MADRE SPERANZA «AMORE MISERICORDIOSO» UN EPISODIO PERSONALE

María Luisa Alvarez eam

 

Diamo adesso la parola a Madre María Luisa Alvarez eam, delegata per la Spagna, che ci porterà una testimonianza ulteriore da un punto di vista diverso e sicuramente complementare rispetto a quello che abbiamo sentito.

 

 

Mi sento onorata di poter offrire una mia piccola testimonianza su Madre Speranza, nonostante dover passare per l'imbarazzo di far fronte ad un auditorium così numeroso e qualificato... Sono certa che molte delle persone qui presenti, specialmente confratelli e consorelle, potrebbero dire molto di più di me perché hanno vissuto assieme alla Madre tempi particolari e per periodi più lunghi... Comunque sono contenta di poter dare il mio granellino...

Io conobbi la Madre Speranza essendo alunna del collegio dell'Amore Misericordioso di Madrid... Eravamo rimaste orfane; dico eravamo perché ho una sorella che ha condiviso con me le difficoltà di una infanzia senza genitori, e, tuttora, condividiamo la gioia di essere state scelte dal Signore con la vocazione religiosa nella stessa Congregazione e, come molti sanno, ancora non è un mese che si trova in Bolivia con altre suore; la nostra prima Comunità che compie così il desiderio della Madre: che le sue figlie lavorassero in Bolivia... Io sono tornata da quelle parti due giorni fa...

Ricordo quella prima volta che incontrai la Madre Speranza. La Madre era andata in Spagna a trovare le sue figlie. A noi bambine distribuì delle caramelle... Sfilavamo davanti alla Madre: una lunga fila di bambine. Quando arrivò il mio turno, la Madre mi guardò con quegli occhi vivaci e profondi e mi disse: «tienes flequillo de traviesa pero ojos de buena», cioè: hai capelli, frangetta da birichina, ma sguardo da bambina buona... Vi sembrerà una sciocchezza, ma io non l'ho mai dimenticato... A dire il vero noi non capivamo cosa fosse essere Madre Fondatrice... A noi con 10, 11 anni, ci bastava un po' di festa e caramelle per sapere che era un giorno importante... Due anni dopo tornò la Madre di nuovo in Spagna. Ricordo che quella volta anch'io mi misi in coda con altre ragazze già signorine grandicelle che andavano a dire alla Madre che volevano essere suore... Avevo solo 13 anni e, nonostante l'insistenza delle altre ragazze che ero ancora piccola, io le sfidai dicendo che ci andavo lo stesso, che anch'io volevo essere suora... Ricordo lo sguardo e il sorriso della Madre e le sue domande: quanti anni hai? Madre 14 e mezzo... Ti piace studiare? Altra sua domanda; e poi: sii buona; parlerò con la suora che si occupa di te... Tutto questo vi può sembrare niente, ma non lo fu per me... Non incontrai più la Madre Speranza fino all'età di 22 anni. Allora avevo già fatto il noviziato ed ero suora da poco più di due anni... Avevo pure studiato nelle magistrali... Ma cosa strana: quella figura materna che avevo conosciuto nella mia prima adolescenza e che sembrava esser calata in me... Adesso non mi diceva niente: semplicemente era la Fondatrice perché così lo avevamo imparato e lo dicevamo anche in alcune canzoni... La Madre ogni tanto ci scriveva delle lettere circolari, e noi dovevamo scrivere a lei... Devo riconoscere che avevo una formazione religiosa e spirituale scadente... Ero molto estroversa e superficiale... Vi può sembrare una confessione per chi non mi conosce, ma è la verità. Stando così la mia situazione personale, nell'immediato post Concilio Vaticano II, comincia anche tra le nostre suore in Spagna un movimento che in sostanza va contro la Madre Speranza. Un gruppo di suore, alcune superiore, fino ad allora fedelissime alla Madre e tanto ben volute dalla Madre stessa, parlano di abbandonare la Congregazione e fare un ramo per conto loro... Questo detto in breve, perché il tema è più complesso... E allora, si danno da fare per attirare e convincere anche suore giovani... Una ero io... Un po' matta sì, ma non del tutto...! E con loro non ci andai. Comunque lo scompiglio, il disorientamento mi si era creato. Quell'estate, finiti gli studi, mi proposero un viaggio in Italia. Andare a Roma, Collevalenza, mica male!! Ecco l'occasione a pennello per il nuovo incontro con Madre Speranza, e adesso ero figlia sua ufficialmente. Ma qualcosa non funziona... Ormai il mio sguardo era annebbiato... Non riuscivo a vedere con chiarezza... Dove era andata a finire la mia vivacità infantile, il mio sguardo semplice e pulito? Era lei la stessa Madre che avevo conosciuto anni addietro, ed ero io la stessa di allora? Cosa era successo? Vivevo profondamente disorientata, ma cercavo di far finta di niente: ridevo,scherzavo, mostrando una finta felicità... Quando un bel giorno, la responsabile delle Juniores che diciamo adesso, mi comunica che le altre suore torneranno in Spagna, ma che io devo rimanere a Collevalenza ancora un tempo... Questo proprio non me lo aspettavo e non riuscivo a capire il perché di questa decisione. Allora mi si scatenò un vero dramma psicologico e morale che mi lasciò al buio più totale... Non trovavo pace né di giorno né di notte. Una mattina mi venne in mente di chiedere permesso per andare a parlare con la Madre. Lei mi accolse con molto affetto: le sue parole, il suo gesto di prendermi e accarezzarmi le mani, mi scuotevano ed emozionavano profondamente; ma ricordo che mi colpí pure il suo sguardo di tristezza per la fliglia che aveva davanti mossa dall'uragano che sferzava la sua amata Congregazione. Le superiore, non ho mai saputo se anche la Madre fosse d'accordo, decisero mandarmi a casa mia, in famiglia. Dovevo maturare la mia vocazione... non mi fu concesso salutare la Madre. Povera Madre e povera figlia...!

Quanto segue di quel periodo della mia vita sarà sempre per me... Ma come dice il libro dei Proverbi «...il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto» (Prov. 3, 11). Ogni tanto scrivevo a mia sorella, alla Madre. Dicevo loro la verità dei miei sentimenti. Chissà la Madre come mi avrà seguita... Come sarà stata la sua preghiera per quella povera figlia perduta in un mare di dubbi e incertezze... che altre persone volevano convincere: lascia in pace le monache! Hai tutta una vita per te! Sei libera! Libera! Che utopia!! E così le cose.

Un bel giorno mi arriva una lettera della Madre. La frase centrale diceva così: «Figlia, non soffrire più. Se sei decisa a santificarti nella Congregazione, torna quando vuoi, la tua Madre ti aspetta piena di entusiasmo...». Non vi nascondo che piansi dall'emozione... Era troppo bello...! Vinte difficoltà varie, partii per Roma e il giorno dopo, di buon mattino, per Collevalenza, assieme ad altre suore per far festa a Madre Speranza nel giorno del suo onomastico. Santa messa nella Cappella del Crocifisso. Finita questa, tutte le suore escono per fare gli auguri alla Madre nel solito corridoio e salottino. Io credevo di essere una in più tra quel centinaio di suore. Ma c'è qualcosa di strano nell'ambiente e un silenzio fuori posto... Ecco il mistero! Un cuore ansioso di dare amore e misericordia, occhi che scintillano bontà e gioia, due mani tese e decise, cercano qualcosa... In un attimo mi trovo di fronte alla Madre che grida commossa: figlia! E mi perdo tra le sue braccia materne. Il silenzio si rompe con un forte battimano delle suore presenti. Tutte avevano capito: si ripeteva ancora una volta, visibilmente, l'incontro del figlio con il padre, della figlia con la sua vera madre... Ed era urgente far festa, perché la figlia perduta era ritrovata senza altra moneta che un amore pieno di misericordia che perdona, dimentica e non tiene in conto.

 

 

Madre María Luisa Alvarez ci ha offerto la versione moderna di una parabola che conosciamo tutti; la ringraziamo perché è riuscita a riscriverla con la semplicità dei «Fioretti di S. Francesco».