L'ATTIVITÀ PASTORALE NELLA CONCEZIONE PROFETICA DI MADRE SPERANZA

Domenico Cancian fam

 

Oggi ci prepariamo a percorrere la terza tappa di questo cammino, una tappa ecclesiale, ancor più che nei giorni passati. In un certo senso, usando una metafora, potremmo dire che nel primo giorno ci siamo immersi nella profondità della vita ascetica e mistica di Madre Speranza, nella giornata di ieri abbiamo cercato di vedere come da questa profondità mistica la Madre abbia fatto emergere un suo progetto d'incarnazione della vita religiosa e consacrata. Dopo questo processo di immersione e di emersione oggi siamo invitati a considerare i cerchi concentrici che si susseguono nella vita ecclesiale, grazie alla testimonianza della Madre. Attraverso la relazione che stiamo per ascoltare, le comunicazioni che seguiranno e le testimonianze del pomeriggio saremo invitati a raccogliere il riflesso del Carisma profetico della Madre nell'ambito della vita ecclesiale. La relazione di questa mattina è affidata a padre Domenico Cancian che è da poco Vicario Generale dei Figli dell'Amore Misericordioso, e che molti di noi conoscono bene; ci parlerà della «attività pastorale nella concezione profetica di Madre Speranza".

Dopo la relazione, avremo la possibilità di conoscere lo «status" del Processo di Canonizzazione della Madre.

«Dai loro frutti li riconoscerete ... Ogni albero buono produce frutti buoni... Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,16 s. 21).

Queste parole di Gesù possono introdurre nel modo giusto la nostra riflessione sull'azione pastorale di Madre Speranza. Infatti l'attività, o semplicemente, l'agire cristiano è il frutto immancabile di tutta una vita pervasa e animata dalla presenza di Gesù, dal suo Spirito. Il tralcio, unito alla vite per ricevere la linfa e disposto a lasciarsi potare, fa molto frutto.

Situazione ben diversa quella del fico che sembrava tanto rigoglioso: portava tante foglie, ma nessun frutto.

I frutti di una persona sono le sue opere. Analizzando queste riconosceremo la bontà o meno di una persona, di Madre Speranza nel nostro caso.

Data l'impossibilità di una ricognizione completa e dettagliata della sua attività, faccio la scelta di esaminare, a mo' di esempi emblematici, alcune opere disseminate in tempi e luoghi diversi, così da poter assaggiare la bontà di questi frutti. Seguirò così il metodo induttivo: dalle opere all'albero.

i. maternità pastorale

La maternità pastorale è forse la nota profetica più caratterizzante Madre. In genere la pastoralità si riferisce al ministero apostolico, al sacerdozio presbiterale. Nel nostro caso qualifica una donna religiosa.

Maternità perché l'Amore Misericordioso ha voluto rivelarsi attraverso il suo cuore materno, reso capace di generare e accogliere molti figli, attraverso il generoso dono di sé, le sue «viscere di misericordia», il suo sguardo comprensivo. In lei abbiamo visto qualcosa

dell'Amore di Gesù incarnato in mille gesti materni, i più coragggiosi e i più semplici, comunque indelebili perché carichi di tenerezza materna.

Una maternità pastorale perché è stata chiamata a portare il Vangelo dell'Amore Misericordioso all'uomo d'oggi, a far nascere per questo una Famiglia formata non solo di religiose ma anche di religiosi, aventi per missione l'unione con i sacerdoti, l'accoglienza familiare ai poveri. Tutto questo è opera pastorale, opera tipica del Padre misericordioso, del buon pastore e del buon samaritano.

Infatti «il contenuto essenziale della carità pastorale è il dono di sé, il totale dono di sé alla Chiesa, ad immagine e in condivisione con il dono di Cristo. La carità pastorale è quella virtù con la quale noi, imitiamo Cristo nella sua donazione di sé e nel suo servizio.»

1. Madre Fondatrice di una Famiglia religiosa.

E' sicuramente l'opera profetica più imponente. Ancora risuona ai nostri orecchi la carica affettiva che ci metteva nel chiamarci: «Hijo mio!», ripetuto infinitamente, nel senso che lei stessa chiariva: «vuestra madre que en serio os ama!»

Questa missione le è presentata il 14 maggio 1949: una richiesta di disponibilità a lasciarsi trasformare come il chicco di grano che diventa pane.

Cosa vuol dire Madre Fondatrice, lo possiamo intuire da una pagina che lei stessa scrive nel suo diario in data 24.II.1951. La esaminiamo in dettaglio perché credo sia una finestra aperta sull'esperienza della maternità di due Congregazioni religiose.

Divido la lettura del testo in tre quadri che sono come tre momenti di un intenso dialogo tra Gesù e la Madre, con qualche somiglianza, a mio avviso, al testo lucano dell'annunciazione dell'angelo alla Vergine (Lc 1,26-38).

a. L'annuncio del Signore e la prima reazione della Madre.

- L'annuncio. «Il buon Gesù mi dice che è giunto il momento che mi doni completamente al sacrificio e alla sofferenza e che devo essere disposta a tutto ciò che Egli desidera, costi quello che costi.
Mi ha detto che è giunto il momento di realizzare la fondazione della Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso e che il primo di questi sarà il giovane Alfredo Di Penta, che Lui nella sua Provvidenza mi aveva posto accanto durante l'Anno Santo perché si affezionasse a me e così più facilmente potesse rispondere alla chiamata della sua vocazione.»

- La reazione. «Solo Gesù conosce la sofferenza che ha causato alla mia povera anima la decisione del Buon Gesù. Affogandomi di dolore e piangendo come una bimba, ho preteso mostrare al Buon Gesù la mia nullità, il mio timore e ciò che potevo fare aiutata da un povero secolare che non pensa nemmeno lontanamente di essere religioso.»

b. Ripresa del dialogo e risposta negativa della Madre.

- «Il Buon Gesù mi ha risposto che questo giovane sarà religioso, Sacerdote e il primo Figlio della Congregazione del suo Amore Misericordioso».

- «Io, fuori di me e non in Lui, gli ho risposto senza ragionare: "Io, Signore, non sono disposta a servire di strumento per farti soffrire con il fallimento; cerca, Gesù, un'altra persona più idonea per questo; cerca, Signore, un Vescovo, Monsignore, o un Sacerdote che ha esperienza e virtù, uno che Tu vuoi, però io no, Signore, e tanto meno aiutata da un secolare che non ha la minima idea di ciò che sia la vita religiosa"».

c. L'Ecce Ancilla Domini.

- «Il Buon Gesù, sereno e tranquillo, mi ascoltava tollerando nella sua grande umiltà la mia esaltata superbia ...»

- «... finchè ferita la mia anima per quello sguardo amoroso dissi al mio Dio: "Perdonami, Dio mio, una volta ancora e castigami con ogni sofferenza però non permettere che io pensi più a me ma solo a darti gloria"».

- «Egli mi ha perdonato e, con voce di Padre e sguardo affettuoso, mi disse: "Figlia mia, Io non conto, dimentico e perdono e ti amo tanto, tanto; conosco le sofferenze che ti aspettano e le umiliazioni che dovrai soffrire però è mia volontà che tu attraversi questa prova e che il primo dei Figli dell'Amore Misericordioso sia Alfredo"».

- «A questo ho aggiunto: "Ecce Ancilla Domini"! Però, Gesù, dimentica il dispiacere che ti ho dato e aiutami perché nelle prove io apprenda a non confidare in me e ad affidarmi sempre a Te».

2. Formatrice all'Amore Misericordioso.

Dopo l'opera del fondare, paragonabile in qualche modo al momento del parto, segue l'opera non meno importante dell'educazione e formazione dei figli, più con i fatti che con le parole. Come Gesù fece coi dodici, così la Madre con noi.

La Madre si avvicina, per avere ancora un confronto biblico, alla descrizione della «donna perfetta» che vale più delle perle (cf Prov 31,10-31). E' la figura-simbolo dell'ideale femminile: per la capacità di relazione affettiva e confidenziale col marito e i figli, per la sua laboriosità ricca d'iniziativa e d'intraprendenza organizzativa, per la sua previdenza e saggezza, per la sua generosità nei confronti dei poveri, per il suo «timor di Dio».

Circa l'opera formativa nei confronti dei suoi figli e figlie riporto due testi significativi:

- «Amato Padre, la prego di avere molto presente che, se vuole crescere nella santità e se vuole che il suo servizio apostolico sia un mezzo di santificazione e non una fonte di dissipazione, di tiepidezza spirituale, perfino occasione di peccato e quasi un principio di condanna, deve impegnarsi a rimanere molto unito al Nostro Dio, attraverso la preghiera e

il sacrificio, poiché la preghiera è il legame che unisce tutte le nostre facoltà interiori al Signore.

La prego, Padre mio, di porre molta attenzione per non lasciarsi assorbire dalle opere esteriori al punto di non avere più il tempo per gli esercizi di pietà, lasciando che la sua anima, lentamente, si indebolisca e con questa anemia, Padre mio, giungerà uno scoraggiamento morale tale da offrire spazio alle passioni perché si ravvivino e poi portino a tristi concessioni.

Poiché con l'amore soprannaturale delle anime è molto facile, Padre mio, che si mescoli in modo inavvertito l'elemento naturale e sensibile e ci si tranquillizzi mutuamente, con il pretesto che principalmente si desidera fare il bene o riceverlo, e così a poco a poco si può giungere a commettere imprudenze e, concedersi certe familiarità, che portano quasi sempre ad un disastro.

Abbia molto presente, Padre mio, che se non è un'anima di vita interiore, otterrà molti pochi meriti, e le sue azioni saranno molto poco efficaci, poiché la grazia del Signore, non può rendere fecondo un ministero che lascia poco spazio alla preghiera.

Mi perdoni, Padre mio, di questi avvertimenti e la prego ancora che faccia il fermo proposito di impegnarsi ancora di più, per vivificare tutte le sue opere esteriori con lo spirito di preghiera, e preghi perché io compia in ogni momento la Volontà del Buon Gesù e illuminata la mia povera anima dalla luce della fede, ritorni in se stessa e senta interiormente un gran vuoto, colmabile solo con il mio Dio e giammai con le creature. Stia certo che anch'io chiederò la stessa cosa e pregherò per lei.»

Tale Padre secondo il Cardinale Pizzardo non doveva essere accolto in Congregazione a motivo del suo comportamento.

- «Oggi ho avuto la gioia di rinnovare i voti ancora una volta con tutte le mie figlie... ma ho avuto anche la grande pena di sapere che una delle mie figlie non ha rinnovato la sua promessa e dopo tante grazie che ha ricevuto dal buon Gesù, si è decisa ad abbandonare la vita religiosa; che pena,

Gesù mio, non lo permettere! Lei ti amava e desiderava santificarsi, era caritatevole e sacrificata, aiutala Tu a vincere questa tentazione o passione e fa, Gesù mio, che io soffra tanto per la sua mancanza di fede e sfiducia; dimentica questa sua confusione o passione, tendele la tua potente mano e lo sguardo, con quel tuo amore paterno e cambiale quella passione umana con un forte amore per te, non lasciarla sola...»

Questa preghiera fu esaudita: la consorella sta perseverando nella sua vocazione.

Numerose le conferenze, le lettere circolari, gli insegnamenti offerti nelle ricorrenze dei tempi forti della liturgia (Avvento - Quaresima), e in mille altre circostanze. Seguiva coi suoi occhi e sopratutto col suo cuore materno le singole persone dei suoi figli/e, e l'intera Famiglia religiosa.

Emerge una sapienza che viene direttamente dal Signore e dalla sua personale esperienza; non è erudizione la sua, bensì l'esortazione materna in cui trasmetteva qualcosa di sé, come nell'immagine a lei cara del pellicano che nutre i piccoli col suo stesso sangue.

3. La Madre di tutti, specie dei sacerdoti e dei poveri. I suoi due amori.

Seguendo l'ordine storico possiamo evidenziare le seguenti attività pastorali.

3.1. L'azione educativa prevalentemente nei confronti dei bambini poveri, come Figlia del Calvario, come Clarettiana e specialmente nei primi anni della Congregazione delle eam.

Emerge un notevole volume di attività educativa dell'infanzia abbandonata (migliaia di bambini), emerge sopratutto novità profetica circa la qualità dell'azione educativa proveniente dall'ispirazione divina (trattare come Gesù trattava lei) e dal suo talento. Le testimonianze parlano di un fascino educativo: tenía aire, mucho atractivo, molta rettitudine nel tratto, dolcezza e fortezza, pazienza, pronta a chiedere scusa, anche in ginocchio, quando sbagliava.

L'ottica è ancora quella dell'attitudine materna. Chiedeva alle figlie: «Siate madri di questi bambini... prendetevi cura di essi, trattateli.... come membra della nostra stessa famiglia.»

«Abbiate presente che i figli più imperfetti con il tempo, la pazienza le cure materne, possono conseguire grandi virtù, se sono debitamente aiutati e guidati. E non dimenticate che molte volte le anime, che possiedono le peggiori inclinazioni, sono capaci di arrivare alla più alta perfezione, se vengono educate con premura. Per questo è necessario che l'educatrice le segua da vicino e non si lasci sfuggire nessuna occasione per essere utile e stimolarle nel cammino della virtù e della santità.»

Poteva chiederlo perché l'aveva praticato per prima, come nel convento di Vélez Rubio dove la Madre, incaricata di assistere le ragazze del convitto, svolse con tanta dedizione tale compito che il convitto cambiò volto, le ragazze si trasformarono al punto che nacque una forte gelosia nella comunità e la Madre venne destituita dall'incarico.

3.2. L'azione caritativa nei confronti dei poveri e dei malati.

E' questa un'azione costante che proviene dalla carità infusa dallo Spirito nel suo cuore, dalla sua sensibilità, dal suo coraggioso impegno di maturazione affettiva a livello umano e religioso, interagenti. Nelle mille circostanze è pronta a leggere il bisogno e ad offrire con tempestività gratuita il frutto dell'amore.

Le tappe della sua vita sono marcate da questa carità:

«I poveri sono stati sempre la mia passione (ilusión)» afferma con entusiasmo la Madre, raccontando alle sue figlie con vivace freschezza l'episodio del famoso Natale 1927.

Una carità attenta e creativa, cioè profetica, tanto da creare problemi ai cultori dell'ordine e delle comodità, ai benpensanti. Questa carità trovò espressioni davvero originali nelle Costituzioni delle e.a.m., scritte da lei e approvate nel 1935 dal Vescovo di Victoria.

Ecco qualche passaggio:

«Si apriranno asili o case per accogliere ogni tipo di bisognosi... dando la preferenza ai figli di famiglie numerose».

Circa l'assistenza dei malati a domicilio «si darà preferenza ai più poveri ... abbandonati: si visiteranno con frequenza, si attenderà alle loro pulizie e alle loro cure, saranno seguiti con generosa sollecitudine, da vere madri, trattandoli con rispettoso affetto (respectuoso cariño) e delicatezza».

«Se giunte alla casa di un malato si costata la mancanza di aiuti necessari, procureranno di offrirgli ciò che è più conveniente, portandolo dalla casa religiosa o anche chiedendo la carità.

Affinché le religiose possano contribuire in qualche maniera al mantenimento degli infermi, nelle case di questa Congregazione si devolverà l'equivalente della frutta e del dolce di cui si priveranno.

Le religiose avranno vivo interesse in far sì che gli infermi conoscano Dio, considerandolo e amandolo come vero Padre e così insegneranno loro a ricorrere a Lui nelle loro sofferenze.»

3.3 Alla mensa dell'Amore Misericordioso.

«Oggi 1° novembre (1944) alle 11 si è aperta in questa casa di Roma la cucina per dar da mangiare ai poveri che vengano per consumare il pasto o per portarselo a casa. Il pranzo era quasi sempre un buon piatto di pastasciutta o minestra, si può dire che erano due piatti ciascuno, perché questi barattoli pieni equivalgono a due piatti, un panino di 200 gr. imbottito di carne o salame o mortadella, il venerdì invece con la frittata. Per tutto questo facciamo pagare 20£ e a coloro che non possono si dà gratuitamente.»

«Oggi 24 dicembre (1944) il Buon Gesù mi ha concesso la grande grazia di avere qui molti uomini venuti a mangiare in questa casa dove abbiamo preparato loro una buona cena, torrone e una buona tazza di caffè ad ognuno, tutto gratuitamente, e dopo sono venuti in Parrocchia per confessarsi e ricevere il Buon Gesù, e oggi 25 la mia gioia è stata grande nel vedermi circondata di 127 uomini che sono venuti a cercarmi perché li accompagnassi io stessa in Parrocchia... In questo giorno 25 dicembre avevo un grande desiderio (ilusión) da molti giorni di poter dare gratuitamente a tutti i poveri un buon pranzo, e così ho detto al Parroco di avvisare in Parrocchia tutte le famiglie povere affinché vengano a prendere il pranzo per festeggiare nelle loro case la festa di Natale. Il Buon Gesù mi ha ascoltato ed è stato molto generoso, e così ad ogni persona è stato dato un buon piatto di pasta...».

Questa mensa offrì da mangiare anche a mille persone al giorno e rimase aperta fino all'anno santo 1950.

Il richiamo alle moltiplicazioni dei pani da parte di Gesù è evidente (cf Mc 6,30-44; Gv 6,1-58). Il pane della Parola (Vangelo dell'Amore) il pane della carità (opere di misericordia) vanno serviti insieme: è il banchetto dell'Amore Misericordioso che sazia abbondantemente e gratuitamente i bisogni del corpo e dello spirito.

3.4. La portinaia dell'Amore Misericordioso.

Una delle attività pastorali più profetiche e voluminose della Madre è stata l'accoglienza dei pellegrini a Collevalenza.

- Cominciamo con un rilievo statistico.

Il 16 gennaio 1959 la Madre dice alla suora addetta alla portineria che da quel giorno avrebbe ricevuto tutti i pellegrini che sarebbero voluti venire e che prima dovevano passare a fare una visita in Chiesa.

La Madre dedica a questa attività mediamente 4 ore al giorno, ricevendo tra le 100/120 persone al giorno. Ciò significa 40.000 all'anno, per circa 20 anni, (gli ultimi della sua vita, quelli della sua maturità spirituale) e cioè un totale di circa 800.000 mila persone che la Madre ha incontrato personalmente, uno per uno. Riceveva qualsiasi categoria di persone: uomini e donne, giovani e anziani, suore e sacerdoti, vescovi, politici, poveri, massoni... per tutti aveva un intenso momento d'ascolto e una parola.

Ciò comportava parallelamente un'intensa corrispondenza: l'archivio conserva circa 300.000 lettere, 30/40 al giorno per 30 anni. A tutte voleva che si rispondesse almeno per assicurare che aveva ricevuto la lettera e che avrebbe pregato, cosa che faceva la notte.

- Ma giova sottolineare la qualità di questi incontri che richiamano l'incisività dei dialoghi evangelici. Le costava molto perché vi si coinvolgeva, ascoltava sul serio, assumendo in proprio la situazione dolorosa. Rispondeva compromettendosi a pregare di notte e così faceva. Iniziava questo lavoro baciando il crocifisso e finiva molto stanca; camminava con fatica proprio come chi si era accollato i pesi altrui. Per lo più infondeva fiducia nell'Amore Misericordioso, invitava a fare la novena assicurando che l'avrebbe fatta anche lei. In questo modo diventava mediatrice, madre, portinaia, flauta: ascoltava, come Mosè, la gente e andava a intercedere davanti all'Amore Misericordioso. Il Santuario diventava davvero il roccolo del Signore!

Coinvolgendo i suoi figli e le sue figlie, incominciò a costruire delle sale per la refezione, quindi le Piscine, le Case del Pellegrino, il laboratorio per le ragazze. Si compiva il disegno preannunciato il 14 maggio 1949: «Vivranno figli e figlie aiutandosi mutuamente ... spargendo all'intorno il soave profumo del buon esempio, attraendo a Me quanti visitino o abitino questo roccolo...l'unico Santuario del mio Amore Misericordioso».

O con un'altra immagine a lei cara pregava: «Prima avevo molta paura di essere l'asino di Baalan, adesso, Signore chiamami asino ... Pensino, Signore, che Tu vuoi servirti di me per parlare a tutti, come ti sei servito dell'asino di Baalan.»

Forse questo è il momento-vertice della sua intensa esperienza.

«Io, amati figli e figlie, debbo dirvi che vivo giorni di vera gioia ed emozione ... per il compito che vengo svolgendo in questi mesi nella casa di nostro Signore, facendo la portinaia di coloro che soffrono e vengono a bussare a questo nido d'amore perché Lui, come Buon Padre, li perdoni, dimentichi la loro follia e li aiuti in questi momenti di dolore. Sono qui, figli miei, ore e ore, giorni e giorni, ricevendo poveri, ricchi, anziani e giovani, tutti carichi di grandi miserie: morali, spirituali, corporali e materiali. Alla fine del giorno vado a presentare al Buon Gesù, piena di fede, fiducia e amore, le miserie di ognuno, con l'assoluta certezza di non stancarlo mai, perché so bene che Lui, da vero Padre mi attende ansiosamente affinché interceda per tutti quelli che sperano in Lui il perdono, la salute, la pace e ciò di cui hanno bisogno per vivere, e affinché gli dica in nome di tutti loro, non una ma mille volte: "Padre perdonali, dimentica tutto, sono anime deboli che nell'infanzia non hanno ricevuto il solido alimento della fede e oggi, attaccate al pesante fango della natura e sballottate dal forte vento della corruzione, precipitano in fondo al mare senza forze per navigare". Ed Egli che è tutto Amore e Misericordia, specialmente verso i figli che soffrono, non mi lascia delusa e così vedo con gioia confortate tutte quelle anime che si affidano all'Amore Misericordioso.»

3.5. Con i sacerdoti.

Forse fu l'attività che più la coinvolse e più le costò. Basti pensare al suo ripetuto offrirsi vittima per loro: 24 dic. 1927, 24 dic. 1941, giovedì santo 2 apr. 1942: «Oggi, giovedì santo, ti prego, Gesù mio, non dimenticare i Sacerdoti del mondo intero per i quali desidero vivere come vittima: illuminali, Gesù mio, con la tua verità.....»

Rinnova l'offerta il 15 agosto 1951, giorno della Fondazione dei f.a.m., e il 12 aprile 1952: «Voglio amarti con tutte le mie forze ... Concedimi, Gesù mio, una sola cosa: che io viva amandoti nel continuo dolore per riparare le offese delle anime consacrate e dei sacerdoti ... a me lasciami il purgatorio.»

Ricordiamo anche quanto ebbe a soffrire da parte di alcuni sacerdoti ai quali la Madre perdonò di cuore, dando grande testimonianza di amore misericordioso.

Una riflessione particolare merita la fondazione dei Sacerdoti Diocesani con Voti che il Codice di Diritto Canonico ancora, dopo ben 40 anni, fa difficoltà a recepire.

In un momento di grande sofferenza, il 29 febbraio 1952, quando temeva il fallimento della neonata Congregazione maschile, si sentì dire che era arrivato il momento di scrivere ciò che riguardava il Clero in comunità, una cosa tanto grande e di tanto bene spirituale per i sacerdoti; non doveva farsi nessuna illusione, doveva semplicemente scrivere quel che Egli le dettava senza preoccuparsi del risultato, disporsi a soffrire, essere affamata di appartenerGli in modo che Lui potesse riempirla dei suoi beni. «Mentre ascoltavo il mio cuore s'incendiava sempre più nell'amore del nostro Dio e, sembrandomi di non riuscire a sopportare la violenza di questo fuoco, mi vidi obbligata a dirGli: "Basta, Gesù mio, guarda che il mio (apretado) cuore oppresso non resiste più alla forza dell'amore del mio Dio e Padre, che è per me tutto (todo y todas mis cosas)"».

Il 2 marzo: «Gesù mi ripete ciò che mi ha detto sempre: che mi ama tanto, tanto e che desidera che resti unita a Lui. Gesù ci cerca con amore instancabile come se non potesse esser felice senza di noi e io

mi sento ferita del suo amore, tanto che il mio povero cuore non può resistere alla sue dolci e soavi carezze, e le fiamme del suo amore mi bruciano al punto di credere che non ne posso più.»

4. Il genio organizzativo.

La Madre dirigeva e guidava personalmente le costruzioni materiali delle case, del Santuario, dei laboratori; lei organizzava le attività con un genio che potremo chiamare manageriale. E' la Madre «in pantaloni" che dà ordini precisi, la donna - leader, con il piglio e la grinta di chi non ha paura di far modificare i progetti così che la costruzione esprimesse l'accoglienza calda, familiare, dignitosa. Scrive l'arch. La Fuente: «Mi apparve subito una persona assai decisa, pur essendo comprensiva e delicata, capace di intuire al volo i miei suggerimenti. Mi resi conto che era di intelligenza straordinaria, ma intuitiva, non derivata da formazione culturale.»

Riportiamo come esempio di coraggio indomito e di ostinata fiducia nella promessa del Signore la costruzione della casa generalizia di Via Casilina 323 (Roma), descritta da lei stessa nel suo diario. In quest'opera il suo genio e la sua fiducia la rendono persona capace di dirigere grandi lavori.

- 14.5.49. Gesù promette che «se si butta in pieno in questo lavoro doloroso che risulterà come un grande apprendistato (per il futuro)», costruirà una casa capace di ospitare 500 pellegrini ogni giorno e in questo modo alla fine dell'Anno Santo sarà pagata per intero con le offerte dei suddetti pellegrini. Così la Congregazione avrà una magnifica casa e una meravigliosa organizzazione con cui potrà vivere per lunghi anni senza disturbare nessun benefattore. Perché i figli imparino a vivere del loro lavoro e sacrificio.

- 30.5.1949. Il card. Vicario mette in dubbio che la Madre possa realizzare questo progetto che costa 200 milioni e glielo sconsiglia

perché rischia un vergognoso fallimento. «No, -risponde la Madre- perché Gesù mi ha assicurato che pagherò la casa col lavoro dell'anno santo». Il cardinale insiste che è impossibile realizzare quella cifra coi pellegrini. La Madre non cede riferendosi ancora alla promessa di Gesù.

- 1.6.1949. Si presentano tre ditte per l'appalto dei lavori. Lei pone due condizioni: la casa deve essere inaugurata all'inizio dell'anno santo; lei pagherà ogni fine settimana durante tutto l'anno santo assicurando di estinguere il debito entro l'anno. «Dopo molte discussioni in cui si rivelava che dubitavano di queste mie promesse, anzi ognuno cercava di approfittarsi e mettere in ridicolo questa povera religiosa», si offre, mosso da compassione, il Sig. Lino Di Penta.

- 2.6.1949. Cominciano i lavori. Un tedesco organizzatore di pellegrinaggi assicura che avrebbe provveduto ad occupare tutta la casa.

- 26.6.1949. L'organizzatore tedesco ritira la sua promessa e la Madre, «nonostante il dolore e la tortura, non rivela niente a nessuno e seguita a lavorare». Gesù non le appare, piange ogni notte e di giorno intensifica il lavoro coinvolgendo le suore a portare materiali edili. Le suore vengono chiamate la Celere! Fa costruire una grande baracca nel giardino: sarebbe servita per le suore per lasciare più posti liberi ai pellegrini. Al mattino in cucina lei stessa faceva da mangiare per tutti, operai compresi.

- 10.8.1949. La chiama il card. Vicario e le dice di smettere i lavori perché si preannunciava un anno santo con pochi pellegrini. «Io - risponde la Madre - credo di dover continuare perché Gesù sapeva tutto questo e mi ha assicurato che avrei pagato tutto».

- 16.9.1949. Nota che gli operai diminuiscono e i materiali tardano a venire. Chiede spiegazioni al Sig. Lino, il quale con grande sofferenza le fa sapere che si prevedeva per l'anno santo una scarsa partecipazione. La Madre avverte un gran dolore, va in estasi davanti al Sig. Lino, il quale si assume l'impegno di continuare, anche a costo di rimetterci.

- 24.12.1949. Si ricevono i primi pellegrini.

- 26.1.1950. Tutta la casa è piena, ogni giorno. Cominciano settimanalmente i pagamenti per estinguere i 125 milioni spesi.

- 20.9.1950. La casa è sempre piena, nonostante gli Hotel lamentino scarsa presenza. C'è chi invita la Madre ad alzare i prezzi. Le figlie lavorano moltissimo anche perché non sono ancora pratiche. «Io di notte, quando tutte sono andate a riposare, invito Gesù a venire ad aiutarmi a fare le porzioni di carne, specialmente quando vedo che ve n'è poca e così aiutata da Lui arriva per 500 pellegrini.»

ii. elementi profetici dell'attività di madre speranza.

Osservando l'intensa azione della Madre, mi sembra di poter riassumere gli elementi profetici nel modo seguente: un'attività profondamente cristologica (Cristo Amore Misericordioso, el Buen Jesús), collegata ad una ecclesiologia di comunione, protesa alla missione dell'evangelizzazione del mondo, con un taglio di femminile maturità.

Vediamo i singoli elementi.

1. «Il Signore mi ha detto...»

Un'attività che procede dalla vocazione esplicita ricevuta dal Signore (el Señor me ha dicho); è fatta in strettissima comunione con Lui («io lo faccio, ma Tu vieni con me ... in cucina, al cantiere di lavoro...») , e alla fine tutto ritorna in modo limpido a lode e gloria dell'Amore Misericordioso che si è servito di lei («sono uno strumento fatto da Lui», «sono opera delle tue mani»).

E' questo il primo elemento della profezia cristiana che è testimonianza trasparente di quello che Gesù è e le ha detto di fare. Il profeta è colui che dice le parole del Signore e le compie. Ogni sua attività rivela qualcosa del volto misericordioso di Gesù, del suo Vangelo di misericordia. In lei, in tutta la sua vita e opera ritroviamo il Gesù che cerca l'uomo d'oggi con amore instancabile per farlo felice.

2. Un'ecclesiologia di comunione.

Un'attività che si pone nel cuore della Chiesa, nel suo mistero di comunione con Dio e con gli uomini. La sua ecclesiologia di comunione si collega bene nelle direzioni della Chiesa postconciliare che lei, in un certo senso ha anticipato per dono del Signore e per la sua coraggiosa risposta. Ecco tre aspetti profetici della sua ecclesiologia.

2.1 Per fondazione la Famiglia religiosa dell'Amore Misericordioso, con la sua differenziata struttura, è un segno di unità.

«Riteniamo profetico l'essere costituita come unica Famiglia, due Congregazioni, una di religiosi Figli dell'Amore Misericordioso e una di religiose Esclavas de l'Amor Misericordioso e sei modalità di appartenenza, tra cui due inserite nelle attività temporali, una nel clero diocesano. In questo modo siamo chiamati, in tempi difficili per la famiglia umana, a dare una testimonianza di vita come Famiglia religiosa, a cui appartengono uomini e donne, sacerdoti diocesani inseriti nel loro presbiterio, religiosi e religiose che lavorano come professionisti in attività temporali.»

Riscontriamo qui una struttura carismatica, in quanto si pone in essere una modalità tesa a collegare le componenti della Chiesa (presbiteri - cristiani laici - religiosi), sotto il segno dell'Amore Misericordioso, nella categoria che accomuna Dio e l'uomo: la famiglia, famiglia di Dio uno e trino, famiglia umana. E ciò in un momento storico in cui la frammentarietà, la settorialità, la divisione, l'individualismo, o il cammino parallelo vanno per la maggiore.

La nostra Famiglia religiosa si colloca nel bel mezzo del cammino della Chiesa post-conciliare che si snoda nei tre grandi Sinodi. Un cammino ecclesiale che ricerca con forza e fatica la comunione. «L'ecclesiologia di comunione è l'idea centrale e fondamentale nei documenti del Concilio.» «E' questa l'idea centrale che di se stessa la Chiesa ha riproposto nel Concilio Vaticano II come ci ha ricordato il Sinodo straordinario del 1985, celebratosi a vent'anni dall'evento conciliare. La celebrazione del prossimo Sinodo deve mettere in luce la presenza e la missione della vita consacrata all'interno della comunione organica della Chiesa.»

Il carisma istituzionale della Madre Speranza va certamente nella linea della comunione religiosi-sacerdoti, religiosi-laici, preti-religiosi-laici protesi a farsi segno dell'Amore di Dio per il mondo. In questa struttura carismatica la Madre usa con forza la parola unione, «misma cosa», stessa e unica famiglia,

2.2. L'ecclesiologia della Madre Speranza è quella della Dives in Misericordia, in cui la Chiesa, opera essa stessa della misericordia divina e sempre bisognosa d'essa, è collocata come mediatrice tra la misericordia divina e la miseria umana, come colei che invita ogni uomo a riconoscersi oggetto e soggetto della misericordia divina. Scrive Giovanni Paolo II: «Occorre che la Chiesa del nostro tempo prenda più profonda e particolare coscienza di rendere testimonianza alla misericordia di Dio in tutta la sua missione ... La Chiesa deve rendere testimonianza alla misericordia divina rivelata in Cristo, nell'intera sua missione di Messia» e ne spiega le modalità:

- professandola e proclamandola con la buona novella dell'Amore di Dio;

- attuandola nella conversione personale, nei sacramenti, nella comunione, nel perdono, nei rapporti interpersonali e sociali improntati alla comprensione incondizionata che supera la fredda giustizia. La conversione a Dio è sempre frutto di quel Padre che non si dà pace finché non ci incontra e non ci fa partecipi del suo Regno d'Amore, di quel Padre di cui abbiamo assoluto bisogno e che non sempre è facile incontrare per motivi personali e sociali;

- invocandola. Ma la preghiera non è anche «grido alla misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme di male che gravano sull'umanità e la minacciano? Non ha fatto così Gesù? Madre Speranza è stata un chiaro segno profetico in questa direzione. Invece di condannare, ha implorato, ha preso su di sé, ha amato fino in fondo».

2.3. La Madre ha ricevuto fin dal lontano 5 ott. 1927 la missione di evangelizzare Dio come «bondadoso Padre che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare, far felici i suoi figli; che li segue e cerca con amore instancabile come se Lui non potesse essere felice senza di loro». Tale missione attraversa tutta l'attività pastorale della Madre, che ci si rivela sempre più commossa e convinta dell'urgenza di questo annuncio.

Ebbene è proprio questo che la Chiesa d'oggi si propone con forza con la nuova Evangelizzazione del mondo. L'evangelizzazione e la testimonianza della carità è la linea della Chiesa che si affaccia al 2000.

La vocazione della Chiesa è quella di avvicinare la misericordia di Dio all'uomo, alla maniera di Gesù; o, che è lo stesso, accostare gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore. Madre Speranza ha fatto e ha inteso fare questo, la sua Famiglia e il Santuario sono stati, sono sorti sopratutto per questo carisma che abbraccia vocazione, consacrazione, missione. Lei e ogni suo figlio è chiamato ad essere segno e sacramento dell'Amore Misericordioso del Signore.

3. Cultura dell'amore.

In questo orizzonte ecclesiale nasce la spiritualità incentrata sull'Amore Misericordioso, come spiritualità che potrebbe illuminare tutta l'azione pastorale della Chiesa: la lettura o rilettura del Vangelo, la catechesi, la liturgia, i sacramenti, la pastorale matrimoniale e familiare, quella dei malati, della comunicazione ... sarebbe una pastorale più efficace, più a misura evangelica, più rispondente alle attese dell'uomo, più capace di convertire nel profondo l'uomo, senza fermarsi al solo, pur necessario, momento etico.

Nell'ottica della spiritualità dell'Amore Misericordioso la Madre dà il suo notevole apporto profetico per il rinnovamento del mondo: lei lo vede nella civiltà dell'amore.

Presentando ai piedi del crocifisso il vangelo aperto laddove Gesù dice: «Amatevi gli uni gli altri come io vi amati» (Gv 13,34), la Madre anticipa e sottolinea in modo vistoso quello che la Gaudium et Spes afferma: «Il Verbo di Dio ci rivela "che Dio è carità" (1 Gv 4,8), e insieme ci insegna che le legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità. Coloro pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi, che è aperta a tutti gli uomini la strada della carità e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani.» (GS, n 38)

E' quello che afferma con forza Giovanni Paolo II guardando il nostro mondo. E' l'amore la forza più profonda capace di plasmare la vita umana nobilitandola, divinizzandola. La giustizia, sicuramente necessaria, da sola non basta; occorre una cultura dell'amore, o una inculturazione dell'amore, che penetri i modi di pensare e del vivere nella idealità e nella prassi al punto da consentire all'uomo e alla società di superare le paure, affrontare con amore le sofferenze, vincere il peccato accogliendo il perdono. In questo modo evitiamo la mania dell'onnipotenza alla fine ridicola e meschina perché irreale, il ripiegamento narcisistico, la depressione, l'apatia, la rassegnazione.

Sembrano sempre più chiare le seguenti affermazioni:

- solo chi si lascia amare nel modo vero può imparare ad amare se stesso e gli altri; se non abbiamo prima pace nel nostro cuore, non possiamo portarla nel mondo;

- solo chi si lascia perdonare può perdonare a se stesso e agli altri;

- solo chi ha incontrato e sperimentato la misericordia, può diventare misericordioso con se stesso e con gli altri.

Infatti la santità del Padre sta nel suo essere misericordioso (cf Lc 6,36).

La novità profetica fa capo alla novità del comandamento nuovo che riporta alla novità dell'Alleanza ed è l'Amore divino, la grazia, lo Spirito stesso effuso nei nostri cuori. «Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia (charis) e la verità (aletheia) vennero per mezzo di Gesù Cristo.» (Gv 1,17) Possiamo ben tradurre charis e aletheia come Amore vero, fedele, cioè misericordioso.

4. Una donna: di nome Speranza.

La novità profetica dell'attività pastorale di Madre Speranza sta ancora nel semplice fatto che il Signore ha scelto una donna. Una profezia al femminile!

La Madre spesso si lamenta col Signore per questo: le chiede perché non sceglie un Vescovo, un Monsignore; dice che le richieste (per esempio di trattare affari politici, economici, sociali) non convengono ad una «povera donna religiosa», fa notare che i Figli possono sentirsi umiliati nel far sapere di avere una fondatrice...

Ma nulla, il Signore insiste: proprio lei, povera donna, è la prescelta per l'annuncio-testimonianza dell'Amore Misericordioso in questi tempi.

In questi tempi giust'appunto in cui la donna fatica a trovare la sua identità, dopo secoli di prevalente cultura maschilista. Forse Madre Speranza, insieme alle sante donne di tutti i tempi, costituisce una risposta al problema della donna nella Chiesa e nel mondo, un posto in diretto collegamento con le «viscere di misericordia» del nostro Dio che ci è Padre e Madre. Faccio notare che la parola ebraica rahamin richiama appunto il seno, le viscere materne (rehem = grembo materno) e quindi l'amore viscerale della madre che ha portato nel suo grembo il figlio imprimendo una traccia indelebile esprimibile come tenerezza, pazienza, accoglienza, comprensione (cf Is 49,15).

Il Padre e Gesù possiedono l'amore paterno e materno (cf Gv 1,18; 13,23; Mt 9,36).

Madre Speranza corrisponde bene ai rilievi che il Papa fa della donna nella Mulieris dignitatem. La struttura femminile della sponsalità e della maternità - osserva il Papa - sembra più adatta per percepire, accogliere l'amore e ridonarlo con tutto l'essere.

Maria è l'esempio massimo della Chiesa che accoglie, conserva, medita, segue con amore, dilata il cuore al mistero dell'Amore crocifisso e risorto che la fa madre di ogni uomo.

Nella Chiesa, sostiene Von Balthasar, vi sono due principi strettamente collegati: il principio petrino e quello mariano. La Madre naturalmente è nel principio mariano. «Tutti gli esseri umani - scrive il Papa - sia donne che uomini, sono chiamati ad essere la "Sposa" di Cristo, redentore del mondo. In questo modo "essere sposa", e dunque il femminile, diventa simbolo di tutto l'"umano" ... poiché l'apostolo, per esprimere la sua missione in Cristo e nella Chiesa, parla dei "figlioli che partorisce nel dolore" (Gal 4,19)».

Riscontriamo bene in Madre Speranza le caratteristiche femminili ben sviluppate e messe al servizio della sua vocazione-missione: capacità di amore che comprende, crea relazioni attente, tenere e coraggiose fino al dono totale di sé (vedi la sua capacità di perdono); intelligenza intuitiva e pratica: coglie le domande e offre le risposte (vedi la capacità organizzativa); disponibilità feconda, appassionata e libera.

Stupendo dunque questo incontro tra la struttura femminile e rivelazione della misericordia, come appare nel Magnificat di Maria («di generazione in generazione la sua misericordia»), in Santa Teresa, Santa Caterina, S. Teresina di Lisieux...

Tutti ricordiamo le modalità materne attente, concrete e penetranti con cui la Madre accoglieva (cf testimonianze). In questo modo, ha scritto qualcuno, la profezia consiste in quello «stile della donna che sa porsi accanto alle cose e alle persone». «A lei Dio affida in modo particolare l'uomo, l'essere umano.»

iii. pastorale ispirata all'amore misericordioso

1. Tre icone evangeliche

- La parabola cosiddetta del figlio prodigo presenta in primo piano non tanto la prodigalità del figlio sbandato, quanto il Padre prodigamente misericordioso. Ogni uomo, in qualsiasi situazione si trovi, deve sapere che è voluto, seguito, atteso da questo Padre che, anzi, lo cerca con amore, lo porta sulle spalle, lo accoglie con festa, perdona 70 volte sette. L'amore del Padre crea la casa dove i figli sono chiamati a vivere da fratelli.

- La parabola del buon Samaritano ci mette davanti agli occhi il Gesù che si china sull'uomo ferito, lo cura, lo rimette in piedi gratuitamente. «Va' e anche tu fa lo stesso col tuo prossimo.» Quella è la modalità concreta dell'amore.

- Il giudizio finale (Mt 25) sarà fatto sull'amore. Il rapporto definitivo dell'uomo con il Figlio dell'uomo, si gioca nel rapporto terreno dell'uomo con l'uomo, specialmente più piccolo e bisognoso. Gesù è nel povero, preferisce la compagnia dei poveri per rivelare in essi il suo amore. Alla fine, come al principio e nel mezzo, vi è l'Amore e chi è nell'amore non ha paura del giudizio.

Anche questo ripeteva la Madre. Alla fine contano le opere di misericordia: queste sono frutti buoni che indicano con certezza la bontà dell'albero.

2. Queste parabole ci suggeriscono una vera e profonda conversione (metanoia + epistrefo) che implica tre atteggiamenti:

- com-prensione: capacità di allargare la mente in un nuovo modo di intendere, quello evangelico.

Il contrario è giudicare e condannare, fermarsi a dare a ciascuno il suo. Conversione della mente per ragionare secondo i criteri del Padre misericordioso che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.

- com-passione: capacità di allargare il cuore, accogliendo l'amore divino e donandolo.

Il contrario è il cuore duro, freddo, indifferente.

- com-mozione: capacità di muoversi verso il fratello nel bisogno e quindi la messa in atto concreta delle opere di misericordia.

Il contrario è il badare solo a se stessi, tirare dritti per la propria strada, evadere.

3. Parole d'orientamento pastorale.

Alcune parole della Madre contengono vere e proprie note profetiche che danno orientamenti pastorali importanti per l'annuncio del Vangelo dell'Amore Misericordioso e sono come esplicitazioni di esso

- prima di tutto la famiglia

- l'unione fino alla «stessa cosa» (misma cosa)

- l'amore che tende sempre più alla gratuità (es. perdono), alla sovrabbondanza,, alla concretezza, alla cordialità

- la speranza invincibile

- todo por amor perché tutto è grazia!

Tutto questo, l'uomo d'oggi, pellegrino della misericordia, affamato d'amore e di verità, attende avidamente, anche nell'apparente indifferenza o autosufficienza.

Con Madre Speranza il Signore ancora una volta previene e supera i nostri bisogni.

Il suo Amore Misericordioso è eterno e splende nel Cristo crocifisso e risorto.

Padre Domenico ci ha preso per mano e ci ha fatto passare attraverso una vera e propria miniera, non fatta di labirinti ma strutturata secondo un'architettura sapiente e ordinata. Egli teneva in mano da una parte i testi della Madre, che ci ha letto in alcuni passaggi decisivi, in un'altra la Bibbia, sottolineando dei parallelismi molto importanti tra alcuni elementi profetici che emergono dalla Madre e alcuni passi della Scrittura. Questo edificio, in un certo senso, distribuisce su tre piani; in ogni piano padre Domenico ci ha fatto visitare alcune stanze. Al primo piano ci ha fatto incontrare quella che ha chiamato la maternità pastorale di Madre Speranza e ci ha aperto alcune prospettive: quelle in cui la Madre si presenta come Fondatrice di una Famiglia, quella in cui s'impegna a formare concretamente all'Amore Misericordioso, quella nella quale in un certo senso stavano le sue "debolezze", i suoi due amori speciali, per i poveri e per i sacerdoti. Infine la sostanza in cui stava il suo genio organizzativo. Al secondo piano abbiamo trovato gli elementi profetici che consentono a questo edificio, per così dire, di elevarsi, e cioè, la profezia come testimonianza trasparente delle parole del Signore, una profezia che cala nello stesso cuore della Chiesa e ne illumina tutta l'azione pastorale ponendo al centro il valore della comunione; in un'altra stanza ci ha presentato la capacità di esprimere l'Amore Misericordioso in modo da valorizzare la femminilità della Madre, di una donna che interpreta il principio mariano accanto a quello petrino, incarnando così una vera e propria cultura dell'amore. All'ultimo piano abbiamo trovato alcuni elementi che possono ispirare l'Amore Misericordioso sulla base di linee pastorali molto precise: secondo le Icone evangeliche della parabola del Figliol Prodigo, del Buon Samaritano del Giudizio Finale sull'amore; secondo il valore della conversione religiosa che è un allargare la mente, un allargare il cuore, ma anche una capacità di muoversi verso il fratello; infine la possibilità di riassumere questo messaggio nei valori della famiglia e della speranza. Noi ringraziamo ancora padre Cancian; forse molti di noi si muovono in maniera un po' inconsapevole dentro questo edificio, senza sapere che era così ricco e così strutturato.