei un’identica corrispondenza.
    L’amore del Signore è davvero come quello di uno sposo perchè egli stabilisce con ciascuno di noi un patto d’alleanza individuale e perenne: ci ama, cioè, in modo esclusivo e indissolubile, fino alla gelosia. Ed anche davanti alle nostre ripetute infedeltà, egli sa rinnovarci sempre la freschezza del suo primo affetto (031; 031/bis).
    Questi tratti dell’amore divino debbono rivivere, in modo reale, nella condizione matrimoniale che è parte integrante del sapiente disegno del Creatore (035) ed è segno sacramentale dell’unione tra il Cristo e la sua Chiesa (033); e, in modo mistico, nella vita consacrata che è il segno luminoso della condizione futura (035/bis).

 

Altri riferimenti biblici

031/bis. PRIMA LETTURA (Is 54,1-10)
                Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?

034/bis. CANTO AL VANGELO (2 Cor 11,2)
                Io provo per voi una specie di gelosia divina,
                dice Paolo, avendovi promessi a un unico sposo,
                per presentarvi quale vergine casta a Cristo.

035/bis. VANGELO (Mt 25,1-12)
                Ecco lo sposo, andategli incontro!

 

031. PRIMA LETTURA (Os 2,4a.7-8.14.9b.16.17b-18.21-22)
Ti fidanzerò con me e ti farò mia sposa per sempre.

Dal libro del profeta Osea

    Così dice il Signore: «Accusate vostra madre, accusatela, perchè essa non è più mia moglie e io non sono più suo marito! La loro madre si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna. Essa ha detto: "Seguirò i miei amanti che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana e il mio lino, il mio olio e le mie bevande".
    Perciò, ecco, ti sbarrerò la strada di spine e ne cingerò il recinto di barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui essa diceva: "Ecco il dono che mi han dato i miei amanti". La ridurrò a una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici. Allora dirà: "Ritornerò al mio marito di prima perchè ero più felice di ora".
    Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: "Marito mio", e non mi chiamerai più: "Mio padrone".
    Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore».

 

032. SALMO RESPONSORIALE (Sal 145)

Rit. Lodiamo il Signore che è fedele per sempre.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finchè vivo canterò inni al mio Dio. (Rit.)

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene. (Rit.)

Egli è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati. (Rit.)

Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion,
per tutte le generazioni. (Rit.)

 

033. SECONDA LETTURA (Ef 5,21-6,4)
Questo mistero è grande!

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (*forma breve**)

    (*) Fratelli, siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
    E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunchè di simile, ma santa e immacolata.
    Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
    Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.
(**)

    Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra.
    E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.

 

034. CANTO AL VANGELO (1 Cor 7,7b)

Alleluia, alleluia

Ciascuno ha il proprio dono da Dio,
chi in un modo, chi in un altro.

Alleluia

 

035: VANGELO (Mt 19,1-12)
Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi.

Dal vangelo secondo Matteo (*forma breve**)

    (*) In quel tempo, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. E lo seguì molta folla e là egli guarì i malati. Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».
    Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».
    Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio».
(**)

    Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Inizio

 

 

8. AMORE BENIGNO

    L’esperienza ci conferma che esistono davvero due tipi di amore: quello di "concupiscenza" (eros), e quello di "benevolenza" (agàpe). Il primo mira, in ultima analisi, al proprio tornaconto ed è sempre inficiato di egoismo più o meno manifesto; il secondo invece è puro dono e mira essenzialmente al bene e alla felicità altrui.

    Il Signore ci ama di amore benigno perchè si rivolge a noi in maniera preveniente, gratuita e generosa: non persegue cioè interessi propri, ma gioisce nel donare e nel renderci felici, al di là dei nostri meriti. E’ come se ci invitasse tutti ad una magnifica festa gratuitamente e senza pretendere il contraccambio (036; 036/bis; 040; 040/bis).

    Questo stile, che è tipico dell’amore divino in tutte le sue manifestazioni, ci impone una verifica sul grado di disinteresse o di calcolo presente nelle nostre azioni: non può esistere, infatti, vera carità senza la ricerca sincera del bene altrui; e mancando la carità, decadono anche tutti gli altri possibili meriti e le altre virtù (038).

 

Altri riferimenti biblici

036/bis. PRIMA LETTURA (Pr 9,1-6)
                La Sapienza ha imbandito la tavola.

039/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 22,9; At 20,35b)
                Andate ai crocicchi delle strade
                e quelli che trovate, invitateli alle nozze,
                dice il Signore che gioisce nel donare.

040/bis. VANGELO (Mt 22,1-13)
                Venite alle nozze!

 

036. PRIMA LETTURA (Is 55,1-3)
Comprate e mangiate senza denaro e senza spesa.

Dal libro del profeta Isaia

    Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati venite all'acqua,
chi non ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e, senza spesa, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l'orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete.
Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide».

 

037. SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)

Rit. Il Signore è buono verso tutti.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie. (Rit.)

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. (Rit.)

Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente. (Rit.)

Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.
Appaga il desiderio di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva. (Rit.)

 

038. SECONDA LETTURA (1 Cor 12,31-13,8a.13)
La carità è benigna e non cerca il suo interesse.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

    Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.
    Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
    La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adìra, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.
    Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

 

039. CANTO AL VANGELO (Lc 14,23b; cf. Gl 2,13)

Alleluia, alleluia

Spingili a entrare perchè la mia casa si riempia,
dice il Signore che è ricco di benevolenza.

Alleluia

 

040. VANGELO (Lc 14,12-24)
Spingili a entrare perchè la mia casa si riempia.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
    Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: «Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!».
    Gesù rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.
    Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena».

Inizio

 

 

9. AMORE ESIGENTE

    Per non cadere in falsi equivoci occorre sempre precisare, alla luce della rivelazione, che l’amore del Signore, per quanto generoso, gratuito e misericordioso possa essere, non è mai un amore debole o di comodo. Al contrario, esso ci interpella sempre personalmente e ci coinvolge con radicalità, nei diversi aspetti della vita.

    Sul piano personale, infatti, il Signore ci chiama ad una conversione sincera, fino a conseguire la perfezione della carità, nel distacco dalle cose, dagli affetti e da noi stessi (043). Sul piano sociale, poi, ci assegna impegni e responsabilità di varia natura, che richiedono sempre grande dedizione, sovente fino al sacrificio.

    Per corrispondere a questa vocazione e missione, veniamo muniti dalla provvidenza di molteplici doni di grazia e di natura, dei quali un giorno dovremo rendere conto, fino all’ultimo talento (045; 045/bis). La certezza di un simile giudizio deve ulteriormente fomentare in noi il senso di responsabilità e il "santo timor di Dio" (041; 041/bis).

 

Altri riferimenti biblici

041/bis. PRIMA LETTURA (Sir 1,9-18)
                Il timore del Signore è gloria e vanto.

044/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Lc 19,22)
                Io sono un uomo severo, dice il Signore:
                prendo quello che non ho messo in deposito,
                e mieto quello che non ho seminato.

045/bis. VANGELO (Lc 19,12-27)
                La parabola delle mine.

041. PRIMA LETTURA (Dt 6,10-19)
Temerai il Signore Dio tuo.

Dal libro del Deuteronomio

    In quei giorni, Mosè parlò a tutto il popolo e disse: «Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti; quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate, alle case piene di ogni bene che tu non hai riempite, alle cisterne scavate ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile. Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome.
    Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno, perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; l'ira del Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla terra. Non tenterete il Signore vostro Dio come lo tentaste a Massa. Osserverete diligentemente i comandi del Signore vostro Dio, le istruzioni e le leggi che vi ha date. Farai ciò che è giusto e buono agli occhi del Signore, perché tu sia felice ed entri in possesso della fertile terra che il Signore giurò ai tuoi padri di darti, dopo che egli avrà scacciati tutti i tuoi nemici davanti a te, come il Signore ha promesso».

 

042. SALMO RESPONSORIALE (Sal 110)

Rit. Serviamo il Signore in santità e giustizia.

Grandi sono le opere del Signore,
le contemplino coloro che le amano.
Le sue opere sono splendore di bellezza,
la sua giustizia dura per sempre. (Rit.)

Stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
eseguiti con fedeltà e rettitudine. (Rit.)

Santo e terribile è il suo nome.
Principio della saggezza è il timore del Signore,
saggio è colui che gli è fedele;
la lode del Signore è senza fine. (Rit.)

 

043. SECONDA LETTURA (1 Pt 1,14-21)
Diventate santi in tutta la vostra condotta.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

    Carissimi, come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: "Voi sarete santi, perché io sono santo".
    E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio.
    Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia.
    Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi. E voi per opera sua credete in Dio che l'ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, e così la vostra fede e la vostra speranza sono fisse in Dio.

 

044. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 25,26)

Alleluia, alleluia

Io mieto dove non ho seminato,
e raccolgo dove non ho sparso, dice il Signore.

Alleluia

 

045. VANGELO (Mt 25,14-30)
La parabola dei talenti.

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
    Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone - sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli rispose il padrone - sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
    Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo". Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».

Inizio

 

 

10. AMORE PAZIENTE

    Il Signore, pur esigendo da noi il meglio, non è mai impaziente o affrettato; al contrario, ci concede sempre un largo spazio di tempo per convertirci e fare frutto. Questo è quanto ci insegna la turbolenta storia d’Israele (046) e, più in generale, la storia dell’umanità dove, in attesa del giudizio finale, convivono da sempre il bene e il male (050/bis).

    Non a caso, la Scrittura ci presenta il Signore con l’immagine di un solerte agricoltore che si prende cura della propria vigna, la recinta, la sgombra dai sassi, la coltiva e la pota, nella speranza di ottenerne finalmente frutti buoni. Ma, non poche volte, questa aspettativa del Signore nei confronti del suo popolo è andata delusa (047).

    Per fortuna però, la mentalità dell’agricoltore è commisurata sui lenti ritmi dei tempi e delle stagioni: egli non teme le attese, anche se lunghe. Lo stesso avviene anche in Dio: egli sa usare molta pazienza verso di noi (048). Spetta all’uomo saper utilizzare al meglio questi spazi di tempo che gli vengono offerti per ravvedersi (046/bis; 050).

 

Altri riferimenti biblici

046/bis. PRIMA LETTURA (Sir 5,1-7)
                Non aspettare a convertirti al Signore.

049/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 3,12)
                Il Signore ha in mano il ventilabro:
                raccoglierà il suo grano nel granaio,
                ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile.

050/bis. VANGELO (Mt 13,24-30.36-43)
                Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura.

 

046. PRIMA LETTURA (Ne 9,1-2.5.16.25-27.30a.31)
Hai pazientato con loro molti anni.

Dal libro di Neemia

    In quei giorni, gli Israeliti si radunarono per un digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere. Quelli che appartenevano alla stirpe d'Israele si separarono da tutti gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e confessarono i loro peccati e le iniquità dei loro padri. I leviti dissero: «Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio, ora e sempre! Si benedica il tuo nome glorioso che è esaltato al di sopra di ogni benedizione e di ogni lode!
    I nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno indurito la loro cervìce e non hanno obbedito ai tuoi comandi. Essi si sono impadroniti di fortezze, di una terra grassa, e hanno posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate, vigne, oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie per la tua grande bontà.
    Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente. Perciò tu li hai messi nelle mani dei loro nemici che li hanno oppressi.
    Ma al tempo della loro angoscia essi hanno gridato a te e tu li hai ascoltati dal cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato loro liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici. Hai pazientato con loro molti anni, e li hai scongiurati per mezzo del tuo spirito e per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto prestare orecchio. Però, nella tua molteplice compassione, tu non li hai sterminati del tutto e non li hai abbandonati, perché sei un Dio clemente e misericordioso».

 

047. SALMO RESPONSORIALE (Sal 79; cf. Is 5,1-7)

Rit. Sii paziente, o Signore, con il tuo popolo.

Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra. (Rit.)

La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli. (Rit.)

Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico. (Rit.)

Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo, vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato. (Rit.)

 

048. SECONDA LETTURA (2 Pt 3,3-4.8-10.14-15a)
Il Signore usa pazienza verso di voi.

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo

    Carissimi, dovete sapere che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: «Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione».
    Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell'adempìre la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
    Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta.
    Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza.

 

049. CANTO AL VANGELO (Cf. Rm 2,49)

Alleluia, alleluia

Non prenderti gioco della pazienza
e della tolleranza di Dio,
ma riconosci che la sua bontà
ti spinge alla conversione.

Alleluia

 

050. VANGELO (Lc 13,1-9)
Padrone, lascialo ancora quest’anno.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
    Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quegli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime, e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai"».

Inizio

 

 

11. AMORE MISERICORDIOSO

    L’amore divino è indubbiamente rivolto a tutti e a ciascuno. Ma Gesù, perfetto rivelatore del Padre, nel tracciare il programma messianico all’inizio del suo ministero pubblico, ci ha fatto comprendere che in Dio esiste un "interesse preferenziale" a favore degli ultimi: poveri, malati, afflitti, tribolati e peccatori (055; 051/bis).

    Senza rinunciare minimamente ad essere pastore di tutto il gregge, il Signore si preoccupa soprattutto delle necessità della pecora stanca, ferita o malata (051); ed è pronto persino a lasciare le altre novantanove nel recinto, per andare alla ricerca di quell’unica pecora che si è pericolosamente smarrita (055/bis).

    Poichè dunque l’amore del Signore è selettivo a partire dal basso e si china di preferenza sull’uomo segnato dalla miseria materiale, fisica o morale, tale amore diventa "misericordioso"; e quanto più si aggrava la miseria, tanto più aumenta la misericordia, perchè il Signore sa realmente compatire ed alleviare tutte le nostre infermità (053).

 

Altri riferimenti biblici

051/bis. PRIMA LETTURA (Is 42,1-4.6-7)
                Ecco il mio servo che io sostengo.

054/bis. (=161) CANTO AL VANGELO (Lc 19,10)
                Il Figlio dell’uomo è venuto
                a cercare e a salvare
                ciò che perduto, dice il Signore.

055/bis. (=162) VANGELO (Lc 15,1-10)
                La pecora smarrita e la dramma perduta.

 

051. PRIMA LETTURA (Ez 34,10-16)
Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura.

Dal libro del profeta Ezechiele

    Così dice il Signore Dio: «Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto».
    Perché dice il Signore Dio: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele.
    Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

 

052. SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)

Rit. Il Signore ha cura degli ultimi.

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome. (Rit.)

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. (Rit.)

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca. (Rit.)

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. (Rit.)

 

053. SECONDA LETTURA (Eb 2,16-18;4,14-16)
Il sommo sacerdote misericordioso.

Dalla lettera agli Ebrei

    Fratelli, Gesù non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
    Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

 

054. CANTO AL VANGELO (Cf. Is 61,1.3)

Alleluia, alleluia

Il Signore mi ha mandato
per consolare tutti gli afflitti;
per dare loro un canto di lode,
invece di un cuore mesto.

Alleluia

 

055. VANGELO (Lc 4,14-21)
Oggi si è adempiuta questa Scrittura.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
    "Lo Spirito del Signore è sopra di me;
    per questo mi ha consacrato con l'unzione,
    e mi ha mandato per annunziare ai poveri
    un lieto messaggio,
    per proclamare ai prigionieri la liberazione
    e ai ciechi la vista;
    per rimettere in libertà gli oppressi,
    e predicare un anno di grazia del Signore".
    Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».

Inizio

 

 

12. AMORE MISERICORDIOSO VERSO I POVERI

    In linea con il messaggio di sostegno agli ultimi e di liberazione da ogni forma di miseria e di oppressione, tipico dell’Esodo e di tutto l’Antico Testamento (056; 056/bis), Gesù ha rivolto il suo interessamento innanzitutto verso coloro che erano poveri di beni materiali, operando nei loro confronti su di un duplice livello.

    Da una parte, egli è andato incontro in modo concreto alle necessità della folla affamata, procurandole il cibo (060/bis); dall’altra però, affinchè non venisse fraintesa la sua opera, ha rinunciato ad ogni forma di potere temporale, ha denuciato con forza i pericoli della ricchezza, ed ha sommamente esaltato i valori spirituali del povero (060).

    Per avvalorare questo suo insegnamento, egli stesso ha scelto per sè e per i suoi discepoli una condizione di povertà "effettiva", oltre che "in spirito", per amore del Regno (058). Anche la liberazione e la promozione che oggi la Chiesa annuncia e realizza a beneficio dei poveri deve salvaguardare questi equilibri evangelici.

 

Altri riferimenti biblici

056/bis. PRIMA LETTURA (Pr 30,5-9)
                Non darmi nè povertà, nè ricchezza.

059/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Gv 6,26-27)
                Voi mi cercate perchè avete mangiato
                e vi siete saziati, dice il Signore;
                procuratevi non il cibo che perisce,
                ma quello che dura per la vita.

060/bis. VANGELO (Gv 6,1-15)
                Erano circa cinquemila uomini.

 

056. PRIMA LETTURA (Es 2,23-3,8a.10)
Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto.

Dal libro dell’Esodo

    Nel lungo corso di quegli anni, il re d'Egitto morì. Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Allora Dio ascoltò il loro lamento e si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti e se ne prese pensiero.
    Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».
    Il Signore vide che si era avvicinato per vedere, e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.
    Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese, verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele. Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!».

 

057. SALMO RESPONSORIALE (Sal 9)

Rit. Ascolta, o Signore, il povero che ti invoca.

Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate. (Rit.)

Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"? (Rit.)

Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno. (Rit.)

Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio,
per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incùta più terrore l'uomo fatto di terra. (Rit.)

 

058. SECONDA LETTURA (2 Cor 8,7-9.13-15)
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

    Fratelli, come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa. Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri.
    Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
    Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: "Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non ebbe di meno".

 

059. CANTO AL VANGELO (Mc 10,23b)

Alleluia, alleluia

Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze
entreranno nel regno di Dio, dice il Signore.

Alleluia

 

060. VANGELO (Lc 6,17-26)
Beati voi, poveri. Guai a voi, ricchi.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù, disceso dal monte, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
    «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
    Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.
    Beati voi che ora piangete, perché riderete.
    Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
    Ma guai a voi ricchi, perché avete gia la vostra consolazione.
    Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame.
    Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.
    Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti».

Inizio

 

 

13. AMORE MISERICORDIOSO VERSO I MALATI

    Durante il suo ministero, Gesù ha riservato un interesse particolare anche nei confronti di quanti erano colpiti da infermità fisiche. A costoro ha inteso donare, in ogni caso, la guarigione spirituale; a molti, poi, nel mistero della sua volontà, ha anche accordato la guarigione fisica, per attestare l’avvento del Regno messianico (065; 065/bis).

    Ma è per mezzo della sua passione e morte che Gesù ha assunto su di sè tutte le nostre infermità e ha proclamato in pienezza il "vangelo della sofferenza": accolta docilmente e in conformità ai misteriosi voleri divini, essa può diventare un mezzo efficace di purificazione e di santificazione per se stessi e per gli altri (061; 063/bis).

    In un mondo malato di efficientismo, spetta proprio ai malati ricordare la caducità delle realtà terrene (063) e testimoniare la fecondità della croce, secondo il motto paolino: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (062).

 

Altri riferimenti biblici

063/bis. SECONDA LETTURA (1 Pt 2,20b-25)
                Dalle sue piaghe siete stati guariti.

064/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Is 53,4-5)
                Egli si è caricato delle nostre sofferenze,
                si è addossato i nostri dolori:
                per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

065/bis. VANGELO (Mt 8,1-17)
                Egli si è addossato le nostre malattie.

 

061. PRIMA LETTURA (Gb 3,1-3.11-13;38,1-6;40,2-5;42,2.3b.5-6)
Perisca il giorno in cui nacqui.

Dal libro di Giobbe

    Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; prese a dire: «Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: "E` stato concepito un uomo!". E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? Perché due ginocchia mi hanno accolto, due mammelle mi hanno allattato? Sì, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace».
    Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: «Chi è costui che vuole offuscare il consiglio con parole insipienti? Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. Dov'eri tu quando ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare? Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente? L' accusatore di Dio risponda!».
    Giobbe rivolto al Signore disse: «Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò, ho parlato due volte, ma non continuerò. Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te. Ho esposto dunque senza discernimento cose troppo superiori a me, che io non comprendo. Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Perciò mi ricredo e ne provo pentimento sopra polvere e cenere».

 

062. SALMO RESPONSORIALE (Sal 21; cf. Col 1,24)

Rit. Completiamo ciò che manca ai patimenti di Cristo.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza.
Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo. (Rit.)

Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa. (Rit.)

Essi si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto. (Rit.)

 

063. SECONDA LETTURA (2 Cor 4,14.16-5,1.6-10)
Il nostro uomo esteriore si va disfacendo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

    Fratelli, colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno.
    Infatti, il momentaneo e leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.
    Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e, sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.
    Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

 

064. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 4,23)

Alleluia, alleluia

Gesù percorreva tutta la Galilea
predicando la buona novella del Regno
e curando ogni malattia e infermità.

Alleluia

 

065. VANGELO (Lc 7,16-23)
Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, vedendo i miracoli che Gesù compiva, tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
    Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi e li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?».
    In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità e da spiriti cattivi, e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!».

Inizio

 

 

14. AMORE MISERICORDIOSO VERSO I PECCATORI

    L’interesse apostolico di Gesù si è rivolto infine, in forma del tutto speciale, verso i lontani e i peccatori: egli ne ha ricercato costantemente l’incontro, dialogando e familiarizzando con loro. Questo comportamento ha causato, più volte, viva sorpresa negli apostoli e giudizi severi da parte dei suoi avversari.

    Ma Gesù giustifica il suo operato qualificandosi quale "medico delle anime" (070): egli, detestando profondamente la malattia, si prende cura del malato e lo risana con la potenza rigeneratrice del perdono e dell’amore (070/bis). Dio infatti, in forza della sua infinita carità, non può mai rallegrarsi della morte del malvagio (066; 066/bis).

    Così Gesù ha portato a compimento la missione di cercare e salvare ciò che era maggiormente perduto. Infatti, tra le varie forme di miseria che affliggono la vita dell’umanità, quella morale è sicuramente la più deleteria. E il Figlio di Dio è venuto nel mondo proprio per ricondurre a salvezza i più lontani (068).

 

Altri riferimenti biblici

066/bis. PRIMA LETTURA (Sap 11,21-12,2)
                Hai compassione di tutti perchè tutto tu puoi.

069/bis. (=163) CANTO AL VANGELO (1 Gv 4,18b)
                L’amore perfetto scaccia il timore,
                perchè il timore suppone un castigo
                e chi teme non è perfetto nell’amore.

070/bis. (=164) VANGELO (Lc 7,36-50)
                Ti sono perdonati i tuoi peccati.

 

066. PRIMA LETTURA (Ez 18,1-3.20-24.30.32)
Forse che io ho piacere della morte del malvagio?

Dal libro del profeta Ezechiele

    In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele: "I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati"? Com'è vero che io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele.
    Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità.
    Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata.
    Forse che io ho piacere della morte del malvagio, dice il Signore Dio, o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
    Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità, imitando tutte le azioni abominevoli che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
    Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Io non godo della morte di chi muore. Convertitevi e vivrete».

 

067. SALMO RESPONSORIALE (Sal 39)

Rit. Salvaci, o Signore, per la tua misericordia.

Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia mi proteggano sempre.
Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto. (Rit.)

Mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno. (Rit.)

Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare. (Rit.)

Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza. (Rit.)

 

068. SECONDA LETTURA (1 Tm 1,12-17)
Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

    Fratelli, rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al mistero: io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
    Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
    Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

069. CANTO AL VANGELO (Cf. Ez 18,23)

Alleluia, alleluia

Io non ho piacere della morte del malvagio,
dice il Signore Dio,
ma che desista dalla sua condotta e viva.

Alleluia

070. VANGELO (Mc 2,13-17)
Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori.

Dal vangelo secondo Marco

    In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.
    Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.
    Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

Inizio

 

 

15. AMORE CROCIFISSO E REGALE

    Tutta la vita terrena di Gesù va globalmente considerata come espressione dell’infinito amore del Padre per il mondo. Ma è solamente nella sua passione e morte che se ne può contemplare la manifestazione piena, perchè negli eventi del Calvario la carità divina si è unita indissolubilmente con la sofferenza, generando "l’amore crocifisso".

    Sulla croce il Figlio di Dio si è spogliato della sua regalità divina (075/bis) e ha operato una profondissima "kènosi", quale condizione previa per una rinnovata e definitiva esaltazione alla destra del Padre (073/bis). Il suo destino è davvero come quello del chicco di grano che, sepolto in terra, muore e produce una vita nuova e sovrabbondante.

    Così la croce ha cessato di essere un ignobile strumento di condanna per divenire un vero trono regale presso cui trovare grazia e misericordia. Da questo trono, il "Re crocifisso" continua ad attirare tutti a sè con la forza del perdono, e continua a dominare sui cuori, non incutendo timore, ma suscitando fiducia e gratitudine (071; 073; 075).

 

Altri riferimenti biblici

073/bis. SECONDA LETTURA (Fil 2,5-11)
                Umiliò se stesso fino alla morte di croce.

074/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Eb 4,16)
                Accostiamoci con piena fiducia
                al trono della grazia,
                per ricevere misericordia
                ed essere aiutati al momento opportuno.

075/bis. VANGELO (Gv 18,33-40)
                Tu lo dici, io sono re.

 

071. PRIMA LETTURA (Nm 21,4-9)
Chiunque guardava il serpente di rame restava in vita.

Dal libro dei Numeri

    In quei giorni, gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
    Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
    Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

 

072. SALMO RESPONSORIALE (Sal 71)

Rit. Tu sei, o Cristo, il re della gloria.

Dio, dà  al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine. (Rit.)

Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra. (Rit.)

Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri. (Rit.)

Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato. (Rit.)

 

073. SECONDA LETTURA (Rm 5,6-11)
Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
    A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. Se infatti, quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.

 

074. CANTO AL VANGELO (Gv 3,14-15)

Alleluia, alleluia

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto,
così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perchè chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Alleluia

 

075. VANGELO (Lc 23,33-46)
Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno.

Dal vangelo secondo Luca (*forma breve**)

    (*) In quel tempo, quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Gesù e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
    Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta sopra il suo capo: "Questi è il re dei Giudei".
    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio benchè condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
(**)
    Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Inizio

 

 

16. AMORE REDENTIVO E SANTIFICANTE

    In forza della morte abbracciata sulla croce e annientata nella risurrezione, e per mezzo del dono dello Spirito Santo effuso sulla Chiesa nascente a Pentecoste (078), Gesù ha operato la redenzione, ossia ha ristabilito nell’uomo gli equilibri delle origini, quelli che gli erano propri nel giardino dell’Eden prima della caduta.

    Lo Spirito Santo infatti, che è Amore increato e fonte in noi di ogni santificazione, è in grado di rigenerare l’uomo e di renderlo interiormente giusto, compiendo così una sorta di nuova creazione. Sotto la sua azione soave e potente, anche l’uomo più vecchio può ringiovanire (080), ed anche le ossa più inaridite possono tornare in vita (076).

    L’efficacia santificatrice dello Spirito divino viene descritta nella Sacra Scrittura per mezzo di alcune immagini che sono tanto semplici quanto eloquenti: esso è come "l’acqua" che purifica, disseta e fertilizza (076/bis; 080/bis); è come "il soffio del vento" che rivitalizza e sospinge; è come "il fuoco" che tutto infiamma.

 

Altri riferimenti biblici

076/bis. PRIMA LETTURA (Ez 36,22-28)
                Vi aspergerò con acqua pura.

079/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Gv 7,37-38)
                Chi ha sete, venga a me e beva;
                chi crede in me, dice il Signore,
                fiumi di acqua viva
                sgorgheranno dal suo seno.

080/bis. VANGELO (Gv 4,5-15)
                L’acqua che zampilla per la vita eterna.

 

076. PRIMA LETTURA (Ez 37,1.2b-4.5b-6a.7-12.14)
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete.

Dal libro del profeta Ezechiele

    In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai».
    Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco, sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.
    Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
    Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò».

 

077. SALMO RESPONSORIALE (Sal 103)

Rit. Rinnovaci, o Signore, con la forza del tuo Spirito.

Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. (Rit.)

Tutti da te aspettano che tu dia loro
il cibo in tempo opportuno.
Mandi il tuo Spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. (Rit.)

Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore. (Rit.)

 

078. SECONDA LETTURA (At 2,14.22b-24.32-33.36-38.40-41)
Innalzato alla destra di Dio, ha effuso lo Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli

    Il giorno di Pentecoste, Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.
    Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
    Questo Gesù, Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».
    All'udire tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo». Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa». Allora tutti quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.

079. CANTO AL VANGELO (2 Cor 5,17)

Alleluia, alleluia

Se uno è in Cristo,
è una creatura nuova;
le cose vecchie sono passate,
ecco, ne sono nate di nuove.

Alleluia

 

080. VANGELO (Gv 3,1-8)
Come può un uomo rinascere quando è vecchio?

Dal vangelo secondo Giovanni

    C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
    Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».
    Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne, e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».

Inizio

 

 

Terza parte

LA MISERICORDIA DI DIO E L’UOMO PECCATORE

    Non desta meraviglia il fatto che il Signore si prenda cura dell’uomo povero o malato; suscita invece stupore e persino scandalo il constatare la sua accorata sollecitudine per l’uomo malvagio: ma è proprio qui che la potenza della carità divina si manifesta in pienezza.

    Il rapporto tra l’amore del Signore e l’uomo peccatore è sintetizzato in maniera insuperabile nella parabola del "Padre misericordioso": essa scandisce le tappe per le quali passa ogni uomo, dal momento del suo distacco da Dio a quello del ritorno; definisce il rapporto misterioso che intercorre tra la giustizia, l’amore e la misericordia; e rivive in modo specifico nel Sacramento della Riconciliazione, il quale, a sua volta, culmina nel Banchetto Eucaristico.

17. La parabola del Padre misericordioso (081-085)
18. La libertà (086-090)
19. Il peccato (091-095)
20. La correzione (096-100)
21. Il pentimento (101-105)
22. Il perdono (106-110)
23. Le obiezioni (111-115)
24. Il Sacramento della Riconciliazione (116-120)
25. Il Sacramento dell’Eucarestia (121-125)

Inizio

 

 

17. LA PARABOLA DEL PADRE MISERICORDIOSO

    Gesù narra le tre parabole della misericordia - la pecora smarrita, la dramma perduta e il figliol prodigo (085/bis; 085) -, per giustificare presso scribi e farisei il proprio interessamento a favore dei più lontani. Tra queste tre narrazioni catechetiche, quella del "Padre misericordioso" è certamente la più ricca di significati analogici.

    Il figlio minore rappresenta l’uomo di ogni tempo, il quale dapprima si allontana da Dio e poi, stanco della propria degradazione morale, desidera redimersi; il padre raffigura l’amorevole fedeltà di Dio verso ogni uomo, fosse pure il più malvagio e miserabile; il figlio maggiore, infine, incarna le eterne obiezioni contro la divina misericordia.

    Questa parabola, inoltre, ci presenta: il peccato inteso non come atto di conquista, ma come perdita di un bene prezioso (081); la misericordia intesa non come semplice commiserazione, ma come potenza rigeneratrice (083); e la giustificazione intesa non come conquista di merito, ma come dono del tutto gratuito (083/bis).

 

Altri riferimenti biblici

083/bis. SECONDA LETTURA (Rm 3,21-26.28)
                Tutti sono giustificati gratuitamente per la sua grazia.

084/bis. (=161) CANTO AL VANGELO (Lc 19,10)
                Il Figlio dell’uomo è venuto
                a cercare e a salvare
                ciò che era perduto, dice il Signore.

085/bis. (=162) VANGELO (Lc 15,1-10)
                La pecora smarrita e la dramma perduta.

 

081. PRIMA LETTURA (Ger 2,1-2a.5-6.12-15.17.19)
Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva.

Dal libro del profeta Geremia

    Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Va' e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri, per allontanarsi da me? Essi seguirono ciò ch'è vano, diventarono loro stessi vanità e non si domandarono: "Dov'è il Signore che ci fece uscire dal paese d'Egitto, ci guidò nel deserto, per una terra di steppe e di frane, per una terra arida e tenebrosa, per una terra che nessuno attraversa e dove nessuno dimora?".
    Stupitene, o cieli; inorridite come non mai. Oracolo del Signore. Perché il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.
    Israele è forse uno schiavo, o un servo nato in casa? Perchè allora è diventato una preda? Contro di lui ruggiscono i leoni, fanno udire i loro urli. La sua terra è ridotta a deserto, le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita. Tutto ciò, forse, non ti accade perchè hai abbandonato il Signore tuo Dio?
    La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva e amara l'avere abbandonato il Signore tuo Dio e il non avere più timore di me».

 

082. SALMO RESPONSORIALE (Sal 102; Lc 15,18)

Rit. Mi alzerò e andrò da mio padre.

Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe. (Rit.)

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia;
come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe. (Rit.)

Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. (Rit.)

 

083. SECONDA LETTURA (Ef 2,1-10)
Dio, ricco di misericordia, ci ha fatti rivivere in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

    Fratelli, anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.
    Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia, mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
    Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

 

084. CANTO AL VANGELO (Cf. Tt 3,5-7)

Alleluia, alleluia

Dio ci ha salvati per sua misericordia
perchè, giustificati dalla sua grazia,
diventassimo eredi della vita eterna.

Alleluia

085. VANGELO (Lc 15,1-3:11-32)
La parabola del Padre misericordioso.

Dal vangelo seconda Luca

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano:
    «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola:
    «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta". E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
    Allora rientrò in se stesso e disse: "Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni". Partì e si incamminò verso suo padre.
    Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: "E’ tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».

Inizio

 

 

18. LA LIBERTA’

    Il figlio minore che volontariamente si allontana dalla casa paterna pone in risalto il problema della libertà umana. L’autonomia di scelta infatti, pur essendo espressione dell’altissima dignità dell’uomo, è una facoltà quanto mai ambivalente, perchè può imboccare la via della vita o quella della morte (086; 086/bis).

    Nell’ottica biblica la libertà non è mai un valore "assoluto", fine a se stesso, bensì un valore "strumentale", cioè subordinato a ciò che è vero, buono e giusto; essa per giunta appare anche "malata", perchè molto spesso non riesce a compiere ciò che vorrebbe, nel perseguimento del bene, per difetto di volontà (088).

    La redenzione accorda all’uomo decaduto la vera liberazione perchè lo sottrae dalla "schiavitù del peccato" (090) e lo chiama alla verità e alla "libertà dei figli di Dio", la cui espressione somma è "Gesù obbediente", per il quale la perfetta libertà ha coinciso con la più piena sottomissione alla volontà del Padre (090/bis).

 

Altri riferimenti biblici

086/bis. PRIMA LETTURA (Sir 15,11-20)
               
L’uomo in balia del suo proprio volere.

089/bis. CANTO AL VANGELO (Gv 4,34)
                Mio cibo è fare la volontà
                di colui che mi ha mandato
                e compiere la sua opera,
                dice il Signore.

090/bis. VANGELO (Mt 26,36-46)
                Padre mio, sia fatta la tua volontà.

 

086. PRIMALETTURA (Dt 30,11-20)
Io oggi pongo davanti a te il bene e il male.

Dal libro del Deuteronomio

    In quei giorni, Mosè disse a tutto il popolo: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, sì che lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire, sì che lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
    Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi, e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso.
    Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano.
    Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe».

 

087. SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)

Rit. Nella tua volontà, o Signore, è la nostra pace.

Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti. (Rit.)

Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene. (Rit.)

Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola. (Rit.)

 

088. SECONDA LETTURA (Rm 7,14-25a)
C’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, sappiamo che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato.
    Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.
    Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.
    Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!

 

089. CANTO AL VANGELO (Cf. Gal 5,1)

Alleluia, alleluia

Cristo ci ha liberati
perchè restassimo liberi;
non lasciatevi imporre di nuovo
il giogo della schiavitù.

Alleluia

 

090. VANGELO (Gv 8,31-38)
La verità vi farà liberi.

Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?».
    Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!».

Inizio

 

 

19. IL PECCATO

    L’uomo che abusa della propria libertà viene a trovarsi, prima o poi, in una condizione morale simile a quella del figliol prodigo che per sopravvivere si è ridotto a pascolare i porci. Ora, per il semplice fatto che la Chiesa continui ad annunciare la ricchezza della misericordia del Signore, non ci si deve equivocare sulla vera natura del peccato.

    Il peccato rimane sempre un male e la santità divina non lo può sopportare, in nessun caso: esso è ribellione diabolica a Dio e offesa ai fratelli; è menzogna e tenebra; è veleno che, partendo dal cuore, inquina tutte le azioni dell’uomo (095/bis); nella sua gradualità, il peccato è malattia e morte eterna (093/bis; 095).

    Questo tumore maligno è profondamente radicato nella natura umana, tanto da riguardare fin dalle origini ogni singola persona (091). Ma il Figlio di Dio è apparso proprio per distruggere quest’opera di satana, e per rendere finalmente capaci i figli di Dio di conseguire e praticare una giustizia vera, ad immagine di quella divina (093).

 

Altri riferimenti biblici

093/bis. SECONDA LETTURA (Rm 6,16-18.20-23)
               
Il salario del peccato è la morte.

094/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Gc 1,14-15)
                Ciascuno è tentato dalla propria concupiscenza
                la quale concepisce e genera il peccato;
                e il peccato, quand’è consumato, produce la morte.

095/bis. VANGELO (Mc 7,14-23)
                Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive.

 

091. PRIMA LETTURA (Gen.3,1-13)
Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato.

Dal libro della Genesi

    Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino, Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
    Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
    Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

 

092. SALMO RESPONSORIALE (Sal 140)

Rit. Liberaci, o Signore, da ogni peccato.

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
ascolta la mia voce quando t'invoco.
Come incenso salga a te la mia preghiera,
le mie mani alzate come sacrificio della sera. (Rit.)

Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male
e compia azioni inique con i peccatori. (Rit.)

Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri,
ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo;
tra le loro malvagità continui la mia preghiera. (Rit.)

 

093. SECONDA LETTURA (1 Gv 3,4-10)
Chi commette il peccato viene dal diavolo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

    Carissimi, chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. Voi sapete che il Figlio di Dio è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.
    Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo.
    Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.

 

094. CANTO AL VANGELO (Cf. Ap 20,14-15)

Alleluia, alleluia

Questa è la seconda morte: lo stagno di fuoco.
E chi non è scritto nel libro della vita
sarà gettato nello stagno di fuoco.

Alleluia

 

095. VANGELO (Mt 18,6-9)
Guai al mondo per gli scandali!

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.
    Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nel fuoco della Geenna».

Inizio

 

 

20. LA CORREZIONE

    L’uomo, compiendo il male, si incammina su una via di rovina che conduce alla morte. Ora Dio, amandolo di amore fedele, non può disinteressarsi di lui e abbandonarlo a se stesso; d’altra parte, però, non può neppure scavalcare la libera determinazione della persona umana. Per questo, quale padre buono e geloso, ricorre alla correzione.

    Come insegna la storia del popolo eletto, la correzione consiste dapprima in rimproveri e minacce, e successivamente in prove concrete, difficili da sopportare (096/bis; 096). Anche Gesù, nel rimproverare e minacciare Gerusalemme e le altre città impenitenti, si è comportato come uno degli antichi profeti (100; 100/bis).

    Ma, nell’eseguire quest’opera educativa e correttiva, il Signore non vuole mai dare pieno sfogo all’impeto della sua ira: se anche talvolta si vede costretto a "ferire" i suoi figli (097), o ad abbandonarli in balìa del loro proprio volere (cf. il figliol prodigo), egli lo fa soltanto nell’intento di recuperarli e ricondurli alla piena comunione con sè.

 

Altri riferimenti biblici

096/bis. PRIMA LETTURA (Dt 8,1-5)
               
Le prove e le correzioni nel deserto.

099/bis. CANTO AL VANGELO (Ap 3,19)
                Io tutti quelli che amo
                li rimprovero e li castigo:
                mòstrati dunque zelante
                e ravvediti, dice il Signore.

100/bis. VANGELO (Mt 11,16-24)
                Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida!

 

096. PRIMA LETTURA (2 Cr 36,14-21)
L’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine.

Dal secondo libro delle Cronache

    Al tempo del re Sedecìa, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio che il Signore si era consacrato in Gerusalemme.
    Il Signore Dio dei loro padri mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché amava il suo popolo e la sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
    Allora il Signore fece marciare contro di loro il re dei Caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli anziani e per le persone canùte. Il Signore mise tutti nelle sue mani.
    Quegli portò in Babilonia tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori del re e dei suoi ufficiali. Quindi incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti.
    Il re deportò in Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all'avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di Geremia: «Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per tutto il tempo della desolazione, fino al compiersi di settanta anni».

 

097. SALMO RESPONSORIALE (Sal 118; cf. Gb 5,18)

Rit. Il Signore ferisce e risana.

Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
Insegnami il senno e la saggezza,
perchè ho fiducia nei tuoi comandamenti. (Rit.)

Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti. (Rit.)

Bene per me se sono stato umiliato,
perchè impari ad obbedirti.
La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d’oro e d’argento. (Rit.)

 

098. SECONDA LETTURA (Eb 12,1-7.11)
Il Signore corregge colui che ama.

Dalla lettera agli Ebrei

    Fratelli, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio.
    Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:
    "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
    e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;
    perché il Signore corregge colui che egli ama
    e sferza chiunque riconosce come figlio".
    E’ per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

 

099. CANTO AL VANGELO (Cf. Is 1,25-26)

Alleluia, alleluia

Purificherò nel crogiuolo le tue scorie,
o Gerusalemme,
e dopo sarai chiamata città fedele,
dice il Signore.

Alleluia

 

100. VANGELO (Lc 17,26-30;19,28.41-46)
Alla vista della città, pianse su di essa.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà».
    Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
    Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».

Inizio

 

 

21. IL PENTIMENTO

    Sotto il peso della correzione divina, l’uomo non rimane mai indifferente, ma reagisce in vari modi: o per mezzo della ribellione e dell’indurimento di cuore; o tramite il pentimento e la docile sottomissione. Questi sentimenti in genere si intersecano e contrastano a vicenda, finchè non ne emerge chiaramente uno dei due.

    Come insegna la figura del figliol prodigo, il pentimento è il rimpianto per tutto ciò che di buono si è perduto; è il dispiacere per gli errori commessi; è l’umile confessione delle proprie colpe (101; 101/bis; 105/bis); è infine la volontà di riparare, per quanto possibile, i danni causati agli altri con il proprio comportamento (105).

    Il vero pentimento, nato come atto momentaneo in riferimento a singole colpe, si trasforma poi in una stabile disposizione di animo e di vita, cioè in una vera conversione. Tutto ciò avviene sempre sotto l’influsso della grazia che ammorbidisce il cuore, e facilita l’atto di umiliazione davanti al Signore e il ricorso alla sua misericordia (103).

 

Altri riferimenti biblici

101/bis. PRIMA LETTURA (Bar 3,1-8)
               
Signore, un’anima angosciata grida verso di te.

104/bis. CANTO AL VANGELO (Pr 28,13)
                Chi nasconde le proprie colpe
                non avrà successo;
                chi le confessa e cessa di farle
                troverà indulgenza.

105/bis. VANGELO (Lc 18,9-14)
                O Dio, abbi pietà di me peccatore.

 

101. PRIMA LETTURA (Dn 9,3-9a.17.18b)
A te la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto.

Dal libro del profeta Daniele

    In quei giorni, io Daniele, mi rivolsi al Signore Dio per pregarlo e supplicarlo con il digiuno, veste di sacco e cenere, e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore mio Dio: «Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all'alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.
    A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i misfatti che hanno commesso contro di te. Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono.
    Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fà risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario che è desolato. Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia».

 

102. SALMO RESPONSORIALE (Sal 129; cf. Lc 18,13)

Rit. Signore, abbi pietà di me peccatore!

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera. (Rit.)

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono;
perciò avremo il tuo timore. (Rit.)

Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora. (Rit.)

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. (Rit.)

 

103. SECONDA LETTURA (Gc 4,4b-10)
Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

    Fratelli, non sapete che amare il mondo è odiare Dio? O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? Ci dá anzi una grazia più grande; per questo dice: "Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia".
    Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti. Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

104. CANTO AL VANGELO (Ez 36,31a)

Alleluia, alleluia

Vi ricorderete della vostra condotta
e delle vostre azioni che non erano buone,
e proverete disgusto di voi stessi, dice il Signore.

Alleluia

 

105. VANGELO (Lc 19,1-10)
Se ho frodato qualcuno,restituisco quattro volte tanto.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.
    Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E’ andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io dò la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Inizio

 

 

22. IL PERDONO

    Al peccatore pentito Dio accorda ogni volta il perdono, anche per un numero infinito di volte. E, secondo l’insegnamento della parabola del Padre misericordioso, l’atto divino del perdono equivale ad un caloroso abbraccio, cioè possiede sempre connotazioni affettuose e gioiose, senza alcuna ombra di rancore o di rivalsa.

    Dio infatti non è un giudice dalle sentenze severe e vendicative. Al contrario, egli è un vero Padre il quale, pur valutando ogni cosa secondo verità, si muove a compassione per le nostre necessità, dissimula le colpe oggettive e, una volta accordato il perdono, dimentica ogni debito passato e non lo tiene più in conto (106; 106/bis; 110; 110/bis).

    Grazie a questo tipo di perdono, l’uomo può vincere il peso soffocante del rimorso, può aprirsi alla gratitudine e può impegnarsi in una nuova occasione di riscatto. Tutto ciò avviene non per meriti umani, ma in forza di quel giudizio di misericordia che è stato pronunciato sul mondo, una volta per tutte, per mezzo della croce del Signore (108).

 

Altri riferimenti biblici

106/bis. PRIMA LETTURA (Is 1,15-20)
               
I vostri peccati diventeranno bianchi come neve.

109/bis. CANTO AL VANGELO (Is 44,22)
                Ho dissipato come nube le tue iniquità
                e i tuoi peccati come una nuvola, dice il Signore;
                ritorna a me, poichè io ti ho redento.

110/bis. (=164) VANGELO (Lc 7,36-50)
                Ti sono perdonati i tuoi peccati.

 

106. PRIMA LETTURA (Mi 7,18-20)
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.

Dal libro del profeta Michea

Qual dio è come te, o Signore,
che togli l'iniquità e perdoni il peccato
al resto della sua eredità;
che non serbi per sempre l'ira,
ma ti compiaci d'usar misericordia?
Egli tornerà ad aver pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare
tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo la tua benevolenza,
come hai giurato ai nostri padri,
fino dai tempi antichi.

 

107. SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)

Rit. Perdona e dimentica, o Signore, il nostro peccato.

Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira. (Rit.)

Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi,
di età in età estenderai il tuo sdegno? (Rit.)

Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza. (Rit.)

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore. (Rit.)

 

108. SECONDA LETTURA (1 Gv 1,5-2,2)
Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

    Carissimi, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
    Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
    Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

 

109. CANTO AL VANGELO (Cf. 2 Sam 24,14; Sir 2,18)

Alleluia, alleluia

E’ meglio cadere nelle mani del Signore
che nelle mani degli uomini,
perchè la misericordia del Signore
è pari alla sua grandezza.

Alleluia

 

110. VANGELO (Gv 8,1-11)
Chi è senza peccato scagli per primo la pietra.

Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
    Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
    Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
    Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più».

Inizio

 

 

23. LE OBIEZIONI

    In Dio convivono, in grado sommo, sia la bontà che l’equità. Ora, per il fatto che egli perdoni al peccatore pentito e gli riservi addirittura una festa, sembra che venga insanabilmente mortificata l’esigenza della giustizia la quale consiste, appunto, nel dare a ciascuno ciò che strettamente gli spetta (111; 111/bis).

    Ma questa accusa che, secondo la parabola, è tipica del fratello maggiore, appare del tutto immotivata. Infatti, la generosità accordata agli "ultimi" non diminuisce affatto la ricompensa già promessa ai "primi" (115/bis), nè elimina affatto l’onere dell’impegno, cioè del pentimento sincero e della conversione (115).

    Il Signore dunque non rinnega la giustizia, ma la purifica da ogni parvenza di vendetta, la amplia secondo criteri di gratuità, e la subordina nettamente alle esigenze dell’amore: così sboccia la misericordia. Solo il volontario rifiuto della grazia è in grado di limitare questa dinamica. Come, dunque, non inneggiare all’infinito amore di Dio (113)?

 

Altri riferimenti biblici

111/bis. PRIMA LETTURA (Gn 3,1-4,4)
               
Giona ne fu indispettito.

114/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Lc 15,31-32)
                Si rallegri il giusto
                per la gioia del peccatore,
                perchè il dono fatto al peccatore
                non diminuisce il dono fatto al giusto.

115/bis. VANGELO (Mt 20,1-16)
                Tu sei invidioso perchè io sono buono?

 

111. PRIMA LETTURA (Ez 33,1-2a.11a.13-19)
Vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto.

Dal libro del profeta Ezechiele

    In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, parla ai figli del tuo popolo e dì loro: Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva.
    Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia, commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso.
    Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto, rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà.
    Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. E’ invece il loro modo di agire che non è retto! Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. Se l'empio desiste dall'empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà».

 

112. SALMO RESPONSORIALE (Sal 102; cf. Rm 5,20)

Rit. Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici. (Rit.)

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia. (Rit.)

Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe. (Rit.)

La grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza. (Rit.)

 

113. SECONDA LETTURA (Rm 8,31b-35.37-39)
Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?
    Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?
    Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.
    Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

 

114. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 12,31)

Alleluia, alleluia

Senza pentimento
non vi può essere perdono,
perchè la misericordia
non esclude mai la giustizia.

Alleluia

 

115. VANGELO (Mt 21,23-32)
Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre?

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, mentre Gesù insegnava nel tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch’io una domanda e, se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
    Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?"; se diciamo "dagli uomini", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
    (Poi aggiunse:) «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: "Figlio, và oggi a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Sì, signore"; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo».
    E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».

Inizio

 

 

24. IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

    L’intera parabola del Padre misericordioso rivive in modo specifico nel Sacramento della Riconciliazione, che è il mezzo ordinario, anche se non esclusivo, con il quale ogni uomo peccatore può riconciliarsi con il Padre celeste e con la Comunità ecclesiale, alle debite condizioni: esame di coscienza, pentimento, proposito, accusa e penitenza.

    Col sottoporre umilmente ai sacri ministri le proprie colpe si comprende che la Chiesa è davvero lo strumento di pacificazione e di salvezza di cui il Signore continua a servirsi nel volgere del tempo, così come è già avvenuto con i profeti nell’antico Israele (116) e con gli apostoli inviati in missione in tutto il mondo (120; 118).

    La celebrazione adeguata di questo Sacramento aiuta inoltre a sviluppare, ai vari livelli, un senso di maggiore corresponsabilità comunitaria in ordine alla vita cristiana, perchè consente di farsi carico gli uni dei pesi degli altri e di praticare quella correzione fraterna che è tanto caldeggiata nel vangelo (118/bis; 120/bis).

 

Altri riferimenti biblici

118/bis. SECONDA LETTURA (Gal 6,1-10)
               
Portate i pesi gli uni degli altri.

119/bis. CANTO AL VANGELO (Gc 5,20)
                Chi riconduce un peccatore
                dalla sua via di errore,
                salverà la sua anima dalla morte
                e coprirà una moltitudine di peccati.

120/bis. VANGELO (Mt 18,15-18)
                Se il tuo fratello commette una colpa, ammoniscilo.

 

116. PRIMA LETTURA (2 Sam 12,1-4a.4c-5.7-11a.13-14)
Il Signore mandò il profeta Natan a Davide.

Dal secondo libro di Samuele

    In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia. Un ospite di passaggio arrivò dall'uomo ricco e questi portò via la pecora di quell'uomo povero e ne preparò una vivanda per l’ospite venuto da lui». L'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte».
    Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell'uomo! Così dice il Signore, Dio d'Israele: Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa di Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi avrei aggiunto anche altro. Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Uria l'Hittita, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita. Così dice il Signore: Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa».
    Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.

 

117. SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)

Rit. Il Signore gradisce il cuore penitente.

Pietà di me o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato. (Rit.)

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi io l'ho fatto. (Rit.)

Purificami con issòpo e sarò mondato;
lavami e sarò più bianco della neve.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. (Rit.)

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato,
tu, o Dio, tu non disprezzi. (Rit.)

 

118. SECONDA LETTURA (2 Cor 5,17-6,2)
Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

    Fratelli, se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.
    E’ stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
    Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.
    Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

 

119. CANTO AL VANGELO (Cf. Lc 24,47)

Alleluia, alleluia

Nel mio nome, dice il Signore,
saranno predicati a tutte le genti
la conversione e il perdono dei peccati.

Alleluia

 

120. VANGELO (Gv 20,19-23)
A chi rimetterete i peccati saranno rimessi.

Dal vangelo secondo Giovanni

    La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
    Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
    Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi».

Inizio

 

 

25. IL SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA

    Come il perdono accordato al figliol prodigo è culminato nella festa finale alla quale tutti sono stati invitati, anche il fratello maggiore, così ogni celebrazione del Sacramento della Riconciliazione ha il suo coronamento nel Banchetto Eucaristico, che è l’espressione somma della comunione con il Signore e con i fratelli (123/bis; 125/bis).

    L’Eucarestia infatti è il "banchetto del memoriale", il pasto sacrificale con il quale ricordiamo e riattualizziamo misticamente (qui, oggi, per noi) la Pasqua nuova ed eterna, cioè il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre, per la via della croce, primogenito di quanti passano dalla morte del peccato alla vita nuova dello Spirito (123; 125).

    L’Eucarestia inoltre è il "banchetto dell’anticipazione", il pasto gioioso con il quale rendiamo presente fin da ora, in modo sacramentale, la festa finale nel Regno dei cieli, dove, perfettamente purificati e riconciliati, vivremo nella comunione definitiva e beatificante con il Mistero Trinitario e con tutti i redenti (121).

 

Altri riferimenti biblici

123/bis. SECONDA LETTURA (At 2,42-48)
               
Erano assidui nella frazione del pane.

124/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. 1 Cor 10,16)
                Il pane che noi spezziamo
                è comunione con il corpo di Cristo;
                e il calice che noi benediciamo
                è comunione con il sangue di Cristo.

125/bis. VANGELO (Lc 24,13-35)
                L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

121. PRIMA LETTURA (Is 25,6-10a)
Un banchetto per tutti popoli.

Dal libro del profeta Isaia

    Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto di grasse vivande per tutti i popoli, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.
    Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti.
    Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; farà scomparire da tutto il paese la condizione disonorevole del suo popolo, poiché il Signore ha parlato.
    E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza. Poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

 

122. SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)

Rit. Siederemo con gioia alla mensa del Signore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce. (Rit.)

Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. (Rit.)

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca. (Rit.)

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni. (Rit.)

 

123. SECONDA LETTURA (1 Cor 11,23-29)
Ho ricevuto dal Signore quello che vi ho trasmesso.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

    Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
    Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
    Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
    Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

 

124. CANTO AL VANGELO (Gv 6,53b)

Alleluia, alleluia

Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo
e non bevete il suo sangue,
non avrete in voi la vita, dice il Signore.

Alleluia

 

125. VANGELO (Gv 6,26-35a.49-58)
Io sono il pane vivo disceso dal cielo.

Dal vangelo secondo Giovanni (*forma breve**)

    (*) In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
    Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dá  il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà  la vita al mondo».
    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
(**)
    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Inizio

 

 

Quarta parte

LA RISPOSTA DELL’UOMO ALL’AMORE DI DIO

    L’annuncio dell’amore e della misericordia del Signore, quando è sapientemente compiuto, non produce nell’uomo perdita del santo timor di Dio o disimpegno morale, ma effetti quanto mai salutari.

    Questa "lieta novella" è in grado di condurre l’uomo alla gratitudine verso Dio e ad una rinnovata comunione di grazia con Lui; ed è in grado di fomentare una fattiva riconciliazione con i fratelli, per mezzo del perdono e della carità. In questa maniera, dal dono di Dio nasce la risposta dell’uomo, dalla fede scaturisce la morale.

26. Il duplice precetto dell’amore (126-130)
27. La vita di grazia (131-135)
28. Il perdono e l’amore ai nemici (136-140)
29. Le opere di misericordia (141-145)

Inizio

 

 

26. IL DUPLICE PRECETTO DELL’AMORE

    Dal momento che non è stato concesso all’uomo di poter determinare ciò che è bene e ciò che è male, solo Dio rimane la sorgente della legge morale. Questa può essere conosciuta, nei suoi elementi essenziali, con la semplice "voce della coscienza", e nel suo perfezionamento massimo, per mezzo della rivelazione neotestamentaria.

    Ma la legge morale non potrà mai essere imposta con la costrizione. Solo la riscoperta dell’infinita amabilità e benevolenza del Signore può indurre l’uomo a recedere dal proprio egoismo peccaminoso, e può sostenerlo in una osservanza gioiosa del duplice precetto dell’amore, vera sintesi e culmine dell’intera vita morale (130).

    I dieci comandamenti infatti esplicitano nelle due tavole il comando dell’amore a Dio con tutte le proprie facoltà e quello dell’amore al prossimo come a se stessi (126). Nè è possibile separarli, perchè non può sussistere l’uno senza l’altro (128). Ora, Gesù è venuto a portarli entrambi a compimento, fino al dono della vita (128/bis; 130/bis).

 

Altri riferimenti biblici

128/bis. SECONDA LETTURA (1 Gv 2,3-11)
                E’ un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo.

129/bis. (=165) CANTO AL VANGELO (1 Gv 3,16)
                Da questo abbiamo conosciuto l’amore:
                egli ha dato la sua vita per noi;
                quindi anche noi dobbiamo dare
                la vita per i fratelli.

130/bis. (=166) VANGELO (Gv 13,1-15.33-35)
                Vi dò un comandamento nuovo.

 

126. PRIMA LETTURA (Dt 5,1a.2.5b-7.9b-14a.16-21;6,4-9)
Io sono il Signore, tuo Dio.

Dal libro del Deuteronomio (*forma breve**)

    (*) Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. Egli disse:
    "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.
    Non avere altri dèi di fronte a me. Perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli, fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
    Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
    Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio.
    Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
    Non uccidere. / Non commettere adulterio. / Non rubare.
    Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
    Non desiderare la moglie del tuo prossimo.
    Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo".
(**)
    Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi, e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».

 

127. SALMO RESPONSORIALE (Sal 118; cf. Rm 13,10)

Rit. La pienezza della legge è l’amore.

Quanto amo la tua legge, Signore,
tutto il giorno la vado meditando.

Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perchè sempre mi accompagna. (Rit.)

Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
L’ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia. (Rit.)

Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
Ho piegato il cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre. (Rit.)

 

128. SECONDA LETTURA (1 Gv 4,7-8.19-5,3)
Chi ama Dio, ami anche il suo fratello.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

    Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
    Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.
    Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.

 

129. CANTO AL VANGELO (Rm 13,10)

Alleluia, alleluia

L’amore non fa nessun male al prossimo:
pieno compimento della legge è l’amore.

Alleluia

 

130. VANGELO (Mc 12,28-34)
Qual’è il primo di tutti i comandamenti?

Dal vangelo secondo Marco

    In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
    Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza, e amare il prossimo come se stesso, val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Inizio

 

 

27. LA VITA DI GRAZIA

    L’amore verso Dio, da perseguire con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, non può mai ridursi ad un semplice sentimento di carattere più o meno vago e passeggero; al contrario, esso deve sempre tradursi in una stabile e fruttuosa vita di grazia, intesa come unione vitale e permanente con il Mistero Trinitario.

    La vita di grazia infatti è sentirsi in comunione con il Padre che ci ha creati, con il Figlio che ci ha redenti e con lo Spirito che ci ha santificati; è ospitare in noi le tre Persone divine, come in un tempio (133/bis; 135/bis); è possedere in noi la stessa vita divina, come linfa che scorre dalla vite nei tralci (135); è permanere fedelmente nell’Amore.

    Questa condizione stabile, simile a quella di un albero che è piantato lungo un corso d’acqua (131; 132), consente all’uomo di superare ogni forma di aridità spirituale e di portare frutti buoni e duraturi, i frutti dello Spirito (133). Questa condizione di vita va sempre alimentata per mezzo della preghiera e della pratica sacramentale.

 

Altri riferimenti biblici

133/bis. SECONDA LETTURA (Ef 2,13-22)
               
Dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

134/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. 1 Cor 3,16-17)
                Voi siete il tempio santo di Dio,
                perchè lo Spirito di Dio abita in voi.

135/bis. VANGELO (Gv 14,15-26)
                Noi prenderemo dimora presso di lui.

 

131. PRIMA LETTURA (Ez 47,1-9.12)
Lungo il fiume crescerà ogni sorta di alberi da frutto.

Dal libro del profeta Ezechiele

    In quei giorni, l’angelo del Signore mi condusse all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all'esterno fino alla porta esterna che guarda a oriente, e vidi che l'acqua scaturiva dal lato destro.
    Quell'uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell'acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l'acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un fiume che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute, erano acque navigabili, un fiume da non potersi passare a guado.
    Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell'uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del fiume; voltandomi, vidi che sulla sponda del fiume vi era una grandissima quantità di alberi, da una parte e dall'altra.
    Mi disse: «Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il fiume, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il fiume, su una riva e sull'altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui fronde non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».

 

132. SALMO RESPONSORIALE (Sal 1; cf. Gv 15,5)

Rit. Chi rimane nell’amore porta molto frutto.

Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte. (Rit.)

Sarà come albero piantato
lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere. (Rit.)

Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina. (Rit.)

 

133. SECONDA LETTURA (Gal 5,16-25)
Le opere della carne e il frutto dello Spirito.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati

    Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.
    Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.
    Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge.
    Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

 

134. CANTO AL VANGELO (Gv 15,5b)

Alleluia, alleluia

Chi rimane in me e io in lui,
fa molto frutto, dice il Signore;
perchè senza di me non potete far nulla.

Alleluia

 

135. VANGELO (Gv 15,1-11)
Rimanete nel mio amore.

Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota, perché porti più frutto.
    Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
    Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
    Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Inizio

 

 

28. IL PERDONO E L’AMORE AI NEMICI

    Anche l’amore verso il prossimo non può ridursi ad un generico sentimento, ma deve tradursi in atteggiamenti concreti di riconciliazione e di solidarietà, superando la stretta logica della giustizia. E’ il Signore stesso che ce lo insegna tramite quel perdono e quella carità divina che egli non nega mai a nessuno, neppure ai suoi peggiori nemici.

    Perdonare, dunque, vuol dire dimenticare le offese subìte, condonandole gratuitamente, senza alcun desiderio di vendetta, per un numero infinito di volte. Negare il perdono, invece, vuol dire "costringere" Dio ad usare nel giudizio una misura stretta di perdono, fino a limitarlo del tutto, o revocare quello già concesso (136; 140).

    Solo il perdono è in grado di spezzare la spirale disumana dell’odio e della vendetta, perchè è l’unico comportamento capace di vincere il male estirpandolo alla radice. Dal perdono, poi, si passa all’amore vero e proprio verso il nemico, quando si arriva a pregare per lui e a fargli del bene, vincendo con il bene il male (138; 138/bis; 140/bis).

 

Alti riferimenti biblici

138/bis. SECONDA LETTURA (Col 3,12-17)
               
Rivestitevi di sentimenti di misericordia.

139/bis. (=167) CANTO AL VANGELO (Lc 6,36)
                Siate misericordiosi,
                come è misericordioso il Padre vostro,
                dice il Signore.

140/bis. (=168) VANGELO (Lc 6,27-38)
                Amate i vostri nemici.

 

136. PRIMA LETTURA (Sir 28,1.3-5.2.6-7)
Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore.

Dal libro del Siracide

Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore
ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati.
Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo,
come oserà chiedere la guarigione al Signore?
Egli non ha misericordia per l'uomo suo simile,
e osa pregare per i suoi peccati?
Egli, che è soltanto carne, conserva rancore;
chi perdonerà i suoi peccati?
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e allora, per la tua preghiera,
ti saranno rimessi i peccati.
Ricòrdati della tua fine e smetti di odiare,
ricòrdati della corruzione e della morte
e resta fedele ai comandamenti.
Ricòrdati dei comandamenti
e non aver rancore verso il prossimo,
dell'alleanza con l'Altissimo
e non far conto dell'offesa subìta.

 

137. SALMO RESPONSORIALE (Sal 36)

Rit. In te confido, o Signore: fammi giustizia.

Non adirarti contro gli empi,
non invidiare i malfattori.
Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato. (Rit.)

Confida nel Signore e fà il bene;
abita la terra e vivi con fede.
Cerca la gioia nel Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore. (Rit.)

Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto. (Rit.)

Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra. (Rit.)

 

138. SECONDA LETTURA (Rm 12,9-21)
Vinci con il bene il male.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

    Fratelli, la carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
    Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.
    Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.
    Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore.
    Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

 

139. CANTO AL VANGELO (Cf. Mt 6,12)

Alleluia, alleluia

Rimetti a noi i nostri debiti, o Padre,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Alleluia

 

140. VANGELO (Mt 18,21-35)
Quante volte debbo perdonare?

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
    A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui, con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: "Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: "Paga quel che devi!". Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito". Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

Inizio

 

 

29. LE OPERE DI MISERICORDIA

    Il precetto della carità fraterna, da commisurarsi sul grado d’amore che si ha verso se stessi e da estendere fino alla misura che Gesù stesso ha adottato verso di noi, non include soltanto la riconciliazione con i propri nemici, ma anche una fattiva solidarietà nei confronti di coloro che si trovano in condizioni di necessità morale e materiale (145).

    L’annuncio e la professione del vangelo, quindi, debbono sempre andare congiunte con la "promozione umana", cioè, con la pratica delle "opere di misericordia" verso le categorie di sempre (affamati, assetati, ignudi, pellegrini, infermi, carcerati, morti), e verso i nuovi emarginati della nostra società (drogati, immigrati, ecc...).

    Questo tipo di carità concreta produce effetti preziosissimi: essa è in grado di ottenerci sia le benedizioni degli uomini che quelle di Dio (141); dà spessore e credibilità alla fede che professiamo verbalmente (143; 143/ bis); e ci assicura un giudizio finale improntato a grande magnanimità (145/bis). Questo tipo di carità non avrà mai fine.

 

Altri riferimenti biblici

143/bis. SECONDA LETTURA (Gc 2,1-9)
               
Voi avete disprezzato il povero.

144/bis. (=169) CANTO AL VANGELO (Gc 2,13)
                Il giudizio sarà senza misericordia
                contro chi non avrà usato misericordia;
                la misericordia, invece,
                ha sempre la meglio nel giudizio.

145/bis. (=170) VANGELO (Mt 25,31-46)
                Egli separerà gli uni dagli altri.

 

141. PRIMA LETTURA (Sir 4,1-6.8-10)
Non rifiutare il sostentamento al povero.

Dal libro del Siracide

Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero,
non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.
Non rattristare un affamato,
non esasperare un uomo già in difficoltà.
Non turbare un cuore esasperato,
non negare un dono al bisognoso.
Non respingere la supplica di un povero,
non distogliere lo sguardo dall'indigente.
Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo,
non offrire a nessuno l'occasione di maledirti,
perché se uno ti maledice con amarezza,
il suo creatore esaudirà la sua preghiera.
Porgi l'orecchio al povero
e rispondigli al saluto con affabilità.
Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore,
non essere pusillanime quando giudichi.
Sii come un padre per gli orfani
e come un marito per la loro madre,
e sarai come un figlio dell'Altissimo
ed egli ti amerà più di tua madre.

 

142. SALMO RESPONSORIALE (Sal 48; 1 Cor 13,8a)

Rit. La carità non avrà mai fine.

Ascoltate, popoli tutti,
porgete orecchio abitanti del mondo,
voi nobili e gente del popolo,
ricchi e poveri insieme. (Rit.)

Perché temere nei giorni tristi,
quando mi circonda la malizia dei perversi?
Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza. (Rit.)

Il sepolcro sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni.
Ma l'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono. (Rit.)

Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore con sé non porta nulla,
né scende con lui la sua gloria. (Rit.)

 

143. SECONDA LETTURA (Gc 2,14-24.26)
La fede senza le opere è morta.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

    Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?
    Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.
    Al contrario, uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!
    Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.
    Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

144. CANTO AL VANGELO (1 Gv 4,20b)

Alleluia, alleluia

Chi non ama il proprio fratello che vede,
non può amare Dio che non vede.

Alleluia

 

145. VANGELO (Lc 10,25-37)
La parabola del buon Samaritano.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, un dottore della legge si alzò per mettere alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno".
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».

Inizio

 

 

Quinta parte

MARIA, MADRE AMOREVOLE E MISERICORDIOSA

    La Beata Vergine Maria è destinataria, più di ogni altra creatura, delle predilezioni dell’amore di Dio; al tempo stesso però, in quanto madre amorevole e misericordiosa, ne è anche mediatrice e dispensatrice a favore della Chiesa e del mondo.

    Essendo compassionevole, Maria intercede; essendo prediletta, continua a trovar grazia; avendo ottenuto, Maria dona.

30. Maria, ricolmata di grazia (146-150)
31. Maria, mediatrice di grazia (151-155)

Inizio

 

 

30. MARIA, RICOLMATA DI GRAZIA

    Ogni riflessione sulla figura di Maria deve sempre partire dalla considerazione del fatto che l’amore della SS. Trinità si è riversato su di lei non per meriti personali, ma per purissimo dono: il Padre infatti l’ha eletta dall’eternità; il Figlio l’ha redenta dal primo istante del suo concepimento; e lo Spirito l’ha adornata di ogni dono di grazia e di virtù.

    Questa predilezione dell’amore misericordioso del Signore, iniziata fin dall’eternità, si è poi protratta e rinsaldata nel tempo non perchè vi fossero in Maria i segni della miseria materiale, fisica o morale, ma perchè vi fu costantemente in lei la "povertà in spirito", cioè l’umiltà e la disponibilità della "serva".

    Maria dunque è colei che presso Dio "ha trovato grazia" ed è lei stessa "piena di grazia" (150) in forza delle "grandi cose che l’Onnipotente ha operato in lei" (150/bis); è la creatura sulla quale brilla in una forma irripetibile "la gloria del Signore" (146); è la "donna vestita di sole" (148) che incarna il nostro destino eterno alla santità (148/bis).

 

Altri riferimenti biblici

148/bis. SECONDA LETTURA (Ef 1,3-6.11-12)
               
Scelti per essere santi e immacolati al suo cospetto.

149/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. Sal 86,2-3)
                Il Signore ama le porte di Sion
                più di tutte le dimore di Giacobbe.
                Di te si dicono cose stupende, o Vergine Maria.

150/bis. VANGELO (Lc 1,39-56)
                Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente.

 

146. PRIMA LETTURA (Is 60,1-3.19-20a)
La gloria del Signore brilla sopra di te.

Dal libro del profeta Isaia

Alzati, rivèstiti di luce,
perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
né ti illuminerà più il chiarore della luna.
Ma il Signore sarà per te luce eterna,
il tuo Dio sarà il tuo splendore.
Il tuo sole non tramonterà più,
né la tua luna si dileguerà,
perché il Signore sarà per te luce eterna.

 

147. SALMO RESPONSORIALE (Cf. Is 61,10-11;62,2-3)

Rit. Benedetta sei, o Maria, splendente di bellezza.

Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza
e mi ha avvolto con il manto della giustizia. (Rit.)

Poiché come la terra produce la vegetazione
e come un giardino fa germogliare i semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutti i popoli. (Rit.)

Allora i popoli vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio. (Rit.)

 

148. SECONDA LETTURA (Ap 12,1-5.7-9)
Una donna vestita di sole.

Dal libro dell’Apocalisse

    Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
    Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
    Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.

 

149. CANTO AL VANGELO (Cf. Is 60,2)

Alleluia, alleluia

Le tenebre ricoprono la terra,
ma su di te, o Vergine Maria,
risplende la gloria del Signore.

Alleluia

 

150. VANGELO (Lc 1,26-38)
Ti saluto, o piena di grazia.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
    Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

Inizio

 

 

31. MARIA, MEDIATRICE DI GRAZIA

    Maria, oltre ad essere per singolare dono la "piena di grazia", è anche per singolare elezione la "mediatrice di ogni grazia": è colei che sta in atteggiamento sacerdotale, con le braccia aperte tra il cielo e la terra, per "magnificare" le grandi opere dell’Onnipotente, per "intercedere" presso di lui a nostro favore, e per "donare" quanto ha ottenuto.

    Come insegna il Magistero (LG 60; 62), questa mediazione mariana non è "sostitutiva" di quella di Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini (153), bensì "subordinata e partecipata"; essa inoltre non nasce da una qualche "necessità", ma dal "beneplacito" di Dio stesso, il quale continua a servirsi della sua umile ancella nell’opera della salvezza.

Maria dunque è come Giuditta che si è resa in mano a Dio umile strumento di vittoria (151/bis; 152); è come Ester che elevata alla dignità di regina non teme di esporsi per intercedere a favore della sua gente (151). Tutto ciò si compie in linea con l’intercessione di Cana (155) e in forza della maternità spirituale acquisita ai piedi della croce (155/bis).

 

Altri riferimenti biblici

151/bis. PRIMA LETTURA (Gdt 13,11-17)
               
Ecco la testa di Oloferne.

154/bis. CANTO AL VANGELO (Cf. 1 Tm 2,5)
                Te beata, o Vergine Maria:
                hai cooperato con Cristo Signore,
                unico mediatore tra Dio e gli uomini.

155/bis. VANGELO (Gv 19,25-30)
                Donna, ecco il tuo figlio!

 

151. PRIMA LETTURA (Est 8,3-8.16-17)
Ester parlò di nuovo alla presenza del re Assuero.

Dal libro di Ester

    In quei giorni, Ester parlò di nuovo alla presenza del re Assuero, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi di impedire gli effetti della malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva preparato contro i Giudei.
    Allora il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re e disse: «Se così piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn, in cui si ordina di far perire i Giudei che sono in tutte le province del re. Perché come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione della mia stirpe?».
    Allora il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Ecco, ho dato a Ester la casa di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché aveva voluto stendere la mano sui Giudei. Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re e sigillato con l'anello reale è irrevocabile».
    Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza, onore. In ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro.

 

152. SALMO RESPONSORIALE (Cf. Gdt 13,18-20;15,9)

Rit. Benedetta sei tu, o Maria, strumento di salvezza.

Benedetta sei tu, figlia,
davanti al Dio altissimo,
più di tutte le donne
che vivono sulla terra. (Rit.)

Il coraggio che ti ha sostenuto
non cadrà dal cuore degli uomini
che ricorderanno per sempre
la potenza di Dio. (Rit.)

Dio dia esito felice a questa impresa,
a tua perenne esaltazione,
in riconoscimento della prontezza
con cui hai esposto la vita per noi (Rit.)

Tu sei la gloria di Gerusalemme,
tu magnifico vanto d’Israele,
tu splendido onore della nostra gente. (Rit.)

 

153. SECONDA LETTURA (Eb 7,24-27)
Sempre vivo per intercedere a loro favore.

Dalla lettera agli Ebrei

    Fratelli, poiché Gesù resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
    Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; che non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.

 

154. CANTO AL VANGELO

Alleluia, alleluia

Te beata, o vergine Maria,
madre e regina di misericordia:
da te è sorto il Cristo,
nostro mediatore e salvatore.

Alleluia

 

155. VANGELO (Gv 2,1-11)
Non hanno più vino.

Dal vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
    Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo.
    Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
    Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Inizio

 

 

Appendice 1

LITURGIA PENITENZIALE

(Letture complementari)

    Tutto quanto si è detto sopra circa il mistero della Divina Misericordia non va semplicemente riferito all’uomo "in quanto singolo", bensì in quanto "componente di una collettività". Da qui l’opportunità di presentare in questa appendice alcune letture complementari, adatte a far risaltare la dimensione sociale del peccato e della conversione.

    Il peccato, infatti, anche quando è consumato nel segreto del cuore ha sempre un riverbero sociale, perchè è dal cuore che hanno origine tutte le azioni umane; dal punto di vista ecclesiale, poi, il credente che non vive secondo lo spirito delle beatitudini produce sempre un danno visibile, perchè manca di essere sale della terra e luce del mondo (160).

    Tutto ciò impone una verifica (158), un pentimento e una riparazione espressi comunitariamente (156), proprio per significare la responsabilità sociale di ciascuno e per sentirsi riconciliati non solo con Dio ma anche con i propri simili. E le Celebrazioni comunitarie della Penitenza possono aiutarci a comprendere e ad esprimere queste verità.

 

156. PRIMA LETTURA (Gl 2,12-14a.15-18)
Laceratevi il cuore e non le vesti.

Dal libro del profeta Gioele

    Così dice il Signore Dio: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti».
    Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perchè egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza, e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi, e lasci dietro a sé una benedizione?
    Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un'adunanza solenne. Radunate il popolo, indite un'assemblea, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo.
    Tra il vestibolo e l'altare piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: «Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio e alla derisione delle genti».
    Perchè si dovrebbe dire fra i popoli: «Dov'è il loro Dio?». Il Signore si mostri geloso per la sua terra e si muova a compassione del suo popolo.

 

157. SALMO RESPONSORIALE (Sal 129; cf. Lc 18,13)

Rit. Signore, abbi pietà di me peccatore!

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera. (Rit.)

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono;
perciò avremo il tuo timore. (Rit.)

Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora. (Rit.)

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. (Rit.)

 

158. SECONDA LETTURA (Ef 4,22-32;5,3-8)
Comportatevi come i figli della luce.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (*forma breve**)

    (*) Fratelli, dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.
    Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
    Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza, con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
(**)
    Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie!
    Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro.
    Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce.

 

159. CANTO AL VANGELO (Rm 12,2a)

Alleluia, alleluia

Non conformatevi alla mentalità di questo secolo,
ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente.

Alleluia

 

160. VANGELO (Mt 5,1-16)
Beati i poveri in spirito.

Dal vangelo secondo Matteo (*forma breve**)

    (*) In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
    Beati i miti, perché erediteranno la terra.
    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
    perché saranno saziati.
    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
    Beati gli operatori di pace,
    perché saranno chiamati figli di Dio.
    Beati i perseguitati per causa della giustizia,
    perché di essi è il regno dei cieli.
    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
(**)
    Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
    Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

Inizio

 

 

Appendice 2

ALTRE PERICOPI EVANGELICHE SULLA MISERICORDIA

    (In questa seconda appendice vengono riportati alcuni brani evangelici, muniti di relativa acclamazione, già citati nell’ambito dei riferimenti complementari e aventi come oggetto o la misericordia divina, o quella fraterna).

 

161. canto al vangelo (Lc 19,10)

Alleluia, alleluia

Il Figlio dell’uomo è venuto
a cercare e a salvare
ciò che era perduto, dice il Signore.

Alleluia

 

162. VANGELO (Lc 15,1-10)
Le parabole della pecora smarrita e della dramma perduta.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
    Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta". Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
    O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta". Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

 

163. CANTO AL VANGELO (1 Gv 4,18b)

Alleluia, alleluia

L’amore perfetto scaccia il timore,
perchè il timore suppone un castigo
e chi teme non è perfetto nell’amore.

Alleluia

 

164. VANGELO (Lc 7,36-50)
Ti sono perdonati i tuoi peccati.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
    Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
    A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
    Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, dì pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
    E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
    Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».

 

165. CANTO AL VANGELO (! Gv 3,16)

Alleluia, alleluia

Da questo abbiamo conosciuto l’amore:
egli ha dato la sua vita per noi;
quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.

Alleluia

 

166. VANGELO (Gv 13,1-15.34-35)
Vi dò un comandamento nuovo.

Dal vangelo secondo Giovanni

    Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
    Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.
    Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
    Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.
    Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».

 

167. CANTO AL VANGELO (Lc 6,36)

Alleluia, alleluia

Siate misericordiosi,
come è misericordioso il Padre vostro,
dice il Signore.

Alleluia

 

168. VANGELO (Lc 6,27-38)
Amate i vostri nemici.

Dal vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli e alla folla: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dá a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
    Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
    Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
    Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

169. CANTO AL VANGELO (Gc 2,13)

Alleluia, alleluia

Il giudizio sarà senza misericordia
contro chi non avrà usato misericordia;
la misericordia, invece, ha sempre la meglio nel giudizio.

Alleluia

 

170. VANGELO (Mt 25,31-46)
Egli separerà gli uni dagli altri.

Dal vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
    Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi".
    Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". Rispondendo, il re dirà loro: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
    Poi dirà a quelli alla sua sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?". Ma egli risponderà: "In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me".
    E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

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