ALAM: lievito di misericordia
nella quotidiana pasta del mondoFederico Antonucci
Coordinatore nazionale ALAM
Quando mi è stato chiesto di tenere una relazione sull’impegno dei laici nella vita quotidiana mi sono soffermato su alcune parole-chiave presenti nel titolo di questa relazione:
ALAM: lievito di misericordia nella quotidiana pasta del mondo
I termini che ho individuato, e che sono stati da guida nella mia riflessione, sono:
- Alam – e quindi Laici –
- Lievito
- Mondo
Il termine misericordia non è presente esplicitamente, il che non significa che sia stato trascurato, tutt’altro!
E’ invece l’elemento unificante e aggregante di tutto quello che diremo; costituisce, per così dire, il tessuto connettivo sul quale cresce e si sviluppa tutto il discorso.
Senza la misericordia, nulla di tutto quello che diremo, avrebbe senso o perlomeno avrebbe un senso molto diverso e comunque sarebbe molto più arido.
I Laici
«Col nome di laici – così la Costituzione conciliare Lumen gentium li descrive – si intendono tutti i fedeli ad esclusione dei membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito dalla Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti Popolo di Dio, […] per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano». (CL, 9)
Il mondo diventa così l’ambito e il mezzo della vocazione cristiana dei fedeli laici. Il Concilio indica pertanto il senso proprio e peculiare della vocazione divina rivolta ai fedeli laici. Non sono chiamati ad abbandonare la posizione che essi hanno nel mondo; il Battesimo non li toglie dal mondo ma affida loro una vocazione che riguarda proprio la situazione specifica: i fedeli laici, infatti, sono chiamati da Dio a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio della loro funzione propria e in questo modo rendere visibile Cristo agli altri.
La vocazione dei laici
La particolare vocazione dei laici è dunque: "cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio".
La vocazione dei fedeli laici alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo peculiare nel loro inserimento nella realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene.
Il Concilio afferma categoricamente: «Né la cura della famiglia né altri impegni secolari devono essere estranei all’orientamento spirituale della vita».
A loro volta i Padri sinodali hanno detto: «L’unità della vita dei fedeli laici è di grandissima importanza: essi, infatti, debbono santificarsi nell’ordinaria vita professionale e sociale. Affinché possano rispondere alla loro vocazione, dunque, i fedeli laici debbono guardare alle attività della vita quotidiana come occasione di unione con Dio e di compimento della sua volontà, e anche di servizio agli altri uomini, portandoli con Dio in Cristo». (CL, 17)
Questo fa di noi laici i veri specialisti del mondo - sicuramente più dei religiosi – perché siamo noi che viviamo in famiglia con la fatica, le preoccupazioni, le incomprensioni che ne derivano; siamo noi che ogni mattina scendiamo nella trincea del traffico cittadino – pensiamo alle grandi città – e del lavoro, con i difficili rapporti tra colleghi di lavoro, con il nervosismo e la stanchezza che sempre più spesso ci assale; siamo noi che subiamo il bombardamento continuo dei mass-media volto ad eliminare le differenze e ad omologare i cervelli e le coscienze.
Identità del laico Alam
Quali sono i nostri tratti caratteristici che ci distinguono e ci fanno riconoscere come Laici dell’Amore Misericordioso?
Sulla nostra carta d’identità cosa c’è scritto oltre al nostro nome e cognome?
Carisma spiritualità e missione
C’è scritto, innanzi tutto, che noi abbiamo ricevuto un dono dall’alto e cioè quello di conoscere Dio come Amore Misericordioso il quale nel Signore Gesù si è manifestato meravigliosamente ricco di misericordia con ogni uomo specialmente con chi è povero, misero e peccatore.
Ecco la novità, ecco l’elemento carismatico principale che ci caratterizza e che ha generato i primi due articoli del nostro Statuto, cioè Dio Amore Misericordioso è un Padre che pensa a noi, come se noi fossimo unici al mondo, che ci ama e ci cerca instancabilmente, oserei dire che quasi mendica il nostro interesse, la nostra attenzione verso di Lui.
Quindi al centro della nostra vocazione di Laici dell’Amore Misericordioso c’è la scoperta di un carisma, di un dono che viene dall’alto, che ci rende simili al nostro creatore: Dio è un Padre misericordioso.
Ecco il nostro DNA e la nostra ragione di esistere: far conoscere Dio come Padre; un Padre che è felice se vede i figli contenti, che si sente vivo per i figli, che ripone la sua felicità nei figli che crescono, che cerca, con tutti i modi la maniera di confortarli, di aiutarli, che li segue, che anticipa le loro richieste, con amore instancabile, come se non riesca, addirittura, ad essere felice senza di loro.
E’ l’origine da cui nasciamo ma è anche il fine per cui esistiamo.
Infatti il cuore della nostra missione è proprio questo: far conoscere agli uomini di tutto il mondo l’Amore e la Misericordia del Signore, e far conoscere a tutti il vero volto di Dio Amore Misericordioso, il vero volto di questo Padre, così come noi lo abbiamo conosciuto.
Il volto di un Padre che non tiene in conto le nostre colpe, "perdona e dimentica … un Padre e non un giudice severo, … un Padre che attende il figlio prodigo per abbracciarlo". (ST, 6)
Situazione del mondo
Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.
Credo che uno dei principali problemi del mondo in questi ultimi tempi sia – come viene detto da più parti – la perdita di valori.
Ma a fronte di questa affermazione nasce subito una domanda: di quali valori parliamo? O meglio: quali valori – o quali categorie di valori - vanno posti a fondamento della nostra vita, della nostra società, del mondo? O ancora: quali valori, noi cristiani, possiamo proporre al mondo, alla società, … sperando in una buona accoglienza?
Credo che la chiave di lettura che ci aiuta a capire quali sono i valori da adottare per noi, e da proporre al mondo, ce la dia Gesù stesso quando afferma: "Voi siete nel mondo ma non siete del mondo".
E’ come dire: siate "lievito di misericordia nella quotidiana pasta del mondo".
Il lievito è qualcosa che viene messo nella pasta ma non è pasta, viene piuttosto messo dentro per far fermentare tutta la pasta. Allo stesso modo il discepolo di Gesù viene messo nel mondo ma non appartiene al mondo, perché appartiene a Cristo e la sua missione è far fermentare questa pasta con l’esercizio della misericordia.
Questo implica, a mio avviso, almeno due cose:
- noi e il mondo, essendo diversi per natura e per origine, non possiamo avere gli stessi valori ma, se vogliamo proporci come fermento, noi dobbiamo avere dei valori più robusti
- non possiamo pretendere che il mondo abbia i nostri stessi valori, ma possiamo pretendere che abbia perlomeno i suoi !
Occorre però evitare la confusione tra valore religioso e valore civile o umano.
Certamente i cattolici non possono pretendere di trasferire nell’ordinamento giuridico particolari esigenze etiche di tipo confessionale, ma non si può considerare confessionale quanto è radicalmente umano e, quindi, appartenente a tutti.
Ad esempio: il divieto dell’aborto non è un divieto di tipo confessionale - come se fosse solo una questione dei cattolici – ma di tipo umano.
Di fronte alla triste realtà di aver commesso un aborto, il cattolico e il non-credente dovrebbero avere due atteggiamenti diversi; da una parte il cattolico dovrebbe avere:
la consapevolezza di aver commesso un crimine
la consapevolezza di aver commesso un peccato grave
il pentimento
la riconciliazione sacramentale
un impegno a favore della vita
mentre il non-credente dovrebbe avere per lo meno la consapevolezza di aver commesso un crimine ! E la legge dovrebbe sancire almeno questo !!
Valori etici e valori morali
Alcuni studiosi tentano di stabilire una distinzione tra Etica e Morale laddove altri usano indistintamente un termine piuttosto che l’altro.
Essi affermano che l'Etica comprende i valori immanenti dell'individuo fondati sul Buono e sul Cattivo, piuttosto che i valori trascendenti basati sul Bene e sul Male, propri della Morale.
Tentando di schematizzare al massimo, possiamo affermare che l’Etica si riferisce al Giusto e all’Ingiusto mentre la Morale si riferisce al Bene e al Male.
L’Etica si volge alla dimensione umana, sociale, politica dell’uomo mentre la Morale si rivolge alla dimensione spirituale, trascendente dell’uomo e da essa trae origine e nutrimento.
L’Etica infine – in questa suddivisione che proponiamo, forse un po’ arbitrariamente – si basa sulla ragione umana, la Morale, al contrario, si fonda su Dio e sulla sua Rivelazione.
Naturalmente nei cristiani i due aspetti dovrebbero coincidere, o meglio, essere un tutt’uno così come ci ricorda Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor. Non si può creare una spaccatura tra i valori morali e quelli etici in quanto non si può dividere l’uomo in razionalità da una parte e anelito trascendente dall’altro. Nell’uomo, in quanto a immagine e somiglianza di Dio, razionalità e trascendenza coesistono. Ma questo è quello che affermiamo e crediamo noi cristiani. Per un non credente l’uomo non è immagine di Dio.
Allora domandiamoci a questo punto: è possibile un’etica senza morale? o, in altri termini: è possibile una morale laica?
Stando ai dati dell’esperienza, sembra di poter rispondere di sì.
Credo che ognuno di noi conosca delle persone che, pur dichiarandosi non credenti, hanno un vero culto dell’onestà, un profondo senso del dovere, della lealtà, della giustizia, del rispetto e del servizio al prossimo, spirito di dedizione alla famiglia ed alla società; persone che credono in questi valori non per moda, ma perché sono convinte che soltanto su di essi è possibile fondare una vera convivenza umana.
Sulla base di ciò, infatti, il Concilio Vaticano II afferma che anche i non credenti in buona fede – quelli cioè che, pur senza conoscere Dio, vivono lealmente secondo la sua legge, scritta da Lui nel cuore di ogni uomo – possono salvarsi.
Ed è questo anche il motivo per cui il Magistero della Chiesa, specialmente con gli ultimi papi, abbia scelto come centro del proprio messaggio morale, il rispetto dell’uomo.
Il servizio all’uomo è il punto sul quale la Chiesa è convinta di potersi incontrare con tutti gli uomini.
(CLM, p. 34)
Ed è questo il nostro campo d’azione.
Scriveva così il Card. Martini, allora arcivescovo di Milano, nella sua lettera pastorale "Effatà, apriti" del 1990:
La comunicazione [e la testimonianza] del Vangelo [e della misericordia] non si attuano soltanto nel dialogo esplicito. C’è un immenso campo di azione che compete particolarmente ai credenti laici e che riguarda l’affermazione, il sostegno e la promozione dei valori profondi che sono previi [e indipendenti] da qualunque confessionalità e comuni a tutti gli uomini.
Tutto ciò che ha attinenza alla coscienza, alla responsabilità, alla giustizia, alla pace, alla salvaguardia dell’ambiente, fa parte di un linguaggio a tutti accessibile.
Il modo di comportarsi e di interagire nella vita quotidiana, nei rapporti interpersonali, negli affari e nella politica, in quei mille contatti quotidiani che si vivono in famiglia, nei luoghi di lavoro e nel tempo libero, può irradiare tali valori.
Quanto più la comunità cristiana e il singolo fedele saranno in grado di esibire scelte e stili di vita coerenti con il Vangelo, pur senza sottolinearlo esplicitamente, si eserciterà una forza aggregante e persuasiva sull’insieme dei comportamenti umani per la ricostruzione di una comunione sui grandi temi etici.
Impegno del laico in questo mondo
Non siate pigri nello zelo.
L’agire morale si basa necessariamente sulla libertà. La libertà è lo strumento che Dio ha messo nelle nostre mani per poter decidere come agire, per poter compiere la scelta morale. Quando però la libertà, poco a poco, diventa un valore perdendo la sua caratteristica di strumento, anche l’agire morale viene svuotato della sua importanza. Se l’attenzione si sposta sempre di più sulla libertà fine a sé stessa, essa poco alla volta cessa di essere uno strumento e diventa il fine del nostro agire.
Siamo oggi in una situazione in cui si pretende che i cristiani, per poter accedere al mondo politico, sociale, culturale, rinneghino la loro stessa natura, i loro valori, in una parola rinneghino Cristo stesso. Si pretende che ci si comporti "come se Dio non esistesse" , e la cosa terribile è che i cristiani si stanno abituando a questo.
Come spesso accade nel mondo dello spettacolo – ma non solo – dove il produttore fa delicatamente capire all’aspirante attrice di turno che se sarà carina con lui otterrà la parte, così anche a noi ci viene fatto capire che per poter essere parte di questo mondo dobbiamo rinnegare la nostra natura, la nostra vocazione.
E noi lo facciamo !! Forse senza accorgercene.
Ma il Signore ha detto agli Apostoli, e oggi lo dice a noi laici dell’Amore Misericordioso, che non siamo del mondo. Non dobbiamo rinnegare noi stessi, ma dobbiamo riscoprire e riacquisire la nostra vera natura, la nostra vocazione.
Dobbiamo svegliarci da questo torpore, dobbiamo scrollarci di dosso la pigrizia che ci paralizza e riscoprire lo zelo per il Signore.
Il prof. Alici, presidente dell’Azione Cattolica, in una intervista pubblicata su Avvenire il 2 giugno 2005 ha affermato:
Il nostro compito di laici è di fare sintesi tra il quadro culturale che la società ci pone davanti e l’essere cristiani. La sfida cruciale si gioca sul piano dei valori condivisi. Oggi i cattolici non sono rappresentati nel confronto culturale per il peso che hanno. Occorre che facciamo dei passi avanti. Questo vuol dire attrezzare un laboratorio di santità laicale per il futuro.
Concludendo, possiamo dire che, come Laici dell’Amore Misericordioso chiamati ad operare nel mondo, dobbiamo proporre i valori condivisi. Dobbiamo parlare il linguaggio dell’uomo, dobbiamo farci compagni di strada dell’uomo, condividendo con lui i valori comuni.
Dobbiamo avvicinarci all’uomo mettendo da parte gli atteggiamenti di intolleranza o di ortodossia che avrebbero come unico risultato l’alzarsi di barriere che impedirebbero il dialogo. E noi non vogliamo questo!
Dobbiamo usare la giusta dose di pedagogia, di furbizia e di misericordia per entrare nella sfera dell’altro, quasi in punta di piedi, ed essere lievito capace di far lievitare tutta la pasta.