L’OFFERTA VITTIMALE SECONDO MADRE SPERANZA
P. Mario Gialletti fam

Premessa

E’ un tema del quale si fa fatica a parlare, eppure forse è quello che più caratterizza in forma straordinaria tutta la vita della Madre e di conseguenza dovrebbe caratterizzare anche noi. E’ il tema della nostra formazione permanente di quest’anno. E’ una pista utilissima anche per i laici.

L’"offerta vittimale" non va confusa con il Voto di Vittima, che la Madre fece nel lontano novembre 1927, quando si offrì al Signore in riparazione delle offese e dei peccati che il Signore riceve dai suoi sacerdoti. L’offerta vittimale è un atteggiamento generale che dovrebbe caratterizzare tutta la vita di una persona, una sorta di progetto di vita. E’ proposto in modo molto esplicito alla Famiglia religiosa che la Madre ha fondato, i Figli e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Ma anche i Laici dell’Amore Misericordioso, che fanno la promessa di crescere in questa spiritualità, si debbono sentire sollecitati da questa proposta.

1 Dove e come la Madre ha compreso l’offerta vittimale

Mediante quale mezzo il Signore ha potuto far entrare nel cuore e nella mente della Madre questo progetto di vita? Decisamente nella meditazione, nella contemplazione, nell’ascolto della Parola di Dio. Ecco il suo metodo.

  1. La Madre che, in senso stretto, non ha conosciuto né praticato la lectio divina, aveva un culto straordinario per la Parola di Dio. Già nel lontano 1943 scriveva sulla Parola di Dio cose che non si era abituati a sentire in quel tempo. Per esempio:

    Care figlie, è tale l'efficacia della parola divina e così meravigliosa la sua virtù, che senza di essa, oso dire, non può esistere la vita soprannaturale; essa sola infatti vivifica i sacramenti, che sono i mezzi istituiti e ordinati da Dio per dare la vita alle anime. Lo stesso sacramento del Corpo di Cristo destinato ad essere il principale alimento dell'anima, lo è solo in forza della parola che consacrando trasforma il pane materiale in Corpo di Gesù; e questo, pur consacrato e perfetto, non vivifica, ma uccide, se chi lo riceve è privo della parola di Dio che dona lo spirito di fede.

    Lo stesso Salvatore, parlando della sua santissima Carne ha detto: "La carne non giova a nulla, è lo Spirito che dà la vita". A nulla giova mangiare la carne di Gesù eucaristia se non ci si alimenta contemporaneamente della sua divina parola. E' sostanziale mangiare lo stesso cibo e gustare la stessa bevanda, come afferma l'Apostolo: "Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo". Come vedete, è grande la necessità che tutti abbiamo della parola di Dio affinché, animati da essa, riceviamo il Corpo eucaristico così da acquistare e conservare la vita soprannaturale (El pan 8, 1311-1312).

    La Madre non aveva fatto studi particolari. Ciò che ha imparato lo ha imparato stando in ginocchio. Il Signore glielo ha trasmesso. Nei suoi scritti si rivela la sua profonda conoscenza della Parola di Dio. Ci ha lasciato il commento di almeno 70 passi del vangelo, per complessive 400 pagine.

    La Madre ha fatto tanta lectio divina, ma – mi sembra – con una particolare caratteristica.

    Normalmente non parte da un testo biblico ma dal vissuto, dal quotidiano, dai problemi del giorno e cerca di scoprire che cosa Dio – attraverso la Sua Parola scritta – desidera da lei e con quali atteggiamenti. Con la luce della Parola la Madre cerca di leggere il vissuto per conoscere la Sua volontà, i Suoi desideri e – soprattutto – per poter condividere gli stessi Suoi sentimenti in un costante atteggiamento di offerta vittimale, proprio come ha fatto Gesù. "Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto: Ecco io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore" (Salmo 39, 7-10).

    La preoccupazione della Madre era: "Che cosa vorrebbe Gesù che io facessi in questa situazione?". Per rispondere a questa domanda ricorreva alla Parola di Dio, specialmente al Vangelo, che conosceva perfettamente e cercava di applicarlo alla propria vita.

    Questo lo riscontriamo ad esempio quando leggiamo il suo libro sulla Passione di Gesù. L’ottica con cui la Madre legge gli episodi della Via Crucis non è solo quella di provare compassione per le sofferenze di Gesù. Avendo avuto anche il dono di un’esperienza mistica della Passione, quando racconta, per es. la flagellazione, non racconta solo una cosa che ha letto o visto ma una situazione che ha vissuto nella sua carne. Quando racconta come i chiodi trapassavano le sue carni, non racconta solo quello che ha letto, ma racconta quello di cui, per grazia, ha potuto fare esperienza.

    La sua principale preoccupazione è quella di chi vuol capire e far suoi i sentimenti di Gesù. Vuole rivivere nella sua esperienza quotidiana quello che Gesù aveva sentito nel suo cuore. Non era questo l’atteggiamento di Maria che custodiva-meditava-viveva la Parola?

  2. Meditando e contemplando a lungo, la Madre fissa la sua attenzione sull’offerta vittimale di Gesù che obbedisce al Padre fino alla morte di croce.

Scopre in questa luce tutta la dottrina dell’Amore Misericordioso: un Dio che é un Padre, un Dio che dissimula il peccato dell’uomo e cerca con tutti i mezzi di far felice l’uomo, come se Lui non potesse essere felice senza di lui.

Vede questo Dio così appassionato del bene dell’uomo, che è pronto a tutto, è pronto dal primo all’ultimo istante della sua esistenza a percorrere il cammino della croce. E sulla croce, la Sua attenzione non era tanto per Sé Stesso, ma per il ladrone al quale assicura il Paradiso; per quelli che lo crocifiggono e insultano perché abbiano il perdono del Padre.

La Madre ha tentato di riportare nella sua vita questo atteggiamento che lei ha molto contemplato. Qui nasce la sua offerta vittimale.

Leggendo gli scritti della Madre è difficile incontrare una pagina nella quale non si faccia riferimento alla croce e alla sofferenza, come esigenza ed espressione dell’amore di Gesù.

Ecco alcune sue affermazioni in proposito.

Chi possiede l'amore di Gesù è sempre disposto al sacrificio (El pan 2, 137).

La nostra vocazione è per la salvezza del mondo. Gesù si aspetta dalle sue Ancelle dell'Amore Misericordioso, non tanto penitenze quanto saper amare...

(Circ.12/02/1934).

Per questo la vita di una Ancella dell'Amore Misericordioso deve essere di sacrificio, proprio perché è vita di amore; noi dobbiamo rassomigliare al nostro dolce Gesù che per amore alle anime non si tirò indietro di fronte a nessun sacrificio..." (El pan 5, 47).

Non siamo stati creati per soffrire ma per amare, solo per amore possiamo abbracciare la sofferenza. "Quando l'amore è forte si ha l'impressione di essere come un fuoco che arde e brucia tutto... e si esperimenta tale fascino nel dolore da arrivare a desiderarlo e sognarlo fino a non poter più vivere senza la croce..." (El pan 2, 132).

Quando l'amore è forte si arriva a dire: "Quanto sono felice, Gesù mio, nel rendermi conto che ho una volontà per offrirtela, un cuore per amarti, un corpo per soffrire e del tempo per servirti esercitando la carità!..." (El pan 2, 81).

E’ questa passione per il bene dell’uomo che porta Gesù a sentirsi orientato, impegnato a qualunque cosa, a qualunque sacrificio.

"E' tanto il piacere che si prova fino a quando si rimane come vittima sulla mensa dell'altare per essere consumata dall'amore. Una vittima fa esperienza di gioie segrete..." (El pan 2, 98).

"Quando Gesù trova un'anima disposta al sacrificio, Lui stesso le va incontro e l'accoglie perché lo segua nel reale cammino della croce. Gesù non l'abbandona, anzi, si mette nel più profondo della sua anima" (El pan 2, 104).

"Se aspiriamo alla perfezione, dobbiamo seguire il buon Gesù, il quale durante tutta la sua vita desiderò soffrire ed essere umiliato. Si privò di tutto e la povertà gli fu compagna dal presepio al Calvario" (El pan 9, 127).

Ecco il progetto di vita della Madre. Lei lo fa suo e lo ripropone a noi perché caratterizzi la nostra consacrazione religiosa.

"Lo stato religioso è una forma di vita in comunità. In esso le anime chiamate ad una maggiore perfezione, oltre i precetti della Santa Chiesa nostra Madre, si impegnano a praticare per sempre i consigli evangelici mediante l'osservanza dei voti di obbedienza, castità e povertà. Questo è lo stato religioso ma il nostro stato di Figli e Ancelle dell'Amore Misericordioso deve essere stato di olocausto offerto a Dio e alla sua gloria. Dobbiamo essere fedeli imitatori del buon Gesù, il quale, per amore dell'uomo miserabile, non badò ad alcuna sofferenza fino a morire nudo su una croce. Dobbiamo sforzarci di copiare e far risplendere in noi l'esempio del nostro divino Maestro, esempio di amore al prossimo, carità, abnegazione e sacrificio" (El Pan 15,8).

  1. Offerta vittimale per diventare mediatori della Misericordia divina

Per quale motivo il Signore ha suscitato, questo progetto?

La Madre stessa per prima si è chiesta:

«Ma da dove viene tutta questa tenera compassione di Dio verso l’uomo? Quale è il motivo la causa?». Risponde: «La causa è che Egli raddoppia (redobla) il Suo amore nella misura in cui l’uomo diventa più miserevole. Io sono convinta che tutti gli attributi del nostro Buon Gesù, sono al servizio della Sua misericordia» (El pan 2,89).

Cerchiamo di comprendere in che cosa concretamente consiste questo progetto di vita, riflettendo su alcune espressioni della Madre:

  1. Desiderio di una costante immolazione.

    «Chi comincia questo cammino, arriva a comprendere che non si può più fermare. Si sentirà trascinato verso il desiderio di una costante immolazione, e quando la persona scopre questo, le resta molto da fare....» (El pan 8, 109).

    Non ci si può accontentare di aver osservato qualche norma o di provare dei sentimenti. Si tratta di fare della vita stessa un olocausto. Occorre una voglia di consumare e bruciare tutto per Lui e per gli altri, una vera ansia di immolazione per dare aiuto e conforto agli altri.

    «Ciò che caratterizza questo stato figlie mie, è una vera ansia di immolazione, una vera fame di poter soffrire, una vera sete del sacrificio, una vera passione per le croci, un vero sognare di essere crocifissa con Gesù». Alle Piscine ha fatto scrivere: «Ti ringrazio Gesù mio che mi hai dato un cuore per amare ed un corpo per soffrire».

    La Madre lo diceva molto convinta. Noi, se riusciamo a dire queste parole, le diciamo con tanta paura, quasi sperando che il Signore non ci prenda sul serio.

    "L'anima non vuole lasciare che sussista in lei nulla di ciò che è creato, nessun attaccamento a se stessa, ma solo a Dio. Ella s'immola e immola tutto, tutto ciò che ha e che è. Si annienta per lasciar vivere in lei soltanto il suo Dio. Ella è crocefissa con Gesù: è morta e la sua vita è nascosta in Gesù Cristo" (El pan 8, 255).

     

  2. Un desiderio che si concretizza nelle situazioni di sofferenza.

    Nella Madre questo atteggiamento è talmente presente nella sua mente e nel suo cuore che quando le capitava una sofferenza (ad esempio: essere giudicata male, ricevere un disprezzo), invece di difendersi, come sarebbe anche giusto, sceglie di vivere questa sofferenza come una occasione buona per poter offrire qualche cosa a Dio. Questo stesso atteggiamento desidererebbe avessero i suoi figli.

    "Io vi dico, figli miei, che non vi dovete turbare neanche quando vi accusassero di una cosa che non avete fatto e che neanche avete immaginato. Anche se un giorno un superiore, o un maestro del noviziato o chiunque vi dovesse rimproverare per una cosa che non avete fatto, in quel momento elevate il cuore e il pensiero al Signore per dirgli: «Signore, aiutami perché mi trovo in un momento difficile». Il Signore verrà in vostro aiuto e la vostra anima resterà tranquilla, in pace, senza nessun turbamento perché sentirete il Signore dalla parte vostra e preoccupato di difendere l’anima che in Lui confida e a Lui si è consacrata. Vi raccomando: non protestate e non vi difendete" (El pan 21, 1149).

    "Io vedevo questa casa, sperduta in mezzo alla campagna, come il parafulmine di tante famiglie e di tutte le persone che sarebbero venute qui al Santuario... vi vedevo sempre disposte a riparare davanti all’Amore e alla Misericordia del Signore, in modo che tutti quelli che arrivano qui tristi o sconsolati non se ne vadano senza aver fatto esperienza del conforto del Signore..." (El pan 21, 1151).

    In questo modo noi diventiamo piccoli mediatori dell’Amore Misericordioso. Possiamo offrirci con Gesù per la pace e la gioia dei nostri fratelli tribolati.

  3. Nella gioia

    La tristezza toglie valore alle cose che facciamo. D’altra parte, essere tristi o sfiduciati nella prova è così frequente e così umano.

    La Madre sogna delle persone che siano capaci di cogliere in tutte queste piccole situazioni la mano paterna e materna di Dio e collaborino con Lui per portare pace e conforto. Dio desidera che aiutiamo a conoscerlo come Padre buono, che ama anche l’uomo più perverso con immensa tenerezza. (cfr El pan 2. 67).

    Un buon cristiano, scrive Madre Speranza, deve offrire gioia a tutti; per me è una sofferenza vedere un cristiano che ha perso la gioia del cuore. State attenti: la tristezza è sorella del dubbio e dell’ira, è un pericolo costante. Chi vive contento cerca sempre il bene, pensa bene degli altri, non cede allo scoraggiamento (El pan 2,109).

    Gesù ama molto di più chi lo serve con gioia. La gioia diventa una delle componenti più importanti nella vita di ogni persona; sono molto frequenti i casi di persone che progrediscono a fatica o che non perseverano solo perché non vivono con gioia. Cosa si può chiedere a una persona triste, melanconica, spaventata? (El pan 2,107).

  4. Sviluppando la nostra paternità e maternità.

La Madre non agiva mai per soddisfare i propri desideri o interessi, ma per Gesù e per gli altri.

Padre mio, mi sento schiava di Dio, dei miei figli, figlie e del mio prossimo; le chiedo di pregare il Buon Gesù perché mi aiuti ad accumulare tante virtù e metterle in pratica per fare tutto il bene che Egli desidera. Gli chieda anche la grazia, se vuole, che dimentica di me stessa, possa immolarmi per il mio Dio; creda pure che la stessa cosa chiederò per lei (El pan 18, 1469).

Chiedo al Buon Gesù di concedermi la grazia che la carità produca tra Lui e i miei figli e figlie una tale compenetrazione (= diventare una cosa sola), che faccia loro comprendere e gustare gradualmente Dio e le cose che lo riguardano; e con questa mutua simpatia indovinino i desideri di Dio per vivere sempre strettamente a Lui uniti; pregate perché la mia vita sia un soffrire continuo in riparazione dei peccati dei sacerdoti del mondo intero e la mia morte sia d’amore (El pan 20 Circ 545).

Quando commenta il grido di Gesù sulla croce: "Ho sete", la Madre sottolinea, più che l’arsura fisiologica, la sete delle anime. E’ ciò che più mi ha impressionato tutte le volte che ho visto la Madre partecipare alla Passione di Gesù. Distesa sulla croce di Gesù, le sue labbra erano tanto riarse dalla sete che quasi si spaccavano.

Riflettiamo, figli miei: la sete e l’ardore che consumava il nostro Redentore era insopportabile, ma era tormentato molto più da un’altra sete, cioè la sete d’amore all’uomo da lui redento. La sua è la sete grande della nostra salvezza, ossia ciò che tormenta il Buon Gesù è la sete delle nostre anime, più che la sete fisica; e questa stessa sete è quella che manifestò alla Samaritana al pozzo.

Pregate perché questa vostra Madre altro non desideri se non saziare la sete del Buon Gesù, amandolo e facendo la sua divina volontà, costi quello che costi. Collevalenza, 25 gennaio 1961 (El pan 20 Circ 690, 692).

  1. L’offerta vittimale è la carità senza limiti

Nei suoi scritti la Madre racconta ciò che ha capito nei colloqui con Gesù. Fra tutti questi scritti ve ne è uno che merita, a mio parere, una particolare attenzione, perché la Madre ce lo presenta come un testo dettato da Gesù, nel marzo del 1929. Sono le Costituzioni con le quali si sarebbe dovuta reggere la Famiglia religiosa di Figli ed Ancelle dell’Amore Misericordioso. La Madre era molto preoccupata perché si sentiva incapace. Il Signore la rassicurò dicendo che lei doveva semplicemente procurarsi un quaderno e una penna e scrivere quello che Lui avrebbe dettato.

Questo testo integrale dettato da Gesù purtroppo non l’abbiamo mai avuto. Solo alcuni anni fa ne abbiamo avuto una parte: quella che si riferiva alla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Il testo delle Costituzioni dei Figli dell’Amore Misericordioso che la Madre scrisse dal 1952 al 1954 non è lo stesso dettato da Gesù nel 1929. La Madre inserì con l’aiuto di Mons. Perfetti, tutto ciò che riguarda i Sacerdoti diocesani con voti e altre cose che in quel tempo la Chiesa esigeva.

Nel periodo preconciliare le Costituzioni dei vari Istituti religiosi erano una raccolta di norme giuridiche, mentre tutto quello che era il carisma, la spiritualità era collocato in un libro a parte, "Las Santas Costumbres", ossia il Libro delle Usanze. Quando la Madre presentò le sue Costituzioni, il Vescovo di Tarazona, Mons. Nicanor Mutiloa, non potè accettarle e ne fece un’ampia riforma, lasciandovi solo una piccolissima parte di quello che era il testo originale della Madre.

Dopo il Vaticano II la Chiesa ha chiesto a tutti gli Istituti di rifare le Costituzioni e di inserire in esse il carisma e la spiritualità, mettendo in un libro a parte (noi lo chiamiamo "Le norme applicative" o "Direttorio") quello che sono le norme giuridiche.

Nel testo della Madre appariva molto chiaro tutto quello che si riferiva al carisma vero e proprio, al progetto di Dio.

In questo testo dettato dal Signore, quando si parla dei vari incarichi dentro l’Istituto, ad es. della portinaia, della guardarobiera, dell’economa, della cuoca, della sacrestana, dell’infermiera, della Superiora, non si descrivono le qualità che una religiosa dovrebbe possedere per fare un determinato servizio. Ogni volta che si parla di questi diversi uffici, si ripete sempre che la religiosa "cuoca", "economa", "portinaia", … deve caratterizzarsi per "una squisita carità", "una carità premurosa" … E’ questo quello che conta in ogni servizio.

Il sogno che il Signore ha manifestato alla Madre era quello di pensare ad una nuova famiglia religiosa, nella quale ognuno:

dovrà vedere in ogni persona che accoglie un’anima segnata dall’immagine di Gesù e in ogni consorella un’anima nobilitata dall’altissima dignità di sposa sua.

… dovrà evitare nelle parole, nei gesti e nei sentimenti tutto ciò che ci può esser di volgare o grossolano, che è proprio solo delle persone senza educazione.

… dovrà essere amabile nel tratto: compiacendosi mutuamente in tutto quello che non sia offesa a Gesù, usando buone maniere nel chiedere o negare qualche cosa, ugualmente nel comandare, senza chiamare nessuno per motti o soprannomi.

Una nuova famiglia nella quale, come fa Lui che dissimula le mancanze degli uomini, ognuno …

dovrà imparare a chiudere gli occhi sui difetti degli altri; dovrà imparare a interpretare in modo favorevole tutte le loro azioni; dovrà imparare a osservarle con occhi semplici e retti; dovrà imparare a non prenderle mai a male; dovrà imparare a scusare almeno l’intenzione quando non può giustificare l’azione; dovrà imparare a soffrire senza risentimento e senza lamentele il disprezzo, le offese, le stranezze del carattere o cose simili; dovrà imparare ad aiutarsi mutuamente in qualunque necessità; dovrà imparare a darsi conforto nei momenti tristi; dovrà imparare a rallegrarsi per il bene degli altri.

Una nuova famiglia nella quale, se qualcuno si rendesse conto di aver offeso, contrariato o mortificato un altro, ognuno sarà disposto:

a chiedere scusa, a dargli soddisfazione completa, a chiedergli umilmente perdono.

Una nuova famiglia che deve essere un luogo di pace, di unione intima, di vero amore; che non deve essere trasformato in un campo dove si semina zizzania; per questo:

diligentemente si evitino giudizi temerari, pettegolezzi o cose che la carità vuole tenere nascoste; mai si potrà ascoltare quello che contro il prossimo si dice; tanto meno si potrà raccontare quello che si fosse ascoltato contro qualcuno; si deve vigilare con santo zelo contro questa peste delle comunità.

Si parla di una nuova famiglia nella quale c’è un vizio che Dio chiama "infame". Io non ho trovato nessun altro vizio definito "infame" da Dio.

Un vizio "che rende abominevole la persona che lo commette"; una parola molto forte nella bocca di questo Dio che è Padre, che è buono, che ama anche l’uomo più perverso. Si tratta della mormorazione.

E’ un vizio infame, che rende abominevole la persona che lo commette, e che distrugge tutto il bene che la carità costruisce. (cfr. El pan 3, 57-62).

La Madre, qualche anno dopo, nel 1941, sentì il bisogno di spiegare alle sue Figlie che cosa fosse la mormorazione e nel Libro "Consejos prácticos a mis hijas" scrive:

Tutti sappiamo che la mormorazione consiste nel manifestare ad un altro le mancanze del nostro prossimo, spesso distruggendo il suo buon nome. Ciò avviene ogni volta che riportiamo i difetti altrui. Forse con maggiore danno se lo facciamo senza indicare detti difetti, ma usando espressioni che alludono a cose nascoste; così, per esempio, la frase: "Se io potessi parlare!"; oppure, nell'ascoltare maldicenze, rispondere: "Io anche avrei da dire, ma preferisco tacere". Questo è terribile perché credo che una tale riserva danneggi molto più della manifestazione aperta di ciò che è successo; induce a sospettare, infatti, che si nascondano cose molto gravi. Chi si compiace di riferire le mancanze dei propri fratelli dimostra di avere nel petto un cuore completamento freddo, privo di amore e di carità (El pan 5, 282-285).

Questo progetto pensato da Dio si porta avanti non con grandi penitenze o digiuni, ma vivendo la carità di Gesù, la carità senza limiti, come dice la Madre.

  1. Preghiera finale

Chiudo con una preghiera della Madre. Negli ultimi anni, quando non poteva fare più il servizio ai pellegrini, la sera, passava del tempo nella Cappella, da sola, pregando. Una sera, era il 19 gennaio del 1974, pregava così.

«...Che ti possano dare molta gloria. Uniti nel tuo amore, sappiano essere ciò che Gesù vuole. Fatelo, Vergine santa! Fa che figli e figlie vivano sempre uniti nel tuo amore e nella tua carità (vivano la carità senza limiti).

Io ti prego, Gesù mio, che i figli e le figlie non ti diano alcun dispiacere; che figli e figlie, uniti nel tuo amore e nella tua carità, possano vivere con questo amore, questa generosità e questa carità (con questa compassione). … Ricréati con essi ed esse! sì, ricréati, Gesù mio. (che Tu non debba soffrire da solo!). Io, Gesù, vorrei vedere i figli e le figlie camminare per il sentiero della santità, per questa strada su cui si cammina volando" (El Pan 22, Ora 913-921 Texto transcrito de la viva voz de la Madre).

Si cammina volando

Un’espressione molto bella. Questo "camminare volando" la Madre lo spiega con un sogno. Immagina di vedere il momento in cui una giovane si presenta per entrare nella vita religiosa.

Una prima giovane si incontra con Gesù che porta la croce sulle spalle. Gesù le spiega che entrare nella vita religiosa significa portare la croce con Lui. Questa giovane accetta la proposta, prende la croce di Gesù e Gli dice: "Ora la porto io". Comincia a camminare, ma sente che la croce è maledettamente pesante. L’appoggia sulla spalla, la passa all’altra spalla, poi si ferma, si riposa, ed alla fine la getta via dicendo: "Non ce la faccio!".

Viene una seconda giovane. Anche lei vede Gesù con la croce, accetta il suo invito e dice: "Si, lo voglio ad ogni costo". Prende la Croce e con molta forza di volontà inizia il suo cammino. Un cammino faticoso e lento, un cammino quasi forzato.

Infine arriva una terza giovane, la quale quando si vede davanti Gesù, senza che Lui le dica nulla, subito Gli corre incontro e dice: "La croce la prendo io" e nel momento in cui prende la croce, scrive la Madre, questa giovane "cammina volando", come se fosse la croce stessa a portarla.

E’ esattamente questo il senso e il segreto dell’offerta vittimale vissuta all’insegna del "tutto per amore di nostro Signore Gesù Cristo" (si legga in proposito anche il testo del Diario, nn. 1272-1275).