LA CARITÀ CULTURALE IN MADRE SPERANZA
Aurelio Pérez fam
Questa seconda giornata ripete, nella sua struttura l'andamento della giornata di ieri, anche se l'attenzione ad alcuni aspetti del messaggio di Madre Speranza si è spostata. Abbiamo visto questa mattina come tale attenzione sia passata dall'esigenza di guardare dentro al cammino di maturazione della santità della Madre al tentativo di cogliere, come espressione di tale cammino, il progetto di concepire una Famiglia Religiosa articolata in due Congregazioni, e, all'interno di queste, in sei diverse componenti. Questo pomeriggio cercheremo di vedere come la Famiglia Religiosa dell'Amore Misericordioso ha corrisposto e sta corrispondendo alla intuizione della Madre.
Attraverso una serie di comunicazioni e testimonianze vedremo come i Figli e le Ancelle dell'Amore Misericordioso hanno cercato di interpretare il Carisma religioso della Madre in varie realtà geografiche e culturali (in Spagna, in Italia, in Germania e in Brasile) e a vari livelli (nell'ambito educativo, nel rapporto con i poveri, con gli indigenti, con i bisognosi; nel rapporto con i pellegrini in questo Santuario dell'Amore Misericordioso; in una reinterpretazione di una vita missionaria). Per primo ci presenterà la sua comunicazione padre Aurelio Pérez fam, che è membro del Consiglio Generale dei Figli dell'Amore Misericordioso; egli si soffermerà, in maniera particolare, sull'attenzione che la Famiglia Religiosa dell'Amore Misericordioso manifesta in ambito educativo, con particolare riferimento alla Spagna.
Facendo alcuni accenni al profetismo di Madre Speranza in campo educativo, non cercherò di riferirmi, tanto, all'attività pedagogica o di promozione culturale in sé, perché questo non è peculiare della sua missione, nel senso che è proprio di molti altri Istituti religiosi, costituendo addirittura il fine primordiale della loro missione.Detto questo, va anche aggiunto che, storicamente, quella in campo educativo-culturale è stata la prima attività che lei ha messo in atto, in modo organico, insieme alle prime suore. Le prime case delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, dopo la fondazione del 1930, furono quasi tutte collegi e centri di accoglienza per bambini poveri o figli di famiglie numerose. In Spagna, tuttora, questa è l'attività principale delle Ancelle dell'Amore Misericordioso e di parte dei Figli dell'Amore Misericordioso.
Anche le prime case dei Figli dell'Amore Misericordioso, in Italia, concretamente Collevalenza e Fermo, furono rispettivamente, seminario e scuola di formazione professionale. In Spagna, la prima casa dei Figli dell'Amore Misericordioso, è un grande centro educativo a Lujua (Bilbao), che metteva insieme le due realtà sorte separatamente in Italia: seminario e scuola professionale.
Indubbiamente, in questo campo, Madre Speranza eredita la missione educativa delle Suore Missionarie Clarettiane, dedite all'insegnamento,in mezzo alle quali trascorse vari anni prima di fondare le Ancelle dell'Amore Misericordioso. Il grande interesse di Madre Speranza per la promozione e l'educazione globale dei bambini bisognosi e dei giovani, risponde all'intelligenza di chi sa che è molto più efficace e dignitoso per la persona umana insegnare a pescare, anzichè limitarsi a dare il pesce.
In termini storici va sottolineato un altro fatto: Madre Speranza parte con la fondazione delle suore e con l'apertura dei primi collegi, in un'epoca ben precisa della recente storia di Spagna: gli anni della proclamazione della Repubblica e la vigilia della guerra civile che la Madre prevede con lucidità profetica. In questo contesto la Madre Speranza avverte l'urgenza improrogabile dell'educazione dei bambini delle classi più povere, che, altrimenti, saranno facile preda di un'ideologia che pretende inculcare nei loro cuori l'odio verso Dio e verso la Chiesa.
Lei stessa scrive nel suo diario:
«Nel mese di maggio del 1929 ho capito che il Buon Gesù voleva che si portasse a termine la fondazione di una Congregazione intitolata Ancelle dell'Amore Misericordioso per aprire collegi ed educare in essi orfani, poveri, figli di famiglie numerose e classi sociali modeste... ed anche collegi per bambini anormali... Mi è stato, anche, fatto capire che in questi collegi i bambini dovranno ricevere una solida educazione; inoltre quelli che avessero delle buone doti intellettuali, potranno fare studi superiori come Magistero, Istituto commerciale, ecc., perché questo, in genere, non è alla portata dei poveri, e meno ancora in Spagna dove l'educazione del povero è abbastanza disattesa. E a causa di ciò si sta avvicinando una terribile rivoluzione, perché i poveri, data la loro scarsa cultura sia religiosa che intellettuale, sono in un totale abbandono». (Diario, maggio 1929).
Sottolineerei l'interesse di Madre Speranza per dare, non solo una solida educazione di base, ma anche per sviluppare al massimo le potenzialità di chi avesse avuto determinate doti. Andrebbe aggiunto, credo, che questa sensibilità attenta e intelligente di Madre Speranza le veniva dalla sua stessa esperienza personale: lei era nata e cresciuta in una famiglia poverissima e aveva sperimentato, grazie all'aiuto pedagogico del parroco di Santomera e delle sorelle di lui, l'importanza fondamentale di una buona formazione per affrontare la vita.
Ma ciò che, a parer mio, costituisce l'impronta tipica e originale di Madre Speranza in campo educativo è lo stile di famiglia, dettato da un cuore materno, che ha voluto fosse impresso in tutte le nostre case e attività.
Nella stessa pagina del Diario prima citata, nel maggio del 1929, Madre Speranza scrive:
«(Mi è stato fatto capire) che debbo far scomparire da questi collegi tutto ciò che possa dare un'impressione assistenziale; e a questo fine noi religiose dobbiamo mangiare gli stessi alimenti dei bambini, evitando così il cattivo effetto che produce in questi il vedere che le religiose prendono cibi diversi dai loro e di miglior qualità».
Clima di famiglia: questa è la parola chiave. Ci viene spontaneo pensare che Madre Speranza deriva questo stile e questo clima dal carisma di Amore Misericordioso che avvolge e spinge tutta la sua vita. Anche il più piccolo e povero deve trovare, non una struttura fredda, magari efficientissima, ma un "focolare". C'è vera educazione solo dove c'è amore, dove il bambino, il giovane o l'adulto si sente accolto, a casa sua.
Così scriveva, in proposito, il 22 agosto del 1966:
«Che emozione, figlie mie, ha provato questa povera madre nel vedere di nuovo come sono accolti e trattati i poveri nella casa dei Figli dell'Amore Misericordioso e in quelle delle Ancelle del suo Amore Misericordioso...! Ho potuto costatare che in tutte le case si respira il buon clima e la pace, non stile collegio ma come nel proprio focolare».
In questa stessa linea vanno molti principi pedagogici che Madre Speranza, con la saggezza di una buona madre, vuol inculcare nei suoi figli:
- "Dovete essere madri prima che maestre".
- "Non dovete dire mai parole dure ai bambini e, meno ancora, colpirli".
- "Armatevi di pazienza e di moltissima carità e tenerezza".
- "Prepariamoci con lo studio affinchè i piccoli a noi affidati non perdano il tempo".
- "L'istruzione e la preparazione siano adeguate ai tempi".
Oggi, noi Figli e Ancelle dell'Amore Misericordioso, portiamo ancora avanti diverse attività in campo pedagogico-educativo, perché, sulla scia di Madre Speranza, crediamo che la carità culturale risolve alla radice o previene molti problemi che con fatica cerca di tamponare la carità assistenziale. Non in tutti i paesi è possibile svolgere questo servizio allo stesso modo. Mentre in Italia, per esempio, la scuola privata diretta ai ceti più poveri è praticamente tramontata, in Spagna ancora è possibile fare dei passi in questo senso, anche se non sappiamo ancora per quanto tempo. In Brasile, invece, abbiamo il campo molto più libero, e così in Bolivia dove le nostre sorelle hanno appena aperto una Comunità.
La mia recente esperienza in Brasile mi ha mostrato con estrema chiarezza che la povertà più grande non è quella materiale, ma quella culturale - spirituale, o meglio che la prima, spesso, è frutto della seconda. In un centro che abbiamo chiamato "Madre Speranza" diamo da mangiare tutti i giorni a 220 bambini (adesso cominciano a venire anche le mamme per l'effetto ciliegia). Questi bambini vivono in una "favela" proprio davanti a noi. Il problema che ci stiamo ponendo adesso è come andare al di là di questa carità assistenziale. E' già in marcia il progetto di allargare il centro, facendo una specie di oratorio dove possano giocare, fare una scuola d'appoggio seria, ricevere un'istruzione adeguata su alcuni temi fondamentali della loro crescita umana, morale, religiosa (ve la immaginate una bambina di 12 anni incinta?).
Madre Speranza ci ha insegnato che la carità culturale è una dimensione fondamentale della sensibilità misericordiosa, e ci ha anche detto: «A niente servono le lezioni smentite dalle opere».
Vorrei brevemente sottolineare due aspetti dell'intervento di padre Pérez. Il primo offre una risposta ad alcune delle indicazioni che erano emerse questa mattina, e cioè il tentativo di passare dal piano della carità assistenziale al piano della carità culturale; la dimensione dell'Amore Misericordioso, infatti aiuta a dare una nuova interpretazione della povertà, a renderci attenti a una povertà dello spirito che spesso si maschera anche dietro la povertà materiale ma ne rappresenta la radice più urgente, più fragile e più bisognosa d'aiuto. Nel linguaggio della Chiesa di oggi potremmo dire che questa è una forma di inculturazione della fede; nel linguaggio dei Vescovi italiani, che è una forma di testimonianza della carità. La seconda indicazione riguarda l'attenzione della Madre (e quindi anche della Famiglia Religiosa dell'Amore Misericordioso) a coniugare una pedagogia teorica con una pedagogia delle opere che s'informi - uso un'espressione adoperata da padre Taddei - a dei criteri di sostanza, cioè alla capacità di andare all'essenziale, caratterizzando l'educazione come capacità di discernimento, promozione, formazione della persona, andando oltre la fiducia in alcune tecniche apparentemente efficienti e neutrali che riproporrebbero ad un livello diverso nuove forme di assistenzialismo.