Arturo Alonso Lobo

IL P. ARINTERO, APOSTOLO DELL'AMORE MISERICORDIOSO

 

L'anno scorso fu pronunciato in questa sala un nome che, immagino non diceva niente per la gran parte degli ascoltatori, e che sarà passato totalmente inavvertito. Ciò nonostante, per me, risulta essere il nome di una persona molto familiare e intima, poiché è da più di quarant'anni che studio la sua figura e lavoro per prolungare la sua feconda opera. Mi riferisco al P. Juan Gonzàlez-Arintero O.P.

Il conferenziere che citò qui il P. Arintero fu il carmelitano Padre Valentino Macca. Costui lo qualificò come "grande maestro" della teologia dell'Amore Misericordioso e lo unì intimamente e inseparabilmente ad altre due persone che emersero nella stessa attività: una, che lo precedette (Sta. Teresina del Bambin Gesù); e l'altra che lo succedette nel tempo (M. Speranza Alhama di Gesù).

Chi fu il P. Arintero e qual'è il suo intervento nell'opera dell'Amore Misericordioso? Questo è l'obiettivo del nostro intervento nel presente convegno.

1. Sintesi Biografia

Juan Gonzàlez-Arintero nacque a Lugueros, provincia di Leòn (Spagna) il 24 giugno del 1860. Prese l'abito domenicano in Corias (Asturias) il 10 settembre del 1875, dove fece gli studi di Filosofia e concluse quasi quelli di Teologia. Nel 1881 fu trasferito a Salamanca per finire la Teologia e fare gli studi di Scienze Fisico-Chimiche nell'università Statale di quella città.

Dal 1886 fino al 1892 insegna e scrive di Scienze Naturali nel Collegio di Vergara (Guipuzcoa). Dal 1892 al 1898 continua il suo lavoro di docente a Corias, dedicandosi all'apologetica cattolica con una ottica scientifica, che promuove dopo in Salamanca dal 1898 fino al 1900. In quest'ultimo anno passa a Vallodolid, fino al 1903 e lì fondò l'Accademia Apologetico-Scientifica destinata principalmente a posgraduati. Ritornò a Salamanca nell'anno 1903 riprese lì la docenza universitaria fino al 1909: All'inaugurarsi il Collegio Angelicum di Roma fu trasferito alla città eterna per insegnare la materia Di Ecclesia durante l'anno scolastico 1909-1910. Alla fine di quest'anno ritornò definitivamente a Salamanca dove insegnerà Sacra Scrittura e Teologia Mistica; nello stesso tempo realizzò un intenso lavoro apostolico, partecipando a numerosi Convegni, scrisse opere importanti, fondò la Rivista "la Vida Sobrenatural" (vita soprannaturale), e infine morì in odore di santità il 20 febbraio del 1928. Il suo Processo di Beatificazione è già in corso alla Curia Romana.

Questi freddi dati biografici, nascondono una delle personalità più egregie della cultura cattolica agli inizi del secolo XX, e una delle anime più belle della Spagna mistica di tutti i tempi. Le sue opere stampate superano la ventina; se ne conservano altrettante inedite e gli articoli in varie Riviste sono molto numerosi. La corrispondenza epistolare che mantenne supera le 10.000 unità. Il campo al quale si estese la sua attività va da quello scientifico-naturalista, passa per l'apologetico, il dommatico e lo scritturistico, fino a quello più elevato della mistica.

Quando percorse le strade delle Scienze Naturali, le approfondì, approfittando dei migliori studi e completandoli con investigazioni personali, con una finalità apologetica: bisognava smentire i razionalisti del fine secolo scorso che pretendevano contrapporre irreconciliabilmente scienza e fede.

Per fare questo si staccò delle tesi concordiste allora molto in voga e diffuse in vari libri una equilibrata teoria sulla evoluzione delle specie, che era la bandiera inalberata allora dai nemici della religione. Questo le obbligò a sostenere vive discussioni e rumorose polemiche con ambedue i gruppi estremi.

All'addentrarsi nello studio dell'Ecclesiologia, si incontrò anche qui con dei modelli metodologici e un orientamento dottrinale che non lo soddisfecero. E scrisse tre grossi volumi sullo "Sviluppo e vitalità della Chiesa", che gli valsero attacchi dottrinali casalinghi e perfino denuncie al Santo Uffizio. In realtà, il suo peccato nella Ecclesiologia era quello di andare avanti di cinquanta anni sulla sua epoca, poiché fu quella che confermò dopo il Concilio Vaticano II.

L'ultima tappa dell'attività del P. Arintero fu quella di teologo e apostolo della vita mistica. Tratta direttamente di questo tema in quattro grossi volumi (1), in molteplici conferenze e articoli, così come nella sua numerosa corrispondenza.

Studiando teoricamente le dottrine che allora erano in voga e comparandole con quello che lui vedeva accadere nelle anime sante, il P. Arintero si accorse che certe tesi allora accettate normalmente erano errate e abbastanza inesatte; inoltre costatava nella direzione spirituale di molte anime scelte che Dio gli aveva affidato che quelle deviazioni dottrinali potevano fare molto male a coloro che comminavano verso le vette dell'unione con Dio. Per ciò una volta compenetrato nella dottrina dei grandi maestri classici (principalmente S. Teresa di Gesù e S. Giovanni della Croce), si decise a difendere energicamente e con base teologica ferma quelle tesi autentiche e semplici, che erano però molto oscure nei trattati teologici dell'epoca. Questo, che allora gli valse penose contraddizioni, oggi risulta essere la sua migliore eredità dottrinale e appartiene già al patrimonio della mistica cristiana.

Sapendo che qualche resoconto di temi molto complessi corre il rischio di essere incompleto e oscuro, cerchiamo di sintetizzare la dottrina arinteriana su questo argomento nei seguenti punti:

1) Tutti gli uomini siano chiamati, non solo alla salvezza, ma anche alla santità.

2) Non ci sono due strade per arrivare alla santità: l'ascetico e il mistico, la via è unica, benché con due gradini o tappe successive: prima l'ascetica e dopo il culmine o completamento nella mistica.

3) Di conseguenza, tutti sono chiamati alla vita mistica, giacché questa è il coronamento normale della tappa ascetica previa; vita mistica e vita di santità sono sinonimi e vanno sempre unite.

4) La vita mistica (o santità) consiste nello sviluppo normale della grazia e delle virtù, con la collaborazione e attuazione insostituibile dei doni dello Spirito Santo; quando la preghiera, o vita intima dell'anima, è imbevuta dai doni, si dice che è preghiera - contemplazione.

5) La contemplazione è sempre infusa giacché l'anima passivamente opera o lascia operare in lei lo Spirito Santo per mezzo dei suoi doni; non di sà, quindi, una vera contemplazione che si acquisti.

Dopo che si è spento già ed è lontano l'eco delle polemiche suscitate nella decade degli anni venti, è facile concludere alla luce del Vaticano II, che il P. Arintero era nella verità. Per questo risultano veramente giusti due dei titoli che gli sono concessi nell'epitaffio: "Nelle divine e naturali discipline maestro eminente. Restauratore della mistica tradizionale".

Il P. Arintero studiava ed insegnava, scriveva e predicava, non solo con cura scientifica o speculativa, ma soprattutto con un interesse vitale per beneficio proprio e di tutte le anime. Questo provocò il pregiudizio e il sospetto contro di lui tanto degli scientifici teorici, quanto dei vitalisti pratici. Quelli lo tacciavano di antiscolastico e pietista, perché si fidava molto delle esperienze spirituali delle anime che egli considerava scelte. Le persone semplici che aspiravano alla santità, lo temevano abbastanza perché si mostrava un po' rigoroso all'esigere un'esame previo delle loro esperienze intime e delle loro iniziative apostoliche per vedere se erano in armonia con la sana dottrina teologica.

Questo profilo biografico così generico del P. Arintero sembra non lasciare spazi nella sua vita per farlo discendere a imprese apparentemente meno trascendenti e molto concrete come quella dell'Amore Misericordioso, che è quella che noi ora stiamo studiando cinquantaquattro anni dopo la sua morte e in un contesto geografico tanto distante da quello nel quale trascorse la sua vita.

Aspiro a che, finita la presente relazione, appaia sufficientemente chiara la usa decisiva influenza nell'avvio di questa opera che, senza dubbio, egli seguirà benedicente dall'altro e che io voglio vedere come una delle varie pietre preziose che incorniceranno sempre la sua corona di gloria nel cielo e nella terra.

2. Inizio Provvidenziale

Agli inizi del 1922 cadde nelle mani del P. Arintero un opuscolo intitolato Petites Etincelles, d'autore francese sconosciuto, edito a Parigi nell'anno 1919, che parlava dei segreti dell'amore divino. Il suo contenuto suscitò nell'animo del P. Arintero una accoglienza entusiasta; per questo ne fece una lodatissima rassegna nella Rivista "La vida Sobrenatural", fondata dal Servo di Dio un anno prima. Tra i paragrafi che il P. Artiero segnalava come compendio di quella dottrina, uno è questo: "Cuore del mio Dio, fatevi amare. Voi che ci avete amato fino alla croce, fino all'Eucaristia!" (2).

Qui c'è il seme ed il fondamento di quello che dopo dovrà essere la grande impresa dell'Amore Misericordioso, che P. Arintero appoggerà durante i sei anni che gli restavano di vita: Il Cuore di Cristo, come simbolo del suo amore; la Croce, che portò sulle sue spalle per redimerci; l'Eucaristia, che gli permette di rimanere sempre tra noi. E tutto ciò per puro amore misericordioso di Dio, che deve provocare negli uomini una risposta d'amore verso il suo creatore e redentore.

Per le strade misteriose che Dio sa aprire alle sue anime predilette, arrivò il P. Arintero a conoscere l'identità dell'autore di quel libretto, e si mise subito in comunicazione con la fonte di una così sona e santa dottrina. Ottenne da lei il permesso di tradurre quel testo allo spagnolo (lavoro che realizzò D. Anibal Gonzàlez, sacerdote colto e dedito pienamente alle sue idee). La versione spagnola uscì con titolo Centellitas ("piccole scintille") e si diffuse copiosamente nelle successive edizioni col sostegno della Rivista "Vida Sobrenatural".

Il P. Arintero non si accontentò di quello che aveva fatto, e nel rapporto epistolare che si stabilì tra lui e la fonte del citato scritto si accordò una collaborazione assidua nella menzionata Rivista con articoli dottrinali e devozionali sull'Amore Misericordioso, che vennero pubblicandosi senza interruzione e anche in piccoli libri separatamente, che erano stati tradotti dall'originale francese, da persone competenti che sceglieva lo stesso P. Arintero.

L'autore degli originali, non solo concedeva il permesso al P. Arintero ma esigeva anche che niente fosse pubblicato senza la approvazione e la censura dottrinale di un così sicuro maestro. Questo diede origine al fatto che centinaia di articoli nella Rivista, migliaia di esemplari di opuscoli editi a Salamanca e innumerevoli fogli volanti sull'Amore Misericordioso circolassero per il vasto mondo di lingua spagnola.

Chi era l'autore di quegli originali così densi di dottrina ed efficaci per alimentare la vita spirituale delle anime? Come già ho detto, il P. Arintero si sintonizzò subito con l'autore di quegli scritti e cominciò ad avere corrispondenza con lui. Parte della numerosa corrispondenza che ricevette e che conserviamo nell'"Archivio di P. Arintero", permette di sapere unicamente quel che segue: Si trattava di una religiosa visitandina che abitava in un Monastero della Visitazione di Francia; scriveva le sue lettere in francese e non capiva la lingua spagnola; mai segna il mittente nella busta, poche volte mette la data in cui sono scritte (anche se il P. Arintero annotava a mano e con la matita in ognuna delle lettere il mese e l'anno in cui le riceveva); con firma nemmeno col suo nome, e pone come unico segnale una croce.

Nella lettera del mese di maggio, l'autore parla di se stesso come di un povero strumento di Dio per trasmettere il messaggio del suo amore agli uomini, e lo fa considerando se stesso come un "petite main" (piccola mano), umile ricettrice di qualcosa che deve inviare integralmente alle mani sicure del P. Arintero affinché questi le mediti, approvi, benedica e diffonda in tutto il mondo. Inoltre finisce questa lettera pregando caldamente che si celi il suo nome, perché "è necessario - dice testualmente - che la si ignori....giacché la sola sua missione è quella di ricevere e trasmettere, e soprattutto di pregare molto affinché Gesù metta l'unione e dia la sua grazia, e con ciò i cuori si sentano attratti".

Era abitudine del P. Arintero ribattezzare molte anime che dirigeva spiritualmente con differenti pseudonimi per distinguere le une dalle altre e insieme tenerle nel più assoluto segreto. Perciò, alla fine della lettera che commentiamo, fissa egli in forma definitiva con un contrassegno di sua propria mano i dati personali del misterioso autore nella forma seguente: "P.M.Sulamitis". La "P.M." fa riferimento alla qualificazione di "Petite main"; e "Sulamitis", ricorda il nome biblico della mistica sposa del divino Salomone.

Questo nome misterioso fece il giro del mondo e stette in bocca a milioni di persone. Ma furono molto pochi quelli che conobbero la realtà che si nascondeva dietro ad esso. Nell'anno 1943, nella Rivista "La Vida Sobrenatural", si svelò per tutti il segreto, giacché si trascrive in questa la circolare - tradotta dal francese allo spagnolo - diretto a tutte le suore della Congregazione dalla superiora del monastero in cui era appena morta "P.M.Sulamitis". Il monastero in questione si trovava in Dreux Vousant, dove si erano trasferite le religiose visitandine nel corso della Secondo Guerra Mondiale, data l'impossibilità di tenere aperto quello nel quale erano vissute fino allora. La data della sua morte fu il 1^ gennaio del 1943. Aveva allora 65 anni e 44 di professione religiosa.

Il nome di colei che per tanti anni fu l'anima e la vita di quella comunità era Madre Maria Teresa Desandais (3).

3. Donazione Generosa

Quando il P. Arintero si decise a promuovere l'opera dell'Amore Misericordioso, alcuni dei suoi più fedeli discepoli e intimi collaboratori cercarono, senza dubbio in buona fede, di distoglierlo con delle ragioni apparentemente convincenti. Non credevano necessario inseguire quell'obiettivo, e nemmeno sembrava loro degno che un così egregio maestro scendesse a sostenere quest'attività apostolica e quella forma devozionale. I principali argomenti che usarono furono questi due:

Primo, perché il contenuto dottrinale di questo appellativo di Cristo non era altro che quello del Vangelo, nel quale appare Gesù come Redentore per amore agli uomini. Perciò era necessario e sufficiente insegnare il vero contenuto e significato della vita di Gesù, predicare all'umanità decaduta l'ardentissima carità di Cristo, così come volle manifestarsi nel mondo: dolce, attraente, accogliente, compassionevole....spargendo ovunque il balsamo divino dell'amore misericordioso tra gli uomini. Molto felicemente il testo evangelico aveva dichiarato che Gesù "pertransiit benefaciendo" (Act. 10,38). Davanti ad una realtà così chiara, non si vedeva la necessità, e nemmeno la convenienza, di distrarre l'attenzione dei cristiani verso altri richiami per conoscere Dio come carità ("Deus caritas est", 1Jn. 4,16) e per motivare una risposta amorevole da parte delle creature.

La seconda riflessione con cui pretendevano sviare il P. Arintero dalla sua iniziale donazione alla promozione dell'opera dell'Amore Misericordioso, non era in effetti carente di un fondamento ragionevole, ed inoltre poteva toccare subdolamente il suo amore proprio. Da anni, il Servo di Dio, predicava di parola e per scritto, con validità dottrinale e attrazione affettiva, la dottrina teologica della grazia in se stessa e nella sua incarnazione dentro le anime. E' così grande l'amore che Dio ha per gli uomini che, non solo li ha redenti dal peccato morendo per loro sulla croce, ma inoltre diede loro l'opportunità di farsi dei, ricevendo nella loro anima la partecipazione della divinità, suscettibile di raggiungere mete molto elevate in questo mondo, fino a che arrivi il momento di vivere con Dio e di Dio nell'eternità. Nei discorsi, prediche e conferenze che pronunciava il P. Arintero, così come nelle innumerevoli lettere e articoli che scriveva, e soprattutto nei suoi libri stampati più conosciuti, molto poco parla direttamente del peccato o dei vizi, bensì della grazia di Dio e della pratica soprannaturale delle virtù; e lo fa con solidità dottrinale e con finalità esistenziale affinché la teologia mentis et cordis dell'Angelico Dottore San Tommaso d'Aquino si convertisse in delizioso banchetto delle anime affamate della vera spiritualità. I benintenzionati tentatori del P. Arintero credevano che le anime desiderose di redenzione e di vita divina già erano sufficientemente munite di dottrina sull'amore misericordioso di Dio e che non era necessario calare in nuove concrezioni come quelle che lui fomentava attraverso la menzionata nuova devozione.

La risposta del P. Arintero, di parola e di opera, fu quella che corrispondeva ad una santo e ad un saggio. Era stato professore di teologia e di sacra Scrittura e come tale poteva dimostrare che la dottrina racchiusa nell'appellativo dell'Amore Misericordioso era "Vangelo puro" e, allo stesso tempo, presentava la tesi sublime che egli veniva esponendo nei suoi libri con delle modalità più adatte a farle arrivare meglio alle anime. Più ancora: questa sua nuova attività includeva delle sfumature devozionali vantaggiose, giacché utilizzava il metodo intuitivo della iconografia tradizionale per fare più facile la comprensione e l'attuazione pratica dell'abbondanza dottrinale che conteneva l'immagine con la croce, l'Eucaristia ed il Sacro Cuore, così come le altre aggiunte simboliche che la complementano. Realmente, il P. Arintero avrebbe continuato nella stessa linea seguita fino allora, anche se divulgando con nuove forme la dottrina del suo amore e della sua sollecitudine. I sei ultimi anni della sua vita furono per lui un assaggio di quello che, senza dubbio, proclamerà ora nel cielo: "Misericordias Domini in aeternum cantabo" (Sal. 88,2).

Questa decisione, presa nell'anno 1922, fu accompagnata da una attività infrangibile a vantaggio della estensione e alla difesa dell'opera; e la consegnò per iscritto in diverse occasioni. Così, per esempio, in una lettera del 20 luglio 1923 alla M. Maria Maddalena di Gesù Sacramentato (religiosa passionista lucchese, che allora abitava in Deusto, Bilbao) le parla della notte oscura per la quale passava allora la propria anima e dell'accesa ansietà che aveva di "gustare e vedere come è soave il Signore"; ma aggiunge: "Per questo mi piace tanto questa opera dell'Amore Misericordioso: perché solo nell'infinita misericordia di Nostro Signore e la Meditazione della sua Santissima Madre posso trovare conforto". E il 17 luglio del 1926 manifesta in una lettera alla sua principale collaboratrice di allora a Madrid (Sig. ra Juana Lacasa) la fermezza del suo stato d'animo: "Io capisco che quello che mi rimane di vita deve essere tutto consacrato all'Amore Misericordioso e alla Meditazione di Maria".

Quando il Servo di Dio si trovava nel letto di morte, tratteneva nelle sue mani, e lo baciava spesso, il quadro dell'Amore Misericordioso; ripeteva le giaculatorie che vanno allegate allo stesso; raccomandò molto a quelli che lo circondavano che non si scordassero di recitargli all'orecchio quando fosse apparentemente incosciente, la preghiera classica che figura al piede del santino. Chiese anche, con emozione e lacrime che, dentro la bara, sotterrassero con lui il santino dell'Amore Misericordioso "per vedere se Dio ha misericordia della mia anima e mi accolga nel suo seno". Sul sepolcro che attualmente custodisce i suoi resti nella Chiesa delle Religiose Clarisse di Cantalapietra (Salamanca) si trova un quadro grande dell'Amore Misericordioso; e nella lapide che copre il prezioso mausoleo si può leggere - tra gli altri titoli che gli corrispondono, quello di "Apostolo dell'Amore Misericordioso".

4. Superamento di gravi difficoltà

La consacrazione entusiasta del p. Arintero all'opera dell'Amore Misericordioso non fu frutto di una rivelazione speciale e diretta di Dio alla sua persona, né una invenzione del suo ingegno apostolico o di una sua esclusiva esperienza personale. Banditori della misericordia di Dio, precursori di questo movimento, già ce n'erano stati nella Chiesa; e questo era una garanzia che non si trattava di una novità pericolosa, di un fiore inconsistente senza radice.

E' la dottrina eterna: il Vangelo di S. Giovanni, la tradizione ecclesiastica, Santi Padri, tutte le anime sante. Il P. Arintero fece notare ciò in un libro che si pubblicò l'anno 1926 col titolo "Le scale dell'amore e la vera perfezione cristiana" (4).

Ma in tempi vicini a lui si trovavano le rivelazioni di S. Margherita Maria: "Ecco il Cuore che tanto ama gli uomini". Dopo S. Teresina del Bambin Gesù compone quella formula di fiduciosa donazione: Mi consacro al Misericordioso Amore..." Era morta di recente Suor Benigna Consolata, religiosa visitandina di Como, chiamata da Gesù "Segretaria dell'Amore Misericordioso", che ci rivela come meravigliose su Colui che è "Compassione" infinita. Lo stesso P. Arintero guidava spiritualmente in quel periodo un'anima di santità straordinaria, chiamata Sr. Maria Maddalena di Gesù sacramentato, religiosa passionista nata nei pressi di Lucca, che viveva intensamente e scriveva con profusione sulla bontà, l'amore e la misericordia di Dio, e che finì adottando il nome di "Apostolo dell'Amore" (5). In ultimo, si verifica la circostanza che la religiosa visitandina Maria Teresa Desandais, poi conosciuta come "P.M.SULAMITIS", depositò nelle mani del P. Arintero i suoi abbondanti scritti intorno all'Amore Misericordioso, con la dichiarazione che era volontà di Dio che lui si consacrasse a promuoverli e diffonderli in tutto il mondo.

Il nostro protagonista, fin dall'inizio studia attentamente e si fa garante poi di quella dottrina che passa per le sue mani. La sua autorità e competenza di maestro saggio in queste materie fu la migliore garanzia del migliaio di articoli, opuscoli, fogli volanti e oggetti devozionali che si pubblicarono costantemente e si aprirono un cammino per tutta la Spagna e per il mondo di lingua castigliana. E' chiaro che nel lavoro di diffusione e propaganda dovette servirsi di molte altre persone: sacerdoti secolari, religiosi e religiose, laici di ogni genere e condizione. Col Nunzio di Sua Santità a Madrid (Mons. Tedeschini), gran parte dell'Episcopato spagnolo, persone della nobiltà, diplomatici, superiori maggiori di Istituti religiosi, ecc...., si riuscì ad avere un appoggio ufficiale per l'opera.

Questo sviluppo vertiginoso e la partecipazione della santa impresa di persone così eterogenee suscitò grosse difficoltà e perfino si originò una crisi che inizialmente mise in pericolo il movimento e fece molto male a P. Arintero. Il Servo di Dio era un uomo che portava avanti una attività straordinaria, e le ventiquattro ore del giorno non gli erano sufficienti per sbrigare le pratiche che ogni giorno arrivavano al suo tavolo di lavoro. Inoltre, era, così semplice e beneintenzionato, che non poteva immaginare nei suoi collaboratori atteggiamenti meschini e preoccupazioni di parte.

Per questo motivo non si curò di verificare bene le funzioni o attribuzioni di ognuna delle persone più attive, né di sincronizzare debitamente i differenti centri o segretariati che sorgevano ovunque. Quello che lui voleva, così appare nella sua corrispondenza di allora, era che l'opera fosse di tutti "laccio di unione spirituale delle differenti famiglie religiose", non "un partito". Diceva in una lettera (alla Sig.ra Juana Lacasa): "C'è bisogno di un gruppetto di teologi, di diversi ordini, per dare esempio di unione... Questo comitato deve vegliare affinché regni lo spirito della cattolicità in tutto, evitando ogni particolarismo ed esclusivismo; perché solo così ognuno può lavorare con libertà secondo quanto Dio gli ispiri per il bene della Chiesa e della anime".

Mentre il P. Arintero operava con questa sublime intenzione, dando insieme prova della sua semplicità evangelica, non tutti si comportavano con la stessa lealtà. I gruppi più influenti si resero indipendenti da lui e un po' alla volta trascinarono la maggioranza delle persone che lavorava dentro il movimento.

Il P. Arintero si vide messo da parte nell'opera e gli si negava perfino il diritto alla previa revisione della dottrina che si diffondeva. Ma lui accettò con mansuetudine l'umiliazione di un simile atteggiamento, senza dire né scrivere niente in contrario; unicamente fece sapere che da quel momento non si rendeva garante della ortodossia di quanto si pubblicasse, né delle imprudenze proselitistiche che si perpetrassero. Ma proseguì concedendo ospitalità nella sua Rivista "La Vida Sobrenatural" agli scritti che erano in suo possesso, e che nonostante i messaggi oscuri di qualche creatura contenevano dottrina vantaggiosa per le anime. Questo succedeva agli inizi dell'anno 1923.

Stando così le cose, e aumentando giorno dopo giorno il rischio che il movimento dell'Amore Misericordioso si screditasse per le lotte intestine tra i promotori e per gli abusi che si infiltravano nella propaganda, Dio suscitò l'entusiasmo per l'opera di una buona signora, Juana Lacasa, che per la sua condizione sociale aveva molta influenza a Madrid. Questa donna desiderò lavorare nella santa impresa con le persone che allora la dirigevano e venne a sapere della parte che aveva avuto fino allora il P. Arintero, che conosceva solo di nome, a causa della sua fama universale. Cercò l'occasione per trattare personalmente con il Servo di Dio, si entusiasmò della sua virtù e sapienza, decidendosi a lavorare affinché l'opera dell'Amore Misericordioso ritornasse nelle sue mani.

Davanti alla grave crisi che si abbatteva sul movimento, tutti concordavano nel far rientrare il P. Arintero come unico rimedio umano affinché l'opera non si spegnesse. Anche dalla Francia, l'autrice dei principali scritti sull'Amore Misericordioso diede l'ordine che il P. Arintero ritornasse ad essere l'unico responsabile della dottrina in Spagna e che tutto fosse messo, compresa la direzione spirituale della stessa "P.M.Sulamitis" nelle sue mani. Questo succedeva verso la metà del citato anno 1923.

Da questo momento le tre persone sulle quali riposò il peso e la responsabilità dell'opera dell'Amore Misericordioso furono: P.M. Sulamitis, la religiosa visitandina di Francia, che era "la fonte" somministratrice dei principali scritti dell'Amore Misericordioso e dei tratti fondamentali delle sue rappresentazioni iconografiche; il P. Arintero, responsabile della ortodossia dottrinale di tutto quanto si doveva stampare e diffondere; e la Sra. Juana Lacasa, come la persona che doveva dirigere la propaganda e congiungere tutti gli attriti dell'opera(6).

5. Il trionfo reale e la sconfitta apparente

Non è mio proposito in questa relazione parlare dettagliatamente sulla realtà teologica che il P. Arintero vedeva nel titolo di Dio come Amore Misericordioso (7). Ma dirò brevemente che per lui è l'amore di Dio agli uomini peccatori, il cui niente s'ingrandì di più - se il niente può crescere - dalla caduta. La terribile permissione della caduta nel peccato manifesta fino a che estremi arrivò la bontà di Dio. L'Amore infinito, nelle manifestazioni della sua tenerezza, della sua compassione in favore delle anime, estremi che si chiamano: Croce, Vangelo, Eucaristia, Cuore.

Insistiamo che il P. Arintero considerò questa dottrina come "Vangelo puro" e dedicò tutta la sua tenacia a difenderla e propagarla attraverso i mezzi alla sua portata.

Per esprimere simbolicamente questa dottrina, le persone che lavoravano con lui decisero di pitturare un quadro nel quale apparissero tutti questi elementi, riunendo nel miglior modo possibile la dottrina con l'arte ed il simbolismo. Conseguita la sua approvazione da parte di molti Vescovi, e anche dal Nunzio Apostolico a Madrid, arrivarono anche al Pontefice Pio XI, il quale benedisse l'opera, sia per quello che si riferiva alla dottrina, sia per la sua rappresentazione nel menzionato quadro; persino concesse indulgenze per la recita delle preghiere che lo accompagnavano.

Gli elementi principali di questa immagine erano, e seguitano ad essere: Cristo inchiodato sulla croce; il libro del Vangelo ai suoi piedi; il suo sacro Cuore aperto sul petto; e l'Ostia grande che fa l'aureola a tutto il quadro (8).

Come completamento di quest'opera il P. Arintero volle che si aggiungesse l'immagine della Santissima Vergine nella sua invocazione di Mediatrice davanti a Dio di tutte le grazie.

Vicino alla morte il P. Arintero nel mese di febbraio del 1928, raccomandò molto ai suoi discepoli e collaboratori che proseguissero nella diffusione di quella santa impresa; e questi lo fecero con grande successo, giacché arrivarono ad estendere la devozione all'Amore Misericordioso in gran parte del mondo. Si fecero persino traduzioni delle cose più importanti di quello che loro avevano èdito in Spagna in altre lingue: francese, inglese, tedesco, ungherese, polacco, tagalo, cinese, vietnamita, giapponese ecc....

Ma alcuni anni dopo successero due fatti gravi che motivarono la sospensione della propaganda, che aveva il suo centro promotore a Salamanca, e che obbligò i successori di P. Arintero a disgiungersi definitivamente da quella grande impresa.

Salamanca, sede della direzione dell'opera dell'Amore Misericordioso era nella zona nazionale; Madrid, centro del segretariato e centrale di distribuzione, si trovava sotto il dominio del governo repubblicano e comunista. Dalla città di Tormes, dovettero limitarsi ad allestire il piccolo fondo editoriale che possedevano lì e a seguitare usando la Rivista "La Vida Sobrenatural" come unico veicolo diffusore della dottrina e della devozione dell'Amore Misericordioso.

A Madrid, diedero fuoco al Convento di Atocha, dove si trovava l'abbondante deposito editoriale, e quasi tutti i religiosi domenicani che lì lavoravano furono assassinati dai rossi. Altri centri minori che esistevano in quella città con materiale di propaganda, rimasero anche immobilizzati. La Rivista mensile intitolata "L'Amore Misericordioso", che aveva cominciato ad uscire nel gennaio del 1935, fece appena in tempo a spedire il numero di luglio del 1936, e rimase sospesa la sua pubblicazione durante i tre anni che durò la guerra, per non tornare più ad esser pubblicata neppure una volta che quella si concluse (9).

Il lungo periodo d'inattività, la dispersione di molti propagandisti della opera, e la conseguente miseria che lasciò dietro di sé quella guerra civile, costituirono un grave ostacolo per recuperare le perdite e riattivare l'entusiasmo precedente.

Il secondo avvenimento che esercitò una influenza decisiva nella paralizzazione delle attività dei discepoli del P. Arintero in pro della causa dell'Amore Misericordioso, fu di altra natura e di più gravi conseguenze. Finita la guerra civile spagnola, i domenicani di Salamanca continuavano a promuovere quell'apostolato e si sforzavano di farlo penetrare nelle nazioni americane di lingua spagnola. I Prelati di due di quelle diocesi quando la devozione pretese farsi strada nei loro territori, ricorsero con preoccupazione a Roma consultando il da farsi davanti a questa nuova devozione che bussava alle loro porte. La risposta che in realtà ottennero fu chiara e limpida: che si attenessero a ciò che disponeva il documento pontificio del 5 maggio 1937, attraverso il quale si regolava l'amministrazione o proibizione di nuove devozioni.

Allora quei Vescovi decisero di proibire l'opera dell'Amore Misericordioso e negarono il permesso di dare culto pubblico all'immagine nella quale si simbolizzava la devozione. La notizia si diffuse rapidamente per tutto il mondo; e il peggio fu che si propagò in forma tendenziosa: la risposta di Roma, data soltanto per quel luogo concreto della Chiesa e applicabile - secondo il criterio particolare di ogni prelato diocesano - esclusivamente per i loro territori, si generalizzò, più del dovuto, dato che si eseguì quasi in tutte le parti come se fosse un ordine definitivo e proibitivo della Santa Sede.

Abbiamo raccolto notizie di testimoni che presenziarono in diversi luoghi al ritiro dei quadri dell'Amore Misericordioso, così come anche dei libri e appunti dottrinali e devozionali che in molti casi furono bruciati pubblicamente come se si trattasse di qualcosa di intrinsecamente cattivo o almeno di gravemente pericoloso.

Davanti alla confusa situazione che si era stabilita, gli antichi promotori di Salamanca si rivolsero per una consultazione privata al P. Manuel Suarez O.P., che allora si trovava ben situato nella Curia Romana chiedendogli come dovessero comportarsi in quella situazione. La risposta fu che: era prudente astenersi per il momento dal parlare in pubblico e del propagandare la devozione all'Amore Misericordioso aspettando che il tempo chiarisse le cose e permettesse di riannodare le attività.

Questa inattività accettata come misura prudenziale da alcuni, e la campagna proibitoria svolta da altri, fece sì che la devozione all'Amore Misericordioso perdesse popolarità e che si distaccasse da coloro che fino ad allora la avevano promossa con tanta sollecitudine. Per di più cominciarono a sorgere denigratori del P. Arintero che diffondevano la diceria secondo la quale egli era stato un povero illuso che aveva fallito clamorosamente dopo aver iniziato con tanto entusiasmo un movimento dottrinale pericoloso che fu dovuto condannare in tutta la chiesa dal Santo Ufficio.

L'errore di questi giudizi e la falsità dei fondamenti su cui poggiano, ce li dimostra il luogo nel quale ora ci troviamo, come anche le persone e le attività di coloro che partecipano e seguitano ad assecondare questa meravigliosa opera dell'Amore Misericordioso.

6. Realtà presente e speranza del futuro.

A) Nel Santuario di Collevalenza si venera l'immagine di Cristo Amore Misericordioso e della Santissima Vergine Maria Mediatrice, entrambe con la stessa simbologia usata nei tempi del P. Arintero come espressione iconografica dell'identica dottrina teologica da lui insegnata e propagata.

Negli opuscoli che qui si pubblicano e si distribuiscono per far conoscere il Santuario e tutta l'opera che include il movimento dell'Amore Misericordioso si descrive così l'immagine centrale che lo presiede: "Il Crocifisso rappresenta Gesù Amore Misericordioso il cui volto - dolore e serenità nello stesso tempo - innalza gli occhi al cielo nell'atto di supplicare il Padre: 'Perdonali perché non sanno quello che fanno'. Sul petto si distingue il cuore con la scritta "charitas"; con le sue sofferenze ci dà la prova e la misura del suo amore.

La croce ricorda in sacrificio del calvario e l'Ostia bianca la rinnovazione quotidiana dello stesso sacrificio sull'altare.

Tutto questo poggia su un globo che rappresenta la terra, su cui è appoggiata una corona regale e il libro dei vangeli aperto. Nel libro sono scritte queste porole: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi"; nel cuscino sopra il quale è appoggiato la corona si legge: 'Sei o Cristo il Re della gloria'. Gesù Amore Misericordioso vuole regnare sul mondo inondandolo d'amore".

E in una delle cappelle del grande tempio e in un altro luogo adiacente, figura inoltre l'immagine della Santissima Vergine sopra il globo, schiacciando con il calcagno il serpente tentatore e con un giglio che sale fino al suo cuore per aprire lì i petali del bianco fiore e formare l'anagramma di Gesù Redentore; le braccia sono allargate e leggermente elevate al cielo come per simboleggiare pasticamente la sua volontà di essere mediatrice tra Dio e gli uomini.

Orbene, questa opera materiale costruita per sostenere una dottrina teologica e provocare la devozione filiale degli uomini verso Dio, fu approvata e benedetta espressamente e con varie forme dai tre ultimi pontefici Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II.

B) Al servizio di questa grande impresa dottrinale e apostolica si trova una istituzione approvata dalla Chiesa qual è quella formata dalle Ancelle dell'Amore Misericordioso e dai Figli dell'Amore misericordioso. Non è ora il momento di analizzare le vicissitudini attraverso le quali è passato questo movimento associativo, prima di raggiungere la sua esistenza canonica e soprattutto la ulteriore benedizione che ricevette dall'attuale Vicario di Cristo due anni fa, in occasione della pubblicazione della sua enciclica Dives in Misericordia, e del pellegrinaggio che fece a Collevalenza nel novembre del 1981.

Pur essendo questo molto importante, tuttavia ha un valore pratico di maggiore trascendenza il fatto che entrambe le istituzioni svolgono nel seno della Chiesa una attività, che scaturisce precisamente dall'attributo di Dio come Amore Misericordioso.

L'esistenza di questa famiglia religiosa dell'Amore Misericordioso è la migliore garanzia di continuità e del crescente svolgimento nel futuro di quell'opera che appoggiava con tanto fervore il P. Arintero, fin dalla metà del 1922.

C) Giunti a questo momento desidero formulare a voce alta alcune domande che molti dei presenti già si saranno fatte nel proprio interiore: che parte ebbe in tutta questa questione la Madre Speranza? Ci fu qualche relazione tra essa e il P. Arintero? Ci fu duplicità di attività indipendenti sullo stesso tema?. Furono due movimenti totalmente staccati con obiettivi sostanzialmente differenti?

Questi vari interrogativi meriterebbero altrettanti studi storici e dottrinali che noi non possiamo fare ora. Però risulta opportuno piazzare le basi per chiarire in ricerche future l'autentica realtà delle cose.

Quando cinque anni orsono parlai brevemente e per la prima volta con la Madre Speranza le dissi: "Sono un religioso domenicano che lavoro come direttore della Rivista 'La Vida Sobrenatural'; sono incaricato di promuovere le opere del P. Arintero e ho appena finito di offrire alla Sacra Congregazione il secondo processo canonico per la sua possibile futura beatificazione. Allora ella fissò su di me il suo penetrante sguardo e pronunciò con gesto vigoroso queste parole: "Oh, il P. Arintero! Era un uomo molto tenace, fervoroso difensore di grandi imprese. Il P. Arintero,. Il P. Arintero! un grande apostolo!".

Non mi azzardai a chiedere di più dato lo stato di prostrazione fisica in cui si trovava allora la Madre Speranza. Però ne ricavai la convinzione che la persona e l'opera del P. Arintero erano famigliari e molto care alla Madre Speranza.

Fino ad allora non possedevo nessun altro dato chiaro come quello citato che mi certificasse, anche vagamente sulla mutua conoscenza e rapporto tra loro due. L'avevo dato per supposto quando nell'anno 1970 scrissi la biografia del P. Arintero e dedicai in essa il capitolo XVII all'epoca dell'Amore Misericordioso, come sua attività molto intima durante gli ultimi sei anni della sua vita. Dopo aver esposto brevemente la storia di questo appellativo di Dio in Spagna e l'intervento efficace del P. Arintero in tutto ciò, attestai la sopravvivenza dell'opera nella sua seconda e definitiva tappa grazie al lavoro realizzato dalla Madre Speranza e alla garanzia che offrono le istituzioni maschile e femminile fondate da lei e che vanno estendendo il raggio d'azione nel mondo.

In entrambe le tappe la dottrina era sostanzialmente la stessa e le rappresentazioni devozionali con cui si plasmava erano anch'esse praticamente identiche (10).

Nel desiderio di assecondare con documenti questa affermazione suggerii al P. Gino (Superiore Generale dei Figli dell'A.M.) l'idea che due religiosi della Famiglia si trasferissero a Salamanca per aiutarmi a completare la catalogazione dell'abbondante materiale che lì si può raccogliere circa l'Amore Misericordioso; e inoltre gli indicai la convenienza di fotocopiare i documenti più importanti per portarli nell'archivio di Collevalenza. Possedendo due copie della stessa documentazione eravamo prevenuti contro possibili e irreparabili perdite di alcuni dati storici di valore eccezionale. Inoltre le Famiglie religiose dell'Amore Misericordioso potrebbero con maggiore facilità scrivere un domani la genesi storica completa della propria nascita e i passi che furono necessari per il configurarsi del proprio carisma distintivo.

Quei progetti sono già compiuti: durante il mese di luglio del 1981 due religiosi di qui lavorarono con me per 15 giorni nel catalogare molte migliaia di documenti e si fece fotocopia di una parte notevole di essi, che oggi si conserva nell'archivio di questo Santuario. La storia dell'Amore Misericordioso che ebbe come protagonista la Madre Speranza ha la sua preistoria in ciò che si iniziò ai tempi del P. Arintero; entrambe le tappe devono essere conosciute dalle generazioni future che consacreranno la propria vita a questo movimento spirituale e apostolico.

D) Ma ancora c'è da fare di più per scoprire il raccordo e la connessione di questi due principali anelli nella catena che unisce i due protagonisti dell'opera. L'archivio di Salamanca del P. Arintero conserva molti tesori di documenti di cui con il tempo qualcuno saprà approfondire. Il lavoro realizzato dalla Madre Speranza con la penosa Via-crucis che di solito accompagna le grandi Opere ha bisogno di essere illuminata con il molto che ella scrisse per ordini superiori, e che si trova ancora sotto segreto negli archivi di qualche Sacra Congregazione della Curia Romana.

Un'altra parte di questi documenti sono dispersi e dimenticati in luoghi oggi sconosciuti. Però una ricchissima collezione di materiale relativo alla Madre Speranza si incontra nel prezioso archivio di questo Santuario di Collevalenza. Proprio l'anno scorso, in occasione del primo convegno celebrato qui alla fine di novembre, l'incaricato di questo archivio mi fece conoscere un frammento degli appunti che la Madre Speranza andava scrivendo sopra le cose che succedevano nella sua vita e che racchiude una importanza grandissima per svelare qualcosa sulla sua relazione con il P. Arintero a vantaggio dell'Opera dell'Amore Misericordioso.

La Madre Esperanza lasciò scritto quanto segue: "NELL'ANNO 1927 ESSENDO RELIGIOSA DELLA CONGREGAZIONE DI MARIA IMMACOLATA, IL 20 D' OTTOBRE IL BUON GESU' MI CHIEDE CHE DI DIA A LAVORARE IN PIENO E FORTEMENTE CON IL P. ARINTERO, RELIGIOSO DOMENICANO, PER FARE CONOSCERE LA DEVOZIONE ALL'AMORE MISERICORDIOSO; IO GIA' LAVORAVO DA QUALCHE TEMPO CON DETTO PADRE MA CON L'ORDINE DEL MIO PADRE SPIRITUALE CHE NESSUNO SAPESSE CHE IO ERO UNITA A QUESTO PADRE IN TALE LAVORO, NEPPURE I MIEI SUPERIORI; E LO STESSO P. ANTONIO NAVAL ESPOSE AL P. ARINTERO IL DESIDERIO SUO CHE NESSUNO SAPESSE CHE IO COLLABORAVO CON LUI IN QUESTO LAVORO" (11).

Da queste luminose parole si deducono vari fatti chiari: 1) che la Madre Speranza già collaborava con il p. Arintero nelle attività per l'Amore Misericordioso prima del mese di ottobre del '27; 2) che da questa data si donò in pieno a lavorare con il citato padre per far conoscere le devozioni; 3) che questa decisione la prese per obbedienza agli Ordini ricevuti dal Signore; 4) che la sua totale offerta a questa missione doveva mantenersi in assoluto segreto perché non se ne accorgessero neppure i superiori della Congregazione alla quale allora apparteneva la Madre Speranza; 5) che lo stesso P. Antonio Naval direttore spirituale della Madre Speranza espose al P. Arintero la necessità di conservare un segreto totale su quella collaborazione tra entrambi per l'impresa comune.

Finora non conosco altri dettagli concreti sopra la forma con cui si sviluppò la collaborazione tra la Madre Speranza e il P. Arintero prima del 1927, neppure ho notizie sopra le rivelazioni che mantennero durante i cinque mesi posteriori a questa data chiave e che furono quelli che visse il Servo di Dio fino al 20 febbraio del 1928 giorno della sua morte.

Però con la prospettiva storica di cui oggi disponiamo è possibile comprendere un poco i misteriosi sentieri che percorse la Provvidenza Divina per arrivare alla realtà meravigliosa che oggi conosciamo e di cui godiamo, I sentieri che segue il Signore di solito non coincidono con quelli che preferiscono gli uomini; Egli suole scrivere diritto su righe storte. Già dissi che dopo sei mesi che il Signore aveva chiesto alla Madre Speranza che si "desse a lavorare in pieno e fortemente" per la devozione dell'Amore Misericordioso, moriva il p. Arintero a Salamanca. Sappiamo anche come l'entusiasmo messo dai suoi discepoli nella continuazione di questa santa impresa inciampò su scogli insuperabili che li obbligarono a desistere dall'impegno. Però senza dubbio Dio veniva preparando le cose affinché giunto il momento, entrasse in azione definitivamente lo strumento umano che doveva proseguire la staffetta in quella Opera e che avrebbe dovuto slanciarla in avanti in maniera definitiva.

Quando giungerà il giorno in cui si potrà conoscere con precisione e persino esporre pubblicamente le attività di Madre Speranza e gli scogli che dovette vincere per giungere al mare tranquillo in cui naviga oggi la sua impresa religiosa e apostolica, adoreremo i provvidenziali piani di Dio, che suole scegliere gli umili e ignoranti per confondere gli orgogliosi e i sapienti del mondo (1Cor. 1,25-29).

Inoltre oseremo celebrarlo approfittando di un cantico di lode che fu inaugurato dalla Madre della Misericordia: "Esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore perché ha guardato l'umiltà della sua serva... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente...ha innalzato gli umili. Ha soccorso la sua serva ricordandosi della sua misericordia" (Lc 1,46-55).


1 - La Evoluciòn Mistica; 7^ ed. BAC, Madrid 1968; 798 pp. Cuestiones Misticas; 4^ ed., BAC Madrid 1956; 690 pp. La verdabera mistica tradicional; 2^ ed., Salamanca 1980; 516 pp. Grados de Oraciòn; 5^ ed., Salamanca 1950; 326 pp.

2 - Cf. "La Vida Sobrenatural", n. 16, mes de abril de 1922, pàg. 312.

3 - Cf. "La Vida Sobrenatural", n. 267, mayo-junio de 1943, pp. 236-239.

4 - Questa opera riunisce sistematicamente gli articoli pubblicati dal P. Arintero nella "Vida Sobrenatural". Si pubblicò a Salamanca nell'anno 1926, consta di 318 pagine.

5 - Cf. ARTURO ALONSO LOBO O.P. - Apostol del Amor. Salamanca 1971; 582 pp. Le opere spirituali complete della Madre Maria Maddalena si pubblicano con il titolo: "La santidad es amor", 2^ ed., Salamanca 1973; 470 pp.

6 - Il P. ADRIANO SUAREZ O.P., primo biografo del P. Arintero descrive le vicissitudini dell'opera dell'Amore Misericordioso nella "Vida del M.R. Padre Fr. Juan G. Arintero, vol 2^; Càdiz 1936; cap. XI, pp. 275-309.
Lo stesso autore tratta più ampiamente ancora sul P. Arintero Apostol del Amor Misericordioso nei seguenti numeri e pagine della rivista "El Amor Misericordioso"; n. 8 agosto 1935, pp. 247-256; n. 9, settembre 1935 pp. 349-354; n. 12, dicembre 1935, pp. 378-387; n. 14, febbraio 1936, pp. 55-60; n. 19 luglio 1936, pp. 205-212.

7 - Nelle due riviste "La Vida Sobrenatural" e "El Amor Misericordioso" ci sono molti articoli sulla dottrina teologica e il beneficio spirituale che racchiude la devozione all'Amore Misericordioso. Alcuni di essi si pubblicarono più tardi in opuscoli separati per contribuire alla sua più ampia diffusione; tra questi citiamo ora quello di P.M. SULAMITIS, El Amor Misericordioso conocido ed verbad, 32 pp.; quello del P. VICTORINO OSENDE, O.P., La verdadera devociòn al Amor Misericordioso, 47 pp. Nel libro Homenaje de 'La Vida Sobrenatural' a su illustre fundador al P. Arintero, in occasione del primo anniversario della sua morte, c'è un articolo di M.L. FARINAS WINDEL, intitolato Apòstol del Amore Misericordioso in cui si espone il pensiero e l'intervento del P. Arintero in questa attività. Cfr. il libro citato, edito a Salamanca nell'anno 1930, pp. 48-65.

8 - La descrizione e la spiegazione del quadro dell'Amore Misericordioso si può vedere in P.M. SULAMITIS, La imagen de Jesucristo Amor Misericordioso, 2^ ed., Vergara 1932; 24 pp.

9 - La rivista "El Amor Misericordioso" cominciò a essere pubblicata a Madrid, come mensile dal gennaio del 1935; l'ultimo numero che vide la luce fu quello del luglio di 1936. Si pubblicarono 16 numeri con un totale di 616 pagine.

10 - Cf. ARTURO ALONSO LOBO O.P., El Arintero, precursor clarividente del Vaticano II, Salamanca 1970; 222 pp. Esiste una traduzione di questo libro con il titolo P. Arintero, un Maestro di vita spirituale, tradotto dal P. Reginaldo Francisco, O.P.; Roma 1975, 198 pp.

11 - M. ESPERANZA ALHAMA, Cuadernos I/a - I/b.