L'AMORE MISERICORDIOSO CON I BISOGNOSI
Annunciazione Martínez eam
Il secondo intervento, che presta particolare attenzione alla situazione della Germania e alla testimonianza nell'ambito dei bisognosi, è affidato a Madre Annunciazione Martinez eam, che ci aprirà una seconda prospettiva d'impegno della Famiglia dell'Amore Misericordioso.
Sono Ancella dell'Amore Misericordioso, svolgo l'ufficio di infermiera e lavoro con i malati da circa 20 anni. Il mio primo incontro con la Madre Speranza risale al 1967, allora avevo appena 18 anni e, come tutti i giovani, anch'io ero alla ricerca di un progetto per la mia vita e quindi bisognosa di luce e di consiglio. Se potessi parlare con la Madre potrei avere un aiuto per chiarirmi dubbi e dileguare confusioni, mi dissi, così mi decisi d'incontrarla. Emozionata, quasi non sapevo cosa dire... ma, il suo sguardo profondo mi mise subito a mio agio e, sentendomi accolta, mi sciolsi facilmente.
Il colloquio con lei mi dette la possibilità di scoprire, dentro di me, la sicurezza e la convinzione che il Signore mi chiamava ad essere Ancella dell'Amore Misericordioso. Posso dire che, in fondo, in quel momento ero anch'io una bisognosa a cui la Madre ha teso la sua mano per aiutare e consigliare.
Il tema che mi è stato affidato in questa comunicazione è "la famiglia dell'amore misericordioso, impegnata con i bisognosi". Ormai, da diversi anni, svolgo il mio servizio in Germania, prima presso una clinica, adesso presso una casa di anziani. Diciamo che sono proprio dentro la sofferenza e il bisogno. Certo, i bisogni di oggi non si riassumono tutti in questa dimensione, molte e diverse sono le povertà e i bisogni che emergono dalla società, anche se la malattia e la vecchiaia appaiono come bisogni più evidenti.
La Congregazione di Madre Speranza è nata per mettersi al servizio dei poveri e dei bisognosi. Una significativa coincidenza, che mi ha sempre fatto notevole impressione, ripropone, come in parallelo, le origini della Madre e la missione, espressa nelle opere della Congregazione.
Già le origini della Madre, la avvicinano alla realtà dei poveri, infatti, ella viene da una famiglia povera, da un ambiente povero, almeno allora. Da una terra arida "Siscar". La sisca è un'erba che non produce nulla, anzi piuttosto danneggia nel senso che secca la terra. Questa povertà di origine sembra preludere a ciò che sarà nel futuro l'oggetto della sua missione: "il servizio ai poveri", i prediletti di Gesù. Certamente la Madre la povertà l'ha vissuta dal di dentro e devono averla colpita molto la carità e la gratuità dell'aiuto che, gente buona di Santomera, tradizionalmente e spontaneamente, offriva ai più indigenti. Il Signore, quando fa dono di un carisma, come nel caso della Madre, costruisce da lontano...
Quando io sono entrata in Congregazione, non pensavo, certo, che, un giorno, avrei avuto l'incarico di fare questo servizio... e, tante volte, ripenso, con una certa impressione, a quanto mi avevano colpito alcuni racconti sentiti dalla Madre. Racconti sui quali avevo riflettuto e che, riconosco, mi hanno formato proprio per svolgere il compito di oggi. Mi pare ancora di udire la voce della Madre, quando raccontava l'episodio di quel poveretto che, in ospedale, stava morendo.
Anche la Madre aveva fatto la sua scelta: farsi suora. Ed essendo alla ricerca di qualcosa che rispondesse meglio al suo ideale, decise di fare un'esperienza, presso un Istituto dedito all'assistenza ai malati. Passando attraverso la corsia di un ospedale, in compagnia di una suora, si accorse che un poveretto stava morendo, infatti aveva il rantolo e, pensando che la suora che era con lei, non si fosse accorta di questa situazione, si premurò di avvertirla. Nella sua mente era chiara l'idea che, quel poveretto, che soffriva, aveva bisogno di aiuto, di conforto, di una parola, di un gesto, di calore... La risposta della suora fu invece quella di coprire il volto del moribondo con il lenzuolo e poche parole, che nel cuore della Madre, devono aver avuto una risonanza di grande sofferenza. «Non preoccuparti, con il tempo, anche a te ti si farà il cuore duro...».
Fu proprio l'esperienza di questo modo di agire che chiarì, subito, alla Madre Speranza che quello non poteva essere l'Istituto, adatto alla sua sensibilità e rispondente alle sue aspirazioni...! Infatti, proseguendo, nel suo racconto: «... questo mi basta, prima che il cuore mi si indurisca vado via...», e... se ne andò da quell'Istituto.
Quante volte ho avuto occasione di riflettere, ripensando a questo episodio, e mi sono convinta, davvero, che ciò che conta è la disponibilità dentro: l'atteggiamento di amore con il quale mi metto di fronte a chi soffre, per condividere, con lui, la croce, il dolore. L'esperienza di questi anni, mi ha insegnato che, spesso, non ci sono parole per consolare o dare spiegazioni, anzi le parole proprio non servono, è più opportuno tacere. Tante volte ho fatto esperienza che l'aiuto materiale sì, serve, ma molto di più, in certe circostanze, è necessaria, per chi soffre, una presenza silenziosa, uno sguardo di tenerezza... Questa sensibilità misericordiosa la Madre ce la trasmetteva, perché lei stessa la viveva, si notava benissimo.
Pensiamo solo un momento a riflettere su questa esortazione che la Madre, tante volte, ci ha fatto e che ho sentito uscire dalla sua bocca:
«Quando vedete un uomo sotto il peso del dolore fisico o morale, non pensate di dare un soccorso o dire una parola buona, senza prima avergli dato uno sguardo di tenerezza e compassione».
Nel mio rapporto con i malati, tante volte ho applicato questo insegnamento e, riconosco, che, sempre, mi ha aiutato a trovare il giusto modo di rapportarmi alle persone: tutti i malati che, ormai, in tanti anni, ho visto passare nelle strutture, presso le quali svolgo il mio servizio in Germania, a Germersheim.
La Madre, con queste modalità semplici, con le circolari, le esortazioni, ci trasmetteva quello che l'Amore Misericordioso le insegnava e le richiedeva.
Grazie per avermi ascoltato.
Madre Annunciazione ci ha fatto conoscere un altro fronte di povertà, costituito dalla malattia e ha sottolineato come, nella prospettiva dell'Amore Misericordioso, ci si debba rifiutare di assumere un atteggiamento di routine e di disattenzione. Ha sottolineato come dinanzi a questa povertà suoni falso ogni atteggiamento paternalistico, che fa calare dall'alto e quindi dall'esterno su chi è nel bisogno, alcuni discorsi che possono suonare vuoti e sono quasi sempre inutili, sottolineando invece l'importanza di una povertà condivisa, vissuta dal di dentro, che sappia anche sperimentare l'aridità di un'erba (come quella che cresce nel paese in cui è nata la Madre) che apparentemente non produce nulla. Madre Annunciazione ha concluso con questo messaggio, che mi sembra opportuno riproporre: la tenerezza e la compassione è un tesoro che non può essere surrogato dalle parole e non può essere sostituito dai discorsi per quanto eleganti e forbiti.