LA VERA STORIA DELLA «ASSOCIAZIONE SPERANZA»
Dimer Rosini
Parlerà ora il signor Dimer Rosini che, su incoraggiamento di Madre Speranza, ha aperto una casa per handicappati a busciola in provincia di Modena. Lo invitiamo a prendere la parola.
Sono molto contento di essere qui con voi, in questa circostanza eccezionale qual è il centenario della nascita di Madre Speranza.
Ho conosciuto la Madre nell'anno 1962 e con piacere ho accettato di fare questa testimonianza per comunicare a voi la mia esperienza con la Madre Speranza. Di lei e delle sue opere molto è stato scritto. D'altra parte il Santuario e le opere, voluti dalla Madre per ordine del Signore, sono il frutto della Divina Provvidenza, come lei stessa diceva. Ella ha voluto realizzare questa grande opera di carità anche con le piscine, perché le persone ammalate nel corpo e nello spirito potessero riscoprire, qui presso il Santuario, il perdono e la pace; il Santuario segno dell'Amore di Dio per la Chiesa e il mondo intero.
Molto si è detto circa la Madre, ma nessuno immagina né conosce ciò che ella ha fatto per l'«Associazione Speranza» che porta il suo nome come monito e come programma.
La conoscevo da oltre vent'anni, quando potei incontrala la prima volta; un incontro strano: per ben tre volte ho mancato al suo appuntamento, mi ammalavo e, passato il giorno dell'appuntamento, risuscitavo. Iniziai a venire a Collevalenza, affrontando svariate sofferenze, prima con un pulman, poi due, tre, fino a dodici alla volta.
Parliamo allora del primo incontro, avvenuto in quella stanza della sua prima casa; lei sempre in piedi in atteggiamento di accoglienza dietro il tavolo. La prima volta che la incontrai mi squadrò dall'alto in basso, mi sorrise e mi disse: «questa volta ce l'hai fatta - e aggiunse - figliolo, sai tu cosa vuole da te il Signore?», e mi ripetè esattamente ciò che padre Pio mi aveva detto nel mese di settembre del 1950: «figliolo, il Signore si vuole servire di te per compiere una grande opera a favore dei suoi figli privilegiati, gli handicappati, gli anziani e i soli.» Madre Speranza mi manifestava il suo affetto, mi consigliava, mi guidava, mi rassicurava, dicendomi: «vai avanti, figliolo».
Nel mese di febbraio del 1968 una «voce» si fece sentire, chiedendomi di costituire una Associazione che si occupasse dei prediletti del Suo Cuore: poveri, soli, anziani, bisognosi e handicappati. Che fare? Il compito non era (come del resto tuttora) facile. Feci una corsa qui a Collevalenza, avvicinai la Madre per avere un consiglio; lei mi ascoltò, si mise in atteggiamento di preghiera, alzò gli occhi al cielo e disse: «al lavoro, figliolo, e datti da fare, perché il Signore vuole questa Associazione.» Ed io: «Madre, che nome dovrò dare a questa Associazione?» «Vai pure a casa - mi disse - sii sereno e confidente, il Signore stesso te lo suggerirà». Nel tragitto di ritorno, con Carla Zanetti e Walter Baccarani, mentre recitavamo il santo rosario, una luce improvvisa... Che cosa desiderano maggiormente, mi sono chiesto, gli ammalati, i soli, gli anziani: l'aiuto degli altri, dato come amore nel nome di Dio. Insomma, una parola di speranza, e, allora la chiameremo «associazione speranza». Il 2 febbraio del 1970 alle ore 18, eravamo, io ed altri soci fondatori, (oggi sono rimasto solo) dinanzi al notaio dott. Anna Otorino, per costituire la nostra Associazione e redigerne lo statuto. Quanta felicità in noi e in Madre Speranza! Presto, tanto presto arrivarono gli aderenti, i soci, persone tutte che desideravano condividere i nostri ideali. Sentii però che queste persone, veramente buone, dovevano essere più profondamente formate. Pensai dunque di organizzare un pellegrinaggio qui a Collevalenza, per raggiungere il preciso scopo di formare alla preghiera, alla meditazione, ascoltare una parola dai Figli dell'Amore Misericordioso e sostare con Dio. D'accordo con il nostro direttore spirituale padre Raffaele da Mestre feci richiesta a Madre Speranza, la quale dovette dirmi che non era ancora giunta l'ora di dare inizio ai pellegrinaggi in questo Santuario. Cercammo una sistemazione altrove, ma senza esito, per cui, in giornata, facemmo ritorno da Madre Speranza per dirle del nostro tentativo andato a vuoto. Ella, guardandoci, sorridente, allargò le braccia e, guardando in alto disse: «Sia fatta la volontà del Signore!» E nella primavera del 1970 effettuammo il nostro primo pellegrinaggio a Collevalenza, che fu anche il primo dei pellegrinaggi dall'Italia e dall'estero in questo Santuario dell'Amore Misericordioso.
La Madre ci accoglieva affettuosamente, maternamente; sapeva sempre in anticipo, senza preavviso, il numero esatto dei pellegrini; veniva in mezzo a noi, serena, ci ascoltava, ci benediva, assicurava le sue preghiere. Quando la salute non le permise più di lasciare la sua camera, il sorriso e il gesto benedicente li ricevavamo dalla finestra e allora pareva che il sole splendesse più fulgido sui nostri capi e nei nostri cuori. Ogni volta che mi era possibile, durante le soste, correvo dalla Madre per avere luce, guida, consiglio; e, ogni volta ricevevo conferma che la nostra Associazione era nella volontà e nei desideri di Dio. Certo è che ogni opera di Dio comporta la croce; anche a me questa non è mancata...
Ricordo che una volta chiesi ai presenti a Collevalenza, usando l'altoparlante, una preghiera fervida per ottenere l'aiuto del Signore, in una circostanza particolare; la Madre Speranza udì dalla sua camera, mi fece chiamare e volle sapere di che cosa si trattava. Come sempre faceva, mi ascoltò con molta attenzione, si fermò un istante in raccoglimento, pregando con lo sguardo rivolto verso l'alto e poi: «torna a casa, figliolo. Il Signore stesso penserà ad allontanare le persone che non hanno la vocazione per restare nell'Associazione. E ricordati, ma ricordalo sempre, la Provvidenza di Dio non ti verrà mai meno.» Così ieri e così anche oggi.
Mi piace ricordare ancora un altro episodio, che mi sembra molto significativo, perché mostra il senso di abbandono e di fiducia in Dio che la Madre viveva come atteggiamento di fondo e che quindi trasmetteva agli altri. Il 30 settembre di un certo anno eravamo di nuovo qui a Collevalenza per festeggiare Madre Speranza; e, in quell'occasione, la informai di un altro doloroso avvenimento accaduto: la maggioranza del consiglio dell'Associazione, capeggiata da due sacerdoti, voleva impadronirsi dell'Associazione stessa. Padre Gino, su mia richiesta, mi accompagnò dalla Madre, perché potessi parlargliene. Quale la conclusione? Vincemmo il processo con tanti onori.
Ricordo che la casa del pellegrino malato, in questo Santuario, alla presenza di 650 pellegrini, a suo tempo, la inaugurammo noi dell'Associazione e, in quell'occasione, pregammo tanto su sollecitazione della Madre; anche all'inaugurazione delle piscine eravamo presenti noi.
Madre Speranza ha seguito la nostra Associazione sin dal suo nascere, rassicurandoci che era voluta da Dio, ci ha sorretti specie nei momenti più difficili; siamo ben convinti che continua a stare accanto a noi dal cielo. Le cose da dire sarebbero tante, ma non è il caso di prolungarmi oltre, tuttavia un'ultima cosa desidero comunicarvi. La Madre desiderava essere informata di come andavano le cose e nell'anno 1964 io riferii che ero soddisfatto, malgrado avessimo dovuto sostenere notevoli spese e organizzare tante cose. Riferii anche che, fatti i conti, risultarono duemila lire in attivo. All'udire ciò la Madre guardò verso il cielo, abbassò gli occhi su di me e mi disse: «figliolo, hai quanto basta per iniziare i lavori del villaggio che il Signore ti ha affidato.» Io rimasi di stucco, potete immaginare... Mi congedai da lei con la mente confusa e annebbiata. Tornato a casa, convocai il consiglio di amministrazione riferendo quanto la Madre mi aveva consigliato di fare... Tutti, ma proprio tutti mi trattarono da incapace... Dissero che l'Associazione non poteva perdere la sua reputazione, dando inizio ad un'opera colossale con un fondo di sole duemila lire. Sta di fatto che nessuno mi volle ascoltare; se ne andarono a casa senza darmi alcun consenso. Dentro di me riecheggiava la frase pronunciata dalla Madre: «figliolo, hai quanto basta per iniziare i lavori.» Due mesi dopo, portai dal sindaco i progetti, passò ancora del tempo e, appoggiato da un nuovo sindaco e con l'approvazione della commissione edilizia, si potè dare inizio alle fondazioni. Naturalmente, durante questi primi lavori ritornai dalla Madre per informarla e lei: «figliolo tutto è fatto, sii contento e prega, perché da questo momento sarai sempre più bersagliato da difficoltà, però Gesù sarà sempre con te.» Infatti, inutile dire: la profezia della Madre si è avverata, sia per quanto riguarda le difficoltà incontrate, sia per quanto riguarda le conclusioni sperate. Abbiamo toccato cioè diverse volte con mano il segno tangibile dell'aiuto di Dio, confermando ciò che la Madre ebbe a dirmi in un'occasione: «caro figliolo, hai visto quanta Provvidenza ti manda Gesù? Non dubitare, Gesù aiuta sempre tutti e io pregherò tanto per te.» Da allora ho inventato il modo per ricordare a Gesù gli impegni che si era presi: ogni volta che mi arrivavano fatture, le mettevo dentro il tabernacolo e Gli dicevo: «Quando hai tempo, leggi e provvedi di pagare i tuoi debiti».
Era la Madre che mi aveva insegnato a confidare nel Signore! Grazie.
Ringraziamo il signor Rosini, che ci ha portato un esempio commovente di come questo messaggio filtri anche al di là della stessa famiglia dell'Amore Misericordioso.