Giulietta e Aureliano Inglesi
INTERVENTO ALLA TAVOLA ROTONDA:
" IL FIGLIOL PRODIGO, PARABOLA DELL'UOMO"
Chi siamo, cosa facciamo, perché siamo qui:
Siamo Giulietta e Aureliano Inglesi, responsabili regionali per la Toscana della pastorale famigliare dell'Azione Cattolica e, come tali, facenti parte della Commissione Nazionale Famiglia dell'Associazione.
Fino da giovani abbiamo cercato di servire la Chiesa partecipando all'attività dell'Azione Cattolica. In questi ultimi tempi abbiamo avuto modo di approfondire il tema del Sacramento del Matrimonio, di tutta la ricchezza di Grazia che ne discende per gli sposi e per la Chiesa e che i Documenti Conciliari prima e il Magistero del Papa e dei Vescovi poi, fino al recente Sinodo, ci hanno fatto scoprire.
Insieme ad altri, in associazione e fuori, abbiamo così potuto riflettere su quale visione di amore, di servizio, di lavoro si prospetta oggi agli sposi cristiani, chiamati a dare il loro dono specifico per la edificazione della Chiesa.
Noi non abbiamo avuto figli e, prima che l'insegnamento della Chiesa, specialmente dopo il Concilio, sviluppasse pienamente (come ha fatto) questa linea, non andavamo a parlare sulla famiglia: non eravamo "fecondi", secondo la mentalità corrente, anche se noi andavamo avvertendo, in virtù del condiviso impegno ecclesiale, che la fecondità del Sacramento del Matrimonio dovesse avere riconosciuta una più ampia dimensione.
Così, quando l'insegnamento della Chiesa ha esplicitamente convalidato il Sacramento che unisce una coppia di credenti come "ministero" ed il Matrimonio cristiano, quindi, come "dono" per gli altri, ci siamo sentiti non solo grati ma anche abilitati a parlare nella Chiesa come "coniugi", a farci portatori di messaggi pertinenti con la nostra condizione di sposi.
L'Azione Cattolica, associazione di laici, ci è apparsa ancor più un tramite coerente per vivere nella Chiesa secondo una missione caratterizzata dal nostro essere coniugi.
Abbiamo in fatti compreso che tutti gli sposi cristiani di qualunque età, che abbiano o non abbiano figli, oppure abbiano figli più grandi, che siano nella pienezza o nel declino dello loro vita e anche quando siano rimasti soli, possono e devono avere una vita coniugale "sacramentale", e quindi "feconda": una vita che si dilata e si comunica, perché il tramite di riferimento è l'Amore, perché essi, gli sposi, sono un "segno" dell'Alleanza fra Dio e l'umanità, un segno della Sua fedeltà, della Sua misericordia. E oggi siamo qui per rendere alla Chiesa il servizio di una semplice testimonianza.
Il figlio prodigo, parabola dell'uomo
Premessa - La parabola del figliol prodigo, letta nella illuminante presentazione che ne fa l'enciclica Dives in Misericordia, offre significativi elementi di verifica per ogni aspetto e dimensione del nostro essere cristiani.
Così, abbiamo ritenuto utile, per dare qui un contributo che tragga riferimento dal nostro impegno ecclesiale, assumere dalla parabola alcune linee per la verifica del servizio associativo dell'A.C. Italiana nella pastorale famigliare (il servizio alla famiglia).
Anzitutto i riferimenti tratti dalla parabola:
- la condizione del figlio, il cui aspetto più qualificante
consiste nella sua dignità di figlio della casa paterna.Quando lo vediamo in cammino verso la casa del padre, comprendiamo che il suo è un ritorno verso la dignità che aveva perduto, è il recupero del progetto iniziale del Padre:
- il fondamentale rapporto di uguaglianza fra i fratelli
(fanno parte di uno stesso disegno, sono e restano comunque
figli dello stesso padre); un rapporto che, mediante il suo
ritorno, il figlio prodigo può recuperare.La relazione di misericordia in cui il padre accoglie il figlio si fonda sulla comune esperienza di quel bene che è l'uomo e della dignità che gli è propria.
- La fedeltà del Padre;
Che è fedeltà a se stesso, ad una paternità inalienabile che
egli sa esprimere con estrema delicatezza ed affetto; con una
commozione che è motivata dalla consapevolezza che si è salvato,
con il ritorno del figlio, un bene fondamentale: l'umanità, la
dignità del figlio suo.
- quindi, il perdono
attraverso cui il padre afferma la presenza nel mondo di un
amore più potente del peccato; un perdono che è:
- condizione per rendere più umani i rapporti interpersonali
- fondamento della riconciliazione
- presupposto di un rapporto sostanziale per cui colui che rimette
agli altri i loro debiti, a meno che non sia il Padre stesso,
non è un "generoso" ma solo un "debitore".
Questi riferimenti vengono fatti propri dalla Chiesa per attuare la misericordia nel mondo odierno
L'enciclica, prendendo spunto dalla parabola, ci ricorda anzitutto che la Chiesa del nostro tempo deve prendere coscienza della necessità di rendere testimonianza alla Misericordia di Dio rivelata in Cristo.
Misericordia che la Chiesa è chiamata a profondere in tutta la sua missione e che, quindi, dovrà essere:
Professata come verità di fede (e perciò necessaria ad una vita di fede coerente) e pertanto introdotta e incarnata nella vita dei fedeli e (per quanto possibile) di tutti gli uomini; ed infine implorata da Dio di fronte a tutti i fenomeni di male (fisico e morale) e a tutte le miserie che gravano sull'intero orizzonte dell'umanità contemporanea.
La Chiesa cerca di attuare la misericordia (pgf. 14 D.M.) su queste linee:
- L'Amore Misericordioso è amore creatore, e quindi non è mai un
atto o processo unilaterale (è sempre un beneficio anche per chi
dona; è forza unificante ed elevante)
- La Misericordia cristiana è la più perfetta incarnazione
dell'uguaglianza e quindi della giustizia (l'amore
misericordioso consente agli uomini di incontrarsi tra loro in
quel valore essenziale che è l'uomo stesso, con la dignità che
gli è propria in quanto uomo)
- L'Amore Misericordioso è cordiale tenerezza e sensibilità quindi
è sommamente indispensabile:
- tra coloro che sono più vicini (coniugi, genitori e figli,
amici, ecc.)
- nella educazione
- nella pastorale
In questa visione assume particolare valore il problema dei carismi e dei ministeri nella Chiesa che, nel recente "piano pastorale" della Chiesa Italiana Comunione e Comunità vengono considerati come "strumenti" dei rapporti interpersonali finalizzati alla edificazione della Comunità Ecclesiale: siano nello stile dell'amore misericordioso...
- Il perdono, infine, che è come un ponte levatoio verso la
conversione perché introduce nei rapporti interpersonali la
gratuità totale.
Le linee dell'impegno associativo dell'A.C. Italiana per la
famiglia (le "scelte" fondamentali)
1) La tipicità del rapporto coniugale
segno della novità del matrimonio che si esprime nella
specificità ministeriale e carismatica della coppia
2) Il rapporto tra coniugalità (la coppia) e familiarità (la
comunità famiglia)
la famiglia cristiana nasce e si esprime come una comunità
formata sulla unione sacramentale di un uomo e una donna
3) La dimensione vocazionale
il matrimonio cristiano non è una realtà umana "benedetta"
da Dio: è parte integrante del progetto di Dio sull'uomo, del
Suo disegno di salvezza.
4) La proposta pastorale
l'azione cattolica dedica il suo impegno alla famiglia dandole
spazio e chiamandola a partecipare all'impegno di apostolato
che è proprio della associazione; la famiglia è parte
integrante del suo progetto formativo apostolico.
Se l'amore misericordioso è amore creatore
allora
la tipicità del rapporto coniugale
deve esprimersi come contributo insostituibile al discernimento
evangelico delle situazioni e culture
il rapporto fra coniugalità e familiarità
come confronto fra l'uomo e la donna, protagonisti
di un dialogo salvifico
la dimensione vocazione del matrimonio
come partecipazione dei coniugi al progetto
attraverso cui Dio salva
la proposta pastorale
come assunzione da parte dei coniugi di
responsabilità "ministeriali" (per l'A.C.,
nell'incontro fra ministero coniugale e
ministerialità laicale propria della Assoc.)
Se la misericordia cristiana è incarnazione dell'uguaglianza
allora
la tipicità del rapporto coniugale
deve esprimersi come strumento di umanizzazione di ogni altro
rapporto di cui esso sia parte (dialogo,
accoglienza, ospitalità...)
il rapporto fra coniugalità e familiarità
come segno vivente della comunione trinitaria di
cui l'umanità è chiamata a far parte
la dimensione vocazionale del matrimonio
come disponibilità al servizio ecclesiale (nella
armonizzazione dei ministeri..)
la proposta pastorale
come concreto inserimento in un progetto apostolico
(per l'A.C., nell'impegno associativo..)
Se l'amore misericordioso è tenerezza e sensibilità
allora
la tipicità del rapporto coniugale
deve esprimersi come servizio molteplice alla vita ed alla
promozione umana (per l'A.C., in particolare,
il tema dell'affidamento educativo)
il rapporto fra coniugalità e familiarità
come esperienza di amore totale, su cui si
costruisce una comunità umana
la dimensione vocazionale del matrimonio
come presenza di servizio della famiglia cristiana
nelle realtà sociali che la interpellano in
quanto vi è presente in modo costitutivo
la proposta pastorale
come presenza operante nella comunità parrocchiale,
cioè nel quotidiano della vita ecclesiale.
Infine,
Se il perdono attesta che nel mondo è presente l'amore più potente del peccato
allora
tutta l'esperienza della famiglia cristiana
deve essere condotta dai coniugi:
- verso la "gratuità"
- verso la "riconciliazione"
- verso la quotidiana remissione del nostro "debitum"
di amore misericordioso