LA FAMIGLIA RELIGIOSA DELL'AMORE MISERICORDIOSO NEL SANTUARIO
Giovanni Ferrotti fam
Sicuramente un'altra di queste forme di povertà è costituita dalla ricerca di un rapporto più profondo con i pellegrini che frequentano questo Santuario dell'Amore Misericordioso: a questo aspetto è dedicato il quarto intervento, affidato a padre Giovanni Ferrotti fam fino a poco tempo fa Rettore del Santuario di Collevalenza e da poco parroco della Basilica di S. Pietro in Vaticano.
Mi scuso se sono costretto a iniziare questo mio intervento con una precisazione che è un piccolo appunto agli organizzatori del convegno.
Nel programma sono elencati i vari Stati dove la Famiglia dell'Amore Misericordioso svolge la sua attività: Spagna, Italia, Germania, Brasile. Benissimo...! Ma c'è stata una dimenticanza. Dal primo ottobre essa è presente anche nello Stato della Città del Vaticano. Una presenza certamente modesta in tutti i sensi, numericamente e qualitativamente, ma, ritengo, significativa e provvidenziale.
Nella Basilica di S. Pietro, centro del Cristianesimo, sede del Vicario di Cristo, il Carisma di Madre Speranza, il suo pensiero, il messaggio dell'Amore Misericordioso a lei affidato per il bene della Chiesa e di tutta l'umanità è presente pur nella limitatezza e fragilità di un suo figlio scelto per questo compito. E per il momento non risulta che Madre Speranza abbia pagato una tangente al Principe degli Apostoli per ottenere questo privilegio!
Considero provvidenziale, per il lavoro che svolgo attualmente come parroco della Basilica di S. Pietro, l'aver trascorso gli ultimi quindici anni della mia vita nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza ed aver toccato con mano l'attualità e la sconvolgente efficacia del suo messaggio. La convinzione che per raggiungere l'uomo dei nostri giorni è indispensabile mostrargli il volto paterno di Dio che nel Cristo Crocefisso rivela a tutti il suo amore misericordioso, mi accompagna e mi guida nel lavoro di ogni giorno costringendomi ad una continua verifica e conversione.
Madre Speranza ha decisamente affermato che il Signore ha voluto far nascere la Famiglia dell'Amore Misericordioso per elargire, in questi tempi difficili e di lotta per la Chiesa, le ricchezze della sua misericordia e le nostre Costituzioni ci chiedono di inserirci nella pastorale della Chiesa con responsabilità e amore secondo il nostro specifico carisma. Credo perciò che questa presenza a S. Pietro, voluta e benedetta dal Santo Padre e che può considerarsi il compimento di un sogno di Madre Speranza costituisca l'occasione propizia perché dal cuore della Chiesa il messaggio che Dio ha voluto donare agli uomini per mezzo di lei, possa raggiungere tutto il mondo attraverso l'unione con i Sacerdoti e l'aiuto ai più bisognosi: i due amori di Madre Speranza e nostri.
Il mio piccolo intervento intende esporre ciò che rappresenta il Santuario dell'Amore Misericordioso per la Famiglia Religiosa fondata da Madre Speranza, tenendo presente come lei stessa lo ha visto e ha vissuto il suo rapporto con esso.
Sappiamo che Madre Speranza ha passato gli ultimi trent'anni della sua vita a Collevalenza pregando, soffrendo, lavorando e accogliendo migliaia di pellegrini. Per lei il Santuario dell'Amore Misericordioso è "lo más importante" - la cosa più importante - che esiste. Il suo ardente desiderio è che nel mondo intero non ce ne sia un altro "né più grande, né più bello, né dove si ricevono più grazie". Sa di essere ambiziosa nel volere tutto ciò, ma la ritiene una santa ambizione perché è convinta che per quanto faccia sarà sempre poco per un Dio tanto grande che non sa chiedere cose piccole ai suoi figli.
Il Santuario non è visto da lei solo come un luogo di culto, ma anche di carità, di testimonianza, di raccoglimento, di studio e di formazione. Ecco sorgere infatti accanto al Santuario la casa per i Sacerdoti, per gli ammalati, per i pellegrini, il noviziato per le suore e il seminario per gli aspiranti alla vita religiosa. Ecco moltiplicarsi le iniziative per i giovani, per le famiglie, per i religiosi e soprattutto i sacerdoti.
Madre Speranza vuole che il Santuario sia il luogo dove, attraverso l'esperienza di una carità fraterna fatta di accoglienza incondizionata e disinteressata da parte di chi in esso vive, tutti, specialmente i più bisognosi, possano percepire l'immensa tenerezza di Dio ed affidarsi a Lui per essere rinnovati interiormente dal Suo amore.
Il "roccolo" dove si prendevano uccelli deve diventare il "roccolo" della misericordia di Dio, dove attira a Sé le anime.
Ma perché questo avvenga, prima lei, poi le sue Figlie e i suoi Figli dovranno pagare il prezzo che ogni opera grande e destinata a portare copiosi frutti esige. Dovranno morire a se stessi, spogliarsi dei propri gusti e delle proprie attese. E' la regola evangelica: "Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, non può portare frutto". Dio chiede a tutti un "esodo" da se stessi per vivere di Lui e in Lui. Chiede di rompere gli ormeggi che ci legano alle sicurezze umane per gettare l'ancora della nostra esistenza nella profondità del suo amore che nel Cristo Crocefisso rivela le sua immensità.
Una stupenda pagina della Madre, scritta il 14 maggio del 1949, descrive come Dio prepara le persone che vuole associare in maniera speciale alla sua missione di salvezza.
Usa l'esempio del grano che per diventare alimento è necessario che sia sottoposto ad un lungo e doloroso processo. Deve essere gettato nel suolo; coperto; tormentato dall'acqua, dal sole, dal freddo, dalla neve; marcire, essere triturato, diventare farina, impastato, cotto, e, solo allora, potrà servire di alimento.
«Così tu - dice il Signore alla Madre - devi subire questo processo di elaborazione per arrivare ad essere quello che io desidero, cioè, servirmi di te per alimentare molte anime e far sì che i tuoi Figli e le tue Figlie, da te alimentati, possano darmi molta gloria in questo Santuario con il soave profumo del sacrificio, della preghiera, dell'abnegazione e con l'esercizio continuo della mia carità e del mio amore verso i più bisognosi.» (Historia, cuad. 3).
La Madre si lascerà "lavorare" dal Signore con totale disponibilità fino al punto da poter dire, riecheggiando S. Paolo: «Io, ormai non vivo per me stessa, ma vivo per il Santuario dell'Amore Misericordioso e per compiere la Volontà del Signore. Vivo perché questo Santuario diventi sempre più grande, infatti per quanto grande sarà non lo sarà mai tanto come Lui merita.» (Exh. 18-12-1959).
Il significato della presenza di Madre Speranza nel Santuario ci si rivela attraverso alcune immagini poetiche che lei stessa userà con frequenza.
Si considera come una scopa che viene usata per pulire, poi si ripone in un cantuccio e lì rimane inosservata.
E' portinaia sollecita che accoglie e presenta al Signore tutte le richieste delle persone che con lei si confidano.
Sarà flauto che con la soave melodia della sua vita richiamerà - come le disse Pio XII - tante anime nel "Roccolo del Signore". Sarà "Paño de lágrimas" - panno di lacrime - che raccoglierà le sofferenze e le miserie di tante persone curando come Buon Samaritano le loro ferite e pagando di persona con le sue sofferenze.
Un atteggiamento da sottolineare nel lavoro svolto da Madre Speranza nel Santuario è il suo entusiasmo e la sua profonda gioia. Già nel 1928 scriveva che il Signore l'aveva invitata ad unirsi sempre più a Lui e così, gioiosamente abbracciata alla Sua divina Volontà avrebbe svolto, con entusiasmo, il lavoro che l'aspettava.
Nel 1959 scriverà ancora che il Signore la chiama a costruire un Santuario dove lavorerà "contenta y llena de entusiasmo". E per un solo, semplice motivo: «perché faccio la Sua volontà». Ma saranno un entusiasmo e una gioia che contageranno tante altre persone che, come lei, si sentiranno coinvolte in questo progetto di diventare segno e strumento dell'amore misericordioso di Dio.
Lei sarà mediatrice di questo messaggio con tutta la sua vita, incarnando nelle parole e nei gesti lo stile, la sensibilità, il cuore di Dio. Imparerà ad amare misericordiosamente tutti perché ha capito e ha vissuto la misteriosa relazione che esiste tra il sacrificio e la grandezza del cuore.
Possiamo, a questo punto, chiederci cosa rappresenta il Santuario dell'Amore Misericordioso per la Famiglia Religiosa che lo custodisce.
Credo che esso rappresenti innanzitutto un punto di riferimento e quindi di comunione per tutta la Congregazione.
Qui, suore e padri, ognuno con le proprie specifiche competenze, lavorano insieme e si sacrificano in un rapporto famigliare e sereno, aiutandosi mutuamente.
Questa fraterna collaborazione sarà - dice la Madre - come un soave profumo che attirerà al Signore le persone che frequentano il Santuario.
Come sarete anche voi flauti per attirare tanti uccelli in questo "Roccolo"? - si chiede la Madre. E risponde: «con il buon esempio di sacrificio, di preghiera, di carità verso i più bisognosi».
Il Santuario è, inoltre, un preciso richiamo alla nostra identità. Il suo messaggio, infatti e il nostro specifico Carisma si identificano: la rivelazione di Dio, Amore Misericordioso che costituisce il cuore del nostro Carisma, ci spinge a un lavoro continuo di conversione. Diventare anche noi amore misericordioso per i nostri fratelli significherà accogliere con stupore riconoscente questo dono di amore che il Signore ci ha fatto con la vocazione. Significherà imparare a offrire a tutti il conforto della fede e il sollievo dell'amore facendo loro comprendere che Dio è un Padre che non tiene in conto, perdona e dimentica. Significherà farsi anche noi mediatori e strumenti di misericordia, portando gli uni i pesi degli altri.
Il Santuario, che è il "centro di amore che Gesù ha scelto per elargire le sue grazie", sarà infine per tutta la Congregazionne il luogo privilegiato per annunciare questo messaggio e per testimoniarlo con l'accoglienza umile e fraterna.
Un impegno e una missione rivolta principalmente ai sacerdoti e ai più bisognosi.
L'interesse per i sacerdoti, sempre presente nella vita di Madre Speranza, che su invito del Signore si è offerta vittima per la loro santificazione, acquisterà con la fondazione dei Figli dell'Amore Misericordioso e con la costruzione del Santuario, nuove possibilità per esprimersi compiutamente.
Tutte le nostre case, non solo quelle che si trovano a Collevalenza all'ombra del Santuario, sono fraternamente aperte ai sacerdoti diocesani, perché si sentano, nella nostra Famiglia Religiosa, come in casa propria.
Per quanto riguarda l'interesse per i più bisognosi sappiamo che Madre Speranza, con la genialità dell'amore, ha saputo adattarsi ai differenti bisogni dei luoghi e dei tempi, dove ha operato per essere un segno della predilezione di Dio nei loro confronti.
Parlando del Santuario e della Famiglia Religiosa che lavora in esso, vorrei sottolineare quella che si può considerare la più grande povertà dei nostri giorni: la mancanza di Dio.
I peccatori che hanno perso la Sua grazia devono sentirsi attesi, amati, da un Padre "pieno di amore e di misericordia che non tiene in conto le miserie e i difetti dei suoi figli, ma li perdona e li dimentica non appena, sinceramente pentiti, tornano al suo amore".
Io penso che la semplice proposta di questa verità: Dio mi ama nonostante i miei peccati e le mie miserie, sia l'aspetto più originale, più bello e più efficace di tutta l'attività di Madre Speranza.
Termino riallacciandomi alle battute iniziali e facendo eco alle "Decisioni" dell'ultimo Capitolo Generale dei Figli dell'Amore Misericordioso.
La mia lunga esperienza al Santuario e quella ancora molto breve a S. Pietro mi convincono maggiormente che la situazione della Chiesa dei nostri tempi interpella direttamente il nostro carisma. La Chiesa deve portare all'umanità l'annuncio che Dio ama infinitamente l'uomo.
E tutti i cristiani, con le loro opere e con la loro vita, devono far risuonare questo lieto annuncio che è il cuore del Vangelo.
Lo esige la Nuova Evangelizzazione se vuole essere efficace e ne ha bisogno il mondo se vuole rinnovarsi.
La certezza che il messaggio, giunto a noi per mezzo di Madre Speranza, contiene la forza per questo rinnovamento ci sostiene e ci incoraggia.
Io ne sono sempre più convinto. E la mia convinzione è continuamente rinsaldata in questi ultimi tempi dal volto del Papa che si illumina sempre quando gli parlo di Madre Speranza e del Santuario dell'Amore Misericordioso, e dall'interesse che mostrano i Vescovi e sacerdoti di ogni angolo della terra per la nostra spiritualità e la nostra missione.
Un po' di santo orgoglio, come quello di Madre Speranza, penso che sia giustificato e possa essere anche perdonato se ci aiuterà a essere sempre più fedeli ed entusiasti della nostra vocazione di Figli e di Ancelle dell'Amore Misericordioso!
Come abbiamo ascoltato le comunicazioni e le testimonianze che si sono susseguite non rappresentano una fredda galleria di ricordi ma partono dalla consapevolezza, come ha detto padre Giovanni nell'ultima parte del suo intervento, che la Chiesa oggi interpella in maniera forte il carisma dell'Amore Misericordioso; in questa prospettiva l'attenzione che la Famiglia Religiosa dedica al Santuario si giustifica in quanto il Santuario non è visto solo come un luogo di culto, ma anche come un luogo di carità, di testimonianza, di studio e di formazione. Padre Giovanni ha sottolineato soprattutto alcuni aspetti per i quali la Famiglia dell'Amore Misericordioso guarda con attenzione al Santuario, che è un punto di riferimento e di comunione per le due Congregazioni, è un preciso richiamo a vivere l'identità del Carisma dell'Amore Misericordioso, è un luogo privilegiato per annunciarne il messaggio e per testimoniarlo con l'accoglienza a tutti, in maniera particolare ai sacerdoti e ai bisognosi. Una realizzazione per la quale la Madre ha sofferto, ha pregato, passando attraverso un cammino di purificazione e dedizione che la metafora del chicco di grano rappresenta in maniera significativa e rilevante.