TAVOLA ROTONDA
Luigi Alici
Diamo inizio alla tavola rotonda alla quale parteciperanno i relatori, padre Nazareno Taddei, padre Mario Gialletti, padre Domenico Cancian e i Superiori delle due Congregazioni della Famiglia dell'Amore Misericordioso padre Maximiano Lucas e madre Mediatrice Berdini; è assente, soltanto per ragioni di forza maggiore, padre Cabra.
I lavori di questa mattina si svolgeranno nel modo seguente: ci sarà una prima tornata di interventi e poi la possibilità di raccogliere alcune domande dal pubblico, legate al tema del convegno e che riguardino esclusivamente il ruolo profetico di Madre Speranza. Dopo, i due Superiori Generali trarranno le conclusioni.
Nelle intenzioni dei promotori del convegno questa tavola rotonda è stata pensata come un tentativo di impostare un bilancio collegiale dei lavori che si sono svolti. Abbiamo alle spalle tre giornate piene, intense, complesse, in cui si è tentato di delineare e anche ripensare il ruolo profetico di Madre Speranza a livelli diversi, attraverso alcune relazioni, comunicazioni, testimonianze, documenti, filmati; abbiamo potuto anche ascoltare la sua stessa voce nei momenti di preghiera.
Ogni relazione è entrata quindi in circolo con le altre e per questo può essere opportuno chiedere ai relatori intervenuti in quali aspetti la riflessione che hanno cercato di proporre è stata chiamata in causa, è stata interpellata dal convegno nel suo complesso, quindi come essi si sono sentiti toccati dalle considerazioni, dalle riflessioni, dalle idee, dalle esperienze che hanno ascoltato. Potrà essere questa un'occasione preziosa per ripensare e puntualizzare il proprio contributo alla luce del quadro complessivo che a questo punto abbiamo dinanzi.
Seguiamo lo stesso ordine cronologico secondo cui si sono svolte le relazioni, quindi diamo la parola per primo a padre Nazareno Taddei.
Nazareno Taddei S.J.
Dopo tre giorni in questa Casa dove tutto parla di Madre Speranza, dove – come ha cantato P. Carlo – «Tu ci hai lasciati, Madre, quaggiù; ... ma tu sei viva, sei in mezzo a noi»; soprattutto, direi, dopo tre giorni di contributi così ricchi e in particolare di testimonianze così vive e toccanti, il mio primo pensiero è stato quello di chiedere scusa d'aver accettato di tenere la relazione d'apertura di questo Convegno.
Ma dal momento che ho acettato di essere qui, sento che farei male se tacessi. Cerco quindi di aggiornare, per dir così, quella mia relazione con gli apporti di questi tre giorni.
In essa dicevo: Madre Speranza è stata chiamata da Dio ad annunciare l'amore misericordioso in questa nostra epoca condizionata dai mass media, cioè dalla mentalità massmediale.
Direi che Madre Speranza esprime il suo concetto di Amore Misericordioso nel crocefisso che ha fatto scolpire: «il buon Gesù» – Dio che si è fatto uomo – implora misericordia dal Dio, che è Padre e Figlio e Spirito Santo, che è amore che è verità che è giustizia, che è verità che è giustizia, che è amore, ecc.; e gli impone quasi il suo sacrificio in favore degli uomini di questa nostra epoca, dove una mentalità quantitativistica, una mentalità cioè che – praticamente – dà valore a ciò che appare e non a ciò che è, che dà valore a ciò che piace e non a ciò che vale, che sollecita ed esaspera la tendenza del peccato originale cioè l'egoismo.
Madre Speranza è stata chiamata da Dio ad annunciare questo Amore Misericordioso.
E' stata chiamata; è piuttosto ovvio: una donna senza cultura, come Madre Speranza, ha dato criteri di vita individuale, sociale, ascetica, validi per ogni livello di autorità e di cultura e per ogni tipo di cultura e ha potuto imporsi anche alle massime autorità civili e religiose. Per quanto intelligente, per quanto umanamente capace, non avrebbe potuto superare simili abissi. Dio l'ha preparata con straordinaria sofferenza. E l'ha caricata di straordinari doni, anche preternaturali.
La Madre Speranza che salta fuori da questi tre giorni di testimonianze è questa donna splendida.
Madre Speranza ha avuto il dono di tanti privilegi, perché desse credibilità alla particolarissima missione, alla quale era chiamata.
Orbene, noi, a nostra volta, Madre Speranza, l'abbiamo ricevuta in dono: non possiamo – soprattutto voi, figli e figlie dell'Amore Misericordioso – indossare Madre Speranza come uno splendido mantello di cui vantarsi, come gli sciocchi vanitosi che si vantano d'aver belle gambe, come se fossero stati loro a farsele!
Per noi – soprattutto, ripeto, per voi, figli e figlie dell'Amore Misericordioso – Madre Speranza non deve essere (anche se ovviamente lo è) la donna taumaturgica, la Madre affettuosissima che ha riempito la vita e riempie i vostri ricordi, sebbene questo sia una grande e importante cosa; Madre Speranza – «la scopa» Madre Speranza – è colei che annuncia l'AM in questa nostra tipica epoca e, al vertice dei vostri pensieri, ci dovrebbe essere il ricevere il suo annuncio e apprendere il modo di ripeterlo, apprendere cioè il modo di essere annunciatori a vostra volta.
In altri termini, Madre Speranza non ha fondato una Famiglia religiosa perché facesse il dono alla Chiesa di una nuova santa (anche questo, ovviamente, è molto bello ed è estremamente auspicabile), bensì certamente l'ha fondata per poter continuare ad essere portatrice dell'annuncio.
Anni fa ho avuto la grazia di visitare le Case dell'Amore Misericordioso del nord della Spagna. Ho ricevuto impressioni indimenticabili di come lo spirito di maternità di Madre Speranza si fosse meravigliosamente trasfuso in quasi tutte, per non dire tutte, le sue Figlie. E qui stesso a Collevalenza e altrove ho avuto impressioni altrettanto indimenticabili dello spirito di famiglia e di servizio ereditato dalla Madre. Ma forse l'eredità dell'annuncio non si esaurisce in questi meravigliosi, fondamentali e insostituibili aspetti. Infatti, le motivazioni che hanno indotto Madre Speranza a scegliere le varie attività (come ho accennato nella mia relazione) sono altrettanto fondamentali, se non erro, dello spirito di maternità e di servizio, pur così importanti e così... sinceramente pastorali (direi) nel mondo d'oggi.
Cosa vuol dire annunciare l'AM in questa nostra epoca?
Il Papa dice: il mondo della comunicazione è primo areopago. La stessa evangelizzazione oggi dipende praticamente dalla mentalità massmediale. E questo vale per tutti: sacerdoti a qualsiasi livello della gerarchia e di qualsiasi diocesi o nazione, religiosi di qualsiasi famiglia, laici di qualsiasi professione o di qualsiasi associazione, di qualsiasi plaga della terra.
Un salesiano ha come identità religiosa l'educazione della gioventù, secondo un certo carisma. Un gesuita ha l'ad majorem Dei gloriam. Ma questi specifici carismi sono il «cosa»; non appena quel salesiano o quel gesuita si chiedano «come» possono esercitare oggi quel loro «cosa», salta fuori immediatamente il problema della mentalità massmediale, che ne impedisce l'attuazione e quindi impone un certo «come», cioè tener conto di questa mentalità.
Si può dire, allora, che la Famiglia dell'Amore Misericordioso e chiedo scusa di permettermi di dirlo; ma lo dico, perché, essendomi stato affidato il tema de «il ruolo di Madre Speranza nella realtà odierna», sono sempre più convinto, anche proprio dopo questi tre giorni di riflessioni e di testimonianze che l'annuncio dell'Amore Misericordioso di Madre Speranza sia legato a questa nostra epoca, caratterizzata dalla mentalità massmediale.
Il carisma della Famiglia di Madre Speranza, nei suoi sei rami, – l'ho appreso da voi – è la santificazione dei suoi membri attraverso l'annuncio dell'Amore Misericordioso. Quindi nessuna scelta, diciamo, istituzionale per l'una o per l'altra opera. Il «cosa» – se non erro – è proprio quell'annuncio dell'Amore Misericordioso che implica già, in se stesso, il tener conto della mentalità massmediale (che non vuol dire affatto dedicarsi a produzioni di comunicazioni di massa, com'è specifico compito p.e. dei Paolini e Paoline), perché, come dice il Papa, la lotta si combatte oggi sul campo della comunicazione di massa. E l'annuncio, qualsiasi annuncio, è un fatto di comunicazione.
Mi permetto di portare alcuni argomenti che militano in favore di questa mia tesi. Vorrei dire però che tutti si riassumono in un unico grande, poderoso, criterio: AM contro il tipico egoismo esasperato proposto e imposto dalla comunicazione di massa; e questo come mentalità e criterio di vita dall'una e dall'altra parte.
Si potrebbe dire anche: l'amore che spinge al dare senza voler ricevere; quindi (in qualche modo) «doveri e non diritti», contro il «tutto e solo diritti senza nessun dovere» della mentalità e della prassi odierne, sotto l'influsso della mentalità massmediale. E metterei qui anche l'argomento della spiritualità della coppia, che il prof. Alici ha appena finito di illustrare.
Direi che questo è veramente fondamentale e tipico sia per la sua diametrale contrapposizione di fondo; e non tanto come strumento ascetico.
Ma voglio citare qualche altro argomento che più o meno direttamente si collega con esso:
1. la dimensione planetaria del campo della comunicazione e specifiche caratteristiche mentali influenti sui comportamenti, da parte dell'uno e dell'altro vessillo. Sotto qualche profilo, questa concezione planetaria dell'apostolato non è né nuova né riservata all'annuncio dell'Amore Misericordioso; ma mi pare che qui si caratterizzi per un taglio che non riesco a ben definire e che forse consiste in una disponibilità che direi ecclesiale (come ha notato anche P. Domenico sia pure in altro contesto) come fondo e come mentalità, prima ancora che come specifica azione pastorale o di universalità (come mi pare sia apparso dalla descrizione dell'attività missionaria fatta ieri dalla M. Generale);
2. mentalità di servizio dell'Amore Misericordioso, che si contrappone direttamente alla mentalità di potere e di dominio nella mentalità massmediale;
3. criteri di sostanza nell'AM contro la confusione mentale e contro ogni formalismo e conformismo della mentalità massmediale;
4. criteri di verità e di giustizia dell'Amore Misericordioso, contro gli interessi personalistici o di gruppo anche contro i diritti del prossimo. Anche questo punto non è esclusivo dell'Amore Misericordioso; ma mi pare che qui si caratterizzi per una partenza dei criteri di verità e di giustizia che non sono la verità e la giustizia, bensì l'amore;
5. concetto del «presente» di spiritualità, hic et nunc et statim (così bene illustrato ieri dall'ing. Benedetti, come parte nella spiritualità di Madre Speranza), contro il «presente» del materiale imposto come mentalità dalla mentalità massmediale. Lo specifico linguaggio dei mass media, proprio per ragioni semiotico-semiologiche, possiede solo il verbo presente; donde p.e. il tipico non tener conto degli insegnamenti e dell'esperienza dei più anziani o il non pensare a un saggio prevedere il futuro: una sorta di carpe diem, non già come riflessione e decisione filosofica ed esistenziale, bensì come mentalità; donde anche il voler avere tutto e subito, senza alcuna riflessione;
6. il criterio della maternità che parte dal concetto di Dio Padre e Madre, che significa dedizione tenera e insieme decisa in funzione di vera educazione (come hanno magnificamente rilevato le due prime bambine di Roma ospitate da Madre Speranza) contro il criterio di educazione come solo cura del benessere fisico o quello del lasciar correre tutto, per non aver grane, credendo di risolvere tutto pagando un collegio o una tangente o simili;
7. il criterio del sacrificio non fine a se stesso, con sfumature più o meno sadiche, ma come strumento di verità di giustizia e di amore nei confronti di se stessi, del prossimo e di Dio, in contrapposizione ai criteri edonistici e consumistici, ancora una volta egoistici;
8. finalmente i criteri che chiamerei di strategia pastorale, che si evidenziano soprattutto nelle motivazioni addotte da Madre Speranza nelle sue scelte e che sembrano ispirate proprio dalle nuove situazioni create dalla realtà sociale odierna (come il problema dei sacerdoti in tutta la sua estensione) o anche da problemi connessi con una lotta diretta contro il vessillo di Satana (come nel caso dei primi bambini poveri raccolti ed educati in Spagna).
Uno studio maggiore della vita e degli scritti di Madre Speranza sono certo rileverebbe altri e forse ancor più persuasivi argomenti. Ma per chiudere vorrei riferirne uno, che sembrerà labile e che invece, a mio avviso, è fortissimo.
Oggi, di fronte ai mass media – e anche qui se n'è visto qualche esempio piuttosto evidente – si fa sempre più confusione tra realtà e finzione. «L'immagine di una seggiola con è una seggiola; la notizia di un evento non è quell'evento», recita un certo assioma metodologico. Eppure oggi è quasi comune e continuo il saltare a pie' pari questa distinzione e prendere l'informazione p.e. tv o di stampa per diretta conoscenza dell'evento: «l'ho visto in tv», oppure «l'ho letto sul giornale» sono gli argomenti che riteniamo i più forti per dire la credibilità di un evento.
Questa confusione è la via più diretta di cui si serve diciamo pure il vessillo di Satana per arrivare alla conquista delle menti anche più sane e più decise a opporsi a tale conquista. Orbene, Madre Speranza, come in parte ho già detto nella mia realzione, era tutt'altro che avvertita sui problemi della comunicazione di massa, non è mai scivolata in questa confusione: quando parla di veleno non dice mai p.e. «veleno delle cose che si vedono o che si sentono», cioè della realtà riprodotta nella tv (come potrebbe essere una persona che in tv fa una lezione di ateismo), bensì dice di veleno o di danno che viene dalla «scena» cioè dalla tv che riproduce quella realtà. Notevole, mi pare!
A questo punto, ricordo la strategia delle isole di mentalità sana e cristiana di cui ho già detto nella mia relazione.
E ho finito. Grazie.
Mario Gialletti fam
Ho fatto in questo convegno due relazioni: una sul cammino ascetico e mistico della Madre e una sull'aspetto storico delle sei componenti che costituiscono la nostra Famiglia religiosa. Dovrei dire come le rivedo oggi, nell'insieme del Convegno e dopo aver ascoltato tutte le altre relazioni, comunicazioni e testimonianze.
Mi rifaccio al pensiero che ho espresso tra le due mie relazioni, all'inizio della seconda.
Se per mistica si potesse parlare di fenomeni paramistici (come estasi, bilocazioni, ecc) il discorso sarebbe facile e basterebbe da solo ...l'intervento del carissimo prof. Pietro, per tutti! Ma parlare di mistica è difficile: difficile a capire, difficile a provarla con certezza, difficile a viverla interamente. Difficile! ...per questo nelle cause dei santi normalmente non si sceglie questa strada per provare la santità di una persona e si preferisce provare la santità di detta persona parlando e dimostrando la eroicità con cui ha esercitato tutte le virtù. Difficile, ma bello ed emozionante parlare della Madre, di questa persona buona che mi ha voluto bene, e poter scoprire che questa persona ha vissuto o sta vivendo un cammino mistico è qualcosa che fa venire la pelle d'oca perché quella persona che mi vuole bene è una persona che Dio plasma, forma, modella con le Sue mani perché fosse capace di amarmi e volermi bene. Se Madre Speranza mi vuol bene, intercede per me, mi accarezza una mano, ecc - dicevo - è Dio che mi vuol bene, sta dalla mia parte, mi accarezza una mano.
Ma parlare della nostra vita, organizzata in una Famiglia religiosa con sei componenti dà trepidazione. E' parlare del nostro posto, del nostro ruolo.
Nella storia dell'umanità, nel corso dei secoli, Madre Speranza ha avuto un posto specifico ed è restata al suo posto. Dopo una lunga lista di santi che nel corso di secoli hanno contribuito a rendere più chiaro un Volto di Dio Misericordioso, (S. Margherita Alacoque, S. Teresa di Lisieux, P. Arintero, Suor Faustina, ecc) il Signore ha suscitato anche la nostra Madre
- non per inventare una dottrina o una devozione nuova;
- ma per riproporre nuove formulazioni teologiche
- e per avviare, anche giuridicamente, una vita religiosa consacrata nuova.
La prima novità comporterebbe uno studio sulla teologia dell'Amore Misericordioso riproposta dalla Madre.
La seconda novità comporterebbe riscoprire le linee portanti nuove di questa vita religiosa nuova, che non è solo un discorso giuridico di organizzazione, ma un qualche cosa da interiorizzare e da vivere con coerenza.
E da qui il senso di trepidazione perché si tratta di scoprire quanto devono cambiare la nostra mentalità e il nostro modo di vivere per essere conformi con un progetto di Dio che è ancora - anche per noi - da approfondire e in parte da scoprire.
Ho gustato in questi giorni i canti di padre Carlo, così invitanti alla contemplazione e alla riflessione; ho gustato i tempi di orazione che lui ha organizzato nel pomeriggio con larghi tempi di meditazione e di ascolto. Anche la Madre ha capito le cose del Signore "solo" con la sua grande capacità di ascolto.
Ho goduto nella proiezione dei due filmati, più per il secondo (quello spagnolo, che non conoscevo) che per il primo (quello di Bicocchi che già conoscevo). Mi ha solo un po' disturbato, perché non l'ho capito, il tono polemico e di confronto fra i due filmati. Al di là di quanto i due filmati riescono a comunicare, mostrano una voglia di capire e una voglia di comunicare e trasmettere agli altri, al mondo.
A Bicocchi, quando gli fu commissionato, gli fu chiesto di non parlare della Madre e tanto meno delle due Congregazioni, ma di fare un «documentario di pensiero», non per chi conosce già la Madre e l'Amore Misericordioso ma per chi è lontano e ha ancora l'idea di un Dio lontano; chi lo vede, dovrebbe poter dire con la Madre: ma allora questo Dio non mi attende come un giudice severo per giudicarmi e condannarmi, ma come un padre buono che cerca la mia felicità come se Lui non potesse essere felice senza di me.
L'altro filmato è rivolto a un pubblico diverso, è esplicitamente vocazionale, ripresenta la Madre nella sua vocazione e nella sua missione. Quando ne stavo vedendo la proiezione, io, che ho già conosciuto e amo la Madre, ripetevo continuamente a me stesso: è vero, è così, questa era la Madre.
Ho anche pensato che se si volesse fare una osservazione sarebbe solo in un altro senso: la Madre opera in Spagna dal 1930; questo filmato è venuto fuori solo dopo 60 anni ed è troppo solo, starebbe meglio in compagnia di altri filmati, di qualche pubblicazione, di qualche giornalino o rivista per far conoscere non solo a tutto il mondo ma anche... alla Spagna il messaggio della Madre e dell'Amore Misericordioso.
La relazione del Padre Taddei mi ha fatto crescere la trepidazione; la forte incidenza di una mentalità massmediale, se non siamo più che vigilanti e preparati, mi può svuotare tutto il messaggio.
La conclusione della relazione del Padre Cabra, esperto in vita religiosa e in particolare nella vita religiosa in Italia, mi ha fatto sentire questo ruolo della Madre; lui è arrivato ad affermare che se la vita religiosa italiana in questi ultimi decenni non ha avuto eccessi e estremismi, forse è da attribuire proprio alla Madre e alla testimonianza che ha avuto dalle sue Figlie.
La prospettiva pastorale ripresentata dal Padre Domenico e il palazzo a tre piani ha dato saggiamente la prospettiva di un messaggio che può arrivare a tutti e i criteri che lo devono accompagnare.
Preziose le comunicazioni e particolarmente sentite e provvidenziali le testimonianze, tutte.
Domenico Cancian fam
Il mio intervento va immediatamente ad una conclusione rapida.
Alla domanda: in sintesi, cosa possiamo ritrovare di profetico nella Madre Speranza? La risposta è questa: troviamo una madre e troviamo una speranza. Di profetico troviamo una madre che, evitando e il maternalismo sdolcinato e la chiusura egoista, diventa segno del materno amore di Dio che ha viscere di misericordia.
Di profetico riscontriamo una speranza fondata proprio su questa maternità di Dio giuntaci attraverso la maternità di Madre Speranza. Una speranza davvero urgente per il mondo che oggi qualificherei con un aggettivo: «rassegnato», se vogliamo anche «impaurito», «sfiduciato». E la speranza porta vivacità, forza e fantasia.
Dunque le parole conclusive sono quelle bibliche: nella speranza la salvezza, nella speranza saremo salvati (cfr. Rom 8,24), oppure le parole di Gesù: «Misericordia io voglio» (Mt 9,13). Madre Speranza ci ha rivelato maternamente la misericordia divina portataci da Gesù. Dio infatti è misericordia e l'uomo ritrova in essa la felicità in modo super abbondante, una felicità che invano si affanna a cercare altrove.
Tale amore misericordioso di Gesù ci ha ridetto profeticamente questa donna attraverso la sua maternità diventata luminosa speranza per chi l'ha potuta avvicinare. L'amore misericordioso, testimoniato da lei ci convince, ci converte, ci fa gioiosi. Eredi del dono ricevuto da Madre Speranza, convintamente diciamo: «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.» (1 Gv 4,16)
Anche noi, come la signora Agnese ha testimoniato, possiamo ripetere: ora capiamo che la nostra missione è quella di portare a tutti quello che abbiamo imparato dalla Madre Speranza e che lei a sua volta ha imparato dal Signore: Dio è Amore e Misericordia.
Mediatrice Berdini eam
Vorrei dire che mi sento profondamente commossa, colma di gratitudine e sono ben felice di questo convegno perché mi pare che, pur con i limiti, l'obiettivo sia stato raggiunto: il ruolo profetico della Madre con la sua novità evangelica è emerso attraverso i progressivi interventi anche da quello di stamattina di padre Taddei, questo di padre Domenico; mi pare che sia emerso come dalle voci di un coro molto ben armonizzato, per cantare il dono di Madre Speranza che è la sua maternità.
Il chicco di grano sepolto sotto terra dieci anni fa continua a portare frutto, a dare la vita in Gesù Amore Misericordioso e ciò che sentivo anni fa è una realtà: mentre sfilava il corteo che l'accompagnava per l'ultima volta nella basilica dell'Amore Misericordioso mi invase una gioia nuova, inesprimibile a parole e sentivo che ormai la Madre non era più soltanto per le Ancelle e per i Figli dell'Amore Misericordioso ormai, crollato il limite del corpo, la Madre Speranza era di tutti e per tutti coloro che l'avrebbero chiamata madre.
Luigi Alici
A questo punto credo di interpretare i sentimenti dei partecipanti ringraziando vivamente tutti, per i contributi, così puntuali e qualificati, che ci hanno offerto.
Prima di passare la parola al Padre generale, vorrei aggiungere solo una considerazione, che non ha minimamente la pretesa di essere una conclusione, anche perché soprattutto in questa materia, i bilanci sono davvero difficili; tutt'al più si potrebbe svolgere solo qualche osservazione «a caldo» sulle singole relazioni. La difficoltà principale di una sintesi nasce, in ultima analisi, dal fatto che il convegno ha tentato di farci intravedere la insondabile ricchezza spirituale di una persona che molti di noi hanno conosciuto direttamente e che, proprio per questo, temono che possa essere impoverita se non addirittura «tradita» quando viene trasferita sui tavoli dei convegni, diventando materia per la organizzazione di discorsi.
Questo timore di smarrire l'autenticità del rapporto personale con Madre Speranza, nel momento in cui si tenta di ripensare il suo messaggio è un sentimento comprensibile, ma è anche una sfida che dobbiamo accettare, forse un pericolo che dobbiamo correre, se vogliamo passare dall'immediatezza dell'esperienza vissuta alla mediazione del messaggio spirituale e profetico, contenuto in quella esperienza.
Solo così, del resto, il contatto personale può farsi testimonianza esplicita e universale, capace di andare oltre i confini del nostro vissuto e giungere, in forme obiettive e credibili, a tutte le persone che verranno in questo Santuario e che non hanno avuto la grazia di restare segnate dalla parola personale e indimenticabile della Madre.
In questa prospettiva, il convegno ha offerto un contributo fondamentale, mettendo in luce la statura spirituale e mistica di Madre Speranza, una statura che la distanza storica gradualmente sta restituendo alla sua autentica grandezza, liberandola da aloni emotivi e interferenze indebite, e disponendoci a cogliere il suo carisma nell'annuncio dell'Amore Misericordiso. Abbiamo sentito, anche questa mattina, che la fondazione della Famiglia Religiosa risponde all'esigenza di testimoniare questo annuncio: un annuncio profetico per il nostro mondo (padre Taddei) e per la Chiesa (padre Cabra); un annuncio da valorizzare nella integralità dei suoi contenuti, che padre Cancian e padre Gialletti hanno cercato di evidenziare.
Nella consapevolezza dell'attualità e fecondità di tale messaggio che la Famiglia dell'Amore Misericordioso accoglie e testimonia, credo che la migliore conclusione di questo convegno sia ascoltare la parola del Padre Generale e della Madre Generale.
Maximiano Lucas fam
Dopo le relazioni così ricche di contenuto e le commoventi testimonianze che abbiamo ascoltato in questi giorni non ci sarebbe altro da aggiungere. Il Convegno ha costituito un bellissimo incontro di famiglia, con momenti di studio, di ascolto e di preghiera. La figura di Madre Speranza, la sua vita espressione eloquente dell'Amore Misericordioso di Dio di cui lei si è fatta instancabile apostolo, le sue molteplici realizzazioni e attività verso i più poveri e bisognosi hanno riempito di santa gioia i nostri cuori che, affascinati ed attratti da questi insegnamenti, diventeranno sicuramente più miti e misericordiosi verso quei fratelli che vivono accanto a noi nella comunità, nella famiglia, nella parrocchia, nel lavoro e verso tutti coloro che sono più lontani.
La presenza di partecipanti provenienti da diverse nazioni: Spagna, Germania, Svizzera, Brasile e naturalmente dall'Italia ha dato a questo incontro un carattere internazionale e ciò dimostra l'interesse e il fascino che suscita ovunque Madre Speranza.
Desidero segnalare in modo particolare la presenza delle persone venute da Murcia e Santomera, il paese nativo di Madre Speranza, dove per molti anni è rimasta sconosciuta. Oggi essi sentono l'orgoglio di aver dato alla Chiesa e al mondo una tale figlia della loro terra.
Qualcuno di voi ha manifestato il desiderio di voler aderire più strettamente alla spiritualità specifica della Famiglia dell'Amore Misericordioso.
Vorrei proporre l'idea di dar forma a un movimento, il quale abbia come finalità quella di conoscere, vivere e diffondere la spiritualità della devozione all'Amore Misericordioso. Di tale movimento farebbero parte oltre che i membri della Famiglia Religiosa, tutte quelle persone, in qualsiasi paese esse si trovino, che volessero partecipare e vivere di questa spiritualità. L'anno centenario che stiamo celebrando è un'occasione quanto mai opportuna per dare vita a questa bella iniziativa che tanta gloria può dare all'Amore Misericordioso.
Grazie per la vostra partecipazione a queste giornate celebrate nella ricorrenza del decimo anniversario della morte di Madre Speranza. Ella, a cui vi sentite fortemente uniti dall'affetto e dalla riconoscenza, vi benedica dal cielo e vi faccia il dono di poter testimoniare, nella vostra vita, l'Amore e la Misericordia di Dio.
Mediatrice Berdini eam
Vorrei dire solo poche parole per concludere. Ho ascoltato volentieri quanto ci ha detto padre Lucas e vorrei sottolineare che Madre Speranza ci ha sempre detto che quando si ha una mamma si può dire che non ci sono pene insopportabili, perché la mamma condivide e porta il peso assieme ai figli, per questo motivo, ci diceva la Madre, Gesù ci ha donato sua Madre, Maria, perché Lui per primo aveva sperimentato la sua compagnia e il suo conforto soprattutto quando stava in croce.
Al termine di questo primo Convegno sul ruolo profetico di Madre Speranza viene spontaneo un grazie grande a Gesù Amore Misericordioso che ci ha donato un'altra mamma, Madre Speranza.
Penso che tutti noi, in questi giorni, abbiamo sperimentato come sia stato più facile comprendere e accogliere l'Amore Misericordioso guidati per mano anche da questa mamma, Madre Speranza.
Io voglio ringraziare i membri del comitato per il centenario di Madre Speranza che assieme ai due Governi Generali e alla Famiglia intera dell'Amore Misericordioso hanno promosso questo Convegno e, in particolare, i membri del comitato del convegno e tutti quanti vi hanno collaborato sia apertamente che dietro le quinte, specialmente le Comunità delle Ancelle e dei Figli dell'Amore Misericordioso qui di Collevalenza. Ringrazio di cuore i relatori a cominciare dal padre Nazareno Taddei fino al professore Luigino Alici, moderatore di questo Convegno. Ringrazio quanti ci hanno offerto le loro testimonianze, comunicazioni; coloro che hanno guidato e preparato i tempi di preghiera e di riflessione, padre Carlo che ha guidato i canti e tutte le suore e ringrazio tutti voi che avete partecipato, venuti, come ha detto padre Lucas, da lontano: dalla Spagna, dalla Germania, dalla Svizzera e... dalla città del Vaticano.
Reciprocamente ci siamo donati le nostre esperienze per comprendere ancora di più il messaggio della Madre, l'Amore Misericordioso. Ora che abbiamo visto con i nostri occhi, toccato con mano e sentito con i nostri orecchi, anche noi ora, ritornando alle nostre Comunità, alle nostre case, vogliamo pregare brevemente con Madre Speranza questa preghiera: «o Divino Risorto, con i discepoli di Emmaus, noi ti diciamo resta con noi, Signore, perché si fa sera e già declina il giorno» e, come i discepoli di Emmaus, anche noi vogliamo correre ad infiammare d'amore tutti i nostri fratelli, e così sia.