IL SALUTO DEL MODERATORE

Aprendo i lavori del convegno, desidero rivolgere, anzitutto, un'espressione di gratitudine alla Famiglia Religiosa dell'Amore Misericordioso che mi offre la possibilità di condividere con tutti voi un tratto così importante e significativo del suo cammino, segnato, quest'anno, da una particolare memoria della Madre Fondatrice. Aggiungo il mio benvenuto a quello dei Superiori Generali rivolto a tutti i partecipanti e poche indicazioni di carattere organizzativo. Sono state già presentate le finalità fondamentali e l'articolazione del convegno.

Dato il mio ruolo di moderatore, mi limito ad alcuni suggerimenti, per favorire il miglior svolgimento dei lavori, che si annunciano piuttosto intensi e impegnativi. Dato il numero dei partecipanti, sarà prima di tutto indispensabile impegnarci tutti al rispetto scrupoloso degli orari, sia per quanto riguarda i tempi delle relazioni, delle comunicazioni e delle testimonianze, sia per quanto riguarda le pause dei lavori. Non sarà nemmeno facile conciliare il momento dell'ascolto con il desiderio legittimo di intervenire e porre eventuali domande. Si è pensato di riservare uno spazio ad alcuni interventi e richieste di chiarimento sulle relazioni nei limiti dell'andamento delle singole giornate. Anche su questo credo sarà indispensabile, come in ogni buona famiglia, giovarsi della collaborazione e della disciplina di tutti; in alcuni casi la carità passa anche attraverso la disciplina.

Prima di introdurre la relazione iniziale di questa mattina desidero leggere un brevissimo testo di Madre Speranza, al quale vorrei affidare l'augurio e l'auspicio di tutti riguardo allo svolgimento e all'esito di questo convegno. La Madre scrive così in uno dei suoi testi: «Mi sembrò di vedere come in un sogno il Buon Gesù con in mano un bicchiere pieno d'acqua, mi disse di provare a mettere ancora qualche cosa in quel bicchiere senza però far traboccare l'acqua che c'era. Provai ma non fu possibile, perché appena aggiungevo qualcosa, l'acqua che c'era traboccava e cadeva. Capii che quando il Signore trova un'anima piena di se stessa, piena di amor proprio, non può darle neanche una goccia del suo amore».

Il valore di questo testo mi pare sia evidente. Io auguro a tutti noi che le gocce d'amore che questa iniziativa, così generosa e così ricca, che la Famiglia dell'Amore Misericordioso ci offre trovino in noi spazio, disponibilità e accoglienza.

Alici Luigi
professore associato di filosofia
morale, Università di Perugia